giovedì 21 aprile 2011

...ancora su Atlantide.


Vacilla il mito di Atlandide, non la sua storia
di Paolo Valente Poddighe


Ho sempre pensato che, se anche gli esperti più esperti e gli scienziati più scientifici, con i loro marchingegni e con le loro apparecchiature e sonde arrivassero a dimostrare che un maremoto, un terremoto, un vulcanesimo o un meteorite, che la Sardegna subì tale catastrofico evento, in tempi nuragici, si noti bene, nessuno arriverebbe ad asserire, solamente per tali insolite cause, che l’Isola di Sardegna fu Atlandide, per via di uno di questi eventi. Questa considerazione avrebbe comunque validità, egualmente come prima, in quanto ”la storia senza la geografia resterebbe così tanto orba da non avere luogo dove stare nei fatti di quella”. Così si diceva nel Medio Evo, e ancora di più possiamo affermare oggi.
Con ciò voglio asserire (e di questo si vanta Frau per far decadere gli altri) che essendo le catastrofi succedutesi in tutte le parti del Mondo, e pertanto anche nel Mediterraneo (vedi Santorini, Creta, Cipro…), possono far pensare alla localizzazione di Atlandide ovunque, e non solo in Sardegna. Dall’asserto, e per l'ignoranza più totale del luogo, il passo, proprio per i multipli possibili, annulla completamente una particolare localizzazione rendendo tale ricerca insignificante. Pertanto l’evento strombazzato ai quattro venti, proprio per “il mito” non localizzabile geograficamente non solo in Sardegna ma anche altrove, risulterebbe nullo e di nessun aiuto alla logica della storiografia di Atlantide.
Sergio Frau per dimostrare che Atlantide=Sardegna, avrebbe dovuto darci, come invece da sempre ha fatto il sottoscritto, una caterva di prove in documenti, di asserzioni, di localizzazioni certificate da testimonianze e da fonti inoppugnabili, da merceologie trasportate e scambiate, da studi su navigli ed imbarcazioni, sia commerciali sia piratesche o statali, sui metalli e sulle popolazioni. Ma mai elencarci supposizioni od opposti contrastanti, anche per posizioni non cronologiche o non credibili, come in parte sono le mitologie, i sogni platonici o le insormontabili cortine di ferro (vedi S.Moscati). Si pensi pur anche a M.Tozzi, il quale, in un suo monologo espresso a voce alta agli abitanti di Carloforte che stavano ad ascoltarlo, per obbligarli a credere all’Atlantide di Frau, scomodando perfino gli extraterrestri, le sublimazioni degli sciamani, la parapsicologia sensoriale, ridicolizzando se stesso (così fece anche a Guspini ) e incredibilmente, nell’esaminare Barumini, ove il segno lasciato dalla stagnazione dell’acqua nel Su Nuraxi, risultava in salita o viceversa in discesa secondo il punto di vista dell’osservatore.
Ma ora vi chiedo: in natura il livello orizzontale e fisico dei liquidi a che cosa servirebbe? Visto che solo il tempo impressiona orizzontalmente nelle pareti il segno di acque stagnanti oggi scomparse, ma mai questo ci viene restituito in salita o in discesa: quindi una bufala come quella “degli inventori di Zigurat“ che le pretendono con massi nuragici e non con mattoni ad impasto.
Nei convegni di Milis e Cagliari (questo mese a palazzo regio), è emerso un sillogismo qualificativo tra i diversi relatori, sia sopra fenomeni che hanno riguardato varie località del Mediterraneo, per il quale sono state proiettate immagini, sia cartografiche che fotografiche in riferimento alle diverse forze della natura: moti ondosi violenti, il terremoto e conseguente maremoto di Messina, le frane causate da fenomeni geologici nelle Baleari e nella retrostante costa continentale, cataclismi nell’Egeo, sommersioni ed emersioni per fenomeni sismici nell’Isola di Creta. Altresì sono state messe in rilievo apparecchiature geodetiche dal costo esorbitante, apparecchi che servirebbero a localizzare posizionamenti e misurazioni sulla potenza degli tsunami, rilevabili anche da massi giganteschi e isolati che solo la forza degli elementi avrebbero spostato. Inoltre sono state proiettate vedute di falesie, comprese le sarde ove sono stati messi in evidenza fenomeni analoghi.

