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sabato 16 gennaio 2021

Archeologia: Omero e Odissea. Ulisse ad Itaca. Articolo di Lydia Schropp

Archeologia: Omero e Odissea. Ulisse ad Itaca.

Articolo di Lydia Schropp

Con il  rientro di Ulisse ad Itaca assistiamo ad  un cambiamento di prospettiva notevole, perché ora l’eroe deve rientrare in possesso delle sue prerogative di re, che dopo venti anni di assenza, sono state usurpate da altri nobili Achei, e cioè dai pretendenti di Penelope, che non credendo più nel ritorno del loro re , pensano di assumerne il ruolo sposando la vedova . Dopo aver appreso il triste destino di Agamennone,  tradito dalla propria moglie ed ucciso dal suo antagonista, Ulisse sa di dover agire con la massima cautela e possibilmente nascondere la sua vera identità. Quindi i travestimenti e le “metamorfosi” di Ulisse giocano un ruolo importante, insieme ai suoi falsi racconti, che hanno uno sfondo storico, collocabile verso l’VIII-VII sec. a.C. , quindi molto dopo la conquista di Troia, ma

attinente al periodo della presunta  stesura dell’ Odissea.

Anche le credenze religiose risultano diverse rispetto alla prima parte dell’ Odissea che ci narra dei viaggi di Ulisse, e ciò può avere la sua giustificazione nel fatto che ora ci troviamo ad  Itaca, un’isola greca e non più in Italia. Ulisse è sempre assistito dalla sua dea protettrice Atena, che assume , secondo le circostanze, diversi aspetti, talvolta  si presenta come pastorello, talvolta come donna, talvolta come amico d’armi d’Ulisse ed  una volta persino come rondine, durante la strage. E’ poi lei ,insieme a Zeus , a convincere gli Itacesi dopo la strage  a scendere a patti con Ulisse  ed a  non proseguire nella lotta.

I cosiddetti “ falsi racconti “ di Ulisse, sono dettati  non solo da ragioni opportunistiche,  e cioè  dalla  cautela del nostro eroe ,che non vuole svelare luoghi sconosciuti  ,con i quali potrebbe intavolare rapporti commerciali ,  ma anche dal bisogno di risultare credibile al suo ascoltatore, che  conosceva solo i paesi  stranieri confinanti  già colonizzati dai Greci, e quindi aveva ancora una conoscenza approssimativa del Mediterraneo  occidentale. Narrando le sue vere esperienze avrebbe forse anche rischiato di essere considerato un folle.  I racconti  riflettono un determinato periodo storico in cui l’Egitto, Creta e Cipro rivestivano ancora una grande importanza economica e culturale. La Sicilia è menzionata più volte come terra fornitrice  di schiavi , basti pensare ad Eumeo , ad Euriclea, alla serva dell’anziano  Laerte, rapiti ancora piccoli da mercanti di schiavi  privi di scrupoli e poi venduti sul mercato ,ma non è ancora colonizzata dai Greci, perché a Siracusa governa un re locale, padre di Eumeo.(Canto xv vv 403-484 ), siamo quindi in epoca precedente al 735 a.C., fondazione della prima colonia greca in Sicilia, e cioè Naxos,situata sulla costa Ionica ,  nei pressi di  Taormina. Un altro indizio temporale ci è dato nel Canto XXI, quando si parla dell’arco di Ulisse, dono di Ifito Euritide, che Ulisse incontrò a Sparta . I due si incontrarono in Messenia, dove Ulisse  da giovane si era recato per chiedere conto delle greggi e dei pastori che gli erano stati rapiti ad Itaca (Canto XXI vv 17-19).Le guerre messeniche sono storicamente provate ed iniziarono verso la metà dell’ VIII sec.  Durarono a lungo , furono tre e sconvolsero ampi territori. I Messeni, che abitavano anche nella Pilo di Nestore, emigrarono  in massa, dirigendosi anche verso Reggio Calabria e da lì passarono a Zancle sotto il tiranno Anassila, che cambiò nome della città in Messene.

