venerdì 16 settembre 2011

Isole protostoriche nella costa di fronte a Brindisi

Scogli di Apani
di Angela Cinquepalmi, Riccardo Guglielmino, Teodoro Scarano


Il toponimo Scogli di Apani identifica due piccole isole poste a meno di 50 m l’una dall’altra, aventi una superficie complessiva pari a 1,5 ha ca. e localizzate a poco più di 500 m dalla riva, 15 km ca. a N di Brindisi; esse ricadono nel territorio comunale dello stesso capoluogo e sono all’interno della Riserva Naturale dello Stato e Area Marina Protetta di Torre Guaceto. I due scogli raggiungono una quota massima di pochi metri s.l.m., allo stesso modo del vicino promontorio di Torre Guaceto e degli omonimi isolotti (fig. 2, A).



In letteratura archeologica gli Scogli di Apani sono noti limitatamente alla loro associazione con l’insediamento protostorico identificato negli anni ’60 nell’area del promontorio di Torre Guaceto; all’epoca delle indagini di Rittatore (Rittatore Vonwiller 1965, 1967; Fusco et alii 1966; Guerreschi 1966) si segnalava infatti, in entrambe le aree la presenza di livelli archeologici (messi in luce dall’azione erosiva degli agenti meteo-marini) e materiali per lo più riferibili ad orizzonti culturali della media e tarda età del Bronzo (Punzi 1968; Cafiero 1973).


Le indagini del gruppo dell’Università del Salento (Dipartimento di Beni Culturali e Scuola Superiore ISUFI - Settore Patrimonio Culturale), in collaborazione con il Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, sono state avviate nel 2007 con un primo intervento di prospezione subacquea e terrestre : in questo contesto sono state posizionate e rilevate su una base cartografica georeferenziata le evidenze archeologiche individuate (anche a seguito di verifica di segnalazioni edite e/o inedite) oltre che i numerosi markers geo-archeologici riconosciuti effettuando anche una stima preliminare dell’estensione e della consistenza delle aree interessate da depositi antropici di età romana, tardoantica e protostorica (Scarano 2008).


Nelle estati del 2008 e del 2009 si sono svolte poi, sul maggiore degli Scogli di Apani, le prime due campagne di scavo stratigrafico (Scarano et alii 2009, 2010 cds). Lo scavo ha interessato due differenti aree (Saggi A e B) aventi un’estensione complessiva di 120 mq ca. ed ha permesso di accertare la presenza di strutture e materiali riferibili ad un villaggio databile ad una fase avanzata della locale facies protoappenninica (fig. 1, A-B). Espliciti sono, infatti, i dati riferibili alla presenza di strutture di abitato (capanne 1 e 2), i cui spazi interni sono delimitati da buche di palo ed evidenziati da abbondanti resti di intonaco delle pareti, oltre che da numerosi contenitori ceramici ad impasto frammentati sui piani pavimentali. Tali capanne, al cui interno si sono rinvenuti anche numerosi manufatti in argilla, osso, selce e pietre dure, sono state distrutte da un incendio i cui effetti sono evidenziati dalla cottura dell’intonaco delle pareti, dalla presenza di resti vegetali carbonizzati (soprattutto ghiande di quercia e Vicia Faba var. minor) e dalla ricottura e deformazione di alcuni contenitori ceramici (fig. 2, B-C). È stato peraltro possibile individuare parte di un percorso ad acciottolato posto pochi metri a S/SW della capanna 1 (Saggio A); tale sistemazione sembrerebbe da riferire ad un’area posta lungo il fronte interno di quanto resta di una struttura muraria in pietrame a secco costruita presumibilmente a difesa dell’abitato dal lato di terra. Tale muratura, andata ormai in gran parte distrutta a causa dell’azione erosiva degli agenti meteo-marini, si conserva oggi per una lunghezza di 15 m ca., uno spessore massimo poco inferiore ai 10 m ed un’altezza massima dal piano di fondazione di 3 m ca., e parrebbe presentare un fronte interno con paramenti a scarpa.


Alcuni tratti della stessa struttura muraria sono visibili anche sull’altro Scoglio di Apani ed indicano un’originaria estensione di questa rovina ben maggiore dell’attuale. La presenza di un insediamento protostorica sugli Scogli di Apani e quella di un secondo insediamento sul vicino promontorio di Torre Guaceto concorrono ad una ricostruzione paleo-geografica del contesto territoriale costiero piuttosto diversa da quella attuale e forniscono un contributo determinante allo studio delle dinamiche insediative della prima metà del II millennio a.C. L’analisi dei markers geo-archeologici indica infatti per questo periodo un livello del mare di almeno di 3-4 m inferiore rispetto a quello attuale e, quindi, una linea di riva avanzata anche di qualche centinaio di metri ed una maggiore disponibilità di terra emersa. Tali condizioni suggerirebbero la ricostruzione di un contesto nel quale la costa a N del promontorio di Torre Guaceto sarebbe stata molto meno frastagliata di oggi e l’odierna ampia rada a S si sarebbe presentata, probabilmente, come un’estesa piana costiera, ricca di specchi d’acqua alimentati dai canali Reale e Apani e con gli isolotti (i tre di Torre Guaceto e i due Scogli di Apani) uniti alla terraferma. L’area degli Scogli di Apani, in particolare, potrebbe essere stata l’estremità di una penisola che delimitava sul lato E un bacino paralitorale che si allungava per diverse centinaia di metri in direzione N/NW.
Una profonda “lama” (posta tra il promontorio di Torre Guaceto e gli omonimi isolotti, ed oggi completamente sommersa dal mare) consentiva alle imbarcazioni di accedere ad un sicuro approdo presso il versante S del promontorio di Guaceto, protetto dai venti settentrionali dominanti nell’area (Scarano et alii 2008).

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