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sabato 25 maggio 2019

Archeologia della Sardegna. I villaggi della Civiltà Nuragica. Articolo di Anna Depalmas


Archeologia della Sardegna. I villaggi della Civiltà Nuragica.
Articolo di Anna Depalmas
tratto da “Corpora delle antichità della Sardegna, LA SARDEGNA NURAGICA, Storia e monumenti”


Le forme d’insediamento dell’età nuragica sono caratterizzate, come altre manifestazioni architettoniche e di cultura materiale, da un’elevata uniformità tipologica. Nonostante questo sono evidenti aspetti che indicano cambiamenti in senso diacronico di cui non è semplice cogliere né un generale percorso evolutivo e di sviluppo né caratteri ed elementi di dettaglio. Se valutiamo in termini ampi il fenomeno insediativo di età nuragica non possiamo omettere di considerare anche i nuraghi giacché le torri rappresentano le unità costruttive proprie del popolo nuragico che dall’età del Bronzo medio all’età del Bronzo recente incentra la propria vita intorno a questo singolare tipo di edifici. In alcune aree la densità molto elevata dei nuraghi lascia, infatti, ritenere che la popolazione residente potesse essere tutta alloggiata entro di essi. Nonostante ciò non è comunque possibile identificare in senso assoluto i nuraghi con normali “abitati” protostorici, eccetto quella minima percentuale di torri integrata con un villaggio di capanne. Sulla base dei dati disponibili – ossia quelli
fondati su indagini di scavo o sulla fortuita visibilità delle strutture – l’identificazione è possibile solo per un numero limitato di casi. L’analisi dei villaggi risente, infatti, della scarsità dei dati di scavo utili alla determinazione delle fasi costruttive degli edifici e della difficoltà di poter associare i materiali archeologici alle strutture a causa della frequente continuità di occupazione dei complessi nonché dell’assenza di esaurienti repertori di materiali.
Tranne rari casi, non sono disponibili informazioni sullo sviluppo complessivo dell’abitato e quindi sulla reale consistenza dell’insediamento in termini di estensione e di numero delle unità abitative. È piuttosto frequente, infatti, che interi villaggi o porzioni di essi siano privi di visibilità perché obliterati dal deposito o da sovrapposizioni di epoca storica. Anche per queste ragioni le valutazioni sulla consistenza numerica dei villaggi nuragici non appaiono particolarmente significative. Viene, infatti, citato un numero di 500 villaggi («[…] ma essi sono certamente di più»: Contu E. 1998a, p. 566) ma lavori di indagine condotti su alcuni comparti territoriali anche di limitata estensione fanno pensare che si tratti di una stima piuttosto lontana dalla realtà. Si ricordano a titolo di esempio i dati dei territori di Oliena e Dorgali (130 villaggi: Fadda M.A. 1990b), del Sarrabus (18 villaggi: Usai D. 1991), del Sinis (36 villaggi: Sebis S. 1998) e dell’altopiano di Abbasanta (83 villaggi: Depalmas A. 2000a). Con il termine villaggio di ambito nuragico si intende usualmente un insieme di strutture – altresì dette capanne – costruite con uno zoccolo litico o, nelle zone di pianura, prive di pietre e realizzate con materiale deperibile e/o con mattoni crudi di fango, anche semi-ipogee. 
Questi agglomerati – che sorgono intorno ad un nuraghe ma anche, di frequente, in assenza di esso – sono caratterizzati dall’accostamento di vani di forma prevalentemente circolare definiti da un muro perimetrale alto circa m 0,80-1,50; la copertura era lignea, più raramente litica con lastre piatte, costituita da travi e travetti che poggiavano sulla base muraria mentre al centro del vano era il focolare o una macina litica.
Il Bronzo medio.
I primi villaggi nuragici
Se la capanna o meglio la casa nuragica viene identificata con una struttura di forma circolare definita da un muro perimetrale di pietre è opportuno considerare sia che sono documentati anche edifici non circolari sia che nei villaggi le capanne circolari molto raramente si presentano isolate ma sono invece connesse le une alle altre da brevi tratti murari. 
