Storia dei popoli: seminiamo il seme della cultura nei nostri figli perché il futuro è ancora da costruire.
lunedì 20 settembre 2010
Nuraghe
Cos’è un nuraghe?
di Desi Satta.
Nei primi secoli del secondo millennio(1), compaiono in Sardegna le torri nuragiche. Si tratta di torri cave (dotate di ambienti interni) e con un ballatoio alla sommità, accessibile da una scala interna (al solito lasciamo le eccezioni e concentriamoci sulla media degli edifici). Gli spazi interni vengono ottenuti con la tecnica della falsa volta, sovrapponendo conci più o meno sbozzati senz’uso di malta (a secco).
Nell’arco di un mezzo millennio (o poco più) vengono edificate circa 8000 strutture, comprendendo nuraghi a corridoio (privi di torri), torri singole, edifici comprendenti più torri (ed altri elementi). Di norma (con qualche eccezione ancora oggetto di dibattito) le strutture complesse derivano dalla sedimentazione di attività costruttive successive (ad esempio Su Nuraxi, Sa Domu ‘e su Re, Losa, per citare i più conosciuti).
Prima di procedere, completiamo l’elenco di alcuni altri dati oggettivi provenienti dalle stratigrafie:
1) La comparsa delle torri corrisponde ad una cesura netta nella successione degli orizzonti stratigrafici (che potrebbe far pensare, ad esempio, ad un arrivo improvviso di importanti apporti culturali esterni)? No: si registra una graduale e certificabile evoluzione degli orizzonti precedenti;
2) L’edificazione avviene in un ristretto arco di tempo? No: statisticamente si assiste ad un fenomeno di “infoltimento” dell’occupazione territoriale con un’attività edilizia distribuita su tutto il BM;
3) Il cessare dell’attività edilizia (avvenuto alla fine del secondo millennio) corrisponde ad una cesura degli orizzonti stratigrafici (ad esempio per l’arrivo di popolazioni straniere)? No: come per l’inizio dell’epoca delle torri, anche la sua conclusione è certificabile come una transizione priva di eventi catastrofici: l’edificazione cessa e le torri (o più in generale le strutture dotate di torri) vengono riconvertite ad altri usi (ad esempio attività cultuali e successivamente altro, fino ai giorni nostri).
Questi sono i dati (certi, a mio avviso) di cui si dispone, assieme ad altri, ad esempio che non vi è alcuna indicazione ragionevole di attività eminentemente cultuali nella fase edificatoria (invece ve ne sono di inoppugnabili per l’occupazione abitativa).
Riassumendo in breve, le torri compaiono come espressione dell’evoluzione di una cultura, radicata da millenni su un territorio, che esprime nuove esigenze.
Domanda: perché i sardi costruirono tutte quelle torri?
Questa l’ho sentita spesso, e la prima risposta è che la domanda è mal posta (tanto per fare un esempio è la stessa cosa che si dovrebbe rispondere quando si sente chiedere: perché gli abitanti di Rapa Nui scolpirono tutte quelle teste?)
Mi sembra si possa condividere la considerazione che nessuno decise mai di costruire 8000 torri: né un gran capo né una tribù né un popolo, così come nessuno decise di costruirne “tante”. È vero invece che l’evoluzione della società sarda produsse ad un certo punto la necessità di realizzare torri, ma ciascuna di esse è l’esito di un’attività edificatoria singola, non di un piano globale riguardante il complesso delle torri (sebbene si possa accettare pacificamente che in un territorio ristretto l’attività edificatoria sia stata consapevole della presenza di “altre torri”, ma comunque in un contesto storico, per cui l’aggiunta di un altro atto edificatorio, non portava alla consapevolezza di una grande variazione nel panorama di cui si aveva la percezione. È il fatto di vederle tutte assieme oggi, con la capacità e la possibilità di contarle e di avere di esse una visione globale, che inganna).
La domanda corretta è dunque: perché a un certo punto in un’area indeterminata (che nella mia suggestione sta dalle parti di Macomer o Borore) ci fu qualcuno che costruì la prima? E di seguito: perché le torri si diffusero?
