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martedì 15 gennaio 2019

Archeologia: Lidi, Lici e Cari, tre antichissimi popoli anatolici che parteciparono alle guerre dell’età del Bronzo che si svolsero nelle attuali coste della Turchia sud-occidentale. Articolo di Pierluigi Montalbano


Archeologia: Lidi, Lici e Cari, tre antichissimi popoli anatolici che parteciparono alle guerre dell’età del Bronzo che si svolsero nelle attuali coste della Turchia sud-occidentale.
Articolo di Pierluigi Montalbano

I Lidi abitano un'antica regione della Turchia asiatica, la Lidia, che nel periodo di massima espansione era compresa fra il Golfo di Edremit a Nord e il fiume Küçük Menderes a Sud. Le sue articolate coste si affacciano sul Mar Egeo ed è formata da bacini, circondati da rilievi ricoperti da macchia mediterranea e vegetazione steppica. Le pianure sono fertili e irrigue. Allo sbocco delle valli principali, in un golfo ben protetto, si è sviluppata Smirne. Anticamente posta tra la Misia, la Frigia e
la Caria, ebbe come capitale la città di Sardi. I confini, mutevoli, raggiunsero la massima estensione alla metà del VI a.C., incorporando quasi tutta la Ionia. La popolazione parlava il lidio, appartenente al tipo microasiatico, pur presentando anche elementi indoeuropei. Altri la collegano all’etrusco, tesi avanzata da Erodoto secondo cui una parte dei Lidi, condotti da Tirreno, fratello del re Lido, avrebbe dato origine agli Etruschi. Omero non conosce la Lidia, ma dà alla regione il nome di Meonia. Poco si sa delle vicende dei Lidi durante le dominazioni dei sumeri, degli ittiti e dei frigi. Probabilmente, i più antichi abitanti del paese furono quelli che occupavano l'interno dell'Asia Minore, né Semiti né ariani ma popolazioni parlanti una lingua asiatica. Il commercio mesopotamico settentrionale, zona di civiltà prevalentemente sumero-accada, deve essere passato attraverso la Lidia per giungere sulla costa del Mare Egeo e dirigersi poi verso l'Occidente. Con la caduta degli Ittiti, intorno al 1200 a.C., l'Asia Minore fu invasa da discendenti di lingua indoeuropea, e il paese fu occupato dall’impero dei Frigi, costituitosi sulle rovine dell'impero ittita. I primi principi a regnare la città di Sardi furono, secondo Erodoto, quelli che formano la dinastia degli Eraclidi, che sarebbe durata per mezzo millennio. Durante questo periodo, una parte della popolazione sarebbe emigrata in Italia, nel paese degli Umbri, e avrebbe contribuito con i locali alla nascita degli Etruschi. Tuttavia, i reperti archeologici mostrano più similitudini con la cultura cicladica. Nel periodo degli Eraclidi, la civiltà della Lidia era sostanzialmente autoctona, di grande capacità artistica, e iniziava a essere influenzata dalle culture ioniche. In questo periodo la Lidia si separa dall'antica civiltà frigia e comincia a seguire un proprio percorso. Le notizie storiche sono più articolate verso il 700 a.C. L'ultimo re della dinastia degli Eraclidi, chiamato da Erodoto Candaule, fu ucciso da una sua guardia del corpo di nome Gige, un Mermnade, che nel 685 a.C. diventò re della Lidia. Il nuovo re fu minacciato dalle orde dei Gimirrei, o Cimmerî, e chiese aiuto al re assiro Assurbanipal, il quale lo aiutò a sconfiggere gli invasori, ma lo costrinse a riconoscere la supremazia assira. Poco dopo Gige assunse un atteggiamento antiassiro, e fu attaccato nuovamente dai Gimirrei, cadendo in battaglia nel 652 a.C. Secondo Erodoto il nemico penetrò fino a Sardi ma non riuscì a conquistare la cittadella. Erodoto racconta che la politica aggressiva della Lidia contro le città greche della costa iniziò proprio da Gige. Fu lui a mandare doni al tempio di Delfi. Il suo successore, Ardys, salì al trono con l'assenso assiro e attaccò Mileto, conquistando Priene. Il suo successore, Aliatte, continuò la politica militare contro le città ioniche ma dovette scendere a patti con Mileto. In Oriente affrontò un nemico ben più forte, i Medi, che dominavano l'altopiano iranico riuscendo a penetrare in Asia Minore. Il re della Lidia iniziò una serie di campagne di guerra durate 5 anni, fino ad accordarsi con i nemici nel 585 a.C.: fu stabilito che il confine della Lidia verso oriente sarebbe stato il fiume Halys. Astiage, figlio di Ciassare di Media, prese in moglie Aryenis di Lidia. Fra le città greche ioniche, Aliatte conquistò anche Clazomene. Riuscì a sottomettere Smirne, e nell'ultima parte del suo regno i rapporti tra la Lidia e i Greci della Ionia furono buoni. Dopo la morte di Aliatte, suo figlio Creso ascese al trono ereditando un vasto impero che comprendeva tutta l'Asia Minore fino al fiume Halys, a eccezione della Licia e della Cilicia. Le città costiere della Ionia, sue subordinate, dovettero fornire contingenti militari contro Efeso, che fu presa e gli abitanti deportati. Il re riuscì a costringere tutte le città a promettergli, oltre che un contingente militare, anche il pagamento di un tributo annuo. Creso mantenne stretti rapporti anche con i Greci della penisola, dimostrando devozione per il santuario di Delfi. In seguito, le dinastie dei re medi furono rovesciate da Ciro, re di Anshan, e il confine orientale costituito dal fiume Halys fu cancellato. Creso prese le parti della famiglia reale spodestata e chiese a Ciro la liberazione del re. Per tutta risposta, Ciro cercò di far rivoltare contro Creso le città della Ionia ma non ci riuscì. Il re della Lidia varcò l'Halys, ingaggiò una cruenta guerra contro l'esercito persiano, ma non vinse e si ritirò, inseguito da Ciro che nel 546 a.C. lo raggiunse a Sardi e lo assediò per due settimane nella cittadella. La Lidia cessò di essere uno stato indipendente e fu integrata all'impero persiano con Alessandro il Macedone. Poi subì il controllo dei Diadochi, dei Seleucidi e, infine, degli Attalidi. Nel 133 a.C., con il regno di Pergamo, passò al popolo romano che la incluse nella provincia Asia.