Dalle prime fasi dell’età nuragica, nel Bronzo medio iniziale, è attestata la presenza di aree insediative costituite da unità residenziali di pianta circolare ma anche rettangolare absidata. È il caso del villaggio annesso al nuraghe del tipo di transizione con camera ellittica e copertura ad ogiva tronca di Talei-Sorgono (Fadda M.A. 1998, pp. 185-187) dove ad un gruppo di edifici rettangolari disposti su un terreno in lieve pendio si sovrappone, in un momento di poco avanzato della stessa fase, una struttura di pianta circolare. Nel vano interno del nuraghe e negli edifici rettangolari venne alla luce un contesto caratterizzato da un elevato numero di tegami con pareti di diversa altezza, ansati e non, e fondi con impressioni a canestro, olle con nervature e pastiglie applicate, vasi a listello interno, scodelle troncoconiche e ciotole carenate. 

L’ambiente rettangolare maggiore misura m 8,90x4,90. La struttura circolare (circa m 7,50 di diametro) restituì le stesse forme ceramiche differenziandosi solo per una maggiore presenza di tazze carenate e di olle ad orlo rientrante (Fadda M.A. 1998, p. 187). Case di pianta circolare sono quelle individuate intorno al nuraghe monotorre Noeddos di Mara (Trump D.H. 1990) anch’esse relative ad una fase antica del Bronzo medio di facies Sa Turricola e in associazione topografica con strutture rettangolari attribuibili ad una fase più avanzata, di pieno Bronzo medio (Trump D.H. 1990, pp. 4-7). Il complesso di Sa Turricola, eponimo della facies che caratterizza i momenti iniziali del Bronzo medio, è costituito da un gruppo di abitazioni tra cui venne indagato l’edificio 1, di forma rettangolare allungata (m 12x4) costruito a lato di un pendio di roccia che poteva costituire l’appoggio per la copertura, ipotizzata ad un unico spiovente. Di recente, nella località di Monte Trigu in territorio di Sedilo, il rinvenimento di materiale ceramico di superficie riferibile ad una fase avanzata del Bronzo medio iniziale è stato associato ai resti, invero non perfettamente leggibili, di una struttura rettangolare (Depalmas A. 2015). L’associazione di edifici di pianta rettangolare e circolare si ripropone nei villaggi di Bau ’e Tanca di Talana (Fadda M.A. 1990a, p. 120) e Tanca Manna di Nuoro (Cattani M. et alii 2016) dove i diversi schemi planimetrici sembrano rispondere ad esigenze di adattamento all’irregolare supporto granitico. L’associazione di strutture abitative di pianta circolare e rettangolare si osserva anche a Pardulette-Paulilatino dove, alla distanza di 1,50/2 metri l’una dall’altra, sorgono una costruzione rettangolare e una di pianta circolare (Atzeni E., Depalmas A. 2012). L’edificio di pianta rettangolare è costituito da un doppio paramento di pietre di medie dimensioni, la superficie interna è di soli 12,50 mq (esterno: m 7,30x4,70); quello circolare raggiunge i 20 mq circa di spazio utile (diametro esterno: m 7,40/7,30). Benché i due edifici non siano collegati da tratti murari o altri elementi di raccordo, il ristretto spazio che li separa risulta accuratamente lastricato. Entrambe le strutture sono ascrivibili ad una fase piena del Bronzo Medio.