Nella sua scaltrezza Ulisse  tace sulle sue nuove scoperte geografiche, che invece rivela alla moglie Penelope, dopo la strage dei pretendenti ,ben sapendo che nuove avventure e forse conquiste lo aspettano, come vaticinatogli da Tiresia.

Dopo ben 20 anni di lontananza Ulisse non riconosce il luogo di approdo della sua patria. Lo aiuta Atena ad orientarsi ed anche a nascondere i ricchi doni dei Feaci in una grotta(1). A lei Ulisse racconta di provenire da Creta, dove ha ucciso un figlio di Idomeneo, che gli voleva rapinare il bottino conquistato a Troia. Costretto alla fuga, si imbarcò su una nave fenicia, che, sorpresa dalla tempesta ,fece scalo ad Itaca, per poi proseguire per Sidone (2). La dea Atena, apparsa in un primo momento sotto le spoglie di un bel giovane pastore di greggi, che riflette la bellezza degli antichi pastori-re, tramuta le sue sembianze in una bella donna matura, che lo consola e lo sostiene, alleviandogli le delusioni che inevitabilmente proverà alla vista del suo palazzo abbandonato e frequentato da estranei,  e lo assiste assiduamente con consigli ed anche interventi  di fatto nei suoi incontri con i pretendenti di Penelope.

 Per rendere Ulisse irriconoscibile a tutti lo trasforma in un vecchio mendicante(Canto XIII vv 397-403), e gli propone di rivolgersi per aiuto al suo servo Eumeo (3), che  incontra  presso la fontana Aretusa (4) Il povero servo lo accoglie decorosamente, secondo le leggi dell’ospitalità, e richiesto della sua identità ,Ulisse inizia il suo secondo falso racconto. (Canto XIV vv 199-359).Narra di provenire da Creta e di essere figlio illegittimo del principe Castore llacide, noto per la sua ricchezza e molto onorato fra il popolo. Alla sua morte fu svantaggiato, essendo figlio illegittimo ed ebbe in eredità una piccola casa. Ma grazie al suo valore guerresco ed alla sua intraprendenza riuscì a sposare una donna ricca. Con la saggezza dell’uomo maturo  riconosce di aver scelto valori sbagliati, ha preferito la guerra e gli strumenti di morte ad una semplice vita di lavoro (XIV vv 216-219). Ancora prima della guerra di Troia si distinse in imprese guerresche, arricchendosi con molto bottino. Divenne quindi un personaggio potente a Creta, e quando gli Achei allestirono le flotte per la guerra di Troia, si rivolsero a lui ed ad Idomeneo per un rinforzo delle loro truppe. Egli non poté rifiutare il suo consenso (XIV v 239).Dopo nove anni di guerra ritornò vittorioso per un mese a casa, ma poi lo spirito guerresco lo spinse di nuovo sui campi di battaglia. Si recò in Egitto con 9 navi, nell’intento di conquistare un ricco bottino. Dopo 5 giorni di traversata sul mare , arrivato alla foce del Nilo, mandò in perlustrazione alcuni suoi uomini, che però saccheggiarono i campi e rapinarono donne e bambini, inducendo la gente del luogo a difendersi ed a mettere in fuga i facinorosi. Molti dei suoi furono uccisi o resi schiavi. (vv 270-272) A lui sarebbe toccata la stessa sorte, se non avesse fatto atto di sottomissione al re (vv 276-280), che , impietosito, lo accolse nel suo palazzo, nonostante l’ira della popolazione. In Egitto restò  7 anni (il tempo trascorso da Calipso, ninfa collegata con l’Egitto), accumulando ricchezze, probabilmente ottenute con scorribande al seguito del re come mercenario (5). All’ottavo anno un fenicio lo convinse con l’inganno a recarsi prima  in Fenicia, dove restò un anno (il tempo trascorso da Circe ),e quindi ,dopo averlo promosso  a socio d’affari, a recarsi  in Libia , con il segreto intento però di venderlo lì  come schiavo.(6)Ma una violenta tempesta distrusse la nave, ed egli, dopo 9 giorni di deriva in mare , arrivò dai Tesproti , dove il figlio del re lo trovò in spiaggia e gli offrì accoglienza nel suo palazzo.(7)Qui, dai Tesproti  egli  apprese notizie di Ulisse, che sarebbe in procinto di ritornare ad Itaca, ricolmo di ricchezze. Ulisse in realtà sarebbe già arrivato ad Itaca se non avesse  voluto  consultare prima  l’oracolo di Dodona, (8) per apprendere le modalità del suo ritorno,  e cioè  se presentarsi apertamente al popolo ed ai suoi  od in segreto, dovendo temere insidie dei pretendenti di Penelope (v.330).

