I Celti, un antico popolo europeo che influenzò l’Occidente
mediterraneo
di Pierluigi Montalbano
Appartenenti a uno stesso gruppo linguistico di
famiglia indoeuropea, all'inizio del II millennio a.C. migrarono dall'Asia Minore
in Europa, stanziandosi principalmente nelle regioni del Danubio e del Reno. Organizzati
in tribù, i celti basavano la loro coesione interna sulla religiosità verso
numerose divinità.
Dall’VIII a.C., dopo aver dato vita alla cultura di
Hallstatt, una località austriaca dove sono state ritrovate 2.000 tombe, i
Celti compirono una serie di migrazioni, occupando gran parte del continente e
delle isole britanniche e dividendosi in diverse tribù: Galli, stanziati
nell'odierna Francia; Britanni, Cimri e Gaeli in Gran Bretagna; Belgi; Celtiberi
nella Penisola Iberica; Galati nei Balcani. Gli spostamenti originarono alcuni
fenomeni, fra i quali l’aumento demografico e uno spirito di conquista che causò
numerosi conflitti con altri popoli. Dal V a.C. il centro di diffusione della
loro civiltà fu La Tène, località svizzera presso Neuchâtel. Intorno al 400
a.C. alcuni Galli (Insubri, Leponzi, Senoni, Boi e Cenomani) attraversarono le
Alpi e si stanziarono nella Pianura Padana, conosciuta con il nome di Gallia Cisalpina.
Da qui si mossero per compiere cruente scorrerie in tutta Italia, saccheggiando
anche Roma nel 390 a.C. guidati da Brenno. Nel III a.C. i Galati fondarono in
Asia Minore un regno, che sopravvisse fino al 25 a.C. ma la loro spinta
espansionistica si esaurì lasciando il posto a una rapida decadenza.
L'espansione dei Romani e dei popoli germanici
sottrasse ai Celti molti territori e cancellò la loro lingua ovunque, salvo che
in Britannia, l'odierna Gran Bretagna, dove, nonostante l'occupazione romana, i
Celti conservarono il Galles, la Scozia, l'Irlanda e alcune isole, come l'Isola
di Man. Qui i loro dialetti sopravvissero nelle varianti gaelica (Scozia e
Irlanda) e cimrica (Galles, Cornovaglia) che si affermò anche in Bretagna (nord
della Francia), occupata dai Britanni in fuga a causa dell'occupazione da parte
degli Anglosassoni dell'isola avvenuta nel 410. In tali dialetti i loro poeti e
musici (bardi) celebrarono le gesta epiche degli eroi e si sviluppò una
letteratura che espresse opere come i cicli di Ossian (in gaelico) e di Re Artù (in
cimrico).
La società celtica era organizzata in tribù, suddivise
in clan familiari a struttura patriarcale e governate inizialmente da re, poi
da magistrati elettivi. Giulio Cesare incontrò in Caledonia (la Britannia) alcune tribù governate
da donne che praticavano la poliandria, avevano cioè più di un marito. I clan
si alleavano con legami di sangue, consolidati da scambi di doni denominati
potlach. Le tribù raramente si legavano in federazioni, preferendo conservare
la propria autonomia.
Al vertice della società stava la ricca e potente
aristocrazia costituita da guerrieri, druidi (sacerdoti, maghi, insegnanti e
giudici) e popolani che si dedicavano ad agricoltura, allevamento, caccia e
artigianato. In tempo di guerra l'assemblea dei nobili nominava il comandante
dell'esercito che disponeva di una valorosa cavalleria e di ottime armi e carri
da guerra. I Celti decapitavano i nemici e trasformavano i loro crani in coppe,
convinti che questo trofeo aumentasse la forza di un guerriero. La
decapitazione di un nemico era un rito di iniziazione del giovane al mondo
adulto.
La religione celtica si fondava sul culto di numerosi
dei la cui triade principale era costituita da Teutanes, Taranis ed Esus, ai
quali erano dedicati anche sacrifici umani. Nonostante credessero
nell'esistenza di un aldilà e si dedicassero al culto dei morti, i Celti
esaltavano la vita e la natura e immaginavano che gli dei risiedessero in
luoghi nascosti: isole lontane, foreste e grotte. La loro arte fu decorativa,
legata alla produzione di gioielli, vasellame, armi e monete. Tipico era l'uso
di forme geometriche e astratte, con oggetti non riprodotti fedelmente ma
rappresentati da simboli.
Immagine di Wikipedia: una coppa celtica
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