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venerdì 16 aprile 2021

Agatocle, tiranno di Siracusa, nemico giurato di Cartagine. Articolo di Lydia Schropp

Agatocle, tiranno di Siracusa, nemico giurato di Cartagine.

Articolo di Lydia Schropp



Agatocle, tiranno siracusano di umili origini, fautore del partito democratico “radicale,” in seguito, durante la guerra in Africa ,autoproclamatosi re ad imitazione dei diadochi di Alessandro Magno e fondatore  di un vasto regno ( nato nel 361 a.C. a Termini Imerese, morto nel  289 a.C. a  Siracusa )

Agatocle nacque  a Termini Imerese (PA) nel 361 a.C., quando il territorio rientrava ancora nella sfera d’influenza cartaginese, da un vasaio profugo di Reggio, che nel 342 a.C. si trasferì  a Siracusa. Lì padre e figlio ottennero la cittadinanza siracusana concessa da Timoleonte ai profughi. Agatocle e suo fratello Antandro si dedicarono con successo alla carriera militare; e ben presto Agatocle si distinse nelle campagne militari condotte da Timoleonte contro  gli Etnei ed i mercenari campani, contro Agrigento e nelle guerre contro i Bruzi. Antandro ottenne  verso il 330 a.C. la carica di stratega. Ambedue parteciparono attivamente alle varie lotte partitiche che funestavano le varie città sia

in Sicilia che in Calabria e diventarono capi di tutti gli esiliati “radicali”, compresi i democratici di Crotone. Qui, in seguito ad un acceso contrasto politico con i capi oligarchici siracusani in esilio , Agatocle venne esiliato e costretto a soggiornare a Taranto. Dopo la vittoria dei democratici a Reggio, Agatocle tornò a Siracusa. Partecipò a sempre nuove spedizioni militari , distinguendosi per forza e crudeltà. La sua abilità di stratega emerge chiaramente quando ottenne a Siracusa il supremo potere, di cui si avvalse per sopprimere molti avversari. Egli operò un vero colpo di stato nel 316 a.C. a Siracusa, quando convocò il consiglio dei Seicento e lo  accusò di tramare contro di lui, causando disordini ed assassini   senza essere contrastato apertamente dal generale cartaginese Amilcare, che avrebbe dovuto sostenere gli oligarchici. Questo mancato intervento procurò ad Amilcare l’accusa di tradimento e la condanna a morte da parte del Senato cartaginese.(312 a.C.)

L’esigenza di eliminare i presidi degli oligarchici nelle poleis in cui i fuorusciti avevano trovato rifugio e di promuovere governi ligi a Siracusa, animò i primi atti della politica estera di Agatocle dopo il colpo di stato. Egli iniziò subito un violento contenzioso con Messina, città strategicamente molto importante per il controllo dello stretto. Seguirono lotte continue fra varie città siciliane ed i Cartaginesi, difensori degli oligarchici.



Sconfitto però presso Gela dai cartaginesi nel 311 a.C. e non riuscendo più ad affermarsi a Siracusa, decise di trasferire la lotta per il dominio della Sicilia in Africa, dove Cartagine nel 310 a.C. era priva di difese valide di fronte ad un’aggressione improvvisa. Infatti Cartagine aveva dislocato le sue truppe nei territori conquistati, in Sicilia, Sardegna e Spagna meridionale ed inoltre doveva tenere a bada i popoli africani confinanti sottomessi.

