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sabato 20 febbraio 2021

Archeologia della Sardegna: Nuraghe Orolo di Bortigali

Archeologia della Sardegna: Nuraghe Orolo di Bortigali

Una delle meraviglie architettoniche dell’età nuragica, molto ben conservata, posto sul bordo di un promontorio del Marghine, a  800 metri d’altezza, sul monte Cuguruttu, domina e controlla la valle del Tirso e tutto il Marghine. Dalla sua sommità lo sguardo abbraccia una vasta porzione di Sardegna centrale, dalla piana di Macomer all’altopiano di Abbasanta, sino al Gennargentu. Il monumento, restaurato nel 1998, è in ottimo stato, realizzato con grandi blocchi di trachite ben squadrati e disposti su filari regolari. Il trilobato presenta una torre centrale a due piani, dal profilo slanciato, alla quale, in epoca successiva, è stato aggiunto, sulla fronte, un corpo bastionato che

comprende due torri minori raccordate da una cortina muraria concava. L’ingresso trapezoidale, ricavato al centro del bastione, è chiuso da un architrave con sovrastante finestrella e conduce in un andito coperto a piattabanda che sfocia a sua volta in tre vie: frontalmente nella torre principale, a destra e a sinistra negli accessi alle torri laterali. Il corridoio è ricavato nella muratura, un’opera perfetta che non compromette la stabilità dell’edificio. Il mastio, circolare con diametro di 15 metri e alto attualmente 14 metri, è costruito con pietre di dimensione decrescente: i grandi massi appena sbozzati dei filari di base diventano gradatamente più piccoli e rifiniti verso l’alto. Dentro la torre principale ci sono due camere sovrapposte, al piano terra e al primo piano, entrambe coperte con tholos quasi intatte. La camera inferiore è circolare, alta sei metri e mezzo. La sua pianta è movimentata da tre grandi nicchie disposte a croce e quattro stipetti ricavati nella massa muraria, leggermente rialzati dal pavimento. A destra nell’andito che porta alla camera c’è la scala realizzata all’interno della spessa muratura e illuminata da sei feritoie realizzate al livello delle pedate per illuminare i 56 gradini, quasi regolari, che salgono con andamento elicoidale ai piani superiori. 

Si accede alla sala al primo piano da un pianerottolo: è illuminata da una grande finestra con robusto architrave e presenta un pianta irregolare con tre nicchie e due pozzetti-ripostiglio, profondi tre metri. In una nicchia si apre una feritoia simile a una del nuraghe Santu Antine (Torralba), che riproduce una testa bovina. La tholos, in ottimo stato, è alta quasi sei metri. La scala prosegue sino al piano di svettamento dove individuerai i resti di una terza camera: in origine la torre aveva almeno tre livelli. Ai lati della principale, le due torri minori. Quella a destra, costituita da un ambiente circolare (cinque metri di diametro), si conserva per un’altezza variabile tra uno e cinque metri. Quella di sinistra presenta una sala ellittica con copertura a tholos integra. Intorno al monumento, in un’area di oltre duemila metri quadri, emergono tracce di una decina capanne circolari e rettangolari e di un antemurale. I pochi frammenti ceramici rinvenuti forniscono indizi di frequentazione dell’area tra Bronzo medio e finale (XVI-IX secolo a.C.), con sporadiche attestazioni romane (fino al V secolo d.C.).

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