sabato 8 giugno 2013

Santadi: "La Sardegna nel Mediterraneo occidentale, il problema del V secolo a.C."

Santadi: "La Sardegna nel Mediterraneo occidentale, il problema del V secolo a.C."
di Rolando Berretta



Quanto segue girava per il web un paio di giorni fa:
La Sardegna nel Mediterraneo occidentale: il problema del V secolo
Dal 31/05/2013 ore 09.00 al 02/06/2013 ore 14.00
Convegno internazionale di studi. Aula Consiliare del Comune di Santadi (CI), Sardegna.
Venerdì 31 maggio - Domenica 2 giugno 2013.
A circa cinquant’anni dalla pubblicazione del noto articolo di Colette Picard (1963-1964 [1965], Notes de chronologie punique: Le problème du Vesiècle, Karthago 12, 15-28) possiamo ancora affermare che esiste un problema del V secolo? Cinquant’anni di ricerche sul campo fra scavi, ricognizioni e interpretazioni innovative ispirate da visioni e punti di vista alternativi hanno profondamente cambiato il panorama archeologico e storico. Il convegno organizzato a Santadi (CI) si propone di offrire un quadro aggiornato delle indagini svolte in Sardegna e una valutazione complessiva dell’azione di Cartagine nel Mediterraneo centro-occidentale durante il V secolo attraverso l’analisi delle più significative scoperte effettuate nelle regioni direttamente interessate dall’ espansionismo della metropoli nord-africana, dalla Tunisia alla Sicilia, dalle Baleari alla Penisola Iberica.
Si auspica che l’insieme dei dati raccolti organizzati secondo diverse sfere d’indagine (insediamenti, rituali, mondo indigeno) funzioni da stimolo per un rinnovato dibattito scientifico che permetta di “risolvere” il problema del V secolo e di fornire nuove prospettive d’indagine sul passaggio dalla fase fenicia a quella punica.


Per i nostri studiosi esisterebbe un problema nel V a.C. che, in parole povere, si espone meglio con la domanda:-“ Ma Cartagine che fine ha fatto nel V sec.?”-.

Esiste una ricostruzione storica imperniata su un Trattato ricordato da Polibio.
Polibio ci parla di un trattato tra Roma e Cartagine datato 28 anni prima del passaggio di Serse in Europa. Siamo nel 508 a.C. e, a Roma, sono entrati in carica i primi Consoli. Secondo i nostri studiosi Roma e Cartagine si stanno, già, dividendo il Mediterraneo. Addirittura Cartagine vieta ai Romani di venire in Sardegna. Polibio ricorda che il testo del trattato in oggetto, e del suo rinnovo, si conservavano (ai sui tempi) su tavole di bronzo nell’erario degli Edili presso il tempio di Giove Capitolino. Afferma Polibio:-“…ancora ai nostri tempi i più anziani tanto dei Cartaginesi quanto dei Romani e quelli che sembrerebbero più esperti di cose politiche non ne avevano notizia…”-.
Due secoli prima di Polibio Roma fu incendiata dai Galli. Tutti i documenti scritti andarono persi; lo ricorda Tito Livio. Polibio termina la sua esposizione ricordando il trattato ai tempi di Pirro.
Polibio, secondo il mio modesto parere, ha preso un granchio mostruoso. Scorrendo Livio, Diodoro e Orosio il tutto si chiarisce. Il primo trattato diretto tra le due città risale al 348.
Il testo del trattato, ricordato da Polibio, dice che i Romani, e alleati, possono andare a Cartagine e nella zona cartaginese della Sicilia liberamente. I Cartaginesi, e alleati, possono andare a Roma e nel suo territorio liberamente.
I Romani, e alleati, debbono stare lontani dalla Sardegna mentre i Cartaginesi, e alleati, debbono evitare di girare armati nella zona dei Latini non soggetta a Roma. Questo è il sunto. Se inquadriamo il Trattato nell’anno 508 ci accorgiamo che non significa assolutamente nulla. La Sicilia non presenta conquiste cartaginesi e a Roma aspettano il ritorno di Tarquinio il Superbo e di Porsenna. Credo che ambedue le città avessero altro a cui pensare. Quel Trattato, inquadrato nell’anno 348, ha tutt’altro valore. Cartagine ha già sottomesso parte della Sicilia e sta combattendo ferocemente in Sardegna mentre Roma ha qualche problema con l’esercito dei Latini già pronto per scendere in campo.
Veniamo al V sec. Serse vuol invadere la Grecia. Bisogna tenere impegnata la maggiore potenza del mondo greco; bisogna evitare che Siracusa vada a dare una mano. Per tre anni gli emissari cartaginesi si mettono a reclutare mercenari. Quando Serse sferra l’attacco in Grecia, il cartaginese Amilcare, figlio di Annone, sbarca in Sicilia. Ad Imera 300.000 Cartaginesi furono sconfitti da Gelone di Siracusa. I Cartaginesi chiesero la pace e trattati. Cartagine sparirà dalla scena per 50 anni. Questo lo dicono tutte le fonti. Bisogna aspettare il 420 per rivedere i Cartaginesi a Sant’Antioco. Prima fortificano l’isola e poi passano in Sardegna. Si combatterà a lungo.
In Sicilia ritorneranno nel 410 con Annibale. Annibale era il nipote dell’Amilcare di Imera. Fu onorato come il più grande comandante che Cartagine avesse mai avuto; aveva distrutto Imera e Selinunte ed era tornato a casa in tutta fretta. Nel frattempo era rientrato in Sicilia l’esercito di Siracusa spedito a dare una mano a Sparta contro Atene. Questa storia, raccontata da tutte le fonti in maniera più approfondita, non piace ai nostri studiosi: Cartagine, a interpretare il Trattato del 508, è una vera potenza militare e avrebbe, già, visto all’opera i grandi condottieri Malco, Magone e i due Magonidi.
Leggendo Tucidide viene evidenziato il pensiero dei nostri studiosi. Tucidide racconta la storia della colonizzazione della Sicilia. Atene sta per attaccare Siracusa. Mentre Atene prepara l’esercito da trasferire in Sicilia, Tucidide illustra quali popoli avrebbero trovato gli Ateniesi nell’Isola.
Siamo nel 418. Cartagine non c’è. I Cartaginesi non sono menzionati.
A questo punto è utile leggere i vari commenti, nelle note, dei nostri studiosi diretti verso Tucidide.