Riguardo a tutto ciò, voglio fare presente ancora che negli anni ‘50 e ‘60, un insegnante, certo Zanardelli, fece rilievi e raccolte in tutto il Campidano di materiale Mesolitico, Neolitico e nuragico. Poiché la maggior parte della raccolta e della localizzazione dei siti avvenne a cielo aperto, se ci fosse stato uno tsunami, tale materiale non sarebbe stato preservato e rinvenuto. Ancora di più, contro lo tsunami, le città costiere della Sardegna più conosciute in epoca Nuragica: Tharros, Nora, Turris, Corrax, Sulci ed altre di cui non è pervenuto il nome, essendo edificate sulla costa, non avrebbero dovuto restituirci, sotto il livello del mare, porti, avamporti, bacini e strade sommerse che nel lungocosta quelle città, per la maggiore, collegavano. Tutto ciò avvenne (come sommersione) non per improvvisato tsunami ma per innalzamento, naturale nel corso dei millenni, delle acque e che proprio per tale effetto i Nuraghi ed altre strutture, sotto il livello marino, conservarono.
Interessante è stato, altresì, tra i tanti, l’intervento del Prof. Ulzega, sulla Sardegna preistorica, ove al riguardo ha proposto in anteprima, l’immagine dell’Isola in date vicino al 20mila a.C. in cui apparivano linee batimetriche di costa sottomarina (in un lavoro costato 25 anni di ricerche), con piattaforma a contorno, profonde fino a 120 m, tutto questo al fine di dimostrare che l’Isola giace su un enorme basamento, che solamente per il lato del golfo di Orosei e dintorni, fino alle propaggini estreme di Olbia e di Arbatax di oggi, presenta (secondo lui) una abnorme anomalia, di cui sarebbe interessante chiedersi il perché, con uno strozzamento non riscontrabile nella parte occidentale. Altro fattore rilevante da lui espresso, anche dallo studio di altri due ricercatori, è stato quello sulla cristallizzazione salina nell’Isola che ha interessato diverse aree del Campidano, anche quelle zone oggi bonificate nelle paludi lacustri di Sanluri e di Sassu, nonché degli antichi letti dei corsi fluviali dell’Arborense e del Riu Mannu, che hanno evidenziato, anche per ricerche personali dello stesso, che quelle aree avevano avuto nel tempo fenomeni di cristallizzazione del sale, evento che in caso di tsunami non avrebbe potuto sussistere.
D'altronde anche il La Marmora aveva studiato il Campidano (per analogia con i laghi “Amari” della zona di Suez prima del progettato canale); in tutti i rilievi da lui eseguiti esistevano, allo stesso livello di base, depositi di sale cementato e uniformemente distribuito. Tutto questo rivela e rileva fasi stratigrafiche non violente, riconducibili a epoche antichissime e precedenti il tempo delle Civiltà, pertanto non intaccate. L’uomo nuragico non venne interessato da tale cataclisma, benché sia pur vero che in un lontanissimo passato i monti dell’iglesiente emergevano da un mare ancestrale ove il Campidano ancora non esisteva!
Le mie 3 proposte riguardo l’argomento Atlantide=Sardegna sono:
1) È inaccettabile l’allergia dimostrata da Frau verso la scrittura Nuragica, materia a lui e ai suoi amici indigesta e ostile, e di cui mai ha parlato, sempre tacendone pur sapendo che gli atlandidei vivevano con leggi scritte in colonne, betili o pilastri, in stele e in lapidi di pietra, nei rotoli, nelle pelli e nel metallo. Gestivano la loro civiltà con la scrittura, e il Consiglio dei preposti (principi, monarchi, sacerdoti, anziani) quando si riuniva faceva incidere le leggi da scribi, per se stessi e per il popolo, per servirsene e imporle a garanzia delle caste privilegiate e degli abitanti più umili, deduco che “Sardantide” o isola di Sardegna possedeva la scrittura.