Agatocle riunì una grossa flotta, assoldando molti mercenari, fra cui 3.000 sanniti, etruschi e galli, e, senza svelare alle truppe la destinazione finale, salpò alla volta di Tunisi, dove, appena arrivato, fece distruggere le navi bruciandole, per togliere ai soldati ogni speranza di rientro. Egli rimase in Africa con i suoi due figli fino al 307 a.C., quando dopo alterne vicende fu sconfitto. La descrizione della  sua permanenza in Africa ci fornisce molti dettagli sulla vita pubblica e privata dei Cartaginesi e sul paesaggio in cui si verificarono gli scontri. Colti di sorpresa, i cartaginesi non riuscirono  in un primo momento a difendere due grandi città, loro vicine , Megalopoli e Tunisi bianca. In un’assemblea decisero quindi di nominare due generali di nobile famiglia ma antagonisti, Annone e Bomilcare, che  nello scontro ebbero la peggio, Annone cadde per le ferite riportate, Bomilcare decise la ritirata. Agatocle lasciò una parte delle truppe a presidiare Tunisi, mentre con l’altra s’impadronì di numerose località fortificate, vicine alla capitale. Supponendo che i popoli  vicini sottomessi si lasciassero facilmente adescare dalle  sue futili promesse egli intavolò trattative con loro, ma dopo   qualche tempo essi  ritornano fedeli a Cartagine, così che la speranza in  un loro aiuto od in  una loro sollevazione risultò vana. Si rivolse quindi per un aiuto ad Ofella, luogotente di Tolomeo d’Egitto a Cirene in Libia, dove vivevano lungo la costa molti coloni greci, per lo più dori. Ofella si lasciò convincere da Agatocle e preparò una grossa spedizione di coloni e mercenari greci, arrivati anche da lontano e dalla Madre Patria, per combattere contro Cartagine. Partendo dalla Libia ,egli dovette attraversare il deserto per ben due mesi affrontando i  pericoli tipici del territorio. Appena arrivato a Tunisi, si accampò nelle vicinanze delle truppe mercenarie   siracusane, ma, accusato improvvisamente di tradimento da Agatocle, fu accerchiato dalle truppe ed ucciso. Le truppe di Ofella passarono in seguito a promesse di laute paghe   dalla parte di Agatocle. Poco dopo Agatocle, resosi conto di non potere espugnare Cartagine per mancanza di navi,  si autoproclamò  re, seguendo l’esempio dei Diaconi. Con un esercito ormai più numeroso, grazie alle truppe di Ofella, riuscì ad espugnare Utica e Hippou Akra, ma non Cartagine, che riceveva rinforzi via mare. Ad Agatocle mancava una flotta adeguata e così decise di rientrare in segreto in Sicilia, da dove i cartaginesi avevano ritirato gran parte delle loro truppe ed Agrigento aveva costituito una lega sotto Xenodico per opporsi a Siracusa. Lasciò le truppe in Africa sotto il comando del figlio Arcagato, che dopo iniziali conquiste , subì una grave sconfitta, che indusse gli alleati libici ad abbandonarlo.

Nel frattempo Agatocle, approdato a Selinunte, in territorio ormai abbandonato dai cartaginesi, guadagnò Segesta insieme  con le città elime vicine,  Termini Imerese e Cefalù e si diresse a Siracusa.

Aveva già approntato 17 navi per inviarle con rinforzi al figlio Arcagato, quando , informato della gravità delle vicende africane, riuscì a salvaguardare la sua posizione in Sicilia, utilizzando momentaneamente  le navi per sbloccare  il porto di Siracusa ,assediato da 30 navi cartaginesi Egli riuscì nell’intento anche grazie al soccorso di  altre 18 navi inviategli da alcune città  alleate etrusche. Poi  costrinse  Agrigento a passare di nuovo dalla parte di Siracusa. (307 a.C.)

Nell’autunno del 307 a.C. rientrò in Africa dove la situazione era già precipitata, e subì una terribile sconfitta.Le sue truppe si ribellarono e meditarono persino  di consegnarlo ai Cartaginesi, ma egli riuscì ad evitare il peggio fuggendo e ritornando in Sicilia, dove voleva continuare a combattere .Dovette però lasciare in Africa i suoi due figli Arcagato ed Eraclide , che furono eliminati dalle  loro truppe, che si consegnarono ai Cartaginesi.  Agatocle non riuscì più a tornare in Africa. L’esercito greco ( cioè quello appartenuto ad Ofella) continuò a resistere in alcune delle città africane occupate, sperando forse nel ritorno di Agatocle, ma alla fine dovette cedere e subì un duro trattamento: i comandanti furono uccisi, i soldati furono resi schiavi e costretti a coltivare le terre devastate dalla guerra.