Il finto mendicante narra quindi ad Eumeo che egli in realtà  si doveva recare a Dulichio, dal re Acasto, ma il capitano e la ciurma della nave decisero di venderlo come schiavo, gli sottrassero i suoi bei abiti e lo rivestirono di un lurido cencio. Appena arrivati in vista di Itaca, pensarono bene di concedersi una sosta per cenare comodamente sulla spiaggia e lo legarono alla nave. Ma egli riuscì a slegarsi ed ad allontanarsi dal luogo, così da non essere più scoperto. Appena la nave prese il largo, egli si diresse all’umile capanna di Eumeo.

Eumeo ascolta con attenzione le vicissitudini del povero mendico, ma non crede al ritorno del suo padrone e re. Anzi esprime il suo disappunto, perché già un altro mendico gli aveva pronosticato l’arrivo di Ulisse, che egli avrebbe visto riparare le navi a Creta, ospite di Idomeneo.

Anche ad Antinoo il mendicante Ulisse ripete il racconto delle sue sventure in Egitto, ma con alcune varianti significative. Egli è colpevole del suo destino, perché  ha preso la decisione di recarsi con dei pirati in Egitto, i quali , dopo aver saccheggiato e rapinato bambini, furono messi in fuga dalla gente del luogo, che li  prese schiavi. Egli fu venduto a Cipro (9) ad un re, ospite degli Egiziani, da dove arrivò ad Itaca, soffrendo molte disavventure.(Canto XVII vv 415-444)

Infine , da mendico, Ulisse ripete  anche a Penelope un “falso racconto “. (Canto XIX vv 165-307 ).Egli proviene da Creta, è di nascita illustre, perché è figlio di Deucalione, fratello di Idomeneo e si chiama Etone (10).Ha ospitato Ulisse ed i suoi compagni per 12 giorni, prima che si recasse a Troia. Su richiesta di Penelope descrive il vestiario di Ulisse, che si distingue per ricchezza ed eleganza . Egli ricorda in particolare una splendida fibbia d’oro con un rilievo particolare raffigurante un cane ed un cerbiatto. Ricorda poi che Ulisse aveva un araldo  che apprezzava più di tutti, perché era molto ligio al suo dovere, non disobbediva mai; si chiamava Euribate ed era di pelle nera, cioè  dell’ Africa interna.

Alle ulteriori richieste di Penelope,  la rassicura dicendole che Ulisse sta per tornare, che si trova al momento presso i Tesproti, in Epiro (Canto XIX, v. 271 ). Purtroppo ritorna da solo, perché ha perduto tutti i suoi compagni.  Accenna poi brevemente alla sua traumatica esperienza presso l’isola Trinachia ed i Feaci, che lo colmarono di ricchi doni. Come ha già detto ad Eumeo, egli ripete a Penelope che Ulisse si è recato a Dodona per un vaticinio, in quanto voleva sapere  se doveva arrivare ad Itaca apertamente od in segreto. Penelope lo accoglie con gentilezza e riverenza e sembra intuire che lo straniero  sia il tanto atteso sposo, quando dice ad Euriclea che Ulisse dovrebbe somigliargli: (Canto XIX vv. 359-360 ) “  e certo Odisseo ormai è così nelle gambe, così nelle braccia; in fretta nella sventura i mortali s’invecchiano “. Anche Euriclea riconosce la somiglianza dello straniero con Ulisse (vv 380-381 ) e quando lavandogli i piedi, vede la cicatrice, capisce di avere dinanzi a sé il suo padrone. La cicatrice diventa il segno di riconoscimento di Ulisse, perché  grazie ad essa anche i  suoi due servi fedeli sono certi della sua identità. Leggendo la seconda parte dell’ Odissea  sorprende il rilievo dato ai segni ed alla loro  potenza . Penelope diventa sicura dell’identità di Ulisse quando egli le descrive esattamente il talamo nunziale , che da giovane sposo  ha approntato con le sue stesse mani. In ambito religioso gli dei  rivelano  la loro volontà con particolare segni, Zeus con la folgore, Poseidone con la tempesta, Atena con la sua presenza .L’orientamento del  volo degli uccelli e lo stormire delle fronde servono agli uomini per capire la volontà degli dei e la presenza di aruspici alla corte è costante. A Itaca  c’è Leode (canto XXII vv 310-329), che Ulisse non risparmia, perché pensa che abbia favorito con le sue predizioni  gli  avversari, mentre ha pietà per l’aedo Femio e l’araldo Medonte, che fa sedere accanto all’altare di Zeus, in quanto risultano innocenti ed amici di Telemaco. Il tempio e l’altare fungevano nell’antichità come  sacro luogo di rifugio anche durante le guerre.


