Il protagonista dell’Odissea fu Filottete?
di Alberto Majrani
Strana storia, quella di
Ulisse. Possibile che il re di Itaca se
ne stia lontano per vent’anni,
struggendosi dal desiderio di rivedere
la sua patria, abbandoni una
bellissima ninfa immortale per
tornare da una moglie non più
giovane, rientri a casa dopo una
pericolosissima traversata in solitaria,
nessuno lo riconosca, neanche il padre o
la moglie stessa, ne ammazzi
tutti i pretendenti rischiando di
provocare una sanguinosa
rivoluzione, e finalmente,
quando avrebbe tutto il diritto di starsene un po’ tranquillo, decida
di ripartire di nascosto lasciando tutti con un palmo di naso? D’accordo, è un racconto mitologico,
però, insomma, non è molto... logico!
E se Ulisse non fosse
stato... Ulisse?
Già in molti hanno avuto
una intuizione simile, ma il
suggerimento di una possibile
ricostruzione realistica della vicenda ci
arriva dal formidabile e
controverso “Omero nel Baltico”, saggio
sulla geografia omerica di
Felice Vinci, di cui potete
trovare un’analisi critica qui http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2014/05/iliade-e-odissea-omero-racconto-delle.html
. Quasi di sfuggita, tra le pieghe
del discorso, Vinci ipotizza che
il figlio di Ulisse, Telemaco, abbia ingaggiato un
mercenario per interpretare Ulisse e fare strage dei Proci, i pretendenti
alla mano della madre Penelope.
Lo stesso Telemaco avrebbe
poi scritturato un poeta per raccontare una fantasiosa storia che potesse giustificare tutti gli anni di assenza del padre; oggi forse un
avversario politico invidioso definirebbe quel poeta un "pennivendolo di
regime" (esistevano già allora, a quanto pare!). Tutto ciò allo scopo di
liberare la reggia dai
pretendenti che gli stavano
mangiando tutte le sostanze; si aggiunga poi che se qualcuno
ne avesse sposato la madre, Telemaco
avrebbe perso il diritto alla
successione e al regno; era lei infatti di stirpe nobile, essendo figlia
del potentissimo re Icario, mentre Ulisse era
un “parvenu” che si era arricchito con l’arte dei
commerci, della pirateria e del
saccheggio, attività fra le quali a quei tempi i confini erano piuttosto
labili. I pretendenti stessi, poi, stavano tramando per toglierlo di mezzo, e
quindi bisognava anticiparli al più presto.
Stavo rimuginando sulla faccenda, quando improvvisamente una
possibile soluzione ha attraversato la
mia mente come un lampo. Oh perbacco, io so chi
era quel mercenario! Riuscite a immaginarlo? Provate a pensarci...eppure ce lo
suggerisce Ulisse stesso... quando si trova nella terra dei
Feaci. Ulisse afferma di essere il migliore degli Achei nel tiro con l’arco,
subito dopo Filottete!
Filottete, chi era costui?
Qualcuno forse si ricorda di lui grazie al simpatico cartone animato
“Hercules”, prodotto dalla Disney nel 1997, tuttavia in quel caso gli
sceneggiatori si sono fatti prendere un po’ troppo la mano dalla necessità di
inventare una storia divertente, modificando le vicende e i ruoli dei vari
personaggi mitologici, per cui sarà meglio riferirci alle fonti classiche.
L’Iliade ci narra che egli era a
capo di un contingente degli Achei che
andavano alla guerra di Troia. Ma era stato morso ad un piede da
un serpente che gli aveva causato una
grave ferita. La lesione si era infettata tanto da costringere i compagni ad
abbandonarlo sull’isola di Lemno. La tradizione
mitica, ripresa da Sofocle in una
sua opera teatrale, racconta che, secondo una profezia, Troia sarebbe
caduta solo con l’aiuto delle armi di
Ercole. Filottete era stato allievo di
Ercole e ne aveva
ereditato l’arco e le frecce,
per cui venne recuperato sull’isola e curato dal
medico acheo Macaone; poi, proprio Filottete
avrebbe ucciso Paride, dando un contributo determinante alla sconfitta
dei Troiani.