Agatocle si stabilì nelle vicinanze di Termini Imerese –Cefalù. Privo completamente di mezzi, spesi per le molte campagne militari in Sicilia ed Africa e per le paghe, poi non più corrisposte ai mercenari, chiese  un forte aiuto economico alla città di Segesta, che glielo negò: egli allora pensò bene di punire  i benestanti della città, che fece uccidere e rapire  e ripopolò la città con elementi a lui fedeli. Rifondò poi la città dandole  il nome di Diceopoli.

Nel 306/5 si arrivò a trattative di pace fra Agatocle ed i Cartaginesi, che  stabilirono  che i Cartaginesi riavessero i territori già in precedenza posseduti in Sicilia e che i confini fra le zone d’influenza greca e quelle d’influenza fenicia restassero quelli stabiliti nei precedenti trattati.

A Siracusa si riconobbe la regalità di Agatocle , che fu persino eroicizzato, come risulta dal fatto che  nel tempio di Atena ( oggi Duomo di Siracusa ) si potevano contemplare  pitture di” Agatocle a cavallo “, viste ancora da Cicerone in epoca romana. “Il re a cavallo” era un canone ben noto dell’arte ellenistica.

Comunque al suo ritorno a Siracusa Agatocle usò , come sempre, misure molto dure, vendicandosi dei suoi detrattori Combattè contro alcuni oligarchici che non lo volevano riconoscere come Re ed estese il suo dominio verso l’area di Messana  e le isole Eolie. Ormai in possesso di tutti i territori siciliani che potevano rientrare nella zona d’influenza greca, cercò di pacificare le varie fazioni e di accrescere il suo prestigio personale sposando la figliastra di Tolomeo Lago, Teossena, sorella di Magas, nuovo governatore della Cirenaica dal 305 al 300 a.C. e quindi successore dello sfortunato Ofella. Ciò ci fa presumere che la sfortunata impresa di Agatocle in Africa non lasciò gravi ripercussioni in Egitto.

Afferma la prof.ssa Langher: “come per gli altri coevi Re ellenistici Antigono, Demetrio, Seleuco, Tolomeo, Lisimaco e Cassandro, la regalità di Agatocle va considerata come acquisita per diritto di vittoria ed assicurata  in virtù della trasmissione ereditaria. Guidare l’esercito si configurava come la principale funzione del re. Allo stesso modo dei vari regni ellenistici che nascono fra il 311 e il 305 e si consolidano e riassettano fra il 301, il 281 e il 277, anche il regno di Agatocle nasce e si consolida sulla base del diritto di conquista e di vittoria.”

Agatocle si dedicò a perfezionare la nuova forma di governo monarchico sia sul piano della normativa giuridica, sia sul piano del cerimoniale, sia sul piano dei diritti monetari.

Dichiarò suo erede il figlio Agatocle II, che presentò all’assemblea, che lo riconobbe principe ereditario.

Si fece costruire un’imponente reggia ed accolse a corte i luminari dell’epoca.

