giovedì 5 aprile 2012

Il "Modello Montalbano": L'antropizzazione del territorio.


Il “Modello Montalbano”: L’occupazione del territorio dal Neolitico al nuragico.
di Pierluigi Montalbano


Come testimoniano gli scavi e tutti gli archeologi, gli studiosi e le accademie per loro stessa ammissione, non esiste ancora un modello certo di antropizzazione del territorio da parte di quelle genti che per prime applicarono le tecniche agricole e di allevamento sul suolo sardo. Qualche studioso si è cimentato (Taramelli, Lilliu, Ugas e pochi altri) nell’approntare uno schema in grado di spiegare l’ubicazione dei villaggi e delle altre emergenze archeologiche, ma tutti questi sistemi sono condizionati da presupposti di base (visione di fortificazioni difensive già dal Pittau smentite in maniera definitiva) che portano a conclusioni errate. Tutti questi lavori hanno una costante: derivano dalla visione militare e imperiale in voga nel secolo scorso.
I miei studi in Economia (la mia prima passione e la mia professione per 30 anni) aprono la possibilità che la strada da seguire sia differente. Alla base del mio modello, che ho deciso di denominare "Montalbano" per ragioni che non possono sfuggirvi, ho posto l’intelligenza dei neolitici e la loro capacità di scelta del territorio in base a requisiti prevalentemente legati alla sopravvivenza.
Quando un gruppo umano decide di spostarsi alla ricerca di un luogo idoneo per vivere, guarda il paesaggio che incontra ed effettua delle elaborazioni mentali (e pratiche) per verificare se un’area possiede i requisiti ideali per l’antropizzazione. Sulla base delle mie conoscenze, i primi elementi che giudica positivi sono la presenza di acqua (fonte di vita), la possibilità di avere un fazzoletto di terra da coltivare, la possibilità di difendere il territorio e, per ultimo, le caratteristiche della flora e della fauna presenti.
Le zone ricche di elementi naturali sono le più ambite, e perciò richiedono una difesa maggiore. Ad esempio, spostando l’attenzione nel Vicino Oriente, la Valle del Giordano era ricca di elementi primari, ed è per questo che da almeno 10.000 anni se la contendono varie fazioni. Gerico, una delle città più antiche del mondo, fu la prima ad essere circondata da altissime mura difensive, e il motivo è da ricercare nelle frasi che ho scritto sopra.
Torniamo alla nostra isola. Immaginate di appartenere ad un gruppo umano, che d’ora in poi chiamerò clan, e di vagare nel paesaggio sardo alla ricerca di un luogo dove vivere. Sarete invogliati a “mettere le tende” in una bella vallata, circondata da montagne (un riparo dal vento che offre certamente legname e acqua che si deposita a valle), con un ruscello che scorre al centro, con qualche animale allo stato brado. Una condizione “paradisiaca”. Bene, ritengo che la nostra ricerca possa partire da questa vallata. Anche perché in questa fase siamo nel Neolitico…non dimenticatelo mai.
Una volta scaricati i bagagli, e preparato un bel fuoco per riscaldare l’acqua e i presenti, alcuni uomini (le donne si dedicano ad altro) compiono le prime missioni esplorative. Arrivano sulle cime per osservare dall’alto la vallata e creano una mappa mentale del luogo (non hanno il gps, non hanno carte IGM e, forse, non hanno neanche un supporto scrittorio, ossia un foglio nel quale scrivere). Scendono a valle, si rifocillano con il pasto preparato dalle donne, e iniziano a discutere sulle modalità di antropizzazione.
Decidono di attrezzarsi per coltivare il grano (melanzane, mais, caffè e pomodori arriveranno molto più tardi da un altro mondo antropizzato), l’orzo e qualche varietà di leguni. Scelgono di sfruttare gli animali allo stato brado per ottenere carne e pelli (e forse latte e formaggio), e notano che alcuni vegetali possono essere sfruttati per ottenere cordame.

Domani, se l’ispirazione continua e il Signore vorrà, preparerò la seconda parte.

Nell'immagine (scattata ieri dalla Giara di Siddi) potete vedere un tipico esempio di luogo ideale da antropizzare.

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