I Lici furono un popolo indoeuropeo del gruppo anatolico, stanziati in Licia, un'antica regione dell’Asia Minore all'estremità sud-occidentale della penisola anatolica, affacciata sul mare, nella moderna provincia turca di Adalia. Chiusa a nord dalla catena montuosa occidentale del Tauro, che ancora oggi la isola dal resto della Turchia, forma una penisola a est dell'isola di Rodi. Secondo la tradizione greca, i più antichi abitanti furono i Solimi nell’interno e i Termili, detti poi Lici, nella costa, influenzati fortemente dalle numerose colonie greche vicine. I Lici sono ricordati da fonti egizie, ugaritiche e ittite, e figurano anche nell’Iliade tra gli alleati di Troia, dove cadde il loro re Sarpedonte. L’Eneide riporta che dopo la caduta della città essi si aggregarono a Enea. Secondo Erodoto, i Lici giunsero originariamente dall'isola di Creta, dove erano insediati sulla costa e, non avendo terre fertili per le coltivazioni, allestirono una flotta navale per relazionarsi con Cipro, l’isola del rame. Erano alleati e tributari degli ittiti e parteciparono al loro fianco nella guerra di Qadesh, come racconta Ramesse II citandoli tra i molti popoli nemici che combattevano sotto gli ordini del re nemico. Anche il faraone Merenptaḥ li cita, chiamandoli Lugga, quando respinge un'incursione di popoli terrestri e marittimi nelle terre occidentali del Delta e se li trova davanti come nemici. Testi ittiti parlano di varie città e di due fiumi con nomi simili a quelli della Licia: Wiyanawanda potrebbe essere Enoanda, Mira è Myra, Kuwaliya forse Cabalia, e i fiumi Siyanta e Ashtarpa sono simili a quelli di fiumi lici. Le loro città, differentemente da quelle ittite, erano governate da assemblee di anziani. Erodoto attesta la presenza del matriarcato e di una discendenza matriarcale. Verosimilmente si tratta dei Lu-uk-ki delle lettere di Tell el Amārna e dei testi ittiti e geroglifici. Notizie storiche più precise si hanno quando la Licia fu conquistata da Arpago, generale di Ciro, e aggregata alla prima satrapia dell’Impero persiano nel 546 a.C. pur conservando una certa autonomia. In seguito, fu governata da dinasti indigeni, come Kybernis e Perikles, noti da monete del V e IV a.C. La regione fu poi conquistata da Alessandro Magno, ellenizzandosi e riunendosi alla Grande Frigia. Per tutto il III a.C., la Licia fu contesa da Siria ed Egitto e, verso la metà del secolo successivo, i romani la dichiararono indipendente. Fiorì come confederazione di città, sul modello delle confederazioni greche, con 23 città che inviavano rappresentanti a un’assemblea federale con a capo un magistrato che durava in carica un anno:  il liciarca. Il centro federale era il Letoon di Xanto, e le città più importanti erano le 6 metropoli di Xanto, Tlos, Patara, Pinara, Mira e Olimpo. Della più antica civiltà licia sono rimasti monumenti di architettura e scultura: tombe rupestri con prospetto d’influenza ittita, le più antiche del VI a.C. La società era matriarcale, infatti, è considerato legittimo il figlio di una cittadina e di uno schiavo. L’antica lingua, il licio, è documentata da alcune iscrizioni, in parte bilingui, che contengono elementi indoeuropei.