In tutti i casi citati non è dato conoscere l’estensione complessiva dell’abitato e quindi il numero totale delle unità abitative. Ad una fase di pieno Bronzo medio è da riferire il villaggio di Su Muru Mannu a Tharros-Cabras (Santoni V. 1985) che costituisce un significativo esempio di agglomerato di strutture litiche in un’area, il Sinis, in cui prevalgono altri tipi di abitazioni, infossate e realizzate con materiale deperibile. La muratura è di pietre basaltiche costituite da massi di grandi dimensioni all’esterno, per un’altezza massima di m 0,70, e da filari di pietre più piccole all’interno. Le abitazioni sono di pianta circolare, improntate su almeno tre ordini di grandezza: un modulo piccolo (6-7 mq) e medio (9-11,50 mq), ed uno medio-grande (15,50-21 mq). Gli ambienti hanno, tranne in un caso in cui due strutture presentano un tratto murario in comune, paramenti distinti e si presentano affiancati o distanziati l’uno dall’altro e collegati da tratti murari rettilinei e curvilinei; questi ultimi presentano una curvatura particolarmente accentuata che delimita, in due casi, una sorta di piccolo vano laterale alla struttura. Gli ambienti e i muri di raccordo determinano lo sviluppo centripeto dell’insieme attorno ad almeno due corti, di cui la meglio definita, quella meridionale, è delimitata esternamente da un recinto aperto di dimensioni maggiori (circa 40 mq). Tale organizzazione di spazi indipendenti ma gravitanti attorno ad uno spazio di raccordo sembra far presupporre lo svolgersi delle attività quotidiane non confinato all’interno dell’ambiente chiuso in muratura ma proiettato verso l’area all’aperto, nell’ambito di azioni familiari comunitarie. Questo tipo di strutturazione non doveva differire, nella sostanza, da quella ipotizzabile per insediamenti privi di strutture litiche secondo un modello delineato da recenti indagini di scavo nel territorio oristanese (Sa Osa-Cabras: Depalmas A., Vidili S. 2011) e, forse, ricostruibile anche per altri contesti in cui sono presenti “fondi di capanne” con o senza alzati di pietre (esempio Piscin’Ortu-San Sperate: Ugas G. 1993, pp. 128-140). A Sa Osa, l’insediamento del Bronzo medio avanzato sembra svilupparsi entro ambienti di diversa forma, dimensione e funzione – costituiti da strutture in negativo, infossate – dislocati in aree aperte entro cui sono impiantati spazi funzionali alla combustione e alla cottura (Depalmas A., Vidili S. 2011). Lo sviluppo dell’insediamento secondo spazi diversificati funzionalmente potrebbe essere esteso, già nella fase del Bronzo medio, anche per gli abitati di case circolari, anche se in questo caso gli elementi di distinzione non appaiono indiziati da particolari evidenze strutturali. Un’articolazione confrontabile con quella di Su Muru Mannu si può notare a Serra Orrios-Dorgali dove, a breve distanza dal tempio in antis B, nella zona meridionale del villaggio, un gruppo di case circolari ripropone la disposizione ad aggregazione concentrica attorno ad uno spazio centrale, la presenza di un cortile reniforme e di un breve tratto murario di raccordo tra due strutture. Anche in questo caso è possibile evidenziare la presenza di almeno tre moduli dimensionali: piccolo (7,60 mq), medio (12 mq) e medio-grande (15,60-24 mq: Moravetti A. 1998b, p. 42, fig. 39). In sintesi, per quanto riguarda le fasi iniziali del periodo nuragico, coincidenti con la Media età del Bronzo, si può affermare che l’insediamento si organizza – oltre che all’interno di nuraghi – in case di forma circolare e rettangolare, di frequente accostate nell’ambito della stessa area. 
Sono documentati, perlomeno a partire da una fase piena e avanzata del periodo, abitati con maggiore strutturazione in cui gruppi di edifici circolari con zoccolo di pietra tendono ad assumere una disposizione aggregata intorno ad uno spazio aperto centrale, con o senza tratti murari di raccordo tra i diversi vani. Analoga tendenza si può ravvisare nel caso di strutture infossate realizzate con elevati in materiale deperibile, in cui la disposizione sembra indotta dal rapporto tra spazi con funzioni differenti. A queste fasi potrebbero, a livello di ipotesi, ascriversi anche gli edifici isolati o giustapposti – anche tangenti – secondo allineamenti longitudinali o ordini non serrati; la ricorrente mancanza di informazioni relative al contesto dei singoli vani non consente di comprovare l’ipotesi. Molto arduo appare tentare di valutare e quantificare in termini generali il rapporto tra villaggi e nuraghi sia per le lacune della documentazione sia per le sopraesposte difficoltà nell’individuazione e datazione delle strutture. A titolo esemplificativo, si riporta il dato relativo al territorio di Sardara nel quale sono noti «[…] sei villaggi pertinenti al Bronzo medio, tutti in stretto rapporto con un protonuraghe» (Ugas G. 2014, p. 25). Di grande interesse appare anche il dato offerto dal complesso di Sa Mandra Manna-Tula dove un nuraghe a corridoio è stato edificato in corrispondenza del corridoio d’ingresso di una cinta muraria megalitica e al di sopra di una struttura “sub-ellittica” che ha restituito in superficie materiali di facies Sa Turricola (Basoli P., Doro L. 2012, p. 603).
Il Bronzo recente.
