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venerdì 11 agosto 2017

Archeologia della Sardegna. Bitti – Romanzesu, la magia di un suggestivo santuario nuragico costruito 3500 anni fa alla sorgente del Tirso. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Bitti – Romanzesu, la magia di un suggestivo santuario nuragico costruito 3500 anni fa alla sorgente del Tirso.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Passeggiare in questo scrigno naturale di sughere regala l’emozione di ammirare suggestivi affioramenti granitici che custodiscono una delle più preziose e affascinanti eredità della Civiltà Nuragica. La frequentazione del villaggio inizia nel 1500 a.C. e prosegue ininterrottamente fino al 650 a.C. circa. L’abitato mostra una serie di edifici in granito locale legati al sacro, immersi in una vegetazione che mostra altre strutture d’uso non cultuale. L’edificio che più colpisce l’immaginario dell’osservatore è uno straordinario recinto gradonato che raccoglie le acque convogliate da un
corridoio, anch’esso gradonato, realizzato in prossimità di un monumentale pozzo sacro. Nelle immediate vicinanze, la teatralità del sito è accentuata dalla presenza di due templi rettangolari a megaron che arricchiscono lo spazio cerimoniale.  Completano il percorso un edificio a labirinto e una struttura associata a tre betili, testimoni muti di questo immenso santuario a cielo aperto che certamente catturava l’attenzione di comunità vicine e lontane. E’ interessante notare che il fiume Tirso nasce proprio in prossimità di questo sito.

Un centinaio di capanne costituiscono l’ossatura dell’insediamento , e il pozzo costruito nella roccia, dalle cui fenditure sgorga l'acqua sorgiva, ha la classica scala d'accesso e una camera circolare costruita con filari regolari di blocchi accuratamente lavorati. Il pavimento è lastricato e un bancone-sedile corre lungo il perimetro della parete. La grande piscina gradonata collegata al pozzo ha un diametro di 14 metri e il percorso è segnato da alcuni menhir. Nel pavimento lastricato si raccoglieva l’acqua di “troppo pieno” della sorgente. Il sito ha restituito materiali che testimoniano una frequentazione legata a riti fertilistici e di iniziazione concentrata, soprattutto, nei secoli dal XIII all’XI a.C.

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