A casa
di un collezionista trovato un tesoro archeologico trafugato con un metal
detector nella necropoli di Spina.
La guardia di finanza ha
trovato a casa di un cittadino di Ferrara più di 300 monete di epoca romana fra
le quali un denario del 90 a.C. raffigurante Lucio Pisone. Una collezione di
monete da far impallidire Dionigi
di Alicarnasso. Chissà come avrebbe descritto lo storico greco, che
immaginava Spina fondata dagli Argonauti, le meraviglie che due millenni dopo
le divise della guardia di Finanza hanno scoperto in un salotto privato di un
ferrarese. Per le fiamme gialle di Ferrara la descrizione si appoggia
semplicemente al dettato del codice penale: ricettazione di beni archeologici.
Dove l’oggetto dell’ipotesi di reato sono oltre 300 monete di epoca romana.
È partito tutto da un semplice
controllo in località Valle Pega, nelle vicinanze della necropoli di Spina,
antico porto sull’Adriatico e oggi sito archeologico ricco di oltre 4.000 tombe etrusche e reperti successivi
dei conquistatori romani. Qui una pattuglia della Finanza ha notato un uomo
aggirarsi con un metal detector tra gli scavi. Un bastone da passeggio
quantomeno inusuale, che non poteva non attirare le attenzioni dei militari.
Questi lo hanno fermato per un controllo una volta che l’uomo, un ferrarese di
50 anni, era salito in auto. Con sé aveva una moneta antica. Un motivo
sufficiente per estendere la perquisizione all’abitazione del cinquantenne, in
provincia di Ferrara.
E qui davanti agli occhi
attoniti dei finanzieri si è aperto un arsenale di preziosi reperti antichi. In
tutto 311 pezzi, in gran parte monete e monili, di rilevante interesse
archeologico. Il fiore all’occhiello di questo tomb raider post litteram era un
denario d’argento datato 90 a.c. raffigurante Lucio Pisone, politico romano dell’età repubblicana, mentre altre
due monete sempre d’argento risalgono all’87 e 76 a.c. Molte di più le monete
di bronzo che, dal primo imperatore di Roma, tocca quasi tutta la storia dal 1
a.c. al 4 secolo d.c. Tutti potenzialmente appetibili sul mercato nero.
“Abbastanza per far catalogare
quella collezione come un crimine contro la conoscenza”.
Sono le parole del comandante
della Guardia di finanza di Ferrara Sergio Lancerin davanti al maxi sequestro operato dai suoi
uomini. “L’indagato aveva la precisa volontà di andare a caccia di reperti
archeologici – aggiunge l’archeologo Mario
Cesarano, incaricato come consulente tecnico per la prima perizia degli
oggetti rinvenuti – perché ha selezionato materiali autentici e antichi,
dimostrando la conoscenza dei siti e una certa competenza nella ricerca e nella
selezione a monte”.
Ora questa “scoperta
sensazionale”, come la definisce Marco
Edoardo Minoja, soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, andrà ad arricchire, dopo
l’iter burocratico per poter ricevere in custodia il materiale, il Museo
Archeologico nazionale di Spina, a Ferrara.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, articolo di Marco Zavagli.
A margine di questo
articolo, vorrei fare una mia personale considerazione. Premesso che vi è una
sacrosanta legge che attribuisce allo Stato la proprietà di tutto ciò che sta
sotto terra (e dunque il signore ha commesso un reato e va punito), c’è da
osservare che i tombaroli generalmente agiscono
per profitto, non tengono le monete e i monili dentro teche di cristallo ma ben
nascosti in attesa di venderli. Inoltre il denario di Pisone non credo
valga più di 100 euro. Riguardo alla monetazione romana di bronzo ha valori
molto bassi (20/30 euro) a parte rare eccezioni. Tuttavia, le antichità
non sono tali per la loro età o la loro bellezza intrinseca ma per il loro
valore storico e culturale, atto a ricostruire la storia dei popoli.
Sono d'accordo col commento di cui sopra. Le forze dell'ordine tendono sempre a sopravvalutare i valori per dare visibilità mediatica al loro operato, alterando così la vera portata dell'azione di prevenzione e repressione, cosa che spesso diventa millantato credito. Nei fatti, la "collezione" di questo metallaro ha poco valore sia venale che scientifico, checchè ne dica Minoja, che farebbe bene a controllare e far controllare ( se magari lo stato gli desse i fondi necessari) il suo vasto territorio di competenza (Emilia Romagna e Sardegna) dove ci sono scempi e distruzioni di ben più vasta portata che qualche moneta di bronzo, poche cianfrusaglie metalliche e solo 3 denarii d'argento di valore abbastanza esiguo!
RispondiEliminaCondivido anche io quanto sopra, e vorrei aggiungere che non bisogna confondere TOMBAROLI (che vanno a deturpare tombe e siti non ancora scoperti) con dei semplici SPAZZOLATORI di campi (gente che come passatempo va alla ricerca di oggetti di ogni genere ed epoca) i primi sono criminali e vanno condannati, ma i secondi non deturpano nulla, essi infatti vanno su campi arati dove eventuali tombe sono già state DISTRUTTE dai trattori, ed anche se qualche volta trovano qualche moneta antica, non fanno nulla di male in quanto nessun archeologo andrebbe su un campo con solchi alti mezzo metro a cercare briciole di antichità! per come la vedo io se non venissero trovati, gli oggetti di ogni tipo sepolti sui campi coltivati andrebbero distrutti e persi per sempre!! Ovvio che se viene ritrovato qualcosa di enorme interesse storico Va denunciato subito alle autorità competenti.
RispondiEliminaIl poveretto dell'articolo non è di certo un tombarolo e francamente il suo bottino (se così lo vogliamo chiamare) non mi sembra niente di eccezionale!!