Ma certo! Il mercenario era Filottete! Questo
spiega molte cose: conosceva da tempo Ulisse, e quindi si
prestava bene ad interpretarlo, inoltre
era “amico di famiglia”, e dunque poteva
essere disposto a rischiare la pelle in una impresa così pericolosa; era poi un
abilissimo arciere,
evidentemente abituato a un
“numero da circo” come quello di attraversare con una freccia
gli anelli di dodici scuri allineate, il che presuppone anche un certo allenamento, cosa che Ulisse
non poteva più avere dopo tanti anni per
mare. Ammesso poi che fosse realmente
dotato di questa abilità, visto che in tutta l’Iliade, poema che è molto più
realistico dell’Odissea, lo stesso
Ulisse non usa mai l’arco, neanche
durante i giochi in onore di Patroclo, nei quali vince invece le gare di lotta
e di corsa. Da notare inoltre che Omero non dice che Filottete fu abbandonato a
Lemno per ordine di Ulisse: questa è un’elucubrazione dei mitografi successivi,
poi ripresa anche da Sofocle, che ha rielaborato i vecchi miti per costruirci
sopra il suo racconto, non molto diversamente da quanto hanno fatto gli autori
della Disney! Quindi non c’è motivo per pensare che Filottete dovesse covare
del risentimento nei confronti di Ulisse o dei suoi familiari.
Logicamente, i giovani di
Itaca non conoscevano Filottete, ma
certo qualche anziano avrebbe
potuto riconoscerlo, per cui
sarebbe stato necessario eclissarsi al più presto a missione compiuta. Come
abbiamo detto, egli era stato ferito gravemente al piede dal serpente, il che doveva avergli lasciato una
evidente zoppìa. E infatti Omero, pur
senza dirlo apertamente, fa di tutto per farci capire che il misterioso
straniero zoppica: infatti cammina lentamente, appoggiandosi a un bastone,
viene paragonato al dio Efesto, zoppo pure lui, fino alla trovata davvero
geniale della vecchia nutrice che riconosce “Ulisse” dalla ferita al ginocchio
causata da un cinghiale
(cosa che non viene mai accennata né nell’Iliade né nel resto
dell’Odissea, in cui le gambe del corridore Ulisse sono assolutamente
perfette). Il riconoscimento avviene proprio mentre gli lava i piedi, quindi
ciò può significare che il problema era nel piede, e non nel ginocchio!
Però Filottete non si accontentava
di una cospicua ricompensa, ma ambiva anche alla gloria
eterna! E siccome non si
poteva rivelare l’inganno, ecco
l’idea di cantarlo come
“il migliore degli arcieri achei”,
a detta addirittura del
grande Ulisse. Ma vi pare
che lo stesso Ulisse, che si potrebbe definire quasi
un “miles gloriosus” ante litteram, avrebbe ammesso, nel poema a lui
dedicato, che c’era qualcuno più bravo di lui?? La sua frase, più che un lapsus freudiano è un vero e proprio
“messaggio in bottiglia” lanciato ai posteri, come a dire “chi ha orecchie per intendere, intenda!”. E Omero ha lasciato una miriade di
messaggi simili in tutto il poema, utili per farci intuire il reale svolgimento
della vicenda.
Quanto ad Ulisse,
probabilmente doveva essere morto
da tempo, ucciso in battaglia o annegato sulla via del ritorno. Lo si può
dedurre dal fatto che, in tutta l’Odissea,
l’idea che l’eroe sia ormai
defunto viene ripetuta più volte
in modo deciso, mentre l’ipotesi che
possa essere ancora vivo viene avanzata in modo dubitativo. La stessa dea Atena, sotto l’aspetto del
mercante Mente, si contraddice in modo
palese, quando afferma di non essere un indovino, ma che vuole ugualmente formulare una profezia, per
annunciare che Ulisse tornerà. Ma
Mente... mente!
Ed anzi esorta Telemaco a
pensare egli stesso a come cacciare i Proci, essendo ormai diventato adulto,
per cui il figlio di Ulisse parte a cercare notizie del padre proprio dai suoi
migliori alleati. Che dire poi del fatto che Ulisse ad un certo punto discende nel mondo dei morti? O che
nell’episodio di Polifemo dichiara di
chiamarsi Nessuno, per cui il
ciclope ripeterà che Nessuno
lo acceca, Nessuno lo uccide? Altri
messaggi in bottiglia, che... nessuno, finora, aveva preso alla lettera! E ancora, non appare molto sospetta la
straordinaria coincidenza temporale, per cui Ulisse tornerebbe ad Itaca dopo
vent’anni, e dopo poche ore suo figlio
sbarcherebbe sulla stessa spiaggia, situata dalla parte opposta rispetto al
porto principale? E poi, cosa dovremmo
dedurre dalle tradizionali biografie, secondo le quali Omero era cieco??
