Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

sabato 5 novembre 2022

Sardegna, Oliena, Sa Sedda 'e Sos Carros, un edificio sacro per i rituali di 3000 anni fa. Articolo di Pierluigi Montalbano

Sardegna, Oliena, Sa Sedda 'e Sos Carros, un edificio sacro per i rituali di 3000 anni fa.

Articolo di Pierluigi Montalbano

Oggi affrontiamo un monumento dotato di un sofisticato sistema idraulico che garantiva la fuoriuscita d'acqua da bocche realizzate lavorando a rilievo dei blocchi di pietra a forma di testa d'ariete. La vasca al centro è forata per consentire all'acqua di defluire verso i piedi di chi aveva il privilegio di partecipare ai rituali. Fu costruito tra il bronzo finale e il Primo Ferro, circa 3000 anni fa.

Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo del sito nel cuore della valle del Lanaitho, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da qui si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaitho e si prosegue per 6.6 km fino al bivio che segnala la possibilità di andare, a sinistra, al villaggio nuragico di Tiscali. Naturalmente noi svolteremo a destra e, proseguendo, attraverseremo un ponticello per trovare una zona alberata con il parcheggio del sito.
Il ritrovamento di un'ingente quantità di bronzi suggerì la possibilità che si trattasse di una fonderia o, comunque, di un luogo destinato agli scambi di materiali metallici preziosi. La zona più importante del sito mostra tre ambienti nella parte alta, sistemati intorno a un cortile ellittico. Nell'area saltano subito all'occhio le numerose pietre in basalto scuro e calcare chiaro finemente lavorate e una scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare. Attraversando una decina di vani e passaggi si accede alla capanna con la vasca di arenaria finemente lavorata, dotata di un comodo bancone perimetrale sistemato nella parete interna. Nella parte alta sono sistemati una serie di blocchi di calcare tufaceo con le bocche d'acqua ricavate in rilievo a forma di teste di ariete.
L'acqua giunge attraversando una canaletta che gira internamente allo spessore murario, una tecnica ingegneristica sofisticata che colpisce i visitatori e certamente impegnò le menti più illuminate della Civiltà Nuragica. La notevole quantità di blocchi di basalto nelle fogge più varie, molti dei quali di reimpiego, e di schegge di lavorazione, suggerisce che giungesse grezzo dall'ingresso della valle di Lanaitho e venisse lavorato direttamente nel sito. Tuttavia il materiale potrebbe provenire da un altro sito non ancora individuato.
Alcuni blocchi di tufo mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo dei giganti di Mont'e Prama. La frequentazione del sito è cronologicamente inquadrabile nel Primo Ferro, circa 3000 anni fa, e proseguì per vari secoli.
Di notevole interesse si presenta anche un vano che pare essere adibito a luogo di culto. Si tratta di una capanna con muratura residua alta circa 2 m composta in pietre di media e piccola pezzatura disposte in filari aggettanti verso l’interno. Si conservava qui una base di basalto per offerte votive, con 10 fori che sostenevano 10 spade fissate con colate di piombo.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e priva di decorazioni ma si segnalano anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli, ciotole carenate e una coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a spina di pesce. Vari frammenti di grappe di piombo attestano che si praticava la riparazione dei vasi.

Integro l'articolo con un altro testo scritto qualche giorno dopo:
Sardegna, Oliena.
Il toponimo Sa Sedda 'e sos Carros (La Sella dei Carri), indica un'area si sosta per i carri che trasportavano legname e carbone nei secoli scorsi. Si tratta di un villaggio nuragico che si estende quattro ettari ma solo una piccola parte è visitabile: una serie di ambienti quadrangolari a rotondi che si affacciano su un cortile interno al quale si accede attraverso un ingresso con corridoio situato sul lato nord-est. L'area è stata realizzata su un ripido declivio quindi alcuni edifici sono su un livello superiore rispetto al cortile. Il lato inferiore è rinforzato da una muraglia di pietre in calcare locale alta circa 5 m che funziona da muro di contenimento e di cinta. Il sito fu frequentato fra età del Bronzo ed età del Ferro, ossia dal 1200 al 700 a C., con vari adattamenti delle strutture realizzate. Aggirando in senso antiorario la muraglia si arriva all'ingresso che si apre su un elegante corridoio munito di due grandi panchine, sorrette da blocchi di basalto non locale, destinate ad accogliere i fedeli e le offerte.
L'edificio più interessante è un piccolo tempio protetto da una moderna tettoia conica interpretato come Fontana Rituale che utilizzava l'acqua intercettata da una sorgente più a monte e incanalata prima in una grande vasca a gradoni, che descriverò dopo, e poi all'interno dell'edificio. Questo piccolo tempio circolare ha un diametro di 2,5 m, realizzato con conci di basalto lavorati con cura. Nella parete è sistemata una panchina cui seguono varie file parallele di conci in cui si notano alcune piccole nicchie geometriche destinate a ospitare le offerte. Più in alto c'è un filare di blocchi di tufo calcareo arricchito da 9 protome di muflone scolpite in altorilievo e dotate di una bocca per la fuoriuscita dell'acqua. Nel canale interno del filare circolava l'acqua proveniente da una piccola vasca in calcare bianco alimentata dalla grande cisterna gradonata. L'acqua zampillava nel bacile di arenaria posizionato al centro della sala. L'acqua poi, tramite un foro praticato sul fondo, defluiva in un grande canale destinato alla raccolta delle acque piovane. Sia nelle corna protomi sia sul bordo della conca erano stati praticati dei piccoli fori per fissarvi come ornamento, tramite un perno, delle colombelle di bronzo.
La struttura muraria si chiude superiormente con due file di blocchi di basalto con nicchie triangolari sul quale probabilmente c'era una copertura in legno. Un'altra sala interessante è costituita da una grande vasca circolare costruita con gradoni di basalto sistemata nella parte alta del sito. Si riconoscono blocchi a T con un solo lato levigato, alcuni dei quali conservano ancora le bozze mammelliformi create per evocare rituali fertilistici. Il fondo della vasca era ricoperto da uno strato di argilla che lo impermeabilizzava. Si ipotizza che questa struttura fosse destinata a riti religiosi pubblici di tipo purificatorio, e contemporaneamente fosse un serbatoio per la raccolta e la conservazione dell'acqua destinata alle cerimonie che si svolgevano nella Fontana Rituale, più piccola e forse riservata a funzioni sacre per pochi eletti.

Nessun commento:

Posta un commento