Sant'Antioco (CI) La stele-menhir in regione Serra Nuarxis
di Marcello Cabriolu
Premessa
La
regione di Serra Nuraxis (Sant'Antioco –
Foglio n°564 sez. III), consta in un antico edificio vulcanico e si colloca
nel settore centro occidentale dell'Isola di Sant'Antioco. L'areale corrisponde
ad un altipiano, verosimilmente una cinta craterica[1],
di colate basaltiche poco potenti e banchi di scorie di lancio[2]
dell'Era Terziaria, dove il lato orientale del complesso è costituito da
detriti di falda con matrice limoso – argillosa, il fianco occidentale è
costituito da ignimbriti quarzotrachitiche e infine a settentrione e a
meridione si osservano rispettivamente due importanti cupole laviche di
andesiti e andesiti basaltiche una delle quali, la settentrionale, prossima ad
un punto di emissione. L'insieme collinare fa da spartiacque tra la costa
occidentale dell'isola e la valle, che percorre da Nord a Sud l'Isola di
Sant'Antioco, attraversata dal Riu Triga. Le componenti ambientali
dell'altipiano sono scarso boschivo e scarsa vegetazione a macchia dove una
rocciosità e pietrosità elevata suggeriscono un forte pericolo di erosione, un
contesto ambientale dove sarebbe auspicabile il ripristino della vegetazione
naturale e una drastica riduzione o eliminazione del pascolamento. La
situazione emergenze archeologiche riporta[3]
esclusivamente un nuraghe e un complesso funerario a domus de janas, mentre la
segnalazione[4]
effettuata dallo scrivente include 5 nuraghi (Su Narxi, Serra Nuarxi, Monti
Oliena, S'Ega 'e bomba, Serra de Nuarxi); 1 cista funeraria; 2 domus de janas;
un esteso insediamento di capanne; una stele menhir con capofitto.
Indagine al suolo
Per
l’indagine del suolo, tenendo presente che il terreno risulta assolutamente
sgombro da recinzioni e da indicatori di confine, si è proceduto ad una
ricognizione di superficie di tipo asistematico corredata da fotografie
scattate a seguito di un'accurata osservazione satellitare. Avanzando sul
terreno lungo strisce stabilite con orientamento Nord - Sud, valutando sul posto
le strutture evidenti, si è proceduto all'indagine e allo sviluppo dello
studio.
Fittili
La
continua frequentazione dell'area e del complesso, legata al pascolo e all'uso
agricolo dell'ultimo secolo - almeno sino alle soglie del XXI secolo - ha reso
impossibile il rinvenimento di fittile. Da non sottovalutare comunque il fatto
che ci si trovi attualmente ad una quota superiore rispetto al piano di
campagna originario, tanto da rendere inutile qualsiasi rinvenimento ceramico.
Il contesto
L'insediamento,
ancora inedito, di Serra Nuarxis si mostra variegato da diverse tipologie di
monumenti. La fase neolitica ed eneolitica del contesto è testimoniata dalla
presenza di due tombe ipogeiche o domus de janas. L'ipogeo collocato a quota
superiore[5] venne scavato in un bancone piroclastico secondo
l'ideologia[6] della
facies neolitica di San Ciriaco (3400-3200 a.C.)[7].
La grotticella, con volta a forno, riproduce un ambiente trilobo semplice entro
il quale vennero ricavate due modeste celle laterali rialzate rispetto al fondo
della camera, in mezzo alle quali si interpone, nella parte più profonda, un
esiguo lobo. Il portello d'ingresso, aperto a ESE si presenta sub quadrato con
dimensioni mt. 1X1. La profondità dell'ipogeo è di circa mt 1,50 mentre le due
celle laterali presentano una profondità di circa mt 0,80, un prospetto di
circa mt 1,30 e un'altezza residua di mt 0,80. L'ipogeo collocato a quota
inferiore[8],
con schema planimetrico retto con pianta cruciforme, parrebbe inquadrabile in
un periodo successivo quale la facies di San Michele d'Ozieri[9]
se non addirittura, forse per gli ampliamenti e le rifiniture delle nicchie,
nella facies eneolitica di Monte Claro[10].