L’episodio della cicatrice allenta un po’ la tensione del riconoscimento e ci riporta agli anni giovanili di Ulisse, quando una volta si recò a caccia sul Parnaso con il nonno ed i cugini. Il nonno, di nome Autolico,(11 )famoso per le sue ruberie e gli spergiuri, si recò ad Itaca, appena nato il nipotino, e gli impose il nome Odisseo, di cui si spiega l’etimologia. Odisseo è collegato con la parola  “odio”, perché il nonno è venuto ad Itaca, covando odio contro molti (v 407) (12) .Ulisse proibisce ad Euriclea di svelare il suo segreto perché egli ha intenzione di uccidere i pretendenti, che gli distruggono i suoi beni ed Euriclea gli promette di aiutarlo e di indicargli le serve infedeli.

Segue quindi il racconto della preparazione della strage.

NOTE

1)  Nella grotta di Polis ad Itaca, sacra alle ninfe ,si sono rinvenuti numerosi ed antichi tripodi, che fanno pensare ad un vero culto di Odisseo .Cfr. I. MALKIN, I ritorni di Odisseo, Roma, 2005, pp46-49 e pp.124-146,e la sua lunga esposizione al riguardo. MALKIN stranamente  crede che i Feaci siano un popolo mitico.

2)Il porto di Sidone fu nell’antichità più importante di quello di Tiro, distante circa 35 km. Il nome odierno di Sidone è Saida.

3) Eumeo, nome originariamente italico collegato con Maia, maiale; da notare gli epiteti ironici  di Eumeo, glorioso porcaio, capo di uomini , cioè  di altri porcari , che egli sovraintende etc. Tutta la descrizione delle stalle di Eumeo sa di ironia. L’esatta descrizione dei recinti in cui sono custoditi i vari animali di allevamento e l’indicazione del loro numero  e il fatto che siano guardati da cani, simili a fiere, “quattro cani , che crebbe il porcaio, capo d’uomini “ sa di contrappeso ironico all’episodio di Circe  ed alla trasformazione dei compagni di Ulisse in porci . I numeri indicati sono simbolici, 12, 50 e 360, dodici  rientra nel sistema babilonese  dodecisemmale, 50 è un numero privilegiato dai Fenici. che ricompare spesso nel numero di serve e servi addetti alla corte, e dei rematori delle navi da carico, p.e. dai Feaci 50 + 2 etc.    

4) Fontane dal nome Aretusa ce ne sono molte , una pure a Siracusa, da dove Eumeo proviene.

5)Dopo Ramses III,( 1185- 1153 a.C.)l’Egitto subì una profonda crisi e si arruolarono molte truppe mercenarie .Durante il regno di Ramses III il delta egiziano fu di nuovo in pericolo per i ripetuti attacchi dei Libi, alleati con elementi dei “popoli del mare “ , identificati da alcuni studiosi con i  Pelasgi. Cfr. La storia, dalla Preistoria all’ Antico Egitto, Mondadori, 2006 pag.639 e seg.

6) Verso il 950 a.C. sale  sul trono del faraone una dinastia libica (la XXII) che dura fino al 715 a.C.  Cfr. Idem, pag 642.

