domenica 10 febbraio 2013

Religione e panteon dei fenici

Religione e panteon dei fenici
di Pierluigi Montalbano



In assenza di scritti mitologici e liturgici, le fonti sono le iscrizioni dalle città stato orientali. Gli autori principali sono: Sancuniatone, sacerdote di Beirut (XII a.C.), riportato da Filone di Biblos, giuntoci attraverso Eusebio; Damascio, neoplatonico (V a.C.), che cita una cosmogonia di Mecio; Plutarco e Luciano, che forniscono dati sulle credenze; l’Antico Testamento, sui Cananei; i testi di Ugarit; le fonti puniche. La religione fenicia appare come un prolungamento di quella cananea del II millennio a.C. Ogni città fenicia aveva una divinità poliade generalmente associata a un partner, con determinate funzioni. A Tiro imperavano Melqart e Astarte, dove era comune il rito del risveglio annuale. Melqart è una divinità che garantisce ordine e benessere, Astarte è la dispensatrice di potere e vitalità, legata al trono e alla fertilità. A Sidone erano venerati Astarte ed Eshmun, dio guaritore assimilato ad Asclepio. A Biblos invece si credeva nella Baalat Gubal (signora di Biblos), insieme al Baal di Biblos, che è all’origine dell’Adonis greco. Per loro erano celebrate feste annuali di morte e resurrezione. Altre divinità erano: Reshef, dio della folgore e del fuoco, originariamente nefasto poi benefico; Dagon, dio del grano; Shadrapa, conosciuto dal VI-V a.C., un genio guaritore rappresentato con serpenti e scorpioni; diversi culti astrali, di età ellenistica; Chusor, inventore e lavoratore del ferro. Sydyk e Misor, divinità della giustizia e della rettitudine. Filone di Biblos riporta una mitologia: all’origine del cosmo, della cultura e degli dei sono il vento e il caos, da cui nasce un uovo cosmico, detto Mot. La cultura sarebbe stata creata da Usoos, inventore delle pelli d’animali, mentre al vertice della genealogia divina sarebbero stati Eliun e Berut. Gli dei vivevano nei templi, o bet (casa o palazzo). Non ci sono pervenute statue a causa del diffuso aniconismo. Apprezzavano il culto di stele o betili, nonché di montagne, acque, alberi, e pietre ritenute sacre. Asherah è una piccola colonna votiva in legno, analoga al betilo, la dimora degli dei. Il tempio era un recinto sacro a cielo aperto con una piccola cappella o un betilo. Davanti si trova un altare per i sacrifici, vicino a una fonte o a un bacino e un bosco. Le offerte potevano essere cruente (eccezione per il maiale, che era considerato tabù), in cambio speravano di ottenere una grazia, seguita da un ex-voto. Si credeva anche nei refaim, esseri dell’aldilà o antenati. La magia era una pratica diffusa: lo scopo era allontanare il malocchio o colpire i nemici, con formule talvolta incise nelle tombe. L’aldilà era localizzato sottoterra, come un deserto arido e buio. Era importante per i defunti ricevere una sepoltura ed essere ricordati tra i vivi.

Nell'immagine: Bes, una divinità orientale che si afferma anche fra i fenici.

1 commento:

  1. Molto interessante, i Fenici mi affascinano tanto, ma non ho mai avuto occasione di approfondire l'argomento. Queste informazioni mi sono state utili!

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