L'epoca nuragica è caratterizzata dalla presenza di cinque edifici turriti il cui
crollo non favorisce affatto un inquadramento strutturale preciso. Su Narxi,
Serra Nuarxi, Monti Oliena, S'Ega 'e Bomba, Serra de Nuarxi sono i toponimi
impiegati per individuare i cinque edifici turriti che da un'analisi
strutturale (pianta ovaleggiante, uso di conci poligonali accostati a “nido
d'ape”, presenza di corridoi di sezione trilitica e sormontati da piattabande)
paiono inquadrabili nella tipologia dei protonuraghi: costituiti da massa
muraria con corridoi passanti al piano terra e torri secondarie o ambienti
sub-circolari al piano elevato. I cinque edifici si collocano lungo il profilo
dell'altipiano, tracciandone il contorno, occupandone i versanti meridionale,
orientale e settentrionale. Considerando che i contesti nuragici si
sovrappongono chiaramente a quelli neolitici ed
eneolitici, è proprio in prossimità del versante orientale, appena
arretrato rispetto alla domus de janas di quota 146 mt s.l.m., che si rinviene
un elemento in ingnimbrite con inciso un petroglifo antropomorfo. Il macigno si presenta sotto forma di parallelepipedo la cui
faccia ventrale si mostra perfettamente spianata mentre la faccia dorsale non è
osservabile per via dell'accostamento ad un altro elemento litico. Il tallone o
estremità prossimale si mostra leggermente arrotondata quasi vi fosse
l'intenzione del manifattore di creare una base che tenesse stabilmente in
piedi il menhir mentre l'estremità distale e i lati si mostrano troncati di
netto. L'incisione posta sulla faccia ventrale misura circa 0,50 mt x 0,40 mt e
ricrea una forma tondeggiante (del diametro di 13 cm circa) su cui è poggiato
un segmento di circa 25 cm. Da questo segmento si dipartono a raggiera verso
l'alto tre segmenti di lunghezza 40 cm circa. La figura in letteratura è ampiamente
conosciuta e rappresentata sia nell'ampio panorama incisorio e raffigurativo
delle domus de janas che nelle stele-menhir del Sarcidano. La figura
antropomorfa capovolta trova stringenti confronti con la schematizzazione di un
capovolto inciso all'interno del complesso funerario di Is Concas di Oniferi
(tomba XV) o ancora altri individuabili nella Tomba Branca di Moseddu –
Cheremule, tutti contesti inquadrati cronologicamente nell'Eneolitico finale[11]
(2100 – 1900 a.C.). Possiamo inquadrare la tipologia figurativa descrivendo
l'immagine[12] come
figura capovolta con braccia abbassate e
gambe dritte (gambe e braccia piegate a U nella medesima direzione e
attraversate da un segmento, a “candelabro”). Analizzando l'incisione sotto
l'aspetto morfologico possiamo dichiarare che si tratta innanzitutto di un
motivo figurativo umano la cui figura si presenta aperta e di esecuzione poco
accurata. In relazione allo stato di conservazione il segno si presenta di
qualità media e i relativi contorni appaiono netti. La parete dove compare
l'antropomorfo pare trattata con uno strumento non definibile; la figura incisa
mostra una profondità irregolare, la completa assenza di sbavature e l'assenza
di una traccia di contorno preparatoria.
Fig. 1 Stele
menhir Serra Nuarxis - Particolare –
(Federica Selis Photo)
Fig. 2 Serra Nuarxis Sant'Antioco – Prospetto (F ederica Selis Photo)
Fig. 3 Serra Nuarxis Sant'Antioco
Fig. 4 Serra Nuarxis Sant'Antioco (Federica Selis Photo)
Fig. 5 Schizzo
Fig. 6 Serra Nuarxis – Domus de janas II (Federica Selis Photo)
Fig. 7 Serra Nuarxis -
satellitare a 45°
[1] Paolo ORRU – Antonio ULZEGA, Carta
Geomorfologica della piattaforma continentale e delle coste del Sulcis
(Sardegna sud – occidentale) 1:100000, Stef Cagliari 1989.
[2] L. MACCIONI-M.MARCHI-A.ASSORGIA,
Carta geopetrografica dell’Isola di Sant’Antioco scala 1: 25.000, Ed. I.G.M.
1990
[3] Valentina MARRAS, Emergenze
archeologiche extraurbane di età preistorica nel territorio del comune di
Sant'Antioco, in Quaderni 13/1996. Soprintendenza Archeologica per le provincie
di Cagliari e Oristano, pag 107 tav. I
[4] Marcello CABRIOLU, Denuncia di
rinvenimento n. 4747 del 29 giugno 2006, fg. n. 16 Serra Nuarxis
[5] Marcello CABRIOLU, Denuncia di
rinvenimento n. 4747 del 29 giugno 2006, fg. n. 16 Serra Nuarxis
[6] Giovanni UGAS, L'alba dei Nuraghi,
Edizioni FABULA, Cagliari 2006, pag. 14
[7] Marcello CABRIOLU, Il Popolo
Shardana – La civiltà, la cultura, le conquiste, Edizioni Domusdejanas,
Selargius 2010, pag. 7 tav. Cronologie e facies culturali della Sardegna dal
Paleolitico all'Età storica.
[8] Valentina MARRAS, Emergenze
archeologiche extraurbane di età preistorica nel territorio del comune di
Sant'Antioco, in Quaderni 13/1996. Soprintendenza Archeologica per le provincie
di Cagliari e Oristano, pag 107 tav. I
[9] Giovanni LILLIU, Preistoria e
protostoria del Sulcis, (a cura di) V. SANTONI in Carbonia e il Sulcis
Archeologia e territorio, AA.VV, Editrice S'Alvure, Oristano 1995, pag. 22.
[10] Enrico ATZENI, La cultura del vaso
campaniforme nella Necropoli di Locci – Santus (S. Giovanni Suergiu), (a cura
di) V. SANTONI in Carbonia e il Sulcis Archeologia e territorio, AA.VV,
Editrice S'Alvure, Oristano 1995, pag. 119, fig. 1.
[11] Giovanni UGAS, L'alba dei Nuraghi,
Edizioni FABULA, Cagliari 2006, pag. 62 – tav 9
[12] Giuseppa
TANDA (1985) L'Arte
delle domus de janas nelle immagini di Jngeborg Mangold: Palazzo della
provincia, 26 aprile-25 maggio 1985. Sassari
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