lunedì 30 gennaio 2012

Il Paradiso Terrestre scoperto da Cristoforo Colombo - 3° e ultima parte

Fonte: Pino Cimò,
tratto da: IL NUOVO MONDO: La scoperta dell'America nel racconto dei grandi navigatori italiani del Cinquecento

Editoriali GIORGIO MONDADORI 1991 - MILANO



Dopo la prima parte sul racconto di Cristoforo Colombo, e la seconda pubblicata sabato scorso, ...ecco la 3° e ultima parte. Buona Lettura.
Io ho già detto ciò che ho scoperto di quest'emisfero e della sua conformazione e credo che se oltrepassassi la linea equinoziale (cfr. prima) e raggiungessi la zona più alta, troverei un clima ancora più mite e maggiore diversità nelle stelle e nelle acque. E non perché io creda che sia possibile navigare nel punto più alto né che vi sia acqua o che vi si possa salire ma soltanto perché sono convinto che in quel luogo vi sia il Paradiso Terrestre dove nessuno può arrivare tranne che per volontà divina. Io penso che la terra che ora le Vostre Maestà hanno ordinato di scoprire sia grandissima e che ve ne siano molte altre di cui non si è mai avuto notizia a sud. Io non penso che il Paradiso Terrestre – come è stato scritto - abbia la forma di un'aspra montagna, ma sono convinto che esso sia situato in cima al luogo che ha l'aspetto del picciuolo della pera e che avanzando verso di esso, da lontano, a poco a poco si comincia a salire verso di esso. Credo che, come ho detto, nessuno può salire fino in cima ma che l'acqua sgorghi da quel luogo - benché sia lontanissimo - e finisca per sfociare lì da dove io vengo dando vita a un lago. Questi sono indizi importanti dell'esistenza in quel posto del Paradiso Terrestre perché la località corrisponde all'opinione dei santi e dei sacri teologi. Così pure io reputo che questi indizi siano attendibili perché io non ho mai né letto né udito che una tale quantità di acqua dolce potesse essere così vicina e compenetrata con l'acqua salata. Il fenomeno è reso possibile dal clima mitissimo. Se, poi, l'acqua non dovesse provenire dal Paradiso ci sarebbe da meravigliarsene ancora di più, perché non credo che nel mondo si abbia conoscenza di un fiume così grande e così profondo. Il giorno dopo che uscii dallo Stretto del Drago, che dei due è quello che sta a nord e che io stesso battezzai così, ricorreva la festività della Madonna d'Agosto e io osservai che dall'ora della messa - quando ripresi la navigazione -all'ora di compieta percorsi 65 leghe di quattro miglia ciascuna: eppure il vento non era forte ma piuttosto leggero. Questo conferma la teoria che, da lì andando a sud si sale; andando, invece, a nord - come stavo facendo - si scende. Io sono certo che le acque del mare si spostano da oriente a occidente come i cieli e che quando attraversano questa nona il loro corso è più veloce ed è per questo che asportano una grande quantità di terra. Ed è questa la ragione dell'esistenza di tante isole. Queste a loro volta forniscono la prova del fenomeno di cui sto parlando perché quelle che si estendono trasversalmente, da occidente a oriente, a nord-ovest e a sud-est, sono larghe e basse; quelle invece che sono situate, da nord a sud, a nord-est e a sud-est sono strette perché sono poste in senso contrario agli altri venti di cui ho parlato. In queste terre, grazie al clima mite e al fatto che sono le più alte della terra, nascono cose preziose. È vero che in alcune località le acque sembrano seguire un corso diverso. Ma ciò avviene solo in alcuni punti dove hanno dirimpetto qualche terra e questo crea l'impressione che esse si muovano in direzioni opposte.
Plinio scrive che il mare e la terra formano assieme una sfera e afferma che questo mare Oceano costituisca la maggiore quantità d'acqua e che esso sia rivolto verso il cielo mentre la terra è situata sotto di esso e gli faccia da sostegno. Cielo e mare, poi, sono uniti l'uno all'altro come il frutto ancora non maturo della noce con la spessa cartilagine da cui è avvolto. Il Maestro della Storia Scolastica, dissertando sul libro della Genesi, afferma che le acque sono pochissime perché quando furono create coprivano tutta la terra ma in forma di vapore, simile alla nebbia: dopo che esse si condensarono e si unirono occuparono una superficie assai limitata. S'ti questo è d'accordo Niccolò di Lira. Aristotele sostiene che questo mondo è piccolo e contiene poca acqua e che facilmente si può andare dalla Spagna alle Indie. La tesi è confermata da Averroè, il cui parere è riportato dal cardinale Pietro di Aliaco al quale egli dà così la sua autorevole convalida, come del resto la dà anche a Seneca, il quale è d'accordo con costoro. Egli dice, infatti, che Aristotele ebbe modo di conoscere i segreti del mondo tramite Alessandro Magno e lui stesso tramite Cesare Nerone e Plinio per quanto riguardava i Romani: tutti e tre spesero grandi somme, si servirono di molta gente e fecero grandi sforzi per conoscere i segreti del mondo e diffonderli in mezzo ai popoli.
