mercoledì 22 settembre 2010

Studio su una tribù nuragica 1° parte di 3


Studio ricerca di un popolo, tribù o confederazione nuragica che visse nei comuni di Ollolai, Ovodda, Nurallao
di Mario Frau


In primo luogo mi preme sottolineare che questa ricerca non vuole avere alcuna pretesa specialistica, ma ha il solo scopo di fornire un modesto contributo su temi tanto complessi su cui, peraltro, non c'è accordo neppure tra gli specialisti veri e propri. Essa è nata, principalmente, da due esigenze: da una parte, da uno studio bibliografico e, dall'altra, da una conoscenza diretta dei termini e toponimi ancora in uso nel mio ambiente di origine e, in generale, nelle zone della Barbagia interna. Ed è nell'ambito di questo percorso che orientò le mie argomentazioni.
Analizzando da un punto di vista storico, linguistico e filologico di toponimi dei comuni di Ovodda, Ollolai, Nurallao, ossia Omoddhai, Oddhai e Ayodda, si evince che essi, oltre che avere la radice in comune, avevano anche storia, usi e costumi similari, derivanti cioè dal nome dello stesso popolo, tribù o confederazione.questo popolo è di origine Mesopotamica, aveva il bucranio e l'ascia bipenne come bandiera e adorava il dio toro, che aveva come sposa la Mater Mediterranea. In questa ricerca mi propongo di evidenziare la storia di questo popolo, che si stabilì inizialmente nei territori dei comuni citati ed in altri centri del secondo millennio a.C.
Esso si stabilì inizialmente nei territori dove oggi si trova nei comuni di Ovodda, Tiana e Desulo, compreso tra i fiumi Taloro, Tino, Aratu e Flumendosa, i quali si chiamavano Daloro, Dini e Dosa. Soltanto il nome del Rio Aratu è rimasto immutato e molto probabilmente si tratta del nome della dea Arata, adorata e venerata dai Sumeri. Queste popolazioni occuparono anche l'intero territorio del comune di Ollolai, sia la riva destra del fiume tra loro sia le zone a monte del medesimo fiume fino alle propaggini del Gennargentu, dove il fiume nasce in territorio di Fonni. C'è da considerare che nei periodi in cui il fiume Taloro diminuiva la portata dell'acqua, esso poteva essere facilmente attraversato nei riguardi di Omoddhai e Ameddhai, e questo permetteva loro di raggiungere gli altri vastissimi territori di loro dominio, anche a sud di Passo Tascusi, e si estendeva per un centinaio di chilometri, compreso il territorio del comune di Nurallao sino a quello di Gallilensi, nome di un altro popolo nuragico con il quale confinavano in Sarcidano. Il medesimo fiume, a monte, poteva essere facilmente attraversato anche nei periodi di maggiore intensità di precipitazioni. Questo popolo proveniente dalla Mesopotamia giunse in Sardegna presumibilmente tra il 1800 e il 1500 a.C. solo oggi avvalendoci dei numerosi toponimi e delle vestigia archeologiche rimaste, è possibile tentare di ricostruire la storia, sia pure con molta approssimazione. La ricerca si avvale anche degli studi sulla Sardegna degli autori del mondo classico. I territori oggetto della ricerca comprendono migliaia di ettari in cui visse questo popolo nuragico per oltre due millenni. Trattandosi di una civiltà sepolta, la sua storia non può basarsi su un solido fondamento, nonostante ciò, il mio intendimento è quello di provare che questa popolazione e una delle più antiche della Sardegna di cui si conosca il nome, anche se ricavato dai toponimi e dalle vestigia archeologiche e che uno studio serio potrebbe portare a nuovi e diversi contributi sulle zone interne della Sardegna nuragica. In quest'ottica un grande contributo offrono la ricerca archeologica, i numerosi toponimi e i villaggi nuragici e le antiche strade di collegamento che si trovano in questo territorio molto vasto che probabilmente si estendeva fino al Parteolla, che in origine si chiamava col nome del popolo che lo ha dominato. Al fine di dare consistenza alla ricerca filologica, che si basa sull'identificazione delle origini di questo popolo, faccio alcune riflessioni di carattere storico e geografico.