L’affermazione del modello di casa circolare.
Nel Bronzo recente sono attestati i moduli costruttivi del periodo precedente, rappresentati da strutture con basamento di pietre, strutture senza zoccolo litico, strutture semi-ipogee. Oltre a ben documentate coperture costituite da lastre litiche sovrapposte (ad esempio nella struttura 7 di Sa Costa-Foresta Burgos: Cappai S.N., Marras G. 2007) o da materiale ligneo con integrazioni straminee e rivestimento interno di argilla (ad esempio nella struttura L di S’UrbaleTeti: Fadda M.A. 2015b, pp. 57-61) è attestato anche l’impiego di mattoni di fango, forse per tutto l’alzato murario (ad esempio a Monte Zara-Monastir: Ugas G. 2014, p. 28). Le case di pianta circolare più o meno regolare con base di pietre sono quelle maggiormente documentate, con rare attestazioni di strutture di pianta quadrangolare o subtrapezoidale (capanna 1 del nuraghe Piscu-Suelli: Santoni V. 1992). In alcuni casi si riesce a ricostruire l’organizzazione dello spazio interno, come nella capanna C di S’Urbale, dove i lastroni ritrovati accostati alle pareti hanno fatto ipotizzare un utilizzo come piani di appoggio, mentre lastre verticali infisse al suolo davano forma ad alcuni stipi entro cui erano collocati vasi, lucerne, fusaiole e argilla allo stato naturale (Fadda M.A. 1985a, p. 115; 1985b, p. 374; 2015b, pp. 76-79). Talvolta è documentata la presenza, al centro del vano, di un focolare in argilla (S’Urbale, vano C: Fadda M.A. 2007 p. 78) o di una macina litica (Serra Linta ed Iloi-Sedilo (Depalmas A. 1996; 2004). Il secondo tipo di struttura è quello senza zoccolo litico, che presuppone strutture lievemente infossate nel suolo, sui cui caratteri non si hanno sufficienti dati documentari. Non vi è sostanziale differenza tra queste e le cosiddette strutture semi-ipogee del tipo segnalato a Monte ZaraMonastir (Ugas G. 1992, p. 208) dove sono state messe in luce almeno due strutture in negativo di pianta ellittica, di m 5x3,60 e 5,80x4,80, infossate di circa 50-60 cm dal piano di campagna, e di Su Fraigu-San Sperate, lunga m 6,85 (Ugas G. 1993, p. 102). 
Benché nell’ambito di strutture abitative siano relativamente frequenti le notizie di rinvenimenti di ceramiche a pettine nella zona centro-settentrionale dell’isola o di ceramiche grigio-ardesia nel meridione, non è possibile intraprendere un’analisi sul tessuto insediativo dei villaggi del Bronzo recente, in parte obliterati, integrati o modificati dall’impianto degli abitati della fase successiva. È indubbio che molti dei villaggi di questa fase si siano sviluppati intorno ad un nuraghe monotorre o complesso anche se in numerosi casi l’unico indizio della presenza del villaggio è un lieve rialzo del terreno che circonda la torre nuragica. Singolare quanto documentato a Cuccurada-Mogoro dove all’interno del cortile del nuraghe complesso di tipo misto – al di sotto di uno strato di frequentazione del Bronzo finale-Prima età del Ferro – sono state individuate almeno tre strutture, addossate alla muratura interna del cortile stesso e realizzate riutilizzando «[…] conci e mensoloni rovinati dagli spalti e dai coronamenti» del complesso monumentale da riferirsi probabilmente a momenti del Bronzo recente e che sarebbero da collegare ad altre capanne distribuite all’esterno del monumento, nell’area antistante l’ingresso (Cicilloni R. 2007, p. 37). Il dato è di particolare importanza in quanto indica che già nel Bronzo recente in alcune torri nuragiche non veniva più effettuata l’ordinaria manutenzione e che le pietre derivate dalla rovina dei piani alti erano impiegate nella costruzione delle unità abitative.
Il Bronzo finale e la Prima età del Ferro.