Il cardinale prende in maggiore considerazione questi ultimi autori più che Tolomeo e gli altri scienziati greci ed arabi. Per avere una conferma di quanto essi dicono in merito alla poca quantità di acqua e alla ristretta parte del mondo da essa coperta, in contrasto con le teorie di Tolomeo e dei suoi seguaci, egli cita il terzo libro di Esdra in cui si afferma che delle sette parti del mondo sei sono asciutte e soltanto una è ricoperta d'acqua. Tale affermazione è anche convalidata dai santi che riconoscono autorevolezza al III e al IV libro di Esdra, come, per esempio, Sant'Agostino e sant’ambrogio che nell’ Exameron dice: “Qui verrà il mio figlio Gesù e morirà il mio figlio Cristo”. Sostengono che Esdra fu profeta e così pure Zacharia, padre di San Giovanni, e il beato Simone, autorità citate da Francesco de Maiorones. Quanto alla parte asciutta della terra, poi, è dimostrato che essa è ben più grande di quanto volgarmente non si creda. E di questo non ci si deve meravigliare, perché più uno va lontano e più impara. Riprendo ora il discorso relativo alla terra di Grazia e al fiume e al lago che lì trovai. Il lago è talmente ampio che bisognerebbe chiamarlo più mare che lago dato che quando un lago ha un'estensione considerevole lo si denomina mare come nel caso del Mare di Galilea e del Mar Morto. Per quel che riguarda il fiume se esso non proviene dal Paradiso Terrestre non può che avere origine da una terra sconfinata situata a sud e di cui fino a questo momento non si è avuta alcuna notizia. Ma io sono profondamente convinto di aver trovato il Paradiso Terrestre lì dove ho detto e baso questa mia affermazione sugli argomenti e sulle autorità menzionati sopra. Voglia Iddio concedere alle Maestà Vostre vita lunga, salute e pace, di modo che possano continuare questa nobile impresa con cui Nostro Signore riceve un grande servizio, la Spagna cresce molto in grandezza e tutti i Cristiani traggono motivo di consolazione e di allegria perché verrà qui conosciuto e diffuso il nome di Dio. In tutte le terre e in ogni capo dove arrivano le navi delle Vostre Maestà faccio installare una croce, a tutti i popoli con cui entro in contatto notifico l'esistenza e il potere sovrano delle Vostre Maestà in Spagna; spiego ad essi tutto quello che posso sulla nostra Santa Fede e sui dogmi della Santa Madre Chiesa, i cui membri sono sparsi in tutte le parti del mondo; e li istruisco sulla nobiltà e sulla dignità di tutti i cristiani e sulla fede che essi nutrono per la Santa Trinità. E voglia Dio perdonare tutti coloro che si sono opposti e continuano ad opporsi a un'impresa così esimia e quelli che tentarono e tentano ancora di impedire che essa abbia il suo proseguimento senza prendere in considerazione quanta fama e gloria essa comporti in tutto il mondo per le Vostre Maestà. Essi per porla in cattiva luce e per intralciarla non sanno addurre altre giustificazioni che quelle della spesa che l'impresa comporta e il fatto che non furono inviate subito le navi cariche d'oro, senza minimamente tenere conto del poco tempo avuto a disposizione e degli inconvenienti a cui si è andati incontro. Né del resto prendono in considerazione il fatto che in Castiglia, nella casa delle Vostre Maestà, ci sono varie persone che in un anno guadagnano più denaro di quanto se ne spenda in questa impresa; e nemmeno il fatto che mai i regnanti di Spagna hanno conquistato terre fuori dei confini del regno tranne ora che possiedono qui un altro mondo in cui può essere tanto incrementata la nostra Santa Fede e da cui si possono trarre tanti profitti. Benché, infatti, non si siano mandate le navi piene d'oro, sono stati inviati sufficienti campioni di esso e di altri generi di valore per giudicare che in poco tempo se ne avranno molti vantaggi. E, a questo proposito, ci sarebbe da tener presente la grandezza d'animo dei re del Portogallo che da tanto tempo portano avanti l'impresa della Guinea (cfr. prima) e anche quella dell'Africa, pur avendo impiegato in esse la metà della popolazione del regno. E ora il re è più deciso che mai ad andare avanti. Che Nostro Signore si prenda cura di tutto questo e faccia in modo che le Vostre Maestà tengano in considerazione tutto quello che ho scritto: e questo non è neppure la millesima parte di quello che potrei ricordare sulle imprese dei regnanti che si sono dedicati a realizzare conquiste e a mantenerne il possesso. Ho detto tutto questo non perché dubiti della volontà delle Vostre Maestà di proseguire nell'impresa finché esse resteranno in vita. Sono anzi certissimo che le Vostre Maestà manterranno l'impegno che mi espressero un giorno verbalmente quando io ho affrontato l'argomento. Né io ho osservato alcun cambiamento nelle Vostre Maestà: mi preoccupa soltanto quello che ho sentito dire alle persone a cui ho accennato, poiché, per quanto sia piccola, se la goccia continua a cadere sulla pietra finisce per bucarla. Le Vostre Maestà mi risposero, mettendo in mostra la magnanimità che possiedono e che è conosciuta in tutto il mondo, di non dar peso a nessuna di quelle maldicenze perché era loro ferma volontà di portare avanti l'impresa e di appoggiarla anche se ci fosse da ricavarne solo sabbia e pietre, e che, comunque, la spesa che l'impresa comportava era ben modesta dato che si impiegava molto più denaro per cose di molto meno conto. Le Vostre Maestà aggiunsero di ritenere che fosse stato ben utilizzato il denaro speso in passato e così lo sarebbe stato quello utilizzato in futuro perché credevano che in questo modo la nostra Santa Fede si sarebbe diffusa e incrementata e si sarebbero allargati i loro domini. Mi dissero, a conclusione, di non ritenere amici delle Loro Maestà coloro che dicevano male di quest'impresa. Ora mentre alle Vostre Maestà giungerà notizia di queste terre da me recentemente scoperte, in cui io sono profondamente convinto che si trova il Paradiso Terrestre, il governatore compirà una spedizione in quelle terre con tre navi ben equipaggiate per continuare l'esplorazione e scoprire tutto quello che sarà possibile in quella zona. Nel frattempo invierò alle Vostre Maestà questa mia lettera e la mappa della terra di modo che possano decidere quello che bisognerà fare e mi mandino i loro ordini.
Con l'aiuto della Trinità farò in modo che essi vengono eseguiti con ogni cura assicurandomi che le Vostre Maestà siano servite e rimangano soddisfatte. Deo gratias.