Se il dato stratigrafico non segnala l’arrivo di costruttori di torri (e del resto è ovvio che sia così, visto che non ci sono altre aree in cui si costruissero torri in precedenza) significa che ci fu un’evoluzione della società che portò ad esigenze soddisfabili con l’edificazione di una torre. La diffusione si spiega allora con la semplice considerazione (anch’essa apparentemente ovvia) che tale esigenza doveva essere sentita in ampie aree dell’isola e la comparsa di una soluzione valida in un’area precisa (la prima torre) suggerì ai vicini la medesima soluzione. Ciò che intendo suggerire, è che il concetto di “necessità di una torre” sia una qualità emergente derivante da un mutamento sociale generalizzato in ampie aree della Sardegna (non in tutta).
Può sembrare un’ovvietà, tuttavia si può discutere sul perché un gruppo umano potrebbe decidere di edificare una torre (non “molte” torri) ad esempio chiedendosi se ci siano altri esempi di società che ne abbiano sentito la necessità.
La risposta disarmante è che tutte le società umane ne hanno realizzato, in tutti i periodi e con qualunque organizzazione sociale (con l’esclusione delle società di cacciatori raccoglitori, sebbene si potrebbe discutere anche su questo). La torre accompagna, di fatto, la storia dell’uomo a partire dall’avvento del neolitico: dalla torre di Gerico ai campanili delle chiese ai minareti alle Twin Towers.
Cosa intendessero realizzare coloro che per primi edificarono una torre nuragica non lo sapremo mai (né l’avremmo saputo con precisione se avessimo potuto conversare con loro, poiché il significato globale di una costruzione, anche la più semplice, è un fatto culturale profondo che include tutta la concettualità sociale dell’individuo, assimilabile solamente con una partecipazione totale alla società stessa). Disponiamo però delle stratigrafie, della storia di altri popoli che edificarono torri, degli studi etnologici di popolazioni presumibilmente non distanti dalla cultura nuragica.
Se spostiamo la nascita delle torri dal problema del “perché nacquero le torri” al “perché costruirono la prima”, la prospettiva del problema cambia.
Note:
(1)non stiamo discutendo di datazioni precise, cosa che esula dal tema del post;
fonte: www.exxworks.wordpress.com
Nell'immagine il Nuraghe Losa, foto di Sara Montalbano
In primis vi è da dire che se è vero che le stratigrafie sono un dato "oggettivo", è altretanto vero che la loro interpretazione è alquanto soggettiva.
RispondiEliminaL'unico dato autenticamente oggettivo è l'orientamento dei nurgahi, orientamento che si è dimostrato figlio di un pensiero astronomico (cfr studi di Mauro Peppino Zedda, per es. Archeologia del Paesaggio Nuragico).
Nello stesso cap. 15 del libro citato, l'autore si interroga sui motivi per cui la Sardegna prenuragica divenne nuragica, cercando di rispondere al perchè costruirono il primo e sul perchè (nell'arco di un millenio) costellarono l'isola di migliaia di nuraghi
L'interpretazione dei dati stratigrafici è soggettiva e può essere indirizzata ad avvalorare il pensiero di qualche archeologo.
RispondiEliminaMa quando si esamina un "contesto stratigrafico" le cose cambiano. I più bravi si notano proprio dal metodo che utilizzano e da come leggono i risultati.
La sensibilità di un archeologo si perfeziona ad ogni scavo, e cresce se si dispone di una corposa quantità di dati comparabili con quelli di altri scavi.
Se il responsabile dello scavo possiede anche una buona conoscenza dei dati di scavo e delle facies culturali al di fuori dell'isola, e si sforza di compararli con ciò che trova, i margini di errore o di interpretazione sono molto bassi.
L'orientamento dei nuraghe è un dato oggettivo, ma è pur sempre un unico dato. Occorre incrociarlo con il contesto stratigrafico e con l'interdisciplinarietà, unica soluzione al problema delle interpretazioni "pilotate".
Un pregio del dato archeoastronomico è che è misurabile in qualsiasi momento, a patto di essere certi che la posizione dell'oggetto da verificare sia quella originale.
Certo Pierluigi , spero converrai che non c'è nulla di più certo del fatto che i nuraghi sono dove li hanno costruiti!!
RispondiEliminasaluti
Mauro Peppino
Ovviamente.
RispondiEliminaInfatti è proprio per questo che ho affermato che si tratta di un pregio.
Diverso, come ben sai, è il caso dei menhir.
Per quanto riguarda l'orientamento dei nuraghe sono possibilista verso più motivazioni. Potrebbe trattarsi di orientamento degli ingressi verso gli astri, o verso la luce, o a protezione del forte vento sardo.