Vediamo di ricostruire con ordine la vicenda, come
potrebbe essersi svolta nella realtà. Il
principe Telemaco, adolescente “complessato” con qualche problema con la madre, si
annoia a Itaca e sta meditando il modo
di liberarsi dai Proci, prima che loro si liberino di lui, e gli soffino
eredità e potere. E’ arrivato a corte un
vecchio cantore cieco o quasi, affetto da
cataratta oppure vittima
di una ferita, che ai tempi
della guerra aveva assistito agli avvenimenti. Magari
è stato chiamato, ironia della sorte, dai Proci stessi per
il proprio divertimento. Telemaco
ascolta la storia dell’Iliade e gli
viene in mente un piano diabolico: partire con la nave e andare a cercare un
arciere abilissimo, killer infallibile,
per eliminare la concorrenza. Che poi passi dalla reggia di Nestore, sapendo di trovarlo lì, che
l’idea gli venga dallo stesso Nestore o
da Menelao, oppure si rechi direttamente da Filottete, e inventi una storia per giustificare la sua partenza
improvvisa, questo non è dato sapere, ma
ha poca importanza.
Durante il viaggio di
ritorno, Filottete e Telemaco
perfezionano il piano: metteranno
assieme una serie di racconti e
leggende di marinai, ambientati in terre lontane, per giustificare la lunga
assenza di Ulisse. E così, Filottete viene sbarcato nottetempo in un angolo
di Itaca, assieme alla sua ricompensa in
oro e oggetti preziosi (fatta passare come dono dei Feaci ad Ulisse); anche
Telemaco sbarca sulla stessa spiaggia con la scusa di andare a visitare le sue
proprietà, e tornare in città a piedi,
mentre la nave fa il giro e arriva in porto (per questo i Proci in
agguato non la vedono transitare). Filottete-Ulisse non
viene riconosciuto da nessuno,
tranne che dal cane (che non
può “testimoniare”, anche perché
muore subito), dalla vecchia nutrice
rimbambita, e in seguito dal padre Laerte, tutti destinati a morire
da lì a poco senza potere smentire la
loro testimonianza. Così moriranno pure tutti gli avversari di Telemaco, come
tutti i Proci e una dozzina di ancelle
loro compagne. Gli altri servi fedeli, come il porcaro Eumeo e il
mandriano Filezio, si preoccupano di comunicarci che riceveranno in premio una
bella moglie, una casa e un podere. Mentre un altro amico di Telemaco, l'araldo
Medonte, guarda caso porta lo stesso nome del "vice" di Filottete,
che aveva preso il comando della spedizione a Troia quando questi era stato lasciato
a Lemno.
Quanto a Penelope, difficile
che non ne sapesse niente fin dall’inizio, visto che è proprio lei in persona a
indire la gara di tiro con l’arco da cui prenderà avvio il massacro dei
pretendenti, e comunque non sarà certo lei a denunciare il figlio. Compiuta
la strage, Omero viene incaricato di mettere in bella copia
la storia dell’Odissea, e magari di
aggiungere qualcosina (raccontata
dalla viva voce
di “Ulisse”) all’Iliade. E se
qualcuno avesse avuto di che eccepire, il poeta di corte sarebbe sempre
stato in grado di giustificarsi:
“Sono cieco, come potevo
riconoscere Filottete? Nulla vidi, tutto sentii!”.
Che ne
pensate? Mandiamo questa storia
a Sherlock Holmes oppure al tenente
Colombo? Per concludere, devo aggiungere che per me questo è stato un “serio divertimento”, anche
se non vorrei che questo concetto inducesse a pensare che non ci sia stato un
grande lavoro di studio e di verifica alla base. Nelle pagine del mio saggio
"Ulisse, Nessuno, Filottete" si scopre come il poema omerico, letto
in questa chiave, senza perdere nulla del suo immenso valore letterario, assuma
improvvisamente una unitarietà e una logica che nessuno prima d’ora aveva mai
neanche sospettato, e come la soluzione arrivi proprio esaminando il racconto
da tutti i punti di vista, non solo da quello dei letterati. L’Odissea non è
semplicemente una bella favola per bambini troppo cresciuti, ma un
intricatissimo labirinto ricco di continui ingegnosi riferimenti, che sfuggono
inevitabilmente a chi non ha una solida
preparazione scientifica sul groppone. Non c’è niente di “superfluo” in Omero:
ogni episodio, anche quello che sembra “appiccicato” in qualche modo, ritrova
la sua coerenza e la sua naturale
collocazione logica alla luce della nostra spiegazione. Il meccanismo narrativo
è assolutamente perfetto. Qualcuno può pensare che tutto ciò diminuisca il
fascino epico e mitico della poesia omerica. Al contrario, ritengo che in
questo modo i due poemi assumano una dimensione molto più realistica, e che
possano fornire una splendida chiave per aprire una porta che è rimasta chiusa
per troppo tempo. Una porta che tutti provavano inutilmente a spingere, finché
non ci si è accorti che… bisognava tirare!
