Archeologia della Sardegna, bronzetti sardi, Bronzo Finale/Primo Ferro.
Nelle figure antropomorfe legate alla sfera del sacro, una consuetudine rituale era quella di attenuare l'espressione o a drammaticità naturale con l'ausilio di una maschera.
Storia dei popoli: seminiamo il seme della cultura nei nostri figli perché il futuro è ancora da costruire.
Archeologia della Sardegna, bronzetti sardi, Bronzo Finale/Primo Ferro.
Nelle figure antropomorfe legate alla sfera del sacro, una consuetudine rituale era quella di attenuare l'espressione o a drammaticità naturale con l'ausilio di una maschera.
Archeologia della Sardegna. Pozzo di Santa Cristina, Paulilatino. Età del Bronzo Finale, XII secolo avanti Cristo.
Archeologia della Sardegna.
Quali aristocrazie nella Sardegna dell’Età del Ferro?
Articolo di Carlo Tronchetti
Archeologia della Sardegna. Ritrovata la città fantasma di Gemellas
Articolo di Bartolomeo Porcheddu
«Monti, mari e fiumi attraverserò, dentro la tua terra mi ritroverai» sono le prime due strofe della canzone “Meravigliosa creatura” di Gianna Nannini, che invitano alla persistenza nella ricerca, perché, prima o poi, alla fine, “se sei nella mia terra, ti ritroverò”. Chi conosce il proprio territorio non può perdersi, né qualche estraneo può pensare di nascondersi senza essere visto. La nostra Madre Terra ci ha insegnato che possiamo sopravvivere dei suoi frutti, per resistere anche contro chi vorrebbe conquistarla. Coloro che hanno il controllo del territorio, per quanto piccolo possa essere, hanno un
Archeologia della Sardegna. Il Sole di Omero risplende a Noeddale
Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia della Sardegna. Le Navicelle Bronzee Nuragiche
Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. Nuraghe Pidighi e villaggio, nel comune di Solarussa.
L’archeologo A.Usai ha condotto 11 campagne di scavo tra il 1998 e il 2008 mettendo in luce una serie di capanne adiacenti il nuraghe e una muraglia continua che delimita l’insediamento. Tutte le immagini contenute in questo articolo sono dell'archeologo A.Usai che ha diretto gli scavi. Il lavoro è iniziato nella fonte nuragica Mitza Pidighi, posizionata a pochi metri dal nuraghe. L’insediamento misura circa 150 metri da Nord a Sud e 120 metri da Ovest a Est. Una serie di robusti muri va a formare ambienti di varie dimensioni (tra i 10 e i 30 mq) che, pur conservando un passaggio di comunicazione, separano gli spazi funzionali e alcuni piccoli cortili. L’adozione di muri rettilinei o leggermente arcuati risponde all’esigenza di sfruttare al meglio lo spazio divenuto prezioso, evitando la formazione di scomodi ambienti a clessidra che inevitabilmente si creano negli interstizi tra due edifici rotondi. Solo uno degli
Archeologia della Sardegna: Parco archeologico di Pabillonis
Epigrafia: Graffiti e iscrizioni nelle aree archeologiche di Castellammare di Stabia.
Iscrizioni
parietali di Stabiae di Antonio
Varone, 2020 Roma, L'Erma di Bretschneider
collana di Studi e Ricerche Parco Archeologico di Pompei, 39, pagine
304, 1024 ill. b/n (formato 24 x 27).
Recensione di Felice Di Maro
L’epigrafia parietale campana è stata in massima parte sempre identificata con iscrizioni e graffiti ritrovati a Pompei ma anche nel suo suburbio e ad Ercolano, ben oltre mille, che sono state pubblicate da Matteo Della Corte con un corpus comprendente le scoperte fino al 19531. Quelle successive sono state continuamente pubblicate ma oggi, per quelle di Stabiae, con quest’opera di Antonio Varone che comprende circa 600 testi si offre un’edizione davvero esaustiva e filologicamente ineccepibile di tutti i graffiti rinvenuti fino al 2014 come ha scritto nella prefazione Massimo Osanna, Direttore ad Interim del Parco archeologico di Pompei e Direttore della Collana Studi e Ricerche Parco Archeologico di Pompei che comprende questa edizione (la n.39) pubblicata dall’editore L'Erma di Bretschneider di
Archeologia della Sardegna: I Bronzetti nuragici.
Sardegna verso L'Unesco: Progetto di inclusione dei Monumenti dell'età Nuragica nel Patrimonio dell'Umanità.
Video in diretta facebook nell'ambito dell'iniziativa "Sardegna verso L'Unesco", progetto di inclusione dei Monumenti dell'età Nuragica nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Archeologia e Odissea. Ulisse, Itaca e Omero.
Eterogeneità delle popolazioni greche e degli stanziamenti greci in Asia Minore
Le sventure del povero ed infelice re di Itaca(1), che per cause avverse della natura è costretto a solcare le vie del mare per ben dieci anni dopo la distruzione di Troia (2), sono la veste formale di una narrazione, che ha come nucleo centrale la ricerca di nuove terre e di convenienti rapporti commerciali. Vi si distinsero dapprima gli Achei /micenei cretesi ( identici ai “popoli del Mare “ ed ai Filistei) (3) e poi per breve tempo i Traci, soppiantati dai Calcidesi (abitanti dell’isola Eubea, menzionata anche da Alcinoo),dai Rodi,e dagli Ioni, ed Eoli, greci dell’ Asia Minore. Queste popolazioni greche incontrarono però sulle rotte marine i Fenici, che sulla sponda del Mediterraneo soppiantarono gli Egiziani, dei quali erano stati in precedenza tributari.
Per l’intreccio ,
molto complesso, dei rapporti commerciali
del Mediterraneo bisogna tener conto di alcuni dati storici.
Dopo la caduta , verso la fine del XIII sec. , dell’ impero ittita , che nel periodo del suo massimo splendore si estese dalle coste del Mar Nero sino alla Palestina, per l’azione concentrica dei Popoli del Mare (Ulisse ricorda il nome del suo nonno materno Autolukos . e forse vuol dire che suo nonno fosse un suddito o meglio un piccolo capo alleato dell’ impero ittita, che era governato da un sistema di