Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

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Associazione Culturale Honebu

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giovedì 31 marzo 2016

Archeologia. La mitica città di Tartesso, di Pietro Bosch

Archeologia. La mitica città di Tartesso
di Pietro Bosch




Tartesso è il nome che i levantini prima e poi i Greci (Tarshish, Ταρτησσός) applicarono ai luoghi dell'estremo Occidente da cui provenivano i metalli. Se significasse soltanto "terra del metallo" e se prima di localizzarsi nel sud della Spagna (Andalusia) fosse dato ad altre regioni non è sicuro. E neppure è sicuro se i viaggi delle "navi di Tarshish", che dal tempo di Salomone, insieme con le navi fenicie, portavano merci esotiche (oro, avorio, pavoni) di Ofir, avevano come meta la Spagna o se Ofir era il paese di Pwêne (Punt) nella Somalia, ed è altresì incerto se Gades, l'estrema base navale dei Fenici, sia stata fondata nel 1100 a.C. come pretende la vecchia tradizione della fondazione del

mercoledì 30 marzo 2016

Associazione Culturale Honebu. Due serate di cultura in programma: L'archeologia industriale con Sandro Mezzolani e "Fantasmi a Cagliari" con Pierluigi Serra e Nicola Dessì.

Associazione Culturale Honebu. 
Due serate di cultura in programma nei prossimi giorni: 

"Archeologia industriale", con Sandro Mezzolani "Fantasmi a Cagliari", con Pierluigi Serra e Nicola Dessì


Buongiorno,
siamo lieti di invitarvi Venerdì 1  Aprile, alle ore 19, alla serata dedicata all'archeologia industriale. Interverrà Sandro  Mezzolani sul tema: "Ferrovie, mulini idraulici e concerie”".
Con l'ausilio di immagini, l'esperto ci condurrà in un viaggio attraverso le opere architettoniche realizzate in passato per avviare e favorire attività industriali che generarono reddito e migliorarono le condizioni di vita delle comunità coinvolte nel sistema.

Martedì 5 Aprile, sempre alle ore 19 nella sala conferenze Honebu in Via Fratelli Bandiera 100, serata dedicata alla letteratura del mistero. L'archeologo Nicola Dessì presenterà il libro di Pierluigi Serra: "Fantasmi a Cagliari", autore presente.
Una piccola perla che, in maniera coinvolgente, guida il lettore attraverso le antiche vie cittadine che riprendono vita attraverso le storie tramandate di generazione in generazione e che hanno come tema comune i fantasmi. Alcuni di questi personaggi sono  documentati da un punto di vista storico (es. il Marchese di Camarassa), altri meno (le suore viziose del Monastero di Santa Caterina) ma non per questo meno affascinanti. Storie che arricchiscono le tradizioni di Cagliari e la valorizzano. Esistono i tour "spettrali" in tutte le grandi città europee (Edimburgo, Praga, Londra, etc), Cagliari non è da meno. Un libro consigliato a chi

martedì 29 marzo 2016

Archeologia. L’invenzione del “sardo pellita” Biografia di una ricerca, di Alfonso Stiglitz

Archeologia. L’invenzione del “sardo pellita” Biografia di una ricerca
di Alfonso Stiglitz

L’intervento analizza l’utilizzo del termine “sardo pellita” in funzione dei modelli storici utilizzati nelle varie epoche, per giungere alla proposta di un nuovo modello di lettura. Nel Novecento il problema della romanizzazione viene inquadrato nel quadro più ampio della resistenza al colonialismo, con Giovanni Lilliu precoce nel proporre un modello resistenziale. Oggi emerge la necessità di un ulteriore passo avanti reso possibile dalle riflessioni di Edward Said e dalla riscoperta di Antonio Gramsci. L’utilizzo di alcune categorie gramsciane (egemonia, gruppi sociali subalterni, trasformazione molecolare ecc.) sarà proposto come utile strumentario dello storico dell’antichità.

Il titolo gioca sul duplice significato del termine invenzione, quello attuale di “atto di concepire e ideare con l’immaginazione” e quello etimologico di “ritrovamento”. È in questa ambiguità del termine che si è persa, nel tempo, la possibilità di dare una risposta alla complessità e fluidità delle identità della Sardegna antica. L’origine ideologica del termine “sardo pellita”, coniato in età romana, ha trasformato quei gruppi sociali che abitavano l’isola in entità astratte, metafisiche, impedendo il loro ritrovamento concreto sul terreno attraverso indagini scientifiche. L’occhio dello straniero La denominazione compare per la prima volta in Cicerone con un senso negativo più che descrittivo: sordidissimae, vanissimae, levissimae genti ac prope dicam pellitis testibus condonetur? Che l’uso fosse dichiaratamente dispregiativo era manifesto, come sottolineato da Quintiliano: mastrucam, quod est sardum irridens Cicero ex industria dixit . Più tardi, ma sempre nella stessa ottica dell’osservatore colonialista esterno, Tito Livio utilizza la denominazione per indicare qualcosa di più preciso, anche se non meno dispregiativo, come sostituto di un etnico o, comunque, del nome, a lui ignoto, di una comunità abitante in un qualche luogo al di fuori di Cornus: Hampsicora tum forte profectus erat in Pellitos Sardos ad iuventutem armandam . Acutamente Attilio Mastino ha posto in

lunedì 28 marzo 2016

Archeologia. La grande muraglia megalitica di Monte Baranta. Un sito che vive in Sardegna da 4500 anni.

