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domenica 3 maggio 2020

Lo chiamavano Giorgino. Perché l'attuale chiesa di Giorgino di proprietà degli eredi Ballero, conosciuta anche questa come la chiesa di S. Giorgio delle saline, riporta lo stesso nome della chiesa S. Giorgio delle saline di Capoterra? Articolo di Cinzia Arrais

Lo chiamavano Giorgino. Perché l'attuale chiesa di Giorgino di proprietà degli eredi Ballero, conosciuta anche questa  come la chiesa di S. Giorgio delle saline, riporta lo stesso nome della chiesa S. Giorgio delle saline di Capoterra? 
Articolo di Cinzia Arrais

Questo elaborato doveva essere proiettato sulla parete della Hall della casa di Maramura, il giorno dell'inaugurazione e la benedizione della cappella in occasione della festa di S. Efisio. La processione quest'anno doveva fare una tappa proprio li, a Maramura, come ai vecchi tempi. La gente non aveva capito perché la processione facesse una sosta anche a Maramura e il motivo si spiegherebbe con l'esistenza dell'antica chiesa proprio in quel punto. Nel 2016 ho contattato personalmente i proprietari del vecchio rudere che si vede nelle foto; il rudere allora era in vendita e i proprietari ( quando hanno saputo che nella loro proprietà un tempo vi sorgeva un'antichissima chiesa) hanno deciso di ripristinarla. Il ripristino è stato curato dalla soprintendenza che ha censito/ riconosciuto la presenza della chiesa di S. Maria Maddalena nello stabile degli eredi Scalas.


Era il 18 gennaio del 1777 quando il console Giorgio Vallacca, noto Giorgino, figlio di Francesco e
originario di Carloforte ottenne dal re Vittorio Amedeo III la concessione per realizzare una salina
artificiale nello stagno nei pressi della Maddalena di Capoterra. Nella Carta Reale si leggeva:
«(...)Sarà facoltativo al progettante e suoi d’occupare nelle sponde ed in attinenza di
detto stagno
tutto quel sito e territorio che sarà necessario per formare detta salina, sia per collocarvi cumuli
disale che caverà, sia per fabbricarvi una chiesa, magazzini od altro, come pure di valersi di boscami necessari e pagandone il giusto prezzo alla baronia di Capoterra (…)».

Giorgio Vallacca mantenne la promessa fatta al re? Lo vedremo più avanti. Come lui, altri negozianti avevano mire lungo il cordolo della Playa. Infatti il 21 settembre del 1777, anche il genovese Ambrogio Conti e il marchese di Neoneli, don Emanuele Ripoll, ottennero dal re Vittorio Amedeo III l’autorizzazione per una salina artificiale in prossimità delle loro peschiere. Concesse tra il 1772 e il 1775 le peschiere appartenevano rispettivamente sa Pontixedda ad Ambrogio Conti e sa Pischeredda al marchese di Neoneli (vedi mappa del 1822). E fu tra queste che realizzarono la salina Media Playa. Qualche anno più tardi, il marchese Emanuele Ripoll rinunciò a questa impresa perché troppo dispendiosa.

Mappa 1822

E nel settembre dello stesso anno, subentrò nei terreni del marchese di Neonelli il genovese Michele Ciarella (negli atti citato Cherella), autorizzato dal re a formare la salina La Vittoria, tra il ponte della Scaffa e Piscina Longa nelle vicinanze de sa Pischeredda, stipulò una società con lo zio, il cav. Giuseppe Rappallo. L'11 luglio del 1778 Ciarella divenne socio in affari per la salina della Maddalena di Giorgio Vallacca. E inoltre nel 1779, il cav. Rapallo divenne anche lui socio della salina La Maddalena e compare di Giorgio Vallacca.



Ciarella sposò poi Antonia Conti, la figlia minore di Ambrogio Conti. Fu così che dopo la
morte del suocero (1785), Ciarella divenne l'amministratore della salina Media Playa. Nella
mappa di Sbressa del 1828 si notino: a sinistra le saline della Media Playa, a destra quelle
della Vittoria.

Il 20 febbraio del 1779, Giorgio Vallacca potè realizzare un altro impianto salifero tra
Cortilonga e Ponti Becciu. Era la salina della Fortunata che, alla morte di Giorgino, per
enfiteusi perpetua passò ai figli Giuseppe e Felice Vallacca.