Alcune teorie propongono che la pietra al centro della tholos possa essere temporaneamente sollevata per far entrare la luce in momenti particolari dell'anno, ma ci sono i nuraghe a tre tholos sovrapposte...quindi questa proposta è da rigettare.
Solstizi ed equinozi sono di fondamentale importanza per questo genere di valutazioni.
Oltre i tuoi interessanti studi, mi risulta che Maxia e Proverbio trovano che l'orientamento corrisponde agli azimut astronomici calcolati del sorgere e del tramontare degli astri più luminosi dell'emisfero a noi visibile e, relativamente alle epoche 2000, 1000 e 0 anni a.C., corrispondono alla latitudine boreale di circa 40°. In altre parole, un certo numero di nuraghi presi in esame sono orientali verso le stelle molto luminose, come Sirio (α Cane Maggiore) e Rigel (β Orione).
Da qui dunque, la convinzione che queste torri potevano essere legate a culti astrali e solari.
Ma l'archeologia deve prendere in esame i reperti ritrovati negli strati e, soprattutto, deve rispondere ad alcuni quesiti ad oggi non risolti:
1) perché non TUTTI i nuraghe sono così orientati? Se fosse una regola cultuale dovrebbe essere rispettata alla lettera da tutti, a meno di ipotizzare che nei secoli sia cambiato l'astro di riferimento.
2) perché non sono stati trovati elementi cultuali che potessero escludere l'idea di multifunzionalità? Solo a partire dal X a.C. abbiamo la certezza di uso templare, nei secoli precedenti potevamo avere allo stesso tempo ambedue le funzioni (e altre).
3) al momento la teoria prevalente è che i nuraghe fossero residenze fortificate, e per rovesciare questa proposta servono teorie senza fronzoli, verosimili, ineccepibili e che contrastano fortemente con la società dell'epoca, battagliera e ricca di sistemi difensivi in tutto il pianeta. La Sardegna sarebbe un unicum, ossia questa teoria è in pratica da rigettare.
Personalmente ritengo che i nuraghe abbiano subito un'evoluzione che li portò ad essere i luoghi della comunità, nei quali il potere politico si fondeva con quello religioso e cultuale. Dal XVII al XIV a.C. le modifiche sono evidenti, è sufficiente leggere i dati di scavo e abbiamo sempre gli stessi manufatti, le stesse tipologie costruttive, le stesse evoluzioni architettoniche. A partire dalla fine del XIV si notano rifasci, bastioni imponenti, edifici con corridoi e torri ogivali sovrapposte e altri elementi che non sono spiegabili con gli orientamenti agli astri.
Ma la ricerca continua, e tu sei un ricercatore serio che segue un metodo scientifico. Non si può escludere, allo stato attuale degli studi, che una teoria sia meno valida di altre.
Leggiti Archeologia del Paesaggio Nuragico, o l'articolo Orientation of Sardinian Nuraghes some clous for their interpretation (nel Journal for the History of astronomy, vol 35 2004) e vedrai che tutti i nuraghi sono orientati astronomicamente, l'unico dato certo che conosciamo sui nurgahi.
RispondiEliminasulla questione delle cupole costruite secondo una geometria astronomica , il dato è certo sia l'Aiga (tholos del primo piano) che per l'Is paras che per santa cristina di Paulilatino. Nesssuno ha mai scritto che che tutte le cupole rispondono a questo schema astronomico.
Riguardo alla analisi archeoastronomica sui menhir, solo gli idioti (come Gabriele Ainis o Desi Satta) possono rigettarle a priori.
Se i menhir mostrano d'essere in posizione originaria (ricordati che pesano qualche tonnellata , che si può capire quale sia la base, e quando cadono restano dove sono!), le analisi archeoastronomiche nopn sono un optional ma una esigenza come ben sanno gli archeologi inglesi
Ho visitato anch'io il Nuraghe Losa, interessante monumento dell'archeologia sarda.
RispondiEliminaHo fatto le foto e le ho pubblicate anche su Trivago, il sito internazionale di viaggi, vacanze e turismo.
Complimenti per questo interessantissimo sito.
Grazie per i complimenti, è facile in Sardegna discutere di questi argomenti. Il territorio è un museo a cielo aperto e il paesaggio è costellato da monumenti che meriterebbero un articolo ciascuno.
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