Il mistero del V sec, a questo punto, risulta essere quella Storia ricostruita intorno al Trattato di Polibio, del 508, che non trova nessun riscontro. Nessun Malco, nessun Magone e nemmeno i due Magonidi all’opera in Sardegna.

Forse… forse se si desse una controllata a quanto riporta Tito Livio riguardo ai trattati…
Sembrerebbe che l’esposizione di Livio sia confusionaria. Livio parla dell’arrivo degli ambasciatori Cartaginesi nel 348. Dopo cinque anni, siamo nel 343, Timoleonte da Corinto ha sconfitto i Cartaginesi e ha liberato tutte le città greche della Sicilia. Sarà un caso che ritroviamo gli ambasciatori Cartaginesi a Roma? Livio ricorda che nel 306 fu rinnovato, per la terza volta, il trattato con Cartagine. Per me è tutto chiaro. Per gli storici NO; Livio è un confusionario.
Quindi esiste una Storia Ufficiale ricostruita intorno al Trattato di Polibio del 508. DimostrarLa archeologicamente, però, non è facile. Da tutto ciò il MISTERO del V sec.

Aspettiamo i risultati della conferenza di Santadi. Vedremo se Tucidide, Diodoro, Erodoto, Giustino e Livio non sono fonti attendibili.

2 commenti:

  1. Caro Rolando, come sempre sei puntuale, stuzzicante e provocatorio. Quanta verità c'è negli antichi autori? Quanta capacità c'è negli attuali studiosi di filtrare, interpretare e capire nel profondo questi racconti? Bene...è un bell'esercizio, approvo, condivido e ripropongo ai lettori le tue suggestive riflessioni. A mia precisa domanda ad uno dei più illustri studiosi del convegno di Santadi, sul trattato del 508 a.C., c'è stata una lapidaria risposta: "Certo che ci fu quel trattato...lo racconta la storia". La mia personale riflessione è la seguente: quale storia?

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  2. Scrive Rolando Berretta.
    Quel trattato era su tavole di bronzo. Polibio non dice come ha ricavato la data di quel trattato. La DATA è una sua interpretazione.
    Terracina ( ANXUR ) nel golfo tra il M.Circeo e Gaeta fu presa nel 406 dal Tribuno Militare , con potere consolare, Gneo Fabio Ambusto. Non può essere menzionata nel 508.
    Venendo alla tua domanda:-
    Quella Storia raccontata da Polibio ma che contrasta con quella che racconta Livio... che ha letto Polibio. Chissà cosa avrà pensato Tito Livio?

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