Diffusione e sviluppo della casa a insula
Com’è noto i villaggi di capanne vedono il massimo incremento nel Bronzo finale e nella Prima età del Ferro con l’adattamento e la rielaborazione del modulo circolare secondo nuove soluzioni sintattiche, come gli isolati a corte centrale. La consueta difficoltà di puntuale attribuzione culturale delle strutture è, nel caso degli impianti di questi orizzonti cronologici, in parte ovviata dall’evidente riconoscibilità dell’insieme architettonico, caratterizzato dall’aspetto centripeto e serrato del complesso. I vani appaiono, infatti, strettamente aggregati e, quando di nuovo impianto, sembrano perdere la pianta circolare in favore di una più adattabile forma quadrangolare o ellittica, che meglio concorre a comporre il complessivo schema rotondeggiante. La fase costruttiva dell’isolato appare, in genere, organica e unitaria e i muri di delimitazione delle unità abitative appaiono condivisi. Mentre la corte centrale acquista spazio, le dimensioni dei singoli ambienti sono più piccole anche se nel complesso non si assiste ad una riduzione degli spazi utili. 
Benché alcuni caratteri dei complessi di queste fasi siano abbastanza evidenti e riconoscibili, non sembra di poter seguire una linea evolutiva univoca e lineare nel passaggio da un sistema che tende all’aggregazione (ad esempio a Su Muru Mannu) ad uno che ha realizzato l’accentramento dei vani in un complesso unitario (ad esempio nell’isolato A di Serucci-Gonnesa: Santoni V., Bacco G. 1989). In molti casi si individuano complessi del Bronzo finale e della Prima età del Ferro frutto di adattamenti e modifiche di preesistenti strutture circolari alle quali furono apportati pochi cambiamenti allo scopo di ottenere una disposizione “ad isolato”; è il caso, ad esempio di Iloi-Sedilo dove all’interno dello stesso insediamento, accanto ad un isolato con cortile, sono presenti capanne circolari solo in parte raccordate da brevi tratti murari rettilinei (Depalmas A. 2012b, fig. 1A; Tanda G. et alii 2012, fig. 1,2). Le diverse fasi di vita del villaggio di Serra Orrios-Dorgali – benché non ricostruibili nel dettaglio a livello di gruppi di abitazioni – sembrano deducibili, in primo luogo, dalla disposizione delle unità abitative che mostrano diversi livelli di aggregazione (Depalmas A. 2012a). Un tipo di aggregato (gruppo Nord: strutture 30-32, 57-59: Moravetti A. 1998b, p. 49, fig. 37) è quello che presenta una disposizione secondo un’asse longitudinale con unità indipendenti giustapposte e con ingressi non affrontati ma orientati sia secondo i quadranti di maggiore esposizione solare (Sud ed Est) sia a Nord-Est e Ovest. Analoga disposizione rivela anche il gruppo di strutture a destra del tempio B, in cui l’isolato presenta una maggiore tendenza alla chiusura dello spazio; un altro livello nel processo di aggregazione potrebbe essere rappresentato dai due isolati A e D rispettivamente ad Est e ad Ovest del villaggio (Moravetti A. 1998b, pp. 45-48, figg. 32, 35), in cui si nota una tendenza all’aggregazione centripeta con un raggruppamento più serrato anche se parzialmente poco coerente (strutture 72-76). Una maggiore coesione, frutto di un impianto unitario, è quella mostrata dall’isolato D anch’esso costituito da un insieme composito di vani sia circolari sia quadrangolari e di forma irregolarmente circolare, concepiti come unico blocco costruttivo. L’isolato C è quello che più chiaramente rivela una progettazione e realizzazione unitaria del blocco costruttivo. 