Dopo la conquista delle isole Eolie nel 304/3 a.C. cercò di espandere il suo territorio verso  l’Alto Ionio e l’Adriatico inserendosi nelle lotte fra i vari Diadochi. Dopo una vittoria sui Bruzi, riuscì a conquistare  Corfù, (299/8 a.C.) prima posseduta da Cassandro, poi Itaca, Leucade ed Issa situata più a nord, vicino all’importante  porto etrusco di Spina ed a dominare direttamente su Crotone, dopo aver sconfitto il tiranno locale Menedemo, ed ad allearsi con gli Iapigi ed i Peucezi. Per guadagnare un maggiore influsso sul versante Adriatico Agatocle dette in matrimonio sua figlia Lanassa al re d’Epiro Pirro, assegnandole in dote l’isola di Corfù. Ma il matrimonio non durò a lungo, perché Lanassa, contrariata  per la poca attenzione che Pirro le prestava, pensò bene di convolare a nuove nozze, sposando un re più potente, Demetrio,  già  nel 291 a.C. Siccome Corfù rientrava nella dote matrimoniale di Lanassa, Corfù passò  automaticamente in possesso a Demetrio. Nelle contese  successive fra Pirro re d’Epiro, e Demetrio, re di Macedonia, Agatocle sostenne il secondo.

Agatocle pensò anche ad espandere la sua influenza  verso il Mar Tirreno, occupando e conquistando Ipponio (oggi Vibo Valentia)Ormai il suo prestigio , grazie ai vincoli di parentela con Tolomeo e  Demetrio,  si è notevolmente accresciuto  ed alla sua corte si afferma il generale spirito ellenestico. La sua zona d’influenza politica ed economica si estende su tutta la Magna Grecia, lungo il Mar  Tirreno sino a Napoli e Cuma, sullo Jonio sino a Metaponto. Appare ora sulle monete siracusane il famoso simbolo della triskeles, cioè il volto della medusa attorniato da serpenti , che fungono da capelli , e le tre gambe, che dovrebbero significare i tre capi della Sicilia e cioè Capo Peloro, capo Passero e Capo Lilibeo. Il simbolo, ripreso forse da una tradizione fenicia, ebbe molta fortuna  ed è oggi inserito nel logos della Sicilia.

Agatocle pensava ancora ad una nuova campagna  in Africa contro Cartagine quando si ammalò e poco dopo morì (289 a.C.) Prima però designò come suo successore il giovanissimo figlio Agatocle (II), affidandogli con il regno il comando supremo di tutte le forze terrestri e navali. Questo gesto provocò l’ira e la gelosia di Arcagato, (figlio forse dell’Arcagato morto in Africa) al quale Agatocle aveva affidato temporaneamente il comando delle sue truppe, perchè egli  uccise a tradimento lo zio venuto a prendere le consegne del comando.

“La reazione del Re fu terribile e imprevedibile. Agatocle convocò l’assemblea popolare ed accusò di fronte a tutti di empietà il nipote Arcagato. Poi affermò di voler restituire al popolo la sovranità dichiarando ufficialmente ristabilito il regime repubblicano “ (Agatocle pag. 321)

Egli fece partire in tutta fretta la moglie Teossena con i due figli alla volta dell’Egitto e ,secondo una leggenda, fu posto sul rogo mentre  non era ancora del tutto morto.

I successori di Agatocle sul trono a Siracusa furono Pirro, genero di Agatocle (280-278 a.C.), Gerone II nel 269, e Ieronimo, figlio di Gelone II (figlio a sua volta di Gerone II ) e di Nereide, figlia di Pirro. Ma ormai anche la potenza di Siracusa stava per declinare e fra poco dovrà soccombere a Roma.

Su Agatocle disponiamo di parecchie fonti : 2 storici siciliani a lui sfavorevoli: Timeo e Diodoro Siculo, uno storico di corte a lui favorevole Callia, poi uno statista Duride di Samo, Polibio e Strabone, che però non sono contemporanei e riportano notizie attinte da altri,  ed infine l’ Epitome di Giustino

Per chi desidera approfondire le vicende poco note di Agatocle si consiglia la biografia, molto accurata e ricca di  preziose informazioni  sia sulla campagna d’Africa che sulle fonti storiche , “ Agatocle “della prof.ssa Nerina Consolo  Langher, edita nel 2000 dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’ Università  degli Studi di Messina –Di.Sc.A.M.

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