Archeologia. La grande muraglia megalitica di Monte Baranta. Un sito che vive in Sardegna da 4500 anni.

Lasciata Olmedo, sulla S.P. 19 in direzione di Alghero, al km. 1,100 si svolta a sinistra e si prosegue per km. 1,300 seguendo i cartelli direzionali. Ingresso segnalato. L’area su cui insiste il monumento, di circa 12 ettari, è stata acquistata dal Comune di Olmedo con l’intento di promuovere la tutela, la salvaguardia e la compiuta valorizzazione del complesso. Con i fondi della l.r.37/98 sono stati realizzati i primi interventi finalizzati alla ricostruzione dei sentieri di accesso in pietra locale e di manutenzione delle copiose essenze arboree e arbustive che contornano la muraglia e il recinto-torre (il sito era tradizionalmente una muraglia). 
Il Comune ha provveduto a ripristinare l’antico itinerario che, da un’ampia radura posta al limitare di Padru Salari, conduce a Monte Baranta attraverso una incantevole cornice di antichissime rocce e piante secolari che consente di scrutare dall’alto la verde distesa della Nurra e lo splendido orizzonte della Rada di Alghero.
Il complesso megalitico di Monte Baranta, oggetto di studi e ricerche a partire dagli anni ’50, costituisce uno dei più straordinari esempi di insediamenti fortificati prenuragici, attribuibile all’età del Rame e più precisamente alla cultura di "Monte Claro" (2500-2200 a.C.). Disposto su di un altopiano trachitico a m 152 s.l.m., da cui si controlla un vastissimo territorio, Monte Baranta è costituito da un insediamento prenuragico caratterizzato e protetto da un recinto-torre, da una lunga e poderosa muraglia che racchiude un gruppo di capanne rettangolari, separandole da un’area sacra con

domenica 27 marzo 2016

Enciclopedia della Sardegna Nuragica (Ipazia books), di Massimo Pittau

Enciclopedia della Sardegna Nuragica (Ipazia books)
di Massimo Pittau


E' in lavorazione con un nuovo titolo: "Compendio della civiltà dei Sardi Nuragici".

sabato 26 marzo 2016

Micene, Tirinto e Schliemann

Micene, Tirinto e Schliemann
dal libro: Civiltà Sepolte, di C.W.Ceram – Einaudi


Nel 1876, all’età di 56 anni, Schliemann aveva affondato per la prima volta il piccone nel suolo di Micene, nel 1878-79, assistito da Virchow, scavò per la seconda volta a Troia; nel 1880 scoprí a Orcomeno, la terza città che Omero disegna con l’attributo di aurea, la ricca volta del tesoro di Minia; nel 1882, con Dörp­feld, scavò per la terza volta nella Troade, e due anni dopo a Tirinto. Le mura dell’acropoli di Tirinto furono messe a nudo; un violento incendio aveva calcinato le pietre e cotto l’argilla che le connetteva insieme, trasformandole in veri e propri mattoni; gli archeologi credevano che que­ste mura fossero avanzi medievali e le guide greche dichiaravano che a Tirinto non c’era niente di impor­tante da visitare. Sulla fede degli antichi scrittori, Schliemann comin­ciò a scavare e lo fece con tanto impegno che distrusse una piantagione di comino di un contadino di Cofinio e dovette pagare 2 franchi di ammenda. A Tirinto sarebbe nato Eracle. Le mura erano rite­nute dagli antichi una costruzione prodigiosa. Pausa­nia le paragonò alle

venerdì 25 marzo 2016

Archeologia. La cultura iberica di “El Argar” e le relazioni con la civiltà nuragica in Sardegna. Di Claudia Pau

Archeologia. La cultura iberica di “El Argar” e le relazioni con la civiltà nuragica in Sardegna.
di Claudia Pau






