Il 18 aprile del 1779, la chiesa promessa al re da parte di Giorgio Vallacca, fu realizzata nel territorio della Maddalena, probabilmente dove oggigiorno sorgono le case della coop 1000 e Residenza del Sole di Capoterra. La cappella, dedicata a S. Giorgio Martire, in diversi atti viene citata come la chiesa di S. Giorgio delle saline. Anche Canonico Spano cita la presenza di una chiesa di S. Giorgio nel territorio di Capoterra: sarà questa?

Intanto Vallacca, Conti, Ciarella e Rapallo portarono avanti ulteriori opere di bonifica lungo il
cordolo della Playa, realizzando magazzini per il sale, disboscando, sbancando le alghe dal
fondo lagunare, per poi versare tonnellate di pietre come basamento per le caselle salifere.
Ma da dove presero tutte queste pietre?
Ebbene, in una causa civile datata 1778-1803, la Mensa Arcivescovile di Cagliari denunciava
Giorgio Vallacca, il marchese Ripoll, il cav. Puggioni, Ciarella e la moglie, per aver demolito
alcune fabbriche in pietra dal terzo al quinto ponte della Playa.
L’antico toponimo Cortilonga fa credere che proprio lì sorgesse una curtis e non solo, ma
darebbe ragione al cartografo che ha riportato S. Roquele tra la Scaffa e la Maddalena in questa
mappa del 1750 (vedi sotto) .



Demolendo diverse costruzioni appartenenti alla chiesa probabilmente gli imprenditori risparmiarono
però alcune cappelle e altri edifici già presenti nel '700, ma forse più antichi.
Tra questi: la chiesa di Giorgino degli eredi Ballero, la chiesa fotografata dall' architetto Vico Mossa,
la peschiera di Maramura e la chiesa di Santa Maria Maddalena.
Così Giorgio Vallacca acquistò nel 1782 una tanca oltre il Ponte di Maramura per realizzare un'area
portuale. La tanca, estesa per 1 starello e ½, era di proprietà della Mensa Arcivescovile di Cagliari e
comprendeva anche l'antica chiesa di S. Maria Maddalena.

Nel 1791 continuarono gli affari per Giorgio Vallacca quando il cav. Giacomo Manca in difficoltà
economiche si vide costretto a vendergli il Predio d'Orri allora intestato al figlio Stefano Manca.
Vallacca ripristinò così la cascina d'Orri trasformandola in una casa e una cappella.
Nel 1793 a causa della guerra Vallacca non riusciva a pagare le rate del Predio d'Orri che gli fu
sequestrato dicembre del 1802.
Nella mappa sotto, si individua la torre di Su Loi, mentre nella località di Villa d'Orri si legge:
“Casa del con. Giorgino Vallacca”.
Il nome Giorgino non è un errore del cartografo: in alcuni fascicoli del fondo Reale Udienza -
cause civili -veniva già citato più volte come Giorgino Vallacca.
C'è una emblematica coincidenza tra il diminutivo Giorgino Vallacca e il toponimo Giorgino che
oggi individuiamo dopo il ponte della Scaffa, sino ed oltre la Corte di Giorgino degli eredi Ballero.

Con la morte di Giorgio Vallacca (1803)la tanca di Maramura passò per enfiteusi perpetua alle figlie, come riporta anche la mappa di Sbressa del 1828

Con l'Editto del 1 dicembre 1827 scadevano i termini delle concessioni di tutte le saline nella Playa
e i negozianti ottenevano dalla Cassa Regia un indennizzo per le spese sostenute in ogni singola salina.
In una relazione dei conti inviata al re Carlo Felice le sorelle Vallacca descrivevano la struttura della
casa della Maddalena a Maramura con la presenza di una cappella.
Con l'indennità ottenuta dalle sorella Vallacca, l'azienda portuale di Maramura con la salina venne
rimessa al bando nel 1832.
Tra i progetti degli imprenditori interessati all'appalto si legge:
(...) L’infrascritto per ragione dell’impiego che copre dovendo vigilare sopra tutti i punti delle
saline di Cagliari le può riuscire di far custodire detta vignetta per proprio suo conto all’oggetto
che quando passa alla visita di questa parte possa servirle detto piccolo predio come un solievo
di ricreazione avendo egli fatte le sue riflessioni si è deciso di presentarne il seguente progetto.
Art. ° primo L’infrascritto si obbliga di accettare detta vignetta, comprensivamente a qualche piccolo
tratto di terreno che la circonda, un insieme di ricovero di ferramenta ed altri oggetti di campagna
la piccola camera che serviva in un tempo agli eredi Vallacca di cappella, mediante l’annuo fitto
di lire 25 sarde.(...)
L'atto si conclude allegando la mappa di Sbressa del 1828 ( riportata nella foto in alto) e la firma
di Don Giovanni Porciles. Necessariamente dunque la cappella della vecchia chiesa di
S. Maria Maddalena nel 1832 esisteva ancora.
La chiesa di Santa Maria Maddalena viene segnata a Maramura anche in questa mappa del 1793.