2) Gli antichi scrittori greci identificavano il Mare Atlandide col Mare Sardo, mare che si estendeva da Lillibeo di Sicilia alla bocca dell’Oceano, e al centro di quel mare stava Atlandide.
3) E se l’Atlantide di Platone fosse solo una leggenda e pertanto “mito”, ciò non toglierebbe nulla alla storiografia della Sardegna nuragici, ché i fatti dell'isola “Sartan-tide” sono sotto gli occhi di tutti documentariamente espressi e ben visibili: nei suoi nuraghi, nelle Tombe dei Giganti, nelle Statue di Monte Prama, nei faraoni del Sulcis e nelle Tombe ipogeiche di Monte d'Accoddi, nelle sue navi, in tipologie complete immortalate nel bronzo come da nessun altro popolo del mondo, compreso quello egizio, e sono di forma cicladica e pre-cretese. Navi, non con la diottria menzognera delle ridicole imbarcazioni fenicie, puniche, greche o romane. Troppo recenti furono quelle navigazioni, e fatte con imbarcazioni ridicole rispetto alle nostre. Tutto ciò è proprio nei materiali archeologici. Non è difficile, comparando gli stili, notare che navigavamo in tempi di qualche millennio più antichi, e non conoscevamo “l’altolà” dell’attraversamento del Canale di Sicilia, e a Occidente tutto dominavamo. Ercole (sardo) insegna…altro che insuperabile cortina di ferro, ed era ovvio perché eravamo i padroni dell’Okheanos sardantikhos. Oltre i Nuraghi e le Navi avevamo i metalli, altro che “il peto cipriota” del Bronzo Recente. E poi, ancora di più, la lingua e i documenti eterni delle stesse Piramidi Egizie: IV/III° millennio a.C., basta vedere e leggere i testi della piramide di Unas sul Sardo Padre (alias Osiride) e della sua Isola sacra, e dello stesso Occidente ove la Sardegna è posta. Ed era Madre alla Cultura Egizia. Pertanto, dopo avere espresso tutta questa verità storica, se dobbiamo ricadere nella ignoranza abissale “del mito” che nessuna storiografia possiede, noi per amore della Sardegna abbiamo l’obbligo di non accettare gli esorbitanti interessi che attorno al Mito ruotano. Non l'Atlandide della fantasia di Frau, ma quella vera di Poddighe.
A Milis e Cagliari Frau ha chiuso il suo intervento-indagine dicendo a tutti che avrebbe viaggiato lungo le coste “alla ricerca” dei giganteschi blocchi di pietra trascinati ed isolati dallo tsunami aggiungendo queste parole: ”Se son blocchi fioriranno”. Dentro di me ho subito pensato “speriamo che non siano nuovi blocchi mentali”.
Gli Dei “salvino” la mia Atlantide.

Nelle immagini: il Nuraghe Nolza e il complesso del Nuraghe Palmavera

1 commento:

  1. Bellissimo Articolo!
    L'unico mio pensiero è che il nome di Atlantide risveglia la fantasia degli uomini di tutto il mondo per cui potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per la Sardegna (se vogliamo veramente votarci al turismo)
    Quindi io punterei sul fatto che Atlantide è scomparsa ma che comunque si tratta della Sardegna e farei una campagna per associare i nuraghes alle costruzioni Atlantidee a modo di catturare l'attenzione internazionale e il turismo.
    Concludendo: la scomparsa di Atlantide sotto il mare è una leggenda ma Atlantide è la Sardegna!

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