1. La cultura argarica
1. 1. Storia della ricerca archeologica

La cultura argarica, cominciò ad essere conosciuta nella bibliografia specializzata quando al finale del secolo scorso i fratelli Luis e Enrique Siret, due ingegneri belgi che lavoravano nella zona miniera de Herrerías (Almería), pubblicarono l’opera intitolata “Las primeras edades del metal en el Sudeste de España”; però fu con il lavoro del Prof. Tarradell negli anni Quaranta quando si cominciarono a fissare i limiti geografici della Cultura di El Argar. I maggiori contributi in campo archeologico appartengono agli anni Settanta: El Cerro de la Virgen de Orce (Granada) (Prof. Schüle, Universitá di Freiburg), El Cerro de la Encina Monacil (Prof. Arribas, Molina, Universitá di Granada), La Cuesta del Negro Purullena (Prof. Arribas, Molina, Universitá di Granada), La Bastida, Totana, (Università di Barcellona). Le informazioni sulla cultura di El Argar si rafforzeranno negli anni Ottanta, con la

giovedì 24 marzo 2016

Presentazione libro sulla storia dei Fenici. Sabato 26, ore 17.15 a Quartu Sant'Elena al Museo Etnografico.

Presentazione libro sulla storia dei Fenici. Sabato 26 Marzo, ore 17.15 a Quartu Sant'Elena, al Museo Etnografico in Via Eligio Porcu.


Si svolgerà Sabato 26 Marzo, alle ore 17.15, la presentazione dell'ultimo libro di Pierluigi Montalbano: "Porti e approdi nel Mediterraneo antico. L'epoca dei Fenici", Capone Editore, Marzo 2016, disponibile a Cagliari nella Libreria Succa e in tutte le presentazioni in calendario.

La serata, organizzata da Fulvia Cuboni e Marcello Barontini, dell'Associazione Culturale Terra Sarda, sarà ospitata nella sala conferenze del Museo Etnografico di Quartu Sant'Elena, in Via Eligio Porcu 271. Nel Museo sono esposti oltre 5 mila reperti della tradizione sarda tra cui abiti, oggetti di uso domestico, reliquiari e immagini sacre, attrezzi, documenti, tutti risalenti al periodo che va dal XVIII al XX secolo. Istituito nel 1998 e realizzato in ladiri, i parallelepipedi di fango mischiato con argilla e paglia, presenta un loggiato con il colonnato dorico e vari elementi decorativi. Lungo gli 8 percorsi espositivi, che testimoniano le fasi della vita della società agro-pastorale della Sardegna e della trasformazione dei prodotti, sono presenti anche un forno tradizionale, i giocattoli più usati nel mondo tradizionale sardo e un corredo di preziosi panieri.

L'autore ci accompagnerà, accompagnato da immagini, in un affascinante viaggio nella storia che racconta le gesta di quel popolo di naviganti conosciuto con il nome di Fenici. Dopo le vicende dei popoli del mare che causarono dal 1200 a.C. il ridimensionamento dei grandi imperi del passato (egizi, turchi e greci), le rotte non furono più appannaggio dei sovrani, e le imprese commerciali navali passarono nelle mani di gruppi di imprenditori privati che allestirono flotte in grado di far circolare beni, servizi e uomini in tutto il Mare Mediterraneo e oltre. Ciprioti, cretesi, tiri, gibliti, sidoni, filistei e altri, istituirono degli empori lungo le coste, stipulando accordi con i locali per ottenere reciproci vantaggi e sviluppare un fiorente mercato governato dalle élite che vennero a formarsi. Un "viaggio nella storia" che racconta le gesta di quel popolo di naviganti conosciuto con il nome di Fenici.


Al termine della presentazione, gli organizzatori offriranno a tutti gli ospiti degustazioni di vini e prodotti tipici. Inoltre, per tutta la durata della serata, sarà possibile visitare gratuitamente il museo Etnografico.



mercoledì 23 marzo 2016

Torna in Italia tesoro di archeologia: carabinieri Tpc recuperano reperti per 9 milioni di Euro

Torna in Italia tesoro di archeologia: carabinieri Tpc recuperano reperti per 9 milioni di Euro


Sarcofagi etruschi e romani, statue, vasi, busti in marmo. E soprattutto un gruppo di lastre dipinte assolutamente eccezionali, frutto della grande spoliazione di un tempio etrusco di Cerveteri, il cui ritrovamento e restauro getterà "nuova luce sulla pittura etrusca" e permetterà il ritorno nei musei etruschi di una testimonianza senza eguali sulle decorazioni dei templi di quel periodo. Stipato in 45 casse di legno, torna in Italia un tesoro di reperti archeologici proveniente dalle razzie degli anni '70 e '80 nei siti dell'Etruria, ma anche di Sicilia, Puglia, Campania e Calabria e valutato intorno ai 9 milioni di euro. Esportati illecitamente e acquistati dal mercante inglese Robin Symes, nonché destinati alla vendita in Inghilterra, Giappone e Usa, i reperti sono stati recuperati, anche grazie alla collaborazione delle autorità svizzere, dai carabinieri Tpc nei caveau del Porto Franco di Ginevra. "Il loro destino sarà di tornare nei loro territori", dice il ministro Franceschini.