Il professor Giovanni Lilliu, sia nei testi che nelle sue lezioni da cattedratico, sostiene che le civiltà che poi hanno dato origine a quella nuragica provengono dalla Mesopotamia, dal nord e dal sud dell'Anatolia. Lo stesso Raimondo Carta Raspi condivide quest'opinione, sostenendo che la patria di origine della civiltà, in seguito sviluppatasi in Sardegna è l'Asia minore. Lo stesso concetto esprime l'emerito studioso della lingua sarda M.L.Wagner che riferisce la stessa opinione nel secondo volume del D.E.sardo. Nel fare le mie tesi di questi emeriti studiosi, ritengo utile fare alcune considerazioni di tipo linguistico e soprattutto archeologico. La zona archeologica prese in esame è riportabile alla civiltà nuragica, che si sviluppò anche nei suddetti territori, è quella scoperta e studiata dal barone M.Von Oppenheim negli scavi da lui effettuati nel 1911-1913 e nel 1927-1929 nelle collinette presso Tell-Alaf, regione bagnata dal fiume Abur nella regione denominata Gozan (Gusana).questa località si trova in Mesopotamia e confini tra la Siria e la Turchia, a sud dell'Anatolia. L'altra zona archeologica cui è interessata alla ricerca e ci riguarda forse da più vicino in quanto rappresenta meglio alla civiltà di Tell-Alaf è quella di Arpatsyach, località a nord est di Mossul ai confini tra la Turchia e l'Iraq.detti insediamenti archeologici sono databili al quinto millennio a.C. e le caratteristiche della civiltà rinvenuta sono le seguenti: oggetti in rame, doppia ascia, dee madri, bucrani e ceramiche varie. Gli stessi oggetti, più o meno comparabili e i nuraghi a corridoio sono stati rinvenuti un po' ovunque, anche nei territori oggetto della ricerca.bronzetti vari e oggetti di rame sono stati rinvenuti nel fiume Aratu durante i lavori per la realizzazione della strada provinciale che collega dello con Fonni, nel punto in cui è stato realizzato il ponte, in quanto nelle adiacenze si trova un interessantissimo villaggio, in territorio di Desulo, e ai confini con quello di Ovodda denominato "Sos Corros" ed anche questo toponimo è riferito al dio toro divinità sumera.
Trattasi del nome antico della località, e dell'omonimo villaggio nuragico, dove durante gli scavi relativi a costruzione del ponte sul Rio Aratu è stata rinvenuta una statuetta in bronzo, alta 21 cm, riproducente un guerriero con la lancia tra le mani, lo scudo rotondo e l'elmo con le corna. Detta località gli ovoddesi e i desulesi la chiamano anche "Su Samuhu" ma il suo vero nome antico e quello suddetto, forse anche per testimoniare il ritrovamento di questo tipo di oggetti avvenuto molto tempo prima della costruzione del ponte. Lo schema dell'edificio di Tell-Alaf e Arpatsyach corrisponde al tipo di nuraghe o torre che si trova nel territorio in cui visse questo popolo ed è caratterizzato dalle costruzioni a tholos e a cupola, accentranti su basi circolari e a forma di campana, precedute da corridori.
In tutto l'Egeo si diffonde la cultura della doppia ascia, e questo oggetto e il bucranio tanto caro ai shardana e ai popoli del mare, è stato ritrovato nel villaggio federale di Santa Vittoria in territorio di Serri e nel nuraghe Arrubiu di Orroli. In questa località, questo popolo aveva sicuramente esercitato molta influenza in quanto forniva il rame estratto nella miniera di Raminosa, nel comune di Gadoni ad altre popolazioni. La fusione del rame avveniva a Serra Ilixi, vicino ad Haiodda, nel comune di Nuragus.

Il disegno nell'immagine è dell'autore.

...domani la 2° parte

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