La "mano" del maestro nord siriano nei Giganti di Monte Prama.
di Pierluigi Montalbano
Quando nel 2010 fui relatore alla conferenza di Teulada, e contemporaneamente scrissi l'articolo sui giganti di Monte Prama, riferendo di
una delle statue eseguita da una mano "superiore", da uno scultore
raffinato, di certo formatosi in ambito nord-siriano...qualcuno storse il naso.
Oggi leggo che il "maestro siriano" è sulla bocca di tutti. Ne sono
lieto. Ma veniamo al nocciolo, perché sfugge a molti l'importanza della
questione. Assodato che la scuola artistica nord
siriana era quella che all'epoca produceva le più raffinate lavorazioni
scultoree (non solo su pietra), abbiamo tre possibilità: un sardo lavorò al
confine fra Siria e Turchia, oppure un siriano fu invitato ad aprire bottega in
quel di Tharros (come ritengo accadde realmente), oppure un sardo che ebbe modo
di vedere l'arte del vicino oriente si accasò nel Sinis e riuscì ad acquisire
una "mano artistica" notevole.
Altra mia proposta (vedrete che fra
qualche anno altri si riempiranno la bocca anche di questa) è che anche tutti
quei manufatti attribuiti ai fenici seguiranno la stessa, identica, procedura,
ossia: apertura bottega con un maestro - formazione degli artisti locali -
prodotti finiti realizzati da artigiani sardi. Oggi, a mio avviso erroneamente,
gran parte di questi manufatti sono attribuiti ai fenici.
E' chiaro, ormai, che si tratta di
un'età fenicia (chiamata così per convenzione), e chi continua a proporre un
"popolo" fenicio...si sta tirando la zappa sui piedi.
Il discorso che vorrei che passasse è questo: mano artistica
nord siriana e ideologia nuragica.
Questo tipo di scuola orientale pone spesso i soggetti in modo
"distaccato" dall'osservatore, nel senso che i personaggi raffigurati
non guardano chi li osserva.
A Monte Prama, invece, abbiamo personaggi che "fissano" l'osservatore. La scuola sud siriana, invece, ha pose frontali (come le nostre statue), muscoli possenti (come le nostre) ma gli artigiani non erano abili come quelli del nord. Insomma...non è una questione che si risolve in poche parole o sul web, bisogna approfondire parecchio.
A Monte Prama, invece, abbiamo personaggi che "fissano" l'osservatore. La scuola sud siriana, invece, ha pose frontali (come le nostre statue), muscoli possenti (come le nostre) ma gli artigiani non erano abili come quelli del nord. Insomma...non è una questione che si risolve in poche parole o sul web, bisogna approfondire parecchio.
A Monte Prama c'è un miscuglio di idee, soprattutto
nuragiche, e una mano raffinata che diede l'input convincente, tanto che fu
seguita dai locali che si impegnarono per apprendere le tecniche, così come avviene
in una buona scuola e così come accadde, ad esempio, con le ceramiche fenicie.
Pertanto, mano nord siriana del maestro ma ideologia e
vestiario nuragici. Quando parlo di "mano del maestro" mi riferisco
solo a una delle tante statue dei giganti, la più antica, la prima, quella
dello spadaccino con la stola frangiata sul petto in cui i dettagli scolpiti in
bassissimo rilievo sono una peculiarità dei grandi artisti del passato. In una
società ben strutturata e florida ci si avvale sempre dei migliori specialisti
dei vari settori e, in quel tempo, i potenti clan nuragici di stanza nel Sinis potevano
permettersi i maestri di livello mondiale. Scelsero i nord siriani così come
oggi il CERN sceglie un'italiana. C'è da essere orgogliosi...e non delusi dalla
possibilità che i nuragici si avvalessero dei massimi esponenti di una scuola
artistica perché ciò testimonia che erano tanto potenti da poterseli
permettere.
In parole povere, i nuragici sapevano cosa volevano e
dissero al siriano: noi vogliamo questo e tu lo sai fare...iniziamo a
collaborare. Faccio un esempio concreto. Pensiamo alla nostra casa dei sogni,
immaginiamola in ogni dettaglio e poi iniziamo il progetto. Cosa dobbiamo fare
per realizzarla? Anzitutto avvalerci di tecnici competenti che sappiano
concretizzare i nostri sogni con materiali adeguati e tecniche all’avanguardia.
Se abbiamo risorse sufficienti chiamiamo gli architetti più bravi sul mercato.
scrive Rolando Berretta
RispondiEliminaSolo una piccola nota; c'è un aspetto ignorato.
Chi andava per mare praticava la pirateria e il commercio degli schiavi. Gli schiavi si portavano dietro la loro cultura. Trovare manufatti di una lontana zona geografica, spesso, ha una spiegazione meno romantica di quella che si racconta.
Sono tante le ipotesi che si possono fare, senza possibilità di inoppugnabili smentite o assolute conferme.
RispondiEliminaE' anche possibile sostenere la concomitanza e la combinazione, di queste ipotesi, anzichè una in assoluto.