Fonte: ANSA

martedì 22 marzo 2016

Archeologia. Musei: scoperti soffitti dipinti all'archeologico di Palermo

Archeologia. Musei: scoperti soffitti dipinti all'archeologico di Palermo




Alcuni soffitti lignei dipinti, uno risalente al Seicento, sono stati scoperti nel convento dei padri Filippini di Palermo che dal 1866 è sede del museo archeologico nazionale "Antonio Salinas". Il soffitto secentesco è stato scoperto nella sala di ricreazione al primo piano del complesso. Era coperto da un controsoffitto che ne ha occultato per secoli la presenza. Dalle pareti, che erano state coperte, sono venute alla luce anche nicchie dorate risalenti allo stesso periodo.
Altri soffitti lignei dipinti, ma di epoca successiva, sono stati ritrovati in altre sale del convento. Delle ultime scoperte fatte durante il restauro dell'edificio si parlerà mercoledì 23 marzo alle ore 17 nella sala conferenze del museo. Ciro D'Arpa del centro regionale di progettazione e restauro si occuperà del nucleo originario del complesso mentre Alessandra Carruba, storica dell'arte, presenterà una selezione di manufatti legati sia al periodo conventuale sia alla successiva trasformazione dell'edificio in museo. Per la prima volta saranno proiettate le immagini del soffitto secentesco ritrovato.

Fonte: ANSA

Archeologia. La più antica decapitazione del Nuovo Mondo

Archeologia. La più antica decapitazione del Nuovo Mondo
di Danilo Bernardo

Scoperti in Brasile i resti di una testa tagliata più di 9 mila anni fa: non per vendetta ma dopo la morte, come parte di un macabro e curioso rituale funebre. Chiamarlo "cold case" è un eufemismo. Il teschio di un uomo decapitato più di 9 mila anni fa rinvenuto in una grotta del Brasile potrebbe rappresentare il più antico caso di decapitazione mai documentato nelle Americhe. Il cranio appartenente a un uomo di mezza età è stato trovato a 55 cm di profondità sotto alcune pietre calcaree, accompagnato da due mani anch'esse amputate, che avvolgono la testa in un modo misterioso: una punta verso l'alto, l'altra verso il basso. Il reperto era venuto alla luce nel 2007 nel riparo roccioso di Lapa do Santo, a 100 km dall'Oceano Atlantico, in Brasile. Ora André Strauss e i colleghi del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (Germania), autori della

lunedì 21 marzo 2016

Archeologia. Fenici e Nuragici nel Golfo di Oristano, di Alfonso Stiglitz

Archeologia. Fenici e Nuragici nel Golfo di Oristano
di Alfonso Stiglitz


In attesa della relazione di Alfonso Stiglitz, programmata per venerdì 25 Marzo alle ore 19 nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100, Cagliari-Pirri, la redazione del quotidiano on line ha deciso di proporre un articolo sull'argomento per introdurre l'evento di questa settimana.


L’esplorazione dei paesaggi di potere nella Sardegna antica, con particolare riferimento alle lunghe e complesse vicende del primo millennio a.C., non può prescindere dal continuo ridefinirsi di queste identità, nel momento in cui dai processi del contatto culturale ed economico, si passa all’insediamento stabile di identità diverse, derivanti dalla attività di strutture statali organizzate, siano esse quelle della monarchia tiria dello scorcio del II- inizi o I millennio a.C., della potenza cartaginese a parti-re dal VI secolo a.C. o del complesso e lungo potere di Roma. L’oggetto di questa ricerca è il formarsi di quella identità plurale che denominiamo sarda e la cui nascita affonda le proprie radici nell'incontro tra gli articolati mondi nuragico e fenicio. In questa sede, per motivi di spazio, illustrerò la ricerca che consiste nel riesame delle prove, dei reperti che sino a oggi sono stati portati a sostegno dei rapporti fra questi due mondi, per individuare le fasi e le modalità all’interno delle quali si configura la presenza dei Fenici in Sardegna. In particolare illustrerò alcuni esempi di rilettura di oggetti relativi alle fasi iniziali di questo processo, prodotti di pregio per ceti dominanti ed

domenica 20 marzo 2016

Archeologia. Svelato il mistero del triangolo delle Bermuda: non esiste!