Questo si presenta all’esterno come un complesso chiuso costituito ad Ovest da un fronte rettilineo – o meglio lievemente concavo – e ad Est da uno sviluppo curvilineo che in parte segue il perimetro circolare dei vani interni (strutture 12, 55-56). Una ideazione unitaria dello spazio abitativo è anche quella osservabile nell’isolato A del villaggio Serucci-Gonnesa (Santoni V., Bacco G. 1987) dove la concezione circolare dello spazio è definita attraverso la composizione entro un perimetro rotondo di vani quadrangolari, circolari e subcircolari, in circolo attorno ad uno spazio a cielo aperto, anch’esso rotondeggiante. Un corridoio d’ingresso rettangolare consente di accedere al cortile e quindi ai vari ambienti. Tendenza non compiuta all’aggregazione e chiusura si rileva nell’isolato B del villaggio Brunku Madugui o Bruncu Màduli di Gesturi (Usai A. 1992; 2012c) dove gli ambienti di pianta circolare, sono allineati uno accanto all’altro con una disposizione serrata che sembra rivelare l’impianto più antico della struttura 17, alla quale si addossano – in parte sfruttandone la struttura muraria – i vani a e 18 a sua volta appoggiati agli ambienti 19-20. In questo caso l’isolato appare sbilanciato nel rapporto tra spazi chiusi e aperti a favore di questi ultimi e anche la mancata chiusura dell’insieme sembra indicativa di una relativa antichità. Infatti, sulla base dei materiali il complesso può essere datato ad una fase non avanzata del Bronzo finale. Come sembra potersi notare al Brunku Màduli ma anche in altri complessi come ad esempio Iloi, le capanne più antiche entrano pienamente in gioco nelle fasi di ristrutturazione e riformulazione progettuale degli assetti insediativi del Bronzo finale e della Prima età del Ferro secondo modalità che non sembrano prevedere modifiche sostanziali se non la connessione tramite bracci murari ad altre analoghe strutture circolari o a vani o gruppi di vani di nuovo impianto. 
Questo aspetto è particolarmente evidente anche nel villaggio di Palmavera dove nelle capanne di dimensioni maggiori e di perimetro più regolare si possono riconoscere le abitazioni della fase più antica del villaggio alle quali si accostano i vani più piccoli e di forma irregolare del Bronzo finale e della Prima età del Ferro (Moravetti A. 1992a, p. 46). Oltre al gruppo di capanne più a Sud, che manifesta la tendenza alla disposizione radiale intorno alla corte centrale, le altre unità del villaggio presentano addensamenti disorganici come nel gruppo a Nord del nuraghe ma anche vere e proprie insulae come l’insieme a Sud della “capanna delle riunioni”. In questo caso un muro ad andamento rettilineo delimita a settentrione l’isolato determinando una sorta di camminamento tra questo e la cinta turrita intorno al nuraghe, sul quale si aprono i due ingressi al complesso e all’ampio cortile che raccorda capanne circolari e piccoli vani quadrangolari. Altri due annessi, composti da un numero minore di ambienti e con ingressi indipendenti, fanno parte dell’isolato che si configura come un vasto quartiere a sviluppo longitudinale. L’aggregazione a sviluppo centripeto appare completamente compiuta nel villaggio di Su Nuraxi-Barumini dove più di ogni altro luogo è possibile riscontrare la presenza di unità composte da 5-7 vani di piccole dimensioni di pianta tendenzialmente quadrangolare, spesso irregolare, accessibili mediante un corridoio da una piccola corte centrale e racchiusi entro un muro perimetrale curvilineo, più raramente rettilineo (ad esempio nell’isolato 11: Santoni V. 2001a; Depalmas A. 2012a, p. 148). 
La presenza, all’interno di diverse unità (come negli isolati 20 e 42), delle rotonde con sedile e bacile centrale contribuisce a caratterizzare questo modello residenziale sottolineando la complessità dell’organizzazione degli spazi funzionali nell’ambito della Prima età del Ferro e della stretta connaturazione tra ambiti domestici indifferenziati e specializzati (Depalmas A., Rendeli M. 2012, pp. 908-911). È inoltre significativo che questo modello architettonico venga riproposto anche in contesti di natura prettamente cultuale come ad esempio quello di Sa Sedda ’e Sos Carros-Oliena in cui, all’interno di un corpo murario circolare, ambienti di pianta quadrangolare e circolare – destinati a spazi per il culto, ad officina e a deposito di prodotti metallici – si dispongono radialmente intorno ad un cortile centrale che serve di raccordo anche ad ambienti non perfettamente integrati nel perimetro murario come il vano/vasca P (Fadda M.A. 2007). Gli esiti finali di questo processo di sviluppo del modello residenziale sono ben documentati a Genna Maria-Villanovaforru dove all’interno dell’isolato di forma poligonale prevalgono gli ambienti quadrangolari di dimensioni ridotte che, con i numerosi piccoli spazi accessori, si dispongono in modo disomogeneo intorno ad uno spazio centrale (Badas U. 1987). Singolare, infine, è il caso di Sant’Imbenia-Alghero in cui gli isolati sembrano improntarsi preferibilmente a schemi quadrangolari definiti da un muro continuo che non prevede il coinvolgimento di strutture preesistenti ed entro cui i vani di pianta circolare e quadrangolare si articolano intorno a una piccola corte. La presenza di una sorta di piazza su cui gravitano gli isolati, caratterizza in modo unico l’abitato e lo differenzia rispetto agli altri insediamenti noti che appaiono organizzati secondo unità domestiche-familiari ma non orientati verso spazi comuni o “pubblici” (Depalmas A., Rendeli M. 2012).