7) I Tesproti assumono la stessa funzione di soccorritori avuta dai Feaci. Da notare che in ambito greco, maschilista, il ruolo di soccorritore lo assume il figlio del re. La donna viveva relegata in casa.

8)L’oracolo di Dodona, che si trovava in Epiro, era molto famoso. I sacerdoti, chiamati Selli, traevano responsi dal fruscio delle foglie delle querce. Achille rivolge una preghiera a Zeus di Dodona e lo chiama Dio Pelasgico.(Iliade, Canto XVI, )Qui l’oracolo di Dodona riveste  e sostituisce le funzioni dell’oracolo di Tiresia, sicuramente ignoto all’ascoltatore Eumeo.

9)L’isola di Cipro ebbe rapporti diplomatici e commerciali con l’ Egitto sin da tempi remotissimi.Dai suoi boschi si traeva la legna per le costruzioni navali  e dal suo sottosuolo il pregiato rame. Verso il 1350 a.C. arrivarono i primi Greci, nel 9. sec. a.C. i Fenici. Forse per un certo periodo subì l’influsso ittita. Le miniere di rame risalgono all’età del bronzo . Cfr. F. RIENECKER, Lexikon zur Bibel,  Wuppertal 1988,  alla voce Cipro , pag. 1597 e La Storia, dalla Preistoria all’Antico Egitto, Mondadori,2006, pp 633 , 639 e 642.

10)Il nome Etone, scelto da Ulisse ,significa  ardente, splendente, focoso ed anche impetuoso, e stranamente è anche il nome del cavallo di Ettore. Quale strana associazione !

 Ma ora Ulisse  si dilunga a parlare degli abitanti di Creta, che sono di stirpe e lingua diversa, ai gloriosi Pelasgi (Filistei) si affiancano gli Achei, provenienti dalla Grecia, i Cidoni, i Dori divisi in tre stirpi e gli Eteocretesi, intesi da alcuni studiosi come autentici cretesi, da altri come estranei ai cretesi. Ulisse menziona anche la celebre città Cnosso  ed il re Minosse, ma non siamo più nell’età minoica.

 L’isola , chiamata Caftor dagli Ebrei e Kefto dagli Egiziani, era importante non solo per la sua cultura, ma anche per la sua posizione strategica. E’ verosimile che ,essendo funestata da gravissimi terremoti, che forse posero fine alla civiltà minoica di Cnosso, molti suoi abitanti emigrarono verso l’Egitto e verso l’odierna Palestina, che prese il suo nome dai Filistei.La Palestina era soggetta all’Egitto ancora ai tempi di Ramses III. In epoca posteriore arrivarono a Creta  i Dori. Ma anche i Fenici avevano dei loro empori nell’isola  .In una lista egiziana di nomi cretesi compare anche Achis, che ritorna nella Bibbia come re di Gath, città filistea. I Filistei avrebbero con il tempo assunto in Asia Minore una cultura semitica e furono sottomessi definitivamente dagli Assiri. Cfr.F. RIENECKER, Lexikon zur Bibel, Wuppertal, 1988 , pp 1074-1075.   

11) Sul nome del nonno Autolico, ci sono diverse congetture. Alcuni studiosi affermano che potrebbe significare  Licio autentico, in quanto Omero usa Eteocretesi per dire gente immigrata, che ora risiede a Creta. La Licia fu in precedenza  uno stato vassallo dell’impero ittita . Cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leiden, 1965 pag. 6. Altri ritengono che significhi ladro, spergiuro. In ogni caso egli abita sulla terraferma , nei pressi del Parnaso.

12) Tutto l’episodio del nome di Odisseo sembra riflettere esigenze etimologiche successive alla narrazione dell’epos, forse dovute alla grande varietà di scrittura del  suo nome, che subisce altrettante trasformazioni quanto il suo essere !! Ma molto probabilmente Odisseo è collegato con lo slavo (w)oda, = acqua, ed il greco “ udor”, e sarebbe quindi semanticamente identico ad Acheo ed anche a Pelasgo, ma in antico-slavo. Alcuni indizi ci fanno presumere che Ulisse potrebbe essere di stirpe dorica, ma al riguardo non c’è molta certezza.

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