Archeologia. Svelato il mistero del triangolo delle Bermuda: non esiste!
di Juanne Pili


Enormi crateri sottomarini potrebbero essere la causa delle misteriose sparizioni. Lo studio in questione si deve ad un team di ricercatori della Arctic University di Norvegia. La fonte originale è un articolo del Sunday Times del 12 marzo scorso. Nella versione italiana gli scienziati scandinavi spiegherebbero al giornale inglese che le diverse giganti cavità nei fondali del Mare di Barents potrebbero spiegarsi con enormi scoppi di gas, quindi questo fenomeno dovrebbe spiegare il mistero delle scomparse avvenute nel famigerato Triangolo delle Bermuda, tra Porto Rico e la Florida. Per la verità il Sunday Times presenta una versione diversa. Il collegamento non viene attribuito direttamente agli scienziati. Ad ogni modo difficilmente uno studio scientifico, condotto da tutt’altra parte, potrebbe pretendere di dimostrare una tesi del genere. Del resto la teoria delle bolle di gas (metano) provenienti dagli abissi circola già da tempo; pensiamo alla tesi di Anatoli Nesterov, che

sabato 19 marzo 2016

Archeologia in Sardegna. Le maschere di bronzo, di Marcello Madau

Archeologia in Sardegna. Le maschere di bronzo
di Marcello Madau



XLIV Riunione Scientifica - La preistoria e la protostoria della Sardegna.
Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009


Sin dalla sua prima strutturazione, l’imponente corpus della bronzistica figurata nuragica prodotto da Giovanni Lilliu negli anni Sessanta (Lilliu 1966) fu, accanto ai percorsi conclusi nel riconoscimento delle correnti stilistiche Uta, Abini e barbaricino mediterraneizzante, ricchissimo di osservazioni e tracce che disseminavano di possibili sviluppi la ricerca. Nei decenni successivi si sono aggiunte le osservazioni sul mondo figurato nuragico sviluppate, oltre che dallo stesso Lilliu (1975-77; 1997), da Carlo Tronchetti, segnatamente per la grande statuaria di Monti Prama (Tronchetti 2005), e Paolo Bernardini (1985, 2000), i cui apporti innovativi nel metodo e nell’inquadramento per scuole ed epoche hanno contribuito a spostare l’orizzonte delle letture dal piano iconografico a quello iconologico (Panofsky 1962). Vorrei partire proprio da alcune osservazioni di Giovanni Lilliu relative al trattamento plastico del volto in alcuni bronzetti nuragici per affrontare il discorso sulla possibile presenza, in questa categoria e, attraverso essa, nel mondo nuragico, del fenomeno del mascheramento, se siano ravvisabili dinamiche di travestimento, dissimulazione, trasformazione e interpretazione, eventualmente riconducibili a rituali definiti. L’individuazione di tale possibilità crediamo possa contribuire alla precisazione dei modi culturali delle ‘aristocrazie’ nuragiche e dei

venerdì 18 marzo 2016

Civiltà nuragica e mondo mediterraneo nell’Età del Ferro

Civiltà nuragica e mondo mediterraneo nell’Età del Ferro
(tratto dalla tesi di laurea triennale in Beni Culturali: "Civiltà nuragica e mondo mediterraneo nell'età del Ferro: contesti, materiali, problematiche", Università di Cagliari, 2011)



L'analisi delle interrelazioni tra civiltà nuragica e altre civiltà del bacino Mediterraneo dovrebbe partire da un'adeguata contestualizzazione della prima all'interno di un quadro cronologico preciso, che ne possa mettere in risalto l'evoluzione dal punto di vista della cultura materiale e l'evoluzione culturale in senso lato. Una visione condivisa di questa evoluzione in realtà non esiste, per lasciare spazio a correnti di pensiero la cui distanza reciproca diventa in certi casi abissale. Nel momento in cui i diversi studiosi analizzando le evidenze archeologiche (le quali, dal canto loro, sono spesso scarse per alcuni aspetti dell'età in questione, o comunque di difficile interpretazione, come nel caso dei ripostigli), partono spesso da diversi presupposti e approcci, che finiscono col determinare dei risultati che difficilmente possono "dialogare" tra di loro. Il risultato è stato, dal punto di vista di questo lavoro, un tentativo di mettere a confronto punti di vista molto distanti sulle varie tematiche. Tuttavia questo tentativo ha avuto in alcuni casi come risultato una progressiva attenuazione degli elementi contrastanti. Il caso dell'importazione di materiali ciprioti in Sardegna (e, in un momento successivo, anche delle tecniche metallurgiche), è quello che più ci allontana dall'età del Ferro: in questione vi sono materiali, come i lingotti oxhide, i quali sono un prodotto tipico dell'età del Bronzo Recente; il suo arrivo in Sardegna nel corso di quest'epoca sembra fatto abbastanza sicuro, ma rimarrebbero da spiegare quali sono le relazioni che quest'arrivo ha con lo sviluppo della produzione bronzistica sarda, e in particolar modo di quella figurata (che, come si è visto, secondo alcuni studiosi prende largamente spunto da tecniche e modelli di origine cipriota). Il lasso di tempo che intercorre tra il momento dell'arrivo dei lingotti in Sardegna e la datazione dei bronzi fatta dai sostenitori della

giovedì 17 marzo 2016

Archeologia, clamorosa scoperta. Confermato: Ci sono due camere nascoste nella tomba di Tutankhamon! Articolo di Mattia Mancini