In questa incredibile storia, ma pur sempre documentata da fonti certe, nel 1810 entrò in scena
anche la baronessa di Capoterra, Maria Rita Vico Spiga: minacciata dai suoi creditori per tutti
i suoi debiti, supplicò il tenente Giuseppe Vallacca, figlio di Giorgino, di acquistare 15 starelli
di quella tanca che i Vallacca avevano avuto già in concessione dal 1777 a La Maddalena.
In un atto di marzo 1813, si stimano i costi da sostenere per il ripristino dei beni già presenti nel
territorio de la Maddalena di Capoterra: un mulino, sa piscina con is zinnigas e case. Compariva
inoltre il valore stimato per una cappella.
La chiesa di S. Giorgio delle saline de La Maddalena di Capoterra dunque,con molta probabilità
si trovava dove sono stati demoliti alcuni vecchi ruderi per dare spazio alle costruzioni della
Residenza del Sole e la Cooperativa 1000.


Ma allora perché l'attuale chiesa di Giorgino di proprietà degli eredi Ballero, conosciuta anche
questa come la chiesa di S. Giorgio delle saline, riporta lo stesso nome della chiesa S. Giorgio
delle saline di Capoterra?
Dalla bibliografia è nota la tragica fine di Antonia Conti in Ciarella e dei suoi figli in un vascello
in tempesta, ciò portò Michele Ciarella a fare un voto.
Ripristinò così la cappella, mantenendo viva la processione di S. Efisio. Nessun atto ad oggi è
stato rinvenuto a testimoniare che si chiami Giorgino dal diminutivo di S. Giorgio di Cappadocia.
Al riguardo della causa civile tra la Mensa Arcivescovile e tutti gli imprenditori che avevano
le concessioni lungo il cordolo della Playa nel Settcento: quante e quali erano le costruzioni
di proprietà della chiesa demolite dagli imprenditori? Oggi, ripercorrendo la strada della Playa,
oltre all'attuale Corte di Giorgino e nei pressi de Sa Pischeredda, un tempo sorgeva un edificio
che è stato demolito per realizzare l'imbocco del porto canale.
L'architetto Mossa lo aveva immortalato in questa foto citandolo come una chiesa
Di seguito si legga il toponimo Cortilonga che, come già noto, suggerisce l'esistenza di un'antica
curtis. In coincidenza di Cortilonga sorgono poi alcuni stabili dell'azienda Butan Gas di cui uno potrebbe coincidere con l'edificio indicato in questa mappa. ( vedi sotto)
Di seguito si legga il toponimo Cortilonga che, come già noto, suggerisce l'esistenza di un'antica
curtis estesa in lunghezza. In coincidenza di Cortilonga sorgono poi alcuni stabili dell'azienda Butan Gas di cui uno potrebbe coincidere con l'edificio indicato in questa mappa. Oltre Cortilonga e alla destra del ponte di Maramura sino a qualche anno fa sorgeva la peschiera di Maramura demolita perché considerata inquinante. Lo storiografo e ricercatore Tore Cuccu di Assemini ha ritrovato in un atto del ‘600 tal peschiera come Maramuda all'ordine della monache di S. Chiara.
Se dunque sono andati persi molti siti archeologici in un contesto di grande pregio paesaggistico
è stata però recuperata la chiesa di Santa Maria Maddalena.
Qualche anno fa gli antichi ruderi dello stabile nei pressi di Maramura venivano censiti dalla
soprintendenza, come una delle stazioni della prima ferrovia della Sardegna realizzata da
Leon Gouin.
Inaugurata il 2 maggio del 1865, la ferrovia era adibita al trasporto dei minerali.
In quegli anni, passò da quelle parti Pasquale Cugia e, da attento osservatore, scrisse:

Ora è chiaro, che la chiesa di S. Maria Maddalena versava già in uno stato di rudere quando
l'aveva acquistata Giorgio Vallacca, e se a Pasquale Cugia sembrò un tempio di epoca romana,
questo perché la chiesa di S. Maria Maddalena esisteva già nel 1158( vedi citazione sotto), ma
non è noto quando fosse realizzata. Nel 1158 probabilmente riportava uno stile architettonico
romanico e alcuni autori non escludono l'ipotesi che fosse già presente in epoca paleocristiana
Se la processione di Sant'Efiso percorre la strada della Playa sin dal 1657 e ha sempre fatto una
tappa nei pressi di Maramura, ora che è stata individuata l'ubicazione esatta della chiesa di Santa
Maria Maddalena, questa potrebbe dare ragione a chi sostiene e ha sempre sostenuto, che la
processione sia molto più datata rispetto al Seicento.
A documentare una processione più antica del 1656, lo riporta lo studioso Vincenzo Spiga in 2 atti ritrovati negli Archivi di Stato dove si legge:
Il 1 Ottobre del 1633, i consiglieri di Cagliari espongono al Presidente che il Ponte della Scaffa, da poco ricostruito dietro sollecitazione degli abitanti di Pula e di Capoterra, e per il quale l’Amministrazione aveva sostenuto ingenti spese per la sua costruzione, nel giro di 10 giorni si ritrova “steso a terra” a causa di una forte mareggiata. Per tanto i consiglieri chiedono ai maestri d’Axia di fornire dei preventivi di spesa per una nuova costruzione, con la clausola che chi fosse risultato idoneo alla costruzione e gestione del Ponte, avrebbe dovuto fare Sa Ramadura* ordinaria e straordinaria per la Città di Cagliari.
Una ulteriore testimonianza di questa pratica legata al Ponte della Scaffa ci viene data da un sub-appalto stipulato nel Settembre del 1671, tra Antonio Floris titolare della concessione del Ponte e Ignazio Loi che assume l’incarico di gestire il traffico dello stesso, con la clausola che detto Loi farà “tota la ramadura que se fa ala ciutat segon se accostuma”.
* Ramadura, conosciuta come infiorata per le processioni, ci aiuta a capire che veniva praticata una processione lungo la Playa. Dal Dizionario Storico Sardo di Cesare Casula

Qualche scorcio di un rudere che potrebbe aver visto Pasquale Cugia ( foto del 2015)






E’ noto che fino agli anni ‘70 la processione di S. Efisio si fermasse proprio qui in questa casa,
ora di proprietà degli eredi Scalas.
L'edificio a quei tempi era conosciuto come il ristorante Il Veliero, proprio perché sull'arenile
avevano rinvenuto un antico veliero.
Nella seconda metà del '700 attraccavano diversi velieri sul porticciolo di Maramura.
Di seguito alcuni nomi dei capitani di lungo corso:
Capitano Festerzen - Danimarca
“ Bosovich - raguseo
“ Udni - Inghilterra
Capitani Liod e Zurich - ragusei
Capitano Masser - raguseo ( Ragusa di Croazia, conosciuta anche col nome croato Dubrovnik)
“ Barbarovich - Imperiale
Capitani Giannech e Glubesich - Imperiale
“ Tomagnini - Imperiale
“ Carlo Ventura - Corso
Negli anni l’edificio ha cambiato più volte destinazione d'uso, ha subito un incendio e diversi
saccheggi.
Gli eredi Scalas hanno però salvato il quadro con l’effigie di S. Efisio (vedi sotto).
Debora Scalas testimonia che il quadro fosse sempre appartenuto alla dimora così come altri quadri
e oggettistica dal 1903, anno d’acquisto.
Prima del 1903, la casa apparteneva alla famiglia Pernis.





Quest’anno non potremo festeggiare la processione di Sant’Efisio ma con questo contributo
vogliamo ringraziare gli eredi Scalas perché è merito loro se l’antica cappella è stata degnamente
recuperata e ripristinata.

4 commenti:

  1. Complimenti. Un articolo molto interessante.

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    1. Grazie Luca, sono a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento o scambio di opinioni

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  2. Il pdf "Sant'Efisio a Su Loi - Capoterra", con testi di Mauro Dadea e pubblicato su capoterra.net
    https://www.capoterra.net/album_arte/Monumenti%20Aperti/Chiesa%20di%20Sant%27Efisio%20a%20Su%20Loi/la%20sagra.pdf
    offre un utile inquadramento cartografico sinottico della porzione capoterrese della zona oggetto di questo articolo.
    Le carte più antiche - metà '800 - ivi riprodotte (tavolette del Real Corpo e dell'Ufficio Tecnico Erariale) raffigurano tre soli corpi di fabbrica nell'area: Casa Vallacca, in seguito nota in cartografia IGM come "Maddalenedda" e infine "Tanca Todde", a SW della punta meridionale della laguna; Casa La Maddalena dove ancora si trova, sulla spiaggia verso il ponte di Maramura; infine, un piccolo edificio all'inizio del viottolo di accesso alla Casa Vallacca dalla strada principale, quindi all'interno e a breve distanza rispetto a quest'ultima, assente già nella carta IGM del 1888, e collocato dove ora si trova quell'opera idraulica a fossato tra la Statale e il centro commerciale I Gabbiani.
    Sulla base delle indicazioni dell'autrice sulla chiesa di San Giorgio - sita in area Residenza del Sole-Cooperativa 1000 e distrutta per farvi spazio, a fine '900 - deduco che la suddetta chiesa si trovasse annessa ai fabbricati di Casa Vallacca-Maddalenedda-Tanca Todde, nel qual caso la sua posizione precisa si individua facilmente tramite il raffronto delle ortofoto storiche (l'ultima in cui appare è di fine anni '70) con la topografia odierna, su sardegnageoportale.it al toponimo "Tanca Todde":
    http://www.sardegnageoportale.it/webgis2/sardegnafotoaeree/?map=12463
    Lo stradario di Google Maps, più completo,
    https://goo.gl/maps/QHxCGcLmtvor7qZ18
    ci dice che si trovava all'incrocio tra le odierne via Serpentara e Stromboli, in parte nel perimetro della scuola elementare
    http://capoterra2.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&id=64:residenza-del-sole&catid=70:sedi-primaria&Itemid=102
    (la quale scuola, ora che ci penso, se contattata potrebbe accogliere con favore progetti didattici relativi alle antiche saline e chiesa proposti della nostra autrice, in ambito Monumenti Aperti o altro.)

    [Continua]

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  3. [ -> continua: ]

    Cinzia Arrais ha anche scritto un lavoro sull'ubicazione della perduta chiesa di Santa Gilla a Cagliari, una versione del quale è stata pubblicata in questo stesso blog l'anno scorso:
    http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2019/08/storia-e-archeologia-della-sardegna-la.html
    Chiave di volta dell'articolo è il rinvenimento da parte della Arrais, presso l'Archivio di Stato di Cagliari nel 2015, di una mappa fino ad allora inedita, intitolata "Stagno di Santa Gilla e sue adiacenze", risalente al 1822 ma su possibile base precedente (e, aggiungo, con possibili integrazioni successive: i tratti iniziali delle due Strade Reali, attuali S.S. 130 e 131, erano già stati realizzati nel 1822?). Una ricerca su Google ha restituito una scansione della mappa, purtroppo a bassa risoluzione, accessibile online a questo link
    https://docplayer.it/docs-images/99/140950256/images/228-0.jpg
    di fonte CNR in quanto la stessa mappa è cardine di un articolo, curiosamente di argomento affine e conclusioni analoghe, scritto dalla studiosa Maily Serra e apparso sul numero di dicembre 2018 della Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea. (La Serra precisa che la mappa era nota anche al collega Giovanni Serreli.)
    http://www.rime.cnr.it/index.php/rime/issue/view/5/7
    Oltre all'interessante contributo alla questione Santa Igia, la fatidica mappa riesce però anche a complicare il quadro delineato in QUESTO articolo: essa infatti riporta la nostra Casa Vallacca (con una dicitura che non riesco a leggere dalla scansione di cui sopra) dove ci aspetteremmo di trovarla, ma lo stesso non può dirsi per Casa La Maddalena. La didascalia la menziona chiaramente, ma il simbolo a cui essa si riferisce non si trova nel tratto di spiaggia verso Maramura, su cui invece la cartina è muta, bensì più a sud, al di là della strada. Anzi: a guardar bene, il punto sembra essere lo stesso del misterioso terzo edificio di cui parlavo prima!

    Il parere di Cinzia sulla faccenda, magari corredato di un dettaglio ingrandito della mappa, sarebbe enormemente apprezzato da chi scrive. Nell'attesa, ringrazio sentitamente lei per l'articolo e chi lo ha ospitato.

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