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giovedì 9 febbraio 2017

Archeologia della Sardegna. Simbologia dei bronzetti nuragici. Riflessioni di Mauro Atzei.

Archeologia della Sardegna. Simbologia dei bronzetti nuragici
di Mauro Atzei.

Le genti nuragiche, verso la fine del loro percorso spirituale animista, realizzarono  per mano dei migliori artisti fusori dell’epoca, una quantità impressionante di bronzetti simbolici. Tanti pezzi sono ancora dispersi nel mondo ma i numeri ufficiali parlano di almeno 800 bronzetti conosciuti, comprese le oltre 150 navicelle. Già nel neolitico, nel corso della civiltà della Grande Madre, il simbolo della madre stessa, sotto forma di statuina di terracotta, veniva impugnata dal defunto nella sua sepoltura e in questo stato è stato ritrovato dagli archeologi. Questo gesto simbolico è stato interpretato da vari studiosi come un auspicio al ritorno nell’aldilà nel ventre della Grande Madre, per una pronta reincarnazione.
Non è semplice dare un significato a questi piccoli idoli, prima di terracotta e poi di bronzo. Un aiuto è offerto dai luoghi di reperimento di questi oggetti simbolici: luoghi di culto, templi a pozzo e tombe dei giganti. Più raramente sono stati ritrovati presso Nuraghi o tombe a pozzetto.
E' mia idea, intanto, che il simbolo, nei riti funerari che si celebravano dal Bronzo Recente al
Ferro, fosse diviso materialmente in due: una parte, o la sua gemella, veniva affidata al defunto e l'altra veniva conservata e custodita dal contraente (in vita) che effettuava il patto simbolico con l'aldilà. Se si trattava di mariti e mogli o loro stessi e i propri figli deceduti ancora piccoli, la parte gemella tornava a ricongiungersi al momento della dipartita riaccostando le due parti e quindi riconoscendone i legami che si erano creati in passato. Sempre che gli officianti il rito, sacerdotesse o sacerdoti ne fossero ancora a conoscenza. Il rituale veniva allora rispettato e portato a compimento, salvo imprevisti.

Presso i Greci divenne la consuetudine che avrebbe permesso di riconoscere i figli esposti, e rappresentava il concetto del cordone ombelicale del mondo (l’unione tra il cielo e la terra, tra l’anima e il corpo, tra il fisico e il metafisico ecc.)
( cit. Omphalos di Delfi *NATURA*).
Ritengo che non sia stato mai condotto uno studio specifico su bronzetti gemelli o molto simili, o su frammenti combacianti ritrovati in contesti disomogenei in relazione a questo meccanismo rituale.
Il simbolo, presuppone sia l'idea di separazione sia quella di riconciliazione. Per Freud esso esprime il desiderio o i conflitti in modo indiretto, figurato e più o meno decifrabile. E' la relazione collegante il contenuto manifesto di parole, pensieri o comportamenti al loro senso latente. Per Jung il simbolo è un'immagine indicante la natura oscuramente intuita dello Spirito.
Ogni bronzetto sardo, oltre a rappresentare una simbologia, mostra un simbolo preciso: le corna, la madre che tiene in grembo un bambino, il saluto, lo scudo, le armi, la corda, la nave, gli animali, le launeddas, ecc.