E se il personaggio mitico di
Ulisse ne esce magari un po’ incrinato, la grandezza di Omero risulta ancor più
ingigantita. Era lui l’astuto acheo, abile negli inganni e nei giochi di
parole, che è riuscito a prenderci in giro per tutto questo tempo!
“Quandoque bonus dormitat Homerus”, ogni tanto
dorme anche il buon Omero, proclamava
Orazio... ma forse Omero era molto più sveglio di quanto abbiamo sempre
creduto!
Sul sito www.filottete.it e su quello dell'editore Logisma www.logisma.it/ulisse.htm ci sono interviste, recensioni e riassunti.
Su http://www.youtube.com/watch?v=jQfBOuNIqSQ
si può seguire una lunga videoconferenza
assieme all'archeoastronomo Guido Cossard. Altre informazioni, interviste e
discussioni si trovano cercando le parole chiave Filottete Majrani su internet.
Alberto Majrani
Chi ha ucciso realmente i
Proci?
ULISSE, NESSUNO, FILOTTETE
Scoperto dopo tremila anni il
protagonista nascosto dell’Odissea
Prefazione di Giulio Giorello
LoGisma Editore
http://2.bp.blogspot.com/-PT3lv1BuDwc/U47ECi5H7tI/AAAAAAAALSU/CZawb9N2a5E/s1600/11.jpg
RispondiEliminadove si trova la strada dissepolta?
Kivik, Svezia
EliminaHo il piacere di comunicarvi che anche questo articolo è contenuto nel mio nuovo libro intitolato "L'ASTUTO OMERO - Ulisse, Nessuno, Filottete e il geniale inganno dell'Odissea" che risolve TUTTI (o quasi) i problemi della questione omerica e molti altri misteri sull'origine delle mitologie. Non ci credete? Potete richiedere l'ebook completo con 200 immagini e IL TESTO RADDOPPIATO RISPETTO ALLA PRIMA EDIZIONE. Costa solo euro 3,14... Per riceverlo basta inviare una mail ad alberto.majrani@tiscali.it . Grazie.
RispondiEliminaSig. Alberto queste sono sue parole:
Elimina" infatti cammina lentamente, appoggiandosi a un bastone, viene paragonato al dio Efesto, zoppo pure lui, fino alla trovata davvero geniale della vecchia nutrice che riconosce “Ulisse” dalla ferita al ginocchio causata da un cinghiale (cosa che non viene mai accennata né nell’Iliade né nel resto dell’Odissea, in cui le gambe del corridore Ulisse sono assolutamente perfette)."
Questa sua affermazione dimostra che lei non ha letto mai l'odissea.
Dall'Odissea: "S'avventò odisseo per primo, alzando la lunga lancia con mano robusta, bramoso di ucciderlo; lo prevenne il cinghiale, lo percosse sopra sopra il ginocchio, gli cavò molta carne col dente, di fianco avventandosi, ma senza giungere all'osso dell'uomo."
Per questo motivo il chiaro odisseo era claudicante.
Signor Anonimo, LEI non ha mai letto l'Odissea, e neanche l'Iliade. Ulisse vince le gare di corsa e di lotta durante i giochi in onore di Patroclo; se ne vanta con i giovani Feaci; durante lo scontro con Iro, i Proci commentano che il misterioso straniero ha gambe e cosce possenti; nessuno che veda la famosa cicatrice sul ginocchio, che avrebbe dovuto impedirgli le sue performance. Mentre si continua insistentemente a parlare dei piedi
RispondiEliminasig. Majrani io parlo dell'odissea. le gare in onore di patroclo sono nell'iliade, mentre della vecchia euriclea se ne parla nell'odissea (libro19° par. 390, 447) ed è quello che a noi interessa.
