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sabato 28 novembre 2020

Archeologia della Sardegna. Santa Vittoria di Serri: il recinto delle feste. Articolo di Pierluigi Montalbano

Sardegna verso L'Unesco: Progetto di inclusione dei Monumenti dell'età Nuragica nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

Archeologia della Sardegna. Santa Vittoria di Serri: il recinto delle feste.
Articolo di Pierluigi Montalbano
E’ un recinto ellittico realizzato in pietre di 40 m × 50 m chiamato da Taramelli "Recinto delle Feste" quando scavò tra il 1910 e il 1914. E’ una grande area pianeggiante, all’interno della quale ci sono vari ambienti posti a coronamento. Questo recinto aveva un porticato di circa 3 m di larghezza che girava tutto intorno al perimetro. Era lastricato, con colonne quadrangolari realizzate con pietrame sbozzato che reggevano una struttura lignea a falda coperta con lastre di calcare che consentiva all’acqua piovana di essere convogliata all'interno del recinto. L'acqua era un bene prezioso e poter disporre di una riserva semplicemente raccogliendola quando pioveva era assai pratico. All'interno del porticato c'erano dei magazzini per la vendita di prodotti e delle cumbessias, o muristenes, ossia dei luoghi che si trovano vicino ai santuari realizzati per ospitare i pellegrini, simili a quelli di Sedilo, a San Costantino, dove si svolge l’Ardia, oppure dove c'è la chiesetta nei pressi del pozzo di Santa Cristina, a Paulilatino. Generalmente, quando sono presenti le cumbessias ci troviamo in u luogo dove si svolgevano le fiere e i mercati. A Sant'Imbenia, lungo la costa che da Alghero porta verso Capo Caccia, l’archeologo Marco Rendeli dell'Università di Sassari ha fatto delle scoperte eccezionale, con il suo staff. In un sito con nuraghe e capanne, ha scavato un ampio spazio e ha scoperto una piazza lastricata che poi ha interpretato come mercato. Potrebbe essere un caso simile a questo di Santa Vittoria, con il recinto delle feste che, sostanzialmente, era il mercato della comunità. A Sant’Imbenia ogni ambiente di servizio, a sua volta pavimentato, conteneva dei materiali pregiati. In un vano adiacente la piazza hanno trovato un'anfora che conteneva 50 kg di metalli, una sorta di riserva economica della comunità, un caveau. In un’altra capanna, sotto il piano pavimentale, c’era un contenitore con altri kg di metalli conservati, una sorta di cassaforte della comunità. Questi metalli erano la moneta in uso all’epoca, e quando si svolgevano scambi di un certo rilievo era importante avere una risorsa disponibile e riconosciuta dai commercianti per svolgere al meglio le transazioni. Sant'Imbenia si trova vicino al Golfo di Alghero, quindi potevano approdare le barche che arrivavano dalle coste mediterranee e da altri approdi sardi, e ciò testimonia un’economia a vasto raggio. Imbarcare i metalli aumenta il valore del carico e consente di scambiare merci pregiate. E’ facile intuire che caricare un gregge di pecore o una mandria di bovini compromette la stabilità della nave, pertanto trasformare il valore in lingotti era pratico e conveniente. Stivare lingotti in rame occupa poco spazio e consente di ottenere multipli di valore semplicemente tagliando pezzi di lingotto corrispondenti al valore di un bue, una pecora o altro.
Nell’età del Bronzo, in tutto il mediterraneo, iniziano ad utilizzare pezzi di metallo per i commerci perché questo elemento si può fondere e riutilizzare trasformandolo per ottenere spade, anfore, zappe, falci e altro, e questa è una caratteristica formidabile rispetto ai manufatti in pietra e ceramica che quando si rompevano si dovevano buttare. Un fatto nuovo che ha creato scompiglio è stata l'invenzione del Bronzo, una lega con 9 parti di rame e una di stagno. Quest’ultimo non è presente nel Mediterraneo mentre il rame è abbondante a Cipro e si trova anche in Sardegna. Gli eserciti dell'epoca, dall'Egitto alla Siria, cercavano di utilizzare armi sempre più efficaci e l’avvento del bronzo causò tanti problemi a chi non riusciva a procurarselo. Per approvvigionarsi di stagno, i grandi imperi dovettero affrontare rischiose navigazioni in mare aperto oppure pagarlo a peso d’oro. Per un carico di stagno un Re dell’epoca concesse in cambio i tributi di due città. I giacimenti di stagno più ricchi si trovano in Sud America, in Zimbawe, nelle zone asiatiche a nord dell’Afghanistan e nelle isole cassiteridi, ossia nei pressi di Cornovaglia e Bretagna. Escludendo Zimbawe e America per la distanza, durante l'età del Bronzo possiamo supporre che le zone di origine dello stagno fossero l’Asia e il Canale della Manica. Intorno al XIV secolo a.C. gli stati siriani decisero di allearsi e imporre un embargo alle materie che viaggiavano con le carovaniere dall’Asia, pertanto l’unica possibilità di ottenere lo stagno rimanevano le isole cassiteridi o, lungo la rotta mediterranea, allearsi con eventuali intermediari che doppiavano lo Stretto di Gibilterra e si occupavano di distribuire le merci nei porti iberici, sardi, nordafricani, greci e levantini. Le navigazioni duravano anni, e nelle barche c’erano ambasciatori incaricati di stipulare contratti con chi amministrava i porti e disponeva delle merci.
Le tappe intermedie toccavano, quindi, gli approdi e i porti dislocati lungo quelle coste che offrivano ristoro ai marinai e riparo alle imbarcazioni. Questi luoghi erano perfetti per stringere accordi fra locali e mercanti, e furono fin da subito dotati di infrastrutture per ospitare uomini e merci. In Sardegna conosciamo Villasimius, Cagliari, Chia (Bitia), Nora, Sant'Antioco (Sulki), il Golfo di Oristano con i suoi tre approdi a nord Tharros, al centro Othoca (Santa Giusta) e a sud Neapolis (Marceddì), e ancora Sant’Imbenia nei pressi di Alghero, Olbia e altri meno noti. Le merci giungevano poi all’interno, mediate dai nuragici che favorivano i rapporti commerciali e offrivano protezione ai nuovi arrivati.

