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giovedì 21 giugno 2012
Phoenikes: Attività e manufatti preziosi - 1° parte di 2
Phoenikes: Attività e manufatti preziosi
di Pierluigi Montalbano
L’economia levantina si basava sul commercio, sull’intermediazione e sull’artigianato sfarzoso di metalli e avorio, ricavato da zanne di elefante e denti di ippopotamo, animali africani. L’avorio era ritenuto più pregiato dell’oro ed era impreziosito ulteriormente dalla lavorazione. Gli artigiani dell’avorio si trovavano anche in Siria.
Nelle aree vicine non vi erano dei Re in grado di acquisire questi manufatti, per cui la grande produzione di avori è concentrata in zone diverse da quelle di produzione. I principali luoghi di rinvenimento sono le grandi corti assire, in particolare Nimrud dove i prodotti erano acquisiti come tributi. Anche Sammaria in Israele è luogo di rinvenimenti. In sintesi si tratta sempre di manufatti decontestualizzati, cioè ritrovati lontani dai luoghi di produzione, pertanto il loro studio può essere
approfondito solo su base stilistica e iconografica. Le principali scuole di produzione degli avori sono tre:
1) Nord-siriana, ben attestata dal XI all'VIII a.C.
2) Sud-siriana, intermedia.
3) Fenicia, influenzata soprattutto dalla tradizione egizia.
Gli avori presentavano spesso la faccia a vista rivestita in oro e il principale utilizzo riguardava due tipologie di manufatti: mobili cerimoniali (troni e letti) che avevano incastonate le placchette in avorio nella struttura lignea, e oggetti prestigiosi per la cura della persona (pissidi, manici di specchio, scatolette per il trucco).
I manufatti di tradizione nord-siriana sono soprattutto oggetti tridimensionali con tendenza all’esasperazione della plasticita e alla decorazione dettagliata. Gli animali sono muscolosi, le sfingi guardano dritto verso l’osservatore, le vesti degli uomini sono impreziosite da lamine in oro, e i pettorali sono raffinate miniature calligrafiche. Applicazioni auree e riempimenti degli spazi non hanno simmetrie. Il gusto volumetrico, realizzato con rilievi, e le muscolature in evidenza non
appartengono alla scuola mediterranea. Inoltre, nelle sfingi nord-siriane il volto mostra la parte anteriore, mentre in quelle di scuola fenicia orientale la vista è laterale.
Gli avori della civiltà fenicia orientale, i cosiddetti “avori fenici”, sono caratterizzati dalla placchetta a bassorilievo con lavorazione a giorno, nata per decorare i mobili di pregio. I legni non si sono conservati, ma sappiamo del loro utilizzo perchè alla base e alla sommità delle placchette vi
sono delle linguette che venivano inserite nei mobili. I temi di tradizione siriana sono orientali mentre quelli fenici sono ripresi da quella egiziana ma, ovviamente, con alcune eccezioni, come ad esempio i manufatti di gusto siro-palestinese. Lo stile egizio si nota dall’allungamento e dall’eleganza delle figure rappresentate: i muscoli sono solo accennati e gli animali sono slanciati, al contrario delle figure siriane che sono tozze e muscolose. Le sfingi guardano davanti, quasi a mostrare un distacco con l’osservatore. Anche la tecnica è diversa: gli avori siriani prediligono il rilievo alto sullo sfondo, quelli fenici preferiscono la lavorazione a giorno con l’eliminazione dello sfondo, che indebolisce la struttura e necessita di elementi, come fiori di loto o altro, che la rinforzano. Un’altra tecnica degli artigiani del mediterraneo orientale è il cloisonne: vengono lasciati spazi vuoti fra bordi a rilievo (alveoli) mentre all’interno c’e un riempimento con vetri policromi o pietre preziose. L’iconografia egizia negli avori si nota dalla presenza di vari elementi: la corona dell’Alto Egitto (di colore rosso) e del Basso Egitto (di colore bianco), il klaft, il pettorale, il grembiule, i paesaggi nilotici con elementi vegetali, sfingi con corpo da leone e volto con attributi faraonici. Il grifone, invece, è ripreso dalla tradizione orientale ed è un animale fantastico con corpo da leone e testa da uccello predatore. Viene spesso rappresentato con stile egiziano, elegante, allungato. Anche l’albero della vita, di tradizione mediorientale, è trattato con un linguaggio elegante e slanciato, ma a volte è rappresentato con iconografia egiziana (cartigli e corone) trattata con il cloisonne.