I Cari erano un popolo indoeuropeo del ramo anatolico, probabilmente legato con i Pelasgi. Gli antichi Cari invasero buona parte dell’Asia Minore e delle isole antistanti, ma furono poi cacciati dagli Ioni. Vivevano in Caria, una vasta regione costiera della Turchia sud occidentale, confinante a Nord con il fiume Meandro, che la separa dalla Lidia, e a Sud con il fiume Dalaman, che la divide dalla Licia. Le coste sono frastagliate, mentre l’interno, difficilmente penetrabile, presenta un massiccio arido e carsico, ricoperto da steppe e da macchia mediterranea. Il centro principale era Aydyn. Secondo la tradizione, i Cari derivano il loro nome dal loro primo re: Car. Nell’età del Bronzo, i Karkiya aiutarono la confederazione di Assuwa contro il re ittita Tudhaliya, ma nel XIV a.C., re Arnuwandas II scrisse ai Karkiyan chiedendo loro di dare asilo al deposto Manapa-Tarhunta del fiume Seha. I Karkiyan accettarono e consentirono a Manapa-Tarhunta di riavere indietro il suo regno. Omero ricorda che Mileto era un insediamento cario al tempo della Guerra di Troia, e i Cari erano alleati dei Troiani contro gli Achei. Inventarono i bracciali per sostenere lo scudo e introdussero l’uso di ornare gli elmi con il cimiero. Le iscrizioni fenicie li menzionano come KRK, grafia che corrisponde ai Karkiya o Karkisa menzionati nei testi epigrafici degli Ittiti. Dopo le dominazioni dei Lidi e dei persiani, nel V a.C. appoggiarono i Greci nei conflitti contro i persiani e, fino alla conquista di Alessandro, furono governati da una dinastia locale, indipendente dal governo centrale persiano. Dopo Alessandro, i Cari furono sotto i Seleucidi e i Tolomei. Dal 129 a.C. fecero parte della provincia romana d’Asia. La lingua degli antichi Cari rientra nella serie delle lingue microasiatiche, e deriva dal Luvio, la lingua anatolica. È nota attraverso alcune iscrizioni, di cui una ventina trovate in Caria e altre in Egitto, dove molti Cari militarono come mercenari attorno al 600 a.C.

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