Eliminaun'altra cosa sig. Majrani. come fa a dire che colui che sbarca a itaca sia filottete e non ulisse, ma lo sa più di omero che lo ha inventato quel racconto? oppure crede che sia una storia vera? perché se è così lei dovrebbe credere che siano reali scilla e cariddi, i ciclopi,la ninfa calipso, circe che trasforma in porci i compagni di ulisse ecc...
Eliminami scusi, ma lei legge quello che ho scritto? E' assolutamente ovvio che la parte centrale dell'Odissea è un racconto di fantasia, ma è fatto per giustificare i vent'anni di assenza di Ulisse. E l'idea che invece Ulisse è morto viene ripetuto per una cinquantina di volte, come pure che quello che arriva non gli assomiglia per niente
RispondiEliminama si rende conto di quello che sta dicendo? :"E' assolutamente ovvio che la parte centrale dell'Odissea è un racconto di fantasia, ma è fatto per giustificare i vent'anni di assenza di Ulisse".
EliminaMa se il poema è inventato, cosa deve giustificare!? Al massimo, come poema, sarebbe stupido. se fosse come dice lei, omero lo avrebbe scritto (proprio perché è una sua creazione), come fanno tuttora tutti gli scrittori di romanzi, affinché si capisca il tutto. una seconda cosa: "E l'idea che invece Ulisse è morto viene ripetuto per una cinquantina di volte, come pure che quello che arriva non gli assomiglia per niente".
dall'odissea 19° libro dal par. 376 al 381 è euriclea che parla:ti laverò dunque i piedi, per riguardo a penelope e a te, perchè il mio animo, dentro, è mosso da compassione. ma ascolta la parola che dico: molti stranieri qui sono giunti, provati dalla sventura, ma nessuno, dico, a vederlo somigliava tanto ad odisseo, come tu gli somigli, nell'aspetto, la voce, i piedi (prima di accorgersi della cicatrice nel ginocchio)".
ma ci vuol tanto a capirlo? Euriclea è praticamente la nonna adottiva di Telemaco! Gli unici che si salvano dalla strage sono proprio i servi più fedeli. I poeti antichi erano dei panegiristi, cioè facevano il panegirico del potente che dava loro la pagnotta
RispondiEliminaammesso e non concesso che euriclea sia la nonna adottiva di telemaco, mi sa dire cosa cavolo c'entra con quello di cui stavamo parlando? adesso sta a vedere che filottete (re di itaca al posto di ulisse) ha pagato (400 anni prima) omero per cambiare il testo dell'odissea
Eliminasign. Majrani, ha scritto veramente (ho riletto l'articolo) che filottete ha detto a omero di cambiare il testo. ma si rende conto di tutto quello che ha scritto.
Eliminadi una cosa ha ragione: ho impiegato tanto a capirla?
No no, lei sta facendo ancora più confusione. La vicenda è semplice:c'è un vuoto di potere a Itaca, il re è partito da vent'anni per la guerra e non è più tornato. I proci tramano per eliminare Telemaco e impadronirsi del regno, per cui lui salpa con una nave carica di oggetti preziosi per ingaggiare un mercenario (Filottete già significa "colui che ama possedere"). Costui arriva, compie la strage con l'aiuto dei servi più fedeli, che verranno adeguatamente ricompensati, e poi non può restare lì come se niente fosse, perché qualcuno prima o poi l'avrebbe riconosciuto. Per cui riparte e lascia a Telemaco il regno. Ma Telemaco non può compiere un golpe sanguinoso e farla franca, per cui fa raccontare al poeta di corte una lunga storia in cui il legittimo sovrano è tornato con l'aiuto degli dei per punire gli usurpatori. Ma il poeta inserisce tutta una copiosa serie di indizi per fare capire come si sono svolti realmente i fatti. Perché Omero continua a lodare l'arte dell'inganno? Perchè è lui che ci ha ingannato per tremila anni!
RispondiEliminase mai: perché lei continua a citare omero se costui è nato 400 o 500 anni dopo filottete? una è questa assurdità (e potrebbe bastare), un'altra è che l'odissea è un romanzo inventato da omero e perciò lo si deve accettare così com'è. le sue sono solo fantasiose supposizioni
EliminaMa chi glielo dice che Omero è nato 400 anni dopo Filottete? Questa è solo un'altra delle colossali stupidaggini che sono state dette dai critici che non hanno capito nulla! Perché non si legge un po' delle cose che ho scritto, invece di continuare ad importunare? Anzi, perché non spende quei miseri euro 3,14 che costa l'ebook, così soddisfa tutte le sue curiosità?
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