Archeologia, clamorosa scoperta. Confermato: Ci sono due camere nascoste nella tomba di Tutankhamon!
di Mattia Mancini


Pochi minuti fa, durante una conferenza stampa al Cairo, il ministro delle Antichità Mamdouh El-Damaty ha reso noti i primi risultati preliminari delle scansioni effettuate lo scorso novembre dal prof. Hirokatsu Watanabe nella tomba di Tutankhamon. L’esperto giapponese (nella foto durante gli esami con il ministro e Reeves), dopo aver elaborato i dati in questi mesi, è arrivato a conclusioni che, come previsto, non sono definitive, ma che ormai non lasciano dubbi: dietro le pareti ovest e nord della camera funeraria, ci sono altre due stanze. El-Damaty, molto più cautamente del ministro del Turismo che aveva già annunciato tesori nascosti, ha parlato di “grandi spazi vuoti” le cui dimensioni andranno misurate con precisione con la prossima tornata di scansioni prevista per il 2 aprile . La cosa più interessante, però, è che il georadar ha evidenziato che entrambe le lacune sono occupate da alcune anomalie, forse riconducibili a oggetti in materiale metallico (W e X nell’immagine in basso) e organico (Y e Z). C’è quindi da aspettarsi ancora qualche novità dalla Valle dei Re.

Fonte: https://djedmedu.wordpress.com


Archeologia. Trovate armi miniaturistiche in bronzo di 3000 anni fa

Archeologia. Trovate armi miniaturistiche in bronzo di 3000 anni fa
di Grazia Terenzi


In un edificio della regione di Adam, nell'odierno Sultanato dell'Oman, è stato trovato un ripostiglio che custodiva pugnali ornamentali, asce, archi e frecce, probabilmente un'offerta votiva al dio della guerra. Le armi sono, infatti, di dimensioni ridotte, non adatte ad essere utilizzate sul campo di battaglia e sono state datate ad un periodo compreso tra il 900 e il 600 a.C.
Alle armi in miniatura si aggiungono anche piccoli serpenti in bronzo e frammenti di incensieri, trovati tra le armi e associati anch'essi a pratiche religiose. La popolazione di quello che attualmente è

mercoledì 16 marzo 2016

AAA. Ironia cercasi: ascesa e declino delle scritte murarie, dai motti teneri e sarcastici sulle case di Pompei alle tristi imbrattature spray delle nostre periferie, di Gian Luigi Beccaria

AAA. Ironia cercasi: ascesa e declino delle scritte murarie, dai motti teneri e sarcastici sulle case di Pompei alle tristi imbrattature spray delle nostre periferie
di Gian Luigi Beccaria


I muri hanno sempre parlato. Dai tempi della romana Pompei, colma di graffiti: pubblicità elettorale (c’è un’iscrizione elettorale che compare sulla facciata della casa di un certo Giulio Polibio che dice: «C. Iulium Polibium / aed(ilem) o(ro) v(os) f(aciatis), panem fert», vi prego di eleggere Caio Giulio Polibio edile, sa fare il pane), informazioni per i viandanti («Viator Pompeis pane gustas Nuceriae bibes», gusta il pane a Pompei, vai a Nocera per il vino), divieti su divieti («Otiosis locus / hic non est discede / morator», questo luogo non è per gli oziosi, vattene bighellone; «Hospes ad hunc tumulum ni meias ossa precantur / tecta hominis set si gratus homo es miser bibe da mi», passante, non orinare presso questo tumulo chiedono le ossa sepolte di un uomo, ma se sei una persona di buoni sentimenti, bevi (vino) e offrimene; «Cacator sic valeas / ut tu hoc locum trasias», cacatore, possa tu stare così bene da passare oltre questo luogo), un cumulo poi di epigrammi al modo di Marziale, di scritte licenziose, ma anche gentili saluti epistolari («vellem essere gemma ora non amplius una, / ut tibi signanti oscula pressa darem», dove lo scrivente vorrebbe sostituirsi all’anello, sigillo che la donna porta alla bocca prima di usarlo). 
Come su di una lavagna, si scriveva liberamente sui muri, rispettando spesso le regole della metrica, e citando addirittura tra le righe, talvolta, Virgilio, Ennio, Ovidio, Tibullo, Properzio. Graffitari semicolti. Citavo Pompei perché, anche se l’abitudine di scrivere sui muri è antica, ora nelle nostre città è uno scempio senza limiti di vie imbrattate. Non ne faccio una questione estetica, neppure Renzo Piano pone il problema in questi termini, quando parla di «rammendi» delle periferie. Non si

martedì 15 marzo 2016

Archeologia. Quali aristocrazie nella Sardegna dell’Età del Ferro? di Carlo Tronchetti