La terza tradizione è quella sud-siriana, con Damasco che costituisce il centro di maggiore produzione. Situata a est del Libano, è una città importante che blocca il passaggio dei cosiddetti fenici verso le zone nord-orientali. Gli avori rappresentano il punto d’incontro fra le due tradizioni precedenti: nord-siriana e fenicia orientale. In un manufatto che sintetizza questa scuola, si nota la lotta di un eroe giovane faraone contro un grifone (schema orientale con eroe egizio) con la testa giù e le zampe all’aria, ma la rappresentazione globale non è coerente perchè le vesti e la corona non sono tipici egizi. Sempre in questo manufatto, si nota un altro elemento contrastante con le due altre tradizioni: la rappresentazione di animali possenti con lo sguardo distaccato, e le sfingi con ali slanciate inquadrate con difficoltà all’interno del bordo, a dimostrazione di una scarsa padronanza di quel tipo di prospettiva.
Un avorio di Nimrud, importante città dell’Assiria, riprende una scena del mondo egiziano: una leonessa che azzanna e uccide un etiope. L’uomo ha tratti del volto di tipo negroide, e lamine auree che definiscono la capigliatura a riccioli e il gonnellino. Lo sfondo è vegetale con tecnica a cloisonne. Un altro manufatto presenta un grifone con corpo da leone e testa di uccello rapace. Una differenza è data dall’iconografia in quanto il grifone è tipico dell’area Assiro-Palestinese. In un altro avorio abbiamo esclusivamente una decorazione vegetale con due palmette sovrapposte (di tradizione cananeo-cipriota) associate a fiori di loto. In un’altra placchetta abbiamo un bassorilievo abbinato a cloisonné, con due personaggi con scettro posti di fronte a un cartiglio sormontato da una corona (schema egiziano) abbinati simmetricamente. In Libano i committenti non erano abbastanza ricchi per potersi permettere botteghe per la produzione di questi manufatti e, quindi, gli avori venivano importati, arricchendosi di caratteristiche proprie. Un’altra sfinge, attribuita erroneamente alla scuola fenicia, ha parrucca e corona faraoniche, e serpente ureo (cobra), simbolo reale egiziano. La tecnica è a giorno, e c’è la presenza di palmette di rinforzo. Ci sono, però, elementi nord-siriani: la resa della muscolatura accentuata, la testa rivolta verso lo spettatore e l’ala costretta all’interno della cornice. Quindi è sicuramente intermedia (sud-siriana). Nella tradizione fenicia orientale abbiamo anche la “donna alla finestra”, con cornici rientranti, con parrucca e con volto di tipo egiziano. Inoltre ha orecchie accentuate e finestra con balaustra e pilastrini. E’ attribuita al culto di Astarte, forse si tratta di una sacerdotessa. Si notano elementi sud-siriani. In occidente manca la classe committente per cui i manufatti in avorio sono rari; sono sostituiti da lavori in osso (come a Monte Sirai), meno raffinato ma più facilmente reperibile. Il livello stilistico è meno alto e la lavorazione più semplice.
Domani la seconda parte, interamente dedicata ai manufatti metallici.
Nelle immagini, dall'alto:
Placca in avorio - Iraq - X a.C.
Pettorale con tecnica cloisonnè - Biblo - 1700 a.C.
Ornamento letto in avorio - IX a.C.
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