Immagine di: http://lanostrastoria.corriere.it

1 commento:

  1. scrive Rolando Berretta.

    ( Fernando Colombo, storia dell’Ammiraglio, cap LXV) Al mezzodì del 31 luglio un marinaio di Huelva, Alonzo Perez Nizzardo, famiglio dell’ammiraglio, salito a caso in cima all’albero maestro, vide spuntar all’occidente tre cime di montagne che parevano unite alla base. Era la terra tanto desiderata! Essa pareva lontana circa quindici leghe e, per una prodigiosa singolarità, sembrava a tale distanza presentare misteriosamente l’emblema della Trinità, di cui l’ammiraglio aveva fatto il voto d’imporle il nome. Le strane circostanze di questa scoperta, le tre vette uscenti dalla medesima base, e ricordanti in maniera così precisa il voto dell’Ammiraglio, hanno percosso di stupore i cronisti contemporanei e gli storiografi regi.
    Pietro Martire, nel raccontare l’avvilimento degli equipaggi oppressi dai più gran timori, e tormentati dalla sete, descrive la gioia che suscitò la vista improvvisa di quelle tre cime elevatissime (…quidem speculator tres montes altissimos sublatis prae laetitia ad coelum vocibus se conspicere proclamat. – Oceanae- Prima Decade . Lib. sextus ).
    Oviedo riferisce che l’isola di Trinità fu così chiamata dall’Ammiraglio perché aveva deliberato di nominare quella che scoprirebbe in quel modo, e aggiunge che tre montagne in una medesima ora, molto vicine le une alle altre..(Oviedo Valdes, Storia naturale e generale delle Indie Lib III cap III ).
    In due suoi scritti sulle Indie occidentali, Herrera prova questa strana coincidenza tra il voto dell’Ammiraglio e l’apparizione di quella terra sconosciuta: ”Il marinaio della gabbia vide tre punti di terra, in modo che il nome dell’isola si riferì interamente al voto dell’Ammiraglio”
    ( Herrera – Descrizione delle indie occidentali che oggi chiamansi Nuovo Mondo cap VII pag 16 –
    edizione Amsterdam 1622).
    Munzon, il quale ebbe sott’occhi relazioni e documenti che dopo si smarrirono, c’insegna che Colombo attribuì quella scoperta a un benefizio segnalato di Dio, considerava quasi miracolose le
    circostanze di tempo, di luogo, e l’aspetto delle tre cime, apparizione in così intimo accordo col suo disegno di consacrare alla santa Trinità la prima terra di cui farebbe scoperta.

    A volte succedono queste cose strane. Uno parte invocando la SS Trinità e facendo voto di consacrargli, ribattezzandola con il Suo nome, la prima isola che avrebbe scoperto.
    Quale combinazione: ecco che si avvistano tre alti monti di un’isola.
    E l’isola fu ribattezzata Trinità; TRINIDAD.

    Oggi si dispone di un potente strumento per andare direttamente sopra Trinidad e controllare quelle tre montagne che furono avvistate da 80 kilometri. Chi se la sente di fare la verifica ???

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