 Archeologia. Quali aristocrazie nella Sardegna dell’Età del Ferro?
di Carlo Tronchetti

(Atti della XLIV riunione scientifica. La preistoria e la protostoria della Sardegna. Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009)

Giovanni Lilliu, nella sua ricostruzione della civiltà nuragica pone, nell’età del Ferro, la “stagione delle aristocrazie” (Lilliu 1986). Questo concetto e questa definizione sono entrati nell’uso comune e sono stati utilizzati da parte di un gran numero di studiosi del mondo nuragico, senza mai mettere in discussione l’enunciato di partenza; pare opportuno, adesso, rivedere la situazione oggettiva dell’isola in questo periodo, così come ricostruibile dalla documentazione archeologica esistente, basata sul supporto di ricerche metodologicamente più meditate e su analisi approfondite delle manifestazioni aristocratiche in ambito mediterraneo, grazie a scoperte di notevole peso. Il fenomeno delle aristocrazie mediterranee è stato abbondantemente ed approfonditamente studiato (da ultimo Riva e Vella 2006), sia in generale che soprattutto nelle sue manifestazioni particolari e locali. È fuor di luogo in questa sede ripercorrere le vicende delle concezioni aristocratiche dalla Grecia al lontano Occidente, che vedono una componente fondamentale nel contatto con il Vicino Oriente, trasmissore di ideologie e di oggetti di pregio, tramite i quali, unitamente a rituali di concezione locale, queste ideologie si manifestavano. Sintetizzando e quindi anche banalizzando, possiamo enucleare alcuni elementi abbastanza costanti, quali le sepolture principesche, talvolta con il rituale omerico della

lunedì 14 marzo 2016

Archeologia, il premio Giovanni Lilliu a due studiosi delle Università sarde

Archeologia, il premio Giovanni Lilliu a due studiosi delle Università sarde
di Manuela Arca


Giacomo Paglietti e Giulia Sanciu sono i vincitori del premio "Giovanni Lilliu" indetto dal comune di Barumini e dalla Fondazione Sistema Cultura. A decretare i vincitori la giuria composta dai docenti universitari Attilio Mastino, Alberto Moravetti e Giuseppe Tanda. Giacomo Paglietti ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università di Roma La Sapienza nel 2011 con una tesi sulle fasi di occupazione de Su Nuraxi. Specializzato in Archeologia a Cagliari, è stato borsista e assegnista di ricerca nel Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio di Cagliari. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche sul complesso nuragico di Barumini e sulla Protostoria della Sardegna, svolge attività di ricerca come borsista nello stesso Ateneo cagliaritano.
Giulia Sanciu è stata, invece, premiata per la tesi di laurea magistrale che ha discusso all’Università di Sassari. Al centro del suo bel lavoro di ricerca l’arte rupestre della Sardegna preistorica.

Fonte: L'Unione Sarda

Archeologia. Sardegna, una delle culle del megalitismo. Conferenza da Honebu con Riccardo Cicilloni.

Sardegna, una delle culle del megalitismo. Conferenza da Honebu con Riccardo Cicilloni.


Venerdì 18 Marzo, alle 19, nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100, si svolgerà una serata dedicata al megalitismo in Sardegna. Relatore sarà il Prof. Riccardo Cicilloni, docente di archeologia all’Università di Cagliari.

Il megalitismo è una manifestazione dell’architettura preistorica caratterizzata da monumenti eretti con blocchi di pietra sbozzati di grandi dimensioni. Iniziano nel Neolitico e, in alcune aree, nell’Eneolitico, e proseguono in alcune regioni nell’Età del Bronzo. I tipi principali che si possono distinguere sono: dolmen; tombe a corridoio con camera sepolcrale, tombe a galleria, menhir e cromlech, di questi ultimi è ancora discusso il significato. I cromlech iniziano nel II Millennio a.C. e sono costituiti da pietre infitte nel suolo e disposte a circolo. Sono talvolta collegati con allineamenti di pietre verticali infisse nel suolo che sembrano costituire monumentali strade di accesso. A volte i monumenti megalitici recano una decorazione con motivi rettilinei o curvilinei (oculi), oppure con

sabato 12 marzo 2016

Archeologia. Paleoambiente e interazioni culturali nella Sardegna meridionale dell’età del Ferro di Alfonso Stiglitz

Paleoambiente e interazioni culturali nella Sardegna meridionale dell’età del Ferro
di Alfonso Stiglitz



Agli inizi del primo millennio a.C. la Sardegna è caratterizzata da processi di cambiamento politico, economico e sociale. Questo è dovuto al notevole sviluppo della società nuragica tra Bronzo finale (XII-X sec. a.C.) e primo Ferro (IX-VII sec. a.C.). L’arrivo dei fenici provoca dei cambiamenti di notevole complessità che andranno analizzati zona per zona. In questo lavoro viene analizzato il Golfo di Cagliari, nella Sardegna meridionale, con particolare attenzione al paleoambiente.

