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lunedì 7 gennaio 2019

Archeologia. Biblo, la città del papiro, anello di congiunzione fra gli antichi regni dell'Egitto e della Siria. Articolo di Pierluigi Montalbano


Archeologia. Biblo, la città del papiro, anello di congiunzione fra gli antichi regni dell'Egitto e della Siria.
Articolo di Pierluigi Montalbano

Adagiata sulle sponde orientali del Mediterraneo, 40 km a nord di Beirut, capitale del Libano, Biblo è un’antichissima città portuale, posta strategicamente su un promontorio che domina su due ampie baie. Era dotata di un porto a sud, rivolto verso l’Egitto, e un porto a nord, orientato verso Cipro, quindi fu l’anello di congiunzione per le relazioni internazionali fra il mondo egizio e quello siriano. Secondo lo storico Filone, Byblos fu fondata nel Neolitico dal dio El con il nome di Gubla, o Gebal, e poi i greci, vista la sua importanza come centro per i commerci del papiro, le diedero il nome di
Byblos che in greco significa proprio papiro. Il nome arcaico GBL significa montagna, ed è lo stesso toponimo di Gibilterra (terra di GBL), che, infatti, si erge su un promontorio. In arabo si chiama Gebel, sempre con significato di altura rocciosa. La sua area arcaica era quella di un piccolo villaggio di pescatori, come provano gli scavi che hanno rivelato i ruderi di capanne neolitiche composte da un solo locale che conteneva resti di armi e di utensili. Biblo è sempre stata in relazione con l’Egitto, ed è menzionata in diverse fonti documentarie per i commerci marittimi, tanto che le grandi navi da carico erano conosciute proprio con il nome di navi di Biblo. I faraoni scambiavano il papiro, l’incenso, l'oro e il lino con il legno dei cedri del Libano per costruire le loro flotte navali, l'ossatura dei loro palazzi e il tetto dei grandi templi. Grazie agli scambi, questo periodo fu segnato quindi da prosperità e sviluppo economico. E’ posizionata in un territorio che nell’età del Bronzo delimitava il confine fra ittiti ed egizi, e fu interessata da una serie di cruente guerre per governarla. Durante il regno del faraone Amenhotep III, all’inizio del XIV a.C., l'intera Siria era controllata dagli ittiti, e il re di Biblo Rib-Addi, all’epoca vassallo dagli egizi, portò avanti una fitta corrispondenza con il faraone mirata a ottenere rinforzi per mantenere il controllo della città e resistere alle continue incursioni degli ittiti. Si tratta di 380 lettere redatte in cuneiforme su tavolette d’argilla trovate nell’archivio di Tell Amarna. Attraverso la traduzione dei testi, gli archeologi hanno ricostruito un periodo carico di acute tensioni sociali ed economiche fra la classe dirigente, che imponeva pesanti tributi, e il popolo, costituito prevalentemente da contadini e pastori. Questi, per evitare la tassazione, fuggivano verso le terre oltre confine. Una serie di trattati con gli stati confinanti, garantirono la reciproca restituzione dei fuggiaschi. Per questo motivo, chi si allontanava era costretto ad allearsi con i clan pastorali che occupavano zone libere, ossia le montagne e le steppe. Questi gruppi di rifugiati erano definiti habiru, termine che, successivamente, diventa ebrei. Sotto la XIX dinastia, la città fu sede di conflitti fra egizi e ittiti per il controllo, con i faraoni egizi Ramesse I e Sethi I che condussero una serie di guerre di confine contro i sovrani ittiti fino a riuscire, con il faraone Ramesse II, a incorporare definitivamente la città. Le strutture murarie del Bronzo Medio si concentrano intorno a una fonte sacra. Tutto è circondato da un’imponente fortificazione in pietra con bastioni addossati sul lato interno per rinforzare le strutture. La cinta muraria ha origine nel Bronzo Antico e fu utilizzata fino all’età ellenistica attraverso varie ristrutturazioni. Fra XI e VIII a.C. c’è una ristrutturazione della città con la costruzione di un terrapieno che rinforza ulteriormente le difese. Nella stessa area ci sono tre edifici sacri, due del Bronzo Antico e uno del Bronzo Medio, utilizzati fino a buona parte del Ferro. Il tempio più importante è quello dedicato alla divinità della città: Baalat Gubal. Baal è una divinità maschile che significa signore, il suffisso at è l’attribuzione del genere femminile, quindi traduciamo con Signora di Biblo. Questo tempio, come la maggior parte degli altri santuari dell’area Siro-palestinese, è costituito da una grande corte con una serie di installazioni e vani accessori. Un altro tempio è quello denominato a “L” per la sua forma. Fu smontato agli inizi del 1900 e ricostruito più a lato per consentire di proseguire gli scavi. Era dedicato a una divinità maschile ed è costituito da una cella affiancata a due grandi corti. Abbiamo, dunque, una divinità femminile principale alla quale si affianca quella maschile. In una fase successiva, nel Bronzo Medio, fu eretto il tempio degli obelischi, costituito da una grande corte al cui centro si trova l’edificio sacro formato da una cella quadrata e da un portico. Il tutto adiacente a un grande obelisco egiziano e nella corte sono presenti altri obelischi. Durante tutta l’età del Bronzo, Biblo era il tramite privilegiato con il faraone egizio, con relazioni politiche e commerciali dirette. Sotto il pavimento del tempio sono state trovate centinaia di offerte votive costituite da bronzetti maschili rivestiti con una lamina d’oro, e altri bronzi di varia fattura. La necropoli reale, scavata nel 1922, presenta 9 tombe a inumazione, delle quali solo 3 sono state ritrovate intatte. Sono costituite da un pozzo verticale attraverso il quale si accede a una grande camera dove erano posti i sarcofagi destinati ai re. Dopo la deposizione, la camera veniva chiusa con dei muretti che ostruivano l’ingresso, e il pozzo veniva riempito da detriti, una tecnica che ritroviamo documentata anche  in occidente. Il sarcofago testimonia la qualità del lavoro degli artigiani di Biblo durante il Bronzo Medio. I manufatti artistici sono particolarmente accurati, con elementi iconografici presi dall’esterno e rielaborati secondo la tradizione locale, dando vita a uno stile che caratterizza la scuola degli artigiani orafi e degli intagliatori dell’avorio dell’epoca. Una delle tombe più importanti è quella che ospita il re Ahiram. Il sarcofago ha una forma parallelepipeda e alla base presenta 4 protomi di leone scolpite. La decorazione che scorre su tutti i lati è delimitata inferiormente da un listello a rilievo e superiormente da una serie di fiori di loto, alternativamente chiusi a bocciolo e aperti ma tutti rivolti verso il basso, a simboleggiare la discesa nel mondo dei morti. Fra i fiori e la decorazione centrale c’è un elemento a corda che percorre tutto il sarcofago. La base è sostenuta da 4 leoni accosciati con la testa e la parte anteriore delle zampe che sporgono dal sarcofago. Il pannello è costituito da una processione di fedeli, capeggiata dal figlio del sovrano, che vanno verso il re, assiso su un trono con braccioli a forma di sfinge alata e con i piedi su un piedistallo. I fedeli sono rappresentati col tradizionale gesto di saluto e benedizione. Si tratta di una tipica iconografia orientale. Il re ha in mano un fiore appassito, simbolo di morte. Fra il re e gli altri c’è un tavolino su cui sono deposte le offerte. Anche l’altro lato lungo mostra una processione, con un personaggio che si distingue perché porta una capra per il sacrificio. Sui lati brevi ci sono 4 donne che si strappano i capelli e le vesti per il dolore che provano per la morte del re. Il coperchio presenta al centro due leoni in bassorilievo, le cui teste sporgono dal sarcofago, forse per costituire un punto di presa per sollevare il coperchio stesso su cui sono rappresentati in bassorilievo il re e suo figlio. Dall’VIII a.C., Biblo subì la pressione assira e dovette sottomettersi a un tributo, pur mantenendo re locali. Incorporata nell'Impero persiano e poi nei regni ellenistici, scomparve dal panorama politico antico.

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