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domenica 9 febbraio 2020

Archeologia. Tomba Dipinta di Mandras, Ardauli (OR) - Finalmente i fondi per il restauro. Articolo di Cinzia Loi


Archeologia.  Tomba Dipinta di Mandras, Ardauli (OR) - Finalmente i fondi per il restauro.
Articolo di Cinzia Loi

Nell’ambito del “Piano straordinario di scavi archeologici e interventi di valorizzazione nei siti archeologici 2018” della Regione Autonoma della Sardegna, in collaborazione con il Comune di Ardauli, è stato finanziato l’intervento di restauro della Tomba Dipinta di Mandras, una delle più affascinanti tombe ipogee a domus de janas tipiche del Neolitico sardo (IV millennio a.C.). La Tomba di Mandras ricade in un’area ricca di monumenti archeologici riferibili all’età preistorica (necropoli ipogeica di Crabiosu ed omonimo riparo sotto roccia, tomba ipogeica di Istudulè, necropoli ipogeica di Muruddu).
La tomba si apre alla base di un basso affioramento di tufo trachitico, ove, accanto, sulla destra, è presente il chiaro tentativo di escavazione di una seconda grotticella. Poco distante, su un’altra parete, è stata individuata una terza tomba, scavata parzialmente. La domus di Mandras (fig. 1), a sviluppo
planimetrico longitudinale, è costituita da un breve atrio, da un’anticella a, seguita dalla cella b, al lato della quale si apre - sulla parete Ovest - il vano c che a sua volta si articola in un ulteriore piccolo ambiente d.
L’interesse di questa tomba consiste negli elementi architettonici dipinti (presumibilmente con ocra rossa) che ornano i soffitti e le pareti dell’anticella e della cella principale, interpretabili come trasposizione nella viva roccia di parti strutturali della “casa dei vivi”. Dell’atrio, in parte interrato e privo delle pareti laterali, residua lo spigolo inferiore della parete Est e parte del piano pavimentale, nel quale è presente una fossetta di forma irregolare mentre, in prossimità  dell’ingresso, è visibile una canaletta trasversale.

Attraverso un’apertura irregolare, determinata dall’abbattimento del portello e orientata verso Sud, si accede all’anticella a di pianta semicircolare. La parete è rettilinea all’ingresso ed inclinata verso l’esterno, mentre le restanti pareti sono curvilinee; il soffitto, concavo al centro, diviene convesso in prossimità del punto di tangenza con le pareti per via della presenza di una sorta di scanalatura poco profonda che, girando lungo tutta la parete (tranne sopra l’ingresso dove si interrompe a causa della sbrecciatura della roccia), segna l’origine del soffitto; imitazione, forse, delle travi d’appoggio della copertura straminea e dei puntoni radiali oppure del sistema di legatura degli stessi. Da questa scanalatura si dipartono sei bande rosse (tre per lato), simulanti i travetti, perfettamente leggibili sin quasi al centro, dove si osservano deboli tracce di un’altra banda, interpretabile come il sistema di legatura dei travetti. Tali elementi, nel loro insieme, possono essere interpretati come la rappresentazione “realistica” del soffitto di una capanna ellittica. Il pavimento, piano e ribassato rispetto alla soglia d’ingresso, presenta al centro una fossetta votiva. Il pavimento, esclusa la fossetta, risulta uniformemente dipinto di rosso. La parete laterale destra conserva anch’essa tracce di pittura che delimitano uno specchio rettangolare (fig. 2). Una simile partizione decorativa era dipinta, forse, anche sulla parete sinistra.
Sulla parete di fondo, leggermente rialzato, si apre il portello d’accesso alla cella b, strombato verso l’interno, ornato da un rincasso a “cornice” dipinto di rosso. Una fascia in rilievo, anch’essa dipinta, fiancheggia lo stipite sinistro e la parte superiore dello stesso portello. La cella b, decentrata verso sinistra rispetto all’anticella a, ha pianta sub-ellettica. Le pareti laterali e di fondo, lavorate in modo sommario, risultano deteriorate da muffe e concrezioni. Il soffitto, irregolarmente piano, è attraversato da profonde fenditure, motivo per il quale la tomba è soggetta a periodici allagamenti. Il pavimento della cella, dipinto di rosso ed in leggera pendenza verso l’ingresso, presenta al centro una fossetta quadrangolare contornata da un solco inciso, motivo interpretabile, con ogni probabilità, come la semplificazione di un focolare rituale.

Lo stipite destro del portello è affiancato all’interno da una lesena dipinta di rosso. L’elemento più significativo di questo vano è rappresentato dal motivo a “reticolato” dipinto sulla parete d’ingresso e in parte su quelle laterali, ottenuto con fasce orizzontali e verticali di colore rosso. Il disegno, ben conservato sulla parete Est (fig. 3) per tre serie sovrapposte di riquadri, prosegue, come già detto, al di sopra e ai lati del portello d’ingresso, con riquadri di dimensioni però maggiori. Tracce di pittura rossa si osservano anche sulla parete Nord. Fra gli altri elementi architettonici dipinti che completano la rappresentazione della capanna sono visibili sul soffitto, quattro fasce di colore rosso, tre delle quali si dipartono da un elemento semicircolare. Tutte e quattro le fasce dipinte si raccordano sotto la linea del soffitto, lungo le pareti destra e dell’ingresso, ad una larga banda orizzontale dipinta.
Il motivo a “reticolato” potrebbe essere interpretato come l’intelaiatura della pareti laterali della capanna, mentre la banda orizzontale riprodurrebbe, anche qui, le travi orizzontali d’appoggio dei travetti della copertura. Un’apertura a parete praticata sul lato Ovest della cella b, sopraelevata rispetto al piano pavimentale, immette nel vano c: pianta reniforme, pareti dal profilo curvilineo e soffitto irregolarmente piano. Sono presenti, sulle pareti Sud e Ovest, i riquadri definiti dalla bande rosse, ma il cattivo stato di conservazione della superficie delle pareti, non consente una chiara lettura della composizione figurativa. Sulla parete Nord del vano c si apre l’ingresso al piccolo vano d.
Il portello d’accesso è delimitato da un rincasso con angolo smussati. Il vano, forse scavato in un momento successivo rispetto all’impianto primitivo, presenta pareti dal profilo curvilineo ben rifinite e volta a forno. La tomba di Mandras è un monumento di notevole interesse non solo per la particolarità dei motivi architettonico-decorativi riprodotti sui soffitti e sulle pareti degli ambienti principali, ma anche, e soprattutto, per il fatto che tali motivi sono resi simbolicamente tramite pittura rossa, colore del sangue e quindi di vita e rigenerazione. Dalle colonne della rivista Archeologia Viva (n. 153-2012), fu segnalato lo stato di totale abbandono in cui versa il monumento, aggredito dalla vegetazione e attraversato da profonde fenditure, per cui la tomba è soggetta - come già detto - a costanti allagamenti; a causa dell’eccessiva umidità le pareti dei diversi ambienti risultano deteriorate da muffe e concrezioni. Per Alessandro Usai, archeologo in servizio presso la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Cagliari, i lavori di restauro dovranno riguardare innanzitutto microinterventi di pulizia esterna e il consolidamento delle fessurazioni diffuse, in modo da bloccare l’azione delle acque meteoriche. Successivamente, grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie, dovrà avvenire il recupero delle pitture, un intervento davvero delicato e impegnativo.
Il restauro, ostinatamente caldeggiato negli anni dall’associazione Paleoworking Sardegna, è l’azione indispensabile che serve a restituire e migliorare la leggibilità di questo monumento, a consegnare alle generazioni future un patrimonio inestimabile a rischio di scomparsa.

Cinzia Loi - loicinzia71@gmail.com
Paleoworking Sardegna

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