La distruzione di Micene nel 1200 a.C.
di Becky Oskin
I Micenei sono considerati i primi Greci. Hanno ispirato e forse tirato le fila della leggendaria Guerra di Troia. A essi si sono ispirate opere famose nel mondo, come l'Iliade e l'Odissea.
La loro cultura si è interrotta improvvisamente intorno al 1200 a.C., una data che marca l'inizio di un'età buia in Grecia e in altre parti del Mediterraneo.
La scomparsa di Micene costituisce uno dei numerosi misteri mediterranei. Numerose ipotesi sono state costruite a spiegarla: si va dall'aggressione di invasori vari, alla rivolta di classi popolari o servili.
Alcuni ricercatori includono oggi tra le più probabili cause della distruzione e dell'abbandono della potente Città Stato uno dei frequenti terremoti che scuotono la regione, di fatto attraversata da una delle più intricate e fitte intersezioni mondiali di linee di faglia estremamente attive.
Anche le rovine del palazzo fortificato di Tirinto potrebbe avere subito la medesima sorte e i geologi sperano di trovare prove sostanziali che confermino questa ipotesi. La Tirinto Micenea era una città costruita su di una rupe calcarea, fortificata con mura possenti, definite Ciclopiche, in riferimento al mitico gigante Polifemo, l'unico in possesso della forza necessaria per portarvi e assemblare quelle enormi pietre.
Le mura di Tirinto sono alte circa 10 metri e spesse fino ad 8 metri, composte di blocchi del peso che raggiunge le 13 tonnellate. Un'opera stupefacente, ottenuta con l'ausilio della forza animale e di quella umana.
Klaus-G. Hinzen, sismologo dell'Università tedesca di Colonia e direttore della ricerca, ha presentato i risultati preliminari del lavoro della sua squadra il 19 Aprile 2013 a Salt Lake City, al meeting annuale della Seismological Society of America.
Hinzen e i suoi collaboratori hanno creato un modello 3D dell'antica città di Tirinto, basato sulle scansioni laser effettuate sulle strutture superstiti.
L'obiettivo mira a determinare se il crollo del muro potrebbe essere stato causato da un evento sismico e non da altro. Le scansioni geofisiche delle rocce sedimentarie e degli strati sottostanti la superficie del sito forniranno le informazioni necessarie per illustrare anche graficamente come il terreno si sarebbe comportato in caso di scosse sismiche.
Naturalmente, il lavoro è complicato anche dal fatto che i resti sono stati rimaneggiati. Ad esempio, il famoso Heinrich Schliemann, l'archeologo dilettante che portò alla luce uno strato della città di Troia, fece spostare molti degli enormi blocchi nel 1884. Episodi analoghi avvennero più tardi, nei restauri del XX secolo.
La ricerca ha quindi fatto ricorso anche alle più antiche foto d'archivio relative al sito, in modo da recuperare la memoria di alcuni tratti di mura non interessati da tali spostamenti.
Oltre alle metodiche tradizionali, si userà anche la luminescenza ottica sugli strati di suolo sottostante le mura, in modo da stabilire se queste siano cadute nel medesimo tempo, indicando così un terremoto.
Amos Nur, geologo americano, dimostra come appaiono le vittime di un terremoto in uno scavo archeologico di una città Micenea. Non sono sepolti in una tomba apposita, bensì schiacciati sotto tonnellate di crollo, con numerose fratture multiple delle ossa. I resti non sono stati composti in una posizione, ma sono immortalati nell'istante della morte. Non sono stati depredati degli oggetti preziosi, non presentano ferite belliche, né sono presenti punte di freccia o altre armi che possano fare pensare alla guerra.
Si tratta di una sfida enorme. Proprio a causa dei cambiamenti successivi a cui è andato incontro il sito. Alla fine dello studio, tuttavia, si potrà avere una rappresentazione credibile dell'aspetto primitivo di alcune parti della città.
Un'altra difficoltà consiste nel trovare quale sia stato il terremoto responsabile della distruzione e del successivo declino di Micene. Non esistono annali che descrivano un terremoto violento, né leggende che ne parlino o vi facciano accenno.
Inoltre, la regione stessa del sito è relativamente meno interessata delle altre regioni greche dalle linee di faglia più attive. Le zone circostanti sono state interessate da una notevole attività di subduzione, ma non direttamente le zone archeologiche citate.
Ma si deve prendere in considerazione un fenomeno particolare, a cui prima non si era prestata attenzione, dato che non si conoscevano ancora le leggi di trasmissione delle onde in genere. La scelta Micenea del sito in cui costruire una città fortificata, si focalizzava su colline calcaree circondate da terreni sedimentari. E' oggi noto che proprio in questi punti si concentra lo scuotimento causato dal terremoto, anche per onde provenienti da epicentri in zone distanti. In più, qualsiasi tipo di onda resta intrappolata nella cima del rilevo e proprio lì causa il maggiore danno.
In conclusione, le zone che i Micenei reputavano più protette dai danni provenienti dall'uomo sono in realtà le più esposte al danno geologico sismico.
Sarà studiato anche il centro di Midea, anch'essa città micenea. Il gruppo ha condotto inoltre una serie di studi anche sui terremoti antichi a Roma, in Germania e in Turchia, la zona sismica maggiore di tutto il pianeta, in cui avvennero con certezza quei terremoti. Si potrebbe raddrizzare il tiro sulle teorie che vedono la coalizione dei Popoli del Mare, che ancora qualcuno ritiene inventata, unica responsabile di una distruzione sistematica attraverso guerre cruente.
Nell'immagine: Plastico con la rappresentazione di Micene
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