Santa Vittoria di Serri era uno di questi mercati dell’interno, dotato di abitazioni, magazzini, edifici per le assemblee, recinto per il mercato, templi e ambienti di servizio. La quantità e qualità dei manufatti portati alla luce dagli archeologi non lascia dubbi sull’importanza di Serri nell’ambito di un’ampia rete di comunicazioni che collegava oriente e occidente, quasi senza soluzione di continuità. Un reperto straordinario è l’ascia bipenne in bronzo trovata in uno degli edifici più eleganti, completamente pavimentato con lastre in calcare bianco. Il culto dell'ascia bipenne rispecchia quello minoico della doppia ascia (labrys). Era posizionata su un pilastrino inserito in un altare realizzato con bei conci di basalto sormontati da una calotta emisferica in calcare. Il culto minoico della bipenne ha origini molto antiche, ed è legato ai rituali dedicati alle corna taurine, simbolo di forza e della potenza luminosa del sole.
A Creta questo simbolo compare anche nella scrittura lineare A con il valore fonetico di A. Ignoriamo il legame fra sardi e minoici ma nel 1600 a.C., proprio quando i minoici furono investiti dal cataclisma provocato dall’esplosione del vulcano Santorini, si nota uno sviluppo della civiltà verso nuove forme culturali, nuovi stili di vita. E’ possibile che qualche scampato alla furia dell’eruzione si sia stabilito in quegli approdi amici nei quali mercanteggiava con le sue navi. Santorini era il centro amministrativo della Civiltà Minoica, con la sua città Akrotiri, mentre Creta era la base principale della flotta. Chi era in viaggio d’affari durante l’eruzione finì per accordarsi con chi lo ospitò, e ciò consentì quel trasferimento di conoscenze che innescò la prima globalizzazione della storia. Forse non è un caso che proprio nel XV secolo a.C. in Sardegna si assiste all’evoluzione delle architetture nuragiche da edifici a corridoio a slanciate torri a più piani. Quella dei minoici fu una colonizzazione intellettuale e non militare, e i frutti non tardarono ad arrivare. Tuttavia un grave problema si affacciava nella vita dei popoli mediterranei: la carenza di stagno causò una serie di cruenti avvenimenti che portarono alcuni imperi a dominare su chi non riuscì ad organizzare spedizioni a largo raggio. Micenei, Egizi, Ittiti, Mitanni e alcuni stati mesopotamici imposero tributi pesanti alle città che dominavano e nel giro di pochi secoli tutto il sistema crollò, aiutato da crisi interne per problemi di successine al trono e da un cambiamento climatico che mise a dura prova gli abitanti delle zone fertili del Vicino Oriente.


Visita guidata da Pierluigi Montalbano a Santa Vittoria di Serri (25/10/2020)
Ringrazio Francesca Cossu per aver sbobinato il mio racconto della visita guidata e aver scattato le foto allegate al post.

1 commento:

  1. Come sempre la capacità didattica del dott. Montalbanorende semplici eventi storici complessi e coinvolge al punto tale che non si smetterebbe di ascoltare le sue conferenze o di leggere i suoi articoli
    Federica da Padova

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