Conclusioni
Le prime forme d’insediamento nuragico sono caratterizzate dall’accostamento di strutture di pianta circolare o ellittica e rettangolare presenti in raggruppamenti sparsi e disarticolati anche se, in tempi abbastanza antichi (Bronzo medio 2-3), inizia il processo di aggregazione di ambienti circolari e quadrangolari secondo uno schema che tenderà allo sviluppo centripeto dei complessi. Da questi aggregati prenderanno forma gli isolati a corte centrale nei quali verranno inglobati edifici circolari di antica fondazione e che si comporranno attraverso la costruzione di nuovi vani di varia forma. All’inizio dell’età del Ferro l’edificio a corte centrale ha una sua fisionomia compiuta, caratterizzata da un corpo unitario di forma prevalentemente circolare entro cui gli ambienti si dispongono radialmente attorno al cortile. All’interno di queste case vengono realizzate le rotonde con bacile centrale destinate a funzioni private nell’ambito familiare ossia a probabili culti domestici o pratiche lustrali-salutifere.
In seguito, ma sempre nell’ambito della Prima età del Ferro, si manifesterà la tendenza alla disarticolazione degli isolati con la presenza di un numero maggiore di vani – soprattutto di piccole dimensioni – non rigorosamente incentrati attorno alla corte. Oltre all’assetto spaziale delle abitazioni anche le dimensioni complessive dello spazio abitativo subiscono delle significative variazioni.
Se consideriamo come punto di partenza iniziale l’edificio di pianta circolare, la tendenza sembra potersi formalizzare verso una diminuzione delle dimensioni della singola struttura, compensata dall’aumento numerico delle unità e dal correlato ampliamento dello spazio comune scoperto ossia del cortile. Il cortile, determinato dallo spazio di risulta tra le strutture oppure specificatamente realizzato per il raccordo tra esse, mostra la tendenza graduale ad una riduzione di dimensioni sino a giungere agli esempi dei piccoli isolati circolari di Barumini in cui lo spazio centrale scoperto (?) è uguale o più piccolo dei vani che vi si affacciano. Giovanni Lilliu a Barumini, intravvedeva nell’ambito dell’abitato una sorta di “rioni in miniatura” che «[…] offrono visivamente l’immagine dell’individualismo di gruppo» (Lilliu G. 1982, pp. 81-82). 
Durante le età del Bronzo e del Ferro, le variazioni nell’adozione di moduli architettonici e nell’aggregazione degli spazi abitativi sono interpretabili come il riflesso di sostanziali mutamenti nell’articolazione interna della società. Infatti, nella casa monocellulare rappresentata dalla cosiddetta capanna circolare o rettangolare le dimensioni interne dei vani, comprese in maggior misura tra i 15 e i 22 mq, sembrano riferibili a spazi residenziali di nuclei familiari di base, probabilmente nell’ambito di società di consanguinei. Un gruppo domestico allargato sembrerebbe quello ipotizzabile nell’ambito della casa a più vani ottenuta mediante giustapposizione di ambienti slegati fra loro o uniti da appositi tratti murari mentre un tipo di casa a corte centrale con ambienti a disposizione radiale sembra indicare una maggiore volontà di distinguere il proprio gruppo familiare rispetto al resto della compagine sociale (Depalmas A. 2012a, p. 149). In questo senso il modello di insula chiusa a sviluppo circolare, specie quella di nuovo impianto, potrebbe identificarsi come la casa delle famiglie più eminenti del gruppo sociale ossia delle Èlites. Che quest’ultimo schema costruttivo si affermi all’inizio dell’età del Ferro – se non già alla fine del Bronzo finale – appare indicativo del fatto che in questi tempi sia giunto a compimento un processo di differenziazione sociale che prevede un ruolo individuale della famiglia all’interno della comunità e una sua distinzione sulla base del potere e/o del prestigio.

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