Nel I millennio a.C. la Sardegna è una terra con forti dinamiche ambientali legate ai processi di cambiamento politico, economico e sociale che deriva dal notevole sviluppo della società nuragica tra bronzo finale (XII-X sec. a.C.) e primo Ferro (IX-VII sec. a.C.), dalla complessità delle identità culturalmente differenti presenti nell’isola, dall’impatto dell’insediamento stabile dei Fenici, dall’introduzione del fenomeno urbano e dal conseguente rapporto dialettico città/campagna (Stiglitz, 1997). Qualità delle risorse nel golfo di Cagliari Il grande golfo di Cagliari posto all’estremità meridionale della maggiore pianura sarda, il Campidano, è diviso in due da una penisola alla base della quale, alla fine dell’VIII sec. a.C, si insediano i Fenici fondando il centro di Karalì, in uno spazio marino oggi impaludato. Le grandi trasformazioni avvenute successivamente attestano che

venerdì 11 marzo 2016

Conferenza sulle torri medievali in Sardegna. Oggi da Honebu.

Conferenza sulle torri medievali in Sardegna. Oggi da Honebu.

Questa sera, Venerdì 11 Marzo, alle 19, nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100, l'ing. Massimo Rassu presenterà una serata dedicata ai castelli medievali della Sardegna. 
"In tutta l'Isola sono individuabili oltre 120 tra manieri e opere fortificate minori. La quasi totalità è assolutamente andata in rovina, dando la sensazione che la Sardegna fosse priva di fortezze medioevali. Gli scarsi avanzi visibili permettono a malapena d'immaginare, con molta inventiva, la loro compagine. Taluni, rari casi, hanno mantenuto nei secoli la quasi totalità delle loro forme primigenie consentendo il riutilizzo delle loro strutture in chiave moderna."
Ingresso libero fino a esaurimento posti. Apertura ore 18.45.

Questi gli edifici trattati:
Stato attuale del patrimonio fortificato sardo
1. Ales - Castello di

giovedì 10 marzo 2016

Archeologia. La Sardegna nell’età del Ferro: la cultura

Archeologia. La Sardegna nell’età del Ferro: la cultura
di Davide Schirru

(tratto dalla tesi di laurea triennale in Beni Culturali: "Civiltà nuragica e mondo mediterraneo nell'età del Ferro: contesti, materiali, problematiche", Università di Cagliari, 2011)




Si offre un quadro generale dell’età del ferro in Sardegna basato sulle più recenti sintesi offerte sull'argomento, peraltro spesso molto discusse (Ugas 2009). 
La prima facies è individuabile sulla base delle serie ceramiche rivenute nel villaggio del nuraghe Genna Maria di Villanovaforru, e viene articolata in due ulteriori sottofasi. Questa è comunemente denominata Geometrico, in parte per alcuni tratti dei materiali che la caratterizzano, ma soprattutto per assonanza con la contemporanea produzione vascolare greca che ha poi dato il nome a varie manifestazioni culturali del Mediterraneo. L’arco cronologico in considerazione va dal 900-850 a.C. al 725 a.C. La prima fase vede la comparsa di forme quali le tipiche brocchette askoidi, anfore con anse a gomito rovescio, dolii con anse ad X e fiasche a due anelli. La decorazione è composta da motivi simbolici a rilievo o a impressione. La seconda fase è distinguibile per via della decorazione di

mercoledì 9 marzo 2016

I Nuraghi. Complessi fortificati della Sardegna nella protostoria; di Alessandro Vanzetti – Giandaniele Castangia – Anna Depalmas – Nicola Ialongo – Valentina Leonelli – Mauro Perra – Alessandro Usai

I Nuraghi. Complessi fortificati della Sardegna nella protostoria
di Alessandro Vanzetti – Giandaniele Castangia – Anna Depalmas – Nicola Ialongo – Valentina Leonelli – Mauro Perra – Alessandro Usai



Lo studio dei nuraghi ha rappresentato, dagli albori dell’archeologia della Sardegna, un punto di interesse centrale, quasi pervasivo; per quanto siano cambiate le prospettive del loro studio, da una visione bellicista a prospettive polisemantiche e declinate attraverso il tempo , è innegabile che siano strutture definite da potenti mura di pietra.
Le letture sviluppate fino agli anni 1960, e anche oltre, si basavano su una cronologia che poneva i nuraghi di tipo complesso in epoca decisamente tarda, e in parte storica, associandoli alle conflittualità tra indigeni e Fenici, e quindi Punici, «dal 1000 circa al 500 a.C.» . Gli studi degli ultimi 30 anni hanno portato invece a una definitiva ridefinizione cronologica verso l’alto delle architetture nuragiche, e a un inserimento nuovo del mondo nuragico nel Mediterraneo