venerdì 8 ottobre 2010

Il Tempio di Antas 2° e ultima parte


All’interno del tempio vi erano elementi scultorei greci di alta qualità, come una testa di Afrodite in marmo pario datata al V a.C., un’altra testa femminile interpretata come la greca Demetra e datata al III a.C. e un’altra che viene attribuita alla figlia di Demetra, sempre del III a.C. Erano tutti oggetti che si trovavano sulle basi in pietra che riportavano le iscrizioni.
Fra gli altri elementi di grande pregio ricordiamo piume in oro, amuleti, piccoli astucci in bronzo, oggetti d’ornamento, manufatti votivi in bronzo. Normalmente gli amuleti, che sono piccoli oggetti in pietra tenera, sono importati dall’Egitto e vengono trovati nelle tombe. Venivano portati in vita per scacciare i demoni, come portafortuna, per proteggere i bambini, le partorienti e avevano una funzione magica più che sacra. Antas è l’unico sito in Sardegna, e l’unico altro esempio nel Mediterraneo è Kition a Cipro, che ha restituito amuleti nel contesto di un santuario.
Sono state trovate molte monete puniche, oltre 2000, ma solo in piccola parte arrivano da zecche sarde e puniche perché principalmente sono cartaginesi. Probabilmente il motivo è da ricercare nella difficoltà di circolazione delle monete durante la prima guerra punica.
Il ritrovamento di un lacerto di intonaco con la raffigurazione di un occhio ha suggerito a Bernardini che le pareti del tempio potevano essere decorate.
È importante segnalare che tutti gli oggetti ritrovati sono stati intenzionalmente frantumati come se si volesse cancellare la memoria di questo sito.
Sid Addir Bab non è una divinità fra quelle importanti del mondo fenicio punico. Un tempio dedicato a Sid è attestato solo ad Antas ma il nome è spesso associato ad altre divinità fenice o a nomi propri di questo popolo. I nomi teofori più comuni, ossia quelli che contengono il nome della divinità all’interno, sono quelli ebraici. Ad esempio Gabriele e Raffaele contengono il nome della divinità EL, e molti nomi fenici testimoniano la presenza di questo termine Sid. A Cartagine è attestato il tempio di Sid Tanit, quello di Sid Melkart, ma non esiste un altro tempio dedicato esclusivamente a Sid.
Probabilmente si tratta di un Dio cacciatore perché la radice del termine è legata a “cacciare” e, soprattutto, per la presenza di numerosi giavellotti in bronzo ritrovati nel sito. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di un Dio guaritore perché nelle iscrizioni del tempio troviamo dediche a statue di dei guaritori: Shadrafa e Oro.

Per altri sarebbe un fondatore di stirpe sulla base delle fonti letterarie che lo legano a Melkart-Eracle. Per altri ancora avrebbe caratteristiche di un Dio marino.
Il tempio punico di Antas venne distrutto ma esistono varie ipotesi su chi lo annientò e quando ciò avvenne. Forse i romani giunsero nella valle di Antas e fecero piazza pulita per ricostruirne uno nuovo. Per alcuni studiosi fu opera dei cristiani e altri ricercatori propongono una distruzione operata dai mercenari di Cartagine in rivolta. Alla fine della prima guerra punica, terminata nel 241 a.C., i mercenari si ribellarono sia in Africa sia in Sardegna, proprio nel momento in cui l’isola passò sotto il controllo romano. Secondo Acquaro la rivolta, terminata nel 238 a.C. sarebbe stata la responsabile della distruzione del tempio in quanto l’edificio sarebbe stato il simbolo della potenza di Cartagine in Sardegna, e ciò spiegherebbe anche la ferocia nella frantumazione dei manufatti.
In età romana c’è una continuità di culto, anche se i primi secoli repubblicani non sono ben leggibili archeologicamente perché il tempio fu sostituito da un altro più monumentale. È probabile che un tempio sia stato ricostruito da Augusto, sulla base di una moneta del Sardus Pater che presenta sul dritto l’immagine dell’allora pretore della Sardegna Azio Balbo, mentre sul rovescio c’è un personaggio con testa piumata e un giavellotto dietro la schiena. L’iscrizione sulla moneta riporta i termini Sard Pater. La moneta fu battuta fra il 39 e il 15 a.C. e dimostra l’interesse di Augusto per l’area di Antas.

Nell’area sono stati recuperati anche molti elementi in terracotta che apparterrebbero ad una decorazione fittile proveniente da un primo tempio databile all’ultima fase repubblicana. Questo genere di materiali per le decorazioni vennero importati da Roma per ornare il tempio e forniscono indizi certi per l’attribuzione della cronologia.
L’aspetto definitivo dell’area del tempio proviene dal restauro avvenuto tra il 213 e il 217 d.C. sotto l’imperatore Caracalla. Ciò è evidenziato dalla ricostruzione che gli archeologi hanno fatto dell’iscrizione dell’epistilio che recita: “in onore dell’imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto Pio Felice Quinto Celio Cocelio Propulo restaurò il tempio del Sardus Pater Bab rovinato per l’antichità”.
Il tempio è tetrastilo, ossia con 4 colonne nella parte frontale, e sorge su un podio preceduto da una scalinata. Sul quarto ripiano della scalinata si trovava un altare. Presenta un pronao, cioè un vestibolo aperto, con 4 colonne sulla fronte e 2 sui lati. Dal vestibolo si accede ad una cella che presenta un accesso sulla parte anteriore e due accessi laterali con gradini, uno trovato negli scavi e l’altro ricostruito. Proseguendo si trova un aditon, la parte sacra suddivisa in due celle vicino alle quali ci sono due vasche. Barreca ipotizzò che questo aditon bipartito si dovesse riferire ad una persistenza di elementi punici, perché la “coppia divina” è caratteristica punica. Bernardini, al contrario, pensa che la bipartizione sia successiva, forse di epoca cristiana. Il tempio è realizzato con blocchi e presenta un pavimento mosaicato molto semplice bianco e nero.

In età romana il tempio era dedicato al Sardus Pater Bab, come si legge dall’iscrizione. Sardus Pater e Sardo li conosciamo dalle fonti. Pausania, uno scrittore greco del II d.C., afferma che una statua bronzea del Sardus Pater, fu consacrata ad Apollo nel santuario di Delfi in Grecia. Era stata dedicata dai barbari che sono all’Occidente e abitano la Sardegna. Era certamente una divinità importante visto che in Grecia si trovava una sua statua all’interno del tempio di Delfi. Sardo è figlio di Melkart la divinità di Tiro, condottiero dei libici-africani che per primi arrivarono in Sardegna. Sid viene interpretato come Sardus Pater per il legame con Melkart-Eracle e per l’aspetto di fondatore di stirpi.
Sarebbe interessante capire se Sardus è il nome o l’aggettivo perché cambierebbe l’interpretazione: è il padre dei sardi? Se fosse il nome, invece, sarebbe colui che ha dato il nome alla Sardegna.
Oltre a Sid e a Pater, abbiamo anche Bab che dovrebbe essere la divinità paterna, il padre nuragico. Quindi abbiamo Sid che è figlio di Melkart ma è associato al padre dei sardi, alla divinità paterna.

Il tempio nelle immagini: disegno di Alberto La Marmora, prima della ricostruzione, romano e punico

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