Analizzerei la prima tra le succitate, giusto per evidenziarne il meccanismo simbolico. Per analogia è possibile trasferirne il senso e i significati su tutti gli elementi simbolici.
Dobbiamo tenere conto che il simbolo collega all'immagine visibile una parte dell'immagine invisibile, la sua parte volutamente occultata. La sua comprensione dipende tuttavia, dalla sua percezione diretta da parte della coscienza.
Il simbolo delle corna (il toro)
Le corna erano già il segno distintivo degli dei di Sumer e di altre civiltà a base agricola. Se i sardi nuragici fossero lontani discendenti di questi antichi popoli, o per via diretta o attraverso il mondo accadico, vediamo come la relazione tra il toro, l’antenato mitico e le corna dei bronzetti sia abbastanza stretta.
Non è difficile vedere nel simbolo delle corna in testa al bronzetto, anche il simbolo della luna crescente.
Attraverso la luna abbiamo il simbolo della notte, della morte e del sangue. Le corna assumono quindi un potere simbolico per la loro connessione col fallo e con il potere creativo del toro. Nella tradizione biblica, le corna (o i raggi) che si diramano dalla fronte di Mosè vengono dal suo incontro con Dio.
I bronzetti con l’elmo cornuto indicano  il potere di chi lo porta. Il segno delle corna, così come il ferro di cavallo volto verso l'alto, porta fortuna, fertilità e potere. Le corna richiamano e suggeriscono l'associazione dell'offerente con il desiderio di fortuna e prosperità.

Vediamo ora i principali modelli individuati dagli antropologi, della simbologia delle funzioni di un bronzetto, spesso definito “esorcizzante”, nell’ideologia degli officianti:
La prima delle funzioni del simbolo è L’ESPLORAZIONE e consente di ottenere la connessione tra un termine noto e il suo uguale ignoto. Ovvero, il tentativo dell’uomo di rappresentare concetti non visibili e quindi psichici, o non pienamente comprensibili con i cinque sensi, con un’espressione materiale (il simbolo stesso generato nel bronzo).
La seconda funzione è la SOSTITUZIONE. Si tratta del sostituto del contenuto (la sostanza informale) a cui non è possibile penetrare nella coscienza. Questa funzione esprime il mondo come viene percepito e vissuto dall'uomo a livello inconscio e intuitivo. Esperienza che, alla fine del processo, gli rivela SE stesso.
La terza funzione è di MEDIAZIONE tra elementi scissi, non ordinati. Ha lo scopo di coordinare le forze opposte e contrarie con le forze a loro controverse. In questo caso, il simbolo, favorisce i passaggi fra i diversi livelli della coscienza, operando come forza equilibratrice.
Quarta funzione è l’UNIFICAZIONE tra i tre livelli dell’esperienza umana sulla Terra: inconscio, conscio e sovra conscio (o supercoscienza). Sintetizza i tre piani del mondo: inferiore, terreste e celeste con le sei direzioni nello spazio: ascendente, discendente, nord, sud, est, ovest. Il simbolo, in questo caso, unifica e collega il mondo con la trascendenza e l’immanenza.
La funzione che mette in relazione intima l’individuo con il suo ambiente sociale è la SOCIALIZZAZIONE. Il clan, la famiglia, il gruppo sociale, la casta, hanno il loro simbolo, e questo assume dei tratti peculiari diversi al mutare delle epoche e delle influenze tra popoli che nel tempo si incontrano.

La sesta funzione è chiamata di RISONANZA. Essa è in stretto rapporto con l’energia intrinseca del simbolo, con la sua vitalità. E’ attiva e strettamente collegata alla vitalità energetica, all'atmosfera spirituale di un'epoca, di un popolo, di una società, di un clan o di un individuo. In questo caso il simbolo si riveste di potenza evocatrice. di forza, e questa varia a seconda del rapporto tra la coscienza individuale e l’ambiente sociale in cui opera: è tanto più forte quanto più in connessione psichica con una determinata psicologia collettiva.

La TRASCENDENZA è la settima funzione. E’ la relazione tra due forze antagoniste che conduce al superamento delle contrapposizioni e all’evoluzione della coscienza, ossia alla loro trascendenza.
Ultima funzione del simbolo è la TRASFORMAZIONE.
Si tratta della fine del processo simbolico del bronzetto, che porta alla trasmutazione dell’energia psichica dell’inconscio nell’obiettivo di assimilazione e integrazione nell’IO cosciente.

Tutti i bronzetti nuragici nelle immagini sono al Museo Archeologico di Cagliari.


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