Diretto da Pierluigi Montalbano

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giovedì 29 agosto 2019

Archeologia della Sardegna. I giganti di Mont ‘e Prama: Pugilatori, arcieri e guerrieri. Riflessioni di Luisanna Usai

Archeologia della Sardegna. I giganti di Mont ‘e Prama: Pugilatori, arcieri e guerrieri.
Riflessioni di Luisanna Usai

Quando nel 1981 furono pubblicati per la prima volta i dati dello scavo effettuato da Carlo Tronchetti nel sito di Mont’e Prama, fu evidenziata soprattutto la presenza di statue in arenaria che riproducevano, in grandezza superiore al vero, due figure: quella del così detto pugilatore, già nota, seppure in soli due esemplari, nella piccola plastica in bronzo di produzione nuragica, e quella del guerriero con arco sulla spalla sinistra, quest’ultima ben rappresentata nella bronzistica. Sulla base dei dati di scavo sono anche state ricostruite graficamente le due figure, poi riprese in diverse pubblicazioni. Il restauro e la verifica di tutti i frammenti restituiti dall’indagine archeologica hanno non solo aumentato il numero delle figure rappresentate, ma anche fornito numerose precisazioni sui particolari evidenziati in ciascun tipo e sulle differenze nelle diverse rappresentazioni dei singoli personaggi pur nell’omogeneità dei tipi fondamentali. Alcune statue sono sufficientemente complete, tanto da far capire facilmente come doveva essere la figura intera al momento della realizzazione. In altri casi è la ripetitività delle immagini che ci aiuta a ricostruire, almeno virtualmente, le statue; in altri casi ancora è la possibile pertinenza dei frammenti non ricomponibili a consentirci di delineare il quadro complessivo. La figura più rappresentata è quella del così detto “pugilatore”, termine già usato da Giovanni Lilliu per definire il personaggio rappresentato su un bronzetto rinvenuto nel territorio di Dorgali. Sono ben sedici le raffigurazioni di “pugilatore”, anche se non tutte in

mercoledì 28 agosto 2019

Archeologia. Nuovo libro sui Popoli del Mare. Un lavoro di Pierluigi Montalbano

Archeologia. Nuovo libro sui Popoli del Mare
di Pierluigi Montalbano

Con immenso piacere comunico a tutti gli amici che è in stampa il mio ultimo lavoro. 
Due anni di ricerche, 160 pagine a colori, tante immagini. Un testo dedicato agli intrepidi naviganti che nell'antichità attraversarono i mari e i fiumi per conoscere nuove terre e nuovi popoli. 
Commercianti, guerrieri, sovrani e artisti intrecciarono le loro vicende e svilupparono tecnologie che spinsero l'umanità verso la prima globalizzazione mondiale. Un viaggio che unisce la Mesopotamia e il Mediterraneo. 
Capone Editore. 
A fine settembre programmero' le presentazioni.

giovedì 22 agosto 2019

Cagliari, una città dalle origini antichissime. Articolo di Pierluigi Montalbano

Cagliari, una città dalle origini antichissime.
Articolo di Pierluigi Montalbano



I primi insediamenti nella zona sud della Sardegna risalgono al VI Millennio a.C. a Capo Sant'Elia, nella Sella del Diavolo ma restringiamo il campo al I Millennio a.C. per ottenere un quadro sintetico delle vicende più significative dello sviluppo urbano della città.
Quando parliamo di golfi con storia millenaria, dobbiamo tenere presente la percezione antica. Oggi abbiamo un occhio diverso, inoltre la linea di costa si è modificata. Ragionare con le tecniche di navigazione attuali ci porterebbe a fare macroscopici errori di valutazione.
I confini medievali del Golfo di Cagliari sono descritti nel più antico portolano conosciuto, il “compasso da navigare” del XIII secolo d.C., e vanno da Capo Carbonara a Capoterra, ma oggi giungono fino a Capo Spartivento. Tolomeo, autore di epoca romana, nella sua “Geografia” pone il Golfo dopo il promontorio di Cagliari, ossia da Capo Sant’Elia a Capo Carbonara. In ogni epoca, dunque, si ha una percezione del golfo differente.
Cagliari si affaccia sul Canale di Sardegna, una sorta di gigantesco fiume che attraversa

martedì 20 agosto 2019

Archeologia, arte, guerra e pace.

Archeologia, arte, guerra e pace.

C'è un tempo per tutto, e nell'arte siamo comete che vagano nell'universo. 
Ciclicamente, quando il creatore illumina gli artisti e l'uomo rinnega le guerre, nasce una corrente che lascia un segno indelebile. 

Poi, inesorabilmente, i vizi prendono il sopravvento, l'intelletto è sopraffatto dalle bassezze umane...e la creatività si spegne e muore. I nostri antichi avi ci osservano e tacciono, nell'attesa di un nostro risveglio, di un'illuminazione capace di invertire la rotta cieca che abbiamo intrapreso.

I Giganti di Mont'e Prama, ammutoliti, ci guardano e, sbarrando gli occhi, non provano tenerezza per la nostra tragedia.

martedì 13 agosto 2019

Storia e archeologia della Sardegna. La Chiesa di Santa Gilla. Articolo di Cinzia Arrais. Redattore Luca Fiscariello.


Storia e archeologia della Sardegna. La Chiesa di Santa Gilla
Articolo di Cinzia Arrais  
Redattore Luca Fiscariello



Sepolta per decenni, sotto una montagna di polvere e documenti, la mappa che indica la chiesa di S. Gilla è finalmente riemersa dal buio dell’oblio.
Tutto ha avuto inizio nel 2015.
Il corso per guide ambientali, da me sostenuto, richiedeva una tesi finale. Il responsabile Roberto Copparoni, a tal scopo, mi ha affidato una ricerca sul villaggio "fantasma" di S. Maria Maddalena, nell’attuale Comune di Capoterra. Era un villaggio medievale, certamente di grande interesse, purtroppo scomparso.
Il materiale bibliografico relativo all’argomento era piuttosto scarno, pertanto la decisione di iscrivermi all'Archivio di Stato di Cagliari e, successivamente, all'Archivio Diocesano è stata una necessaria conseguenza. In questi istituti ho trovato degli atti che indicano l'ubicazione esatta della chiesa di S. Maria Maddalena, che si credeva scomparsa, ma della quale resistono ancora le vestigia nella località di Maramura. In seguito ho rinvenuto anche dei documenti che citano la chiesa di S. Giorgio, costruita, in epoca sabauda, nella zona dell’attuale “Residenza del Sole”. Altri ancora hanno rivelato nuove e importanti notizie sull'antica storia di Giorgino. Infine, come un regalo inatteso, mi sono imbattuta nella mappa che indica la chiesa di S. Gilla. Ho pensato immediatamente fosse un documento di gran valore, in quanto non l’avevo mai visto in

sabato 10 agosto 2019

Conferenza sui Nuraghi. Relatore Pierluigi Montalbano.

Buongiorno, per chi non avesse avuto l'opportunità di partecipare alla conferenza al Nuraghe Nastasi, ho caricato un video youtube con il mio intervento. 
L'oscurità non ha consentito inquadrature del tavolo dei relatori. Buon ascolto e visione. 
Ringrazio tutti i partecipanti alla serata e gli organizzatori della Consulta Giovanile di Tertenia.




giovedì 8 agosto 2019

Archeologia. Chi erano e in quale periodo della storia del Mediterraneo e dell’antico Egitto, appaiono gli Shardana? Riflessioni di Luisanna Usai e Piero Bartoloni

Archeologia. Chi erano e in quale periodo della storia del Mediterraneo e dell’antico Egitto, appaiono gli Shardana?
Riflessioni di Luisanna Usai e Piero Bartoloni

Chi erano, dunque, questi cosiddetti Shardana? Erano veramente provenienti dalla Sardegna e al servizio dei faraoni, come ritengono alcuni, oppure, come ritengono altri, dopo una sosta in Egitto, giunsero nell’isola per dare vita a una nuova civiltà? Oppure, in realtà, non hanno alcun rapporto con la Sardegna e tutto ciò che sappiamo è il frutto di pure coincidenze?Nell’ambito dei cosiddetti "Popoli del Mare" abbiamo visto menzionati più volte come protagonisti gli S˘erden, vocalizzati come Sherdana, Si potrà ritenere che la citazione di questo popolo, nella forma che appare, sia errata, mentre invece la versione corretta è proprio quella di S˘erdana e non

lunedì 5 agosto 2019

Archeologia. La civiltà nuragica, dai nuraghi a Mont’e Prama. Articolo di Alessandro Usai

Archeologia. La civiltà nuragica, dai nuraghi a Mont’e Prama
Articolo di  Alessandro Usai


Quando ai piedi della collina di Mont’e Prama si componevano la necropoli e il complesso di sculture, e nell’intera Sardegna templi e santuari si riempivano di bronzi e di ambre, i nuraghi erano già vecchi. Nuraghi e “tombe dei giganti” da una parte, templi, bronzetti e statue dall’altra sono certamente opera dello stesso popolo, inteso come ceppo etnico radicato in Sardegna già da millenni che sviluppò nel tempo una propria tradizione culturale; non sono però opera della stessa gente, bensì di diverse generazioni portatrici di esigenze materiali, ideali e sociali diverse, pur nella continuità della stessa tradizione culturale. Parlare oggi della civiltà nuragica impone a tutti uno sforzo per liberarla dall’immagine astratta di mitico eden isolano; costringe tutti ad accettare una difficilissima sfida, riportare nel concreto dei tempi, dei luoghi e delle azioni non solo i monumenti e i manufatti ma soprattutto quella umanità che fu protagonista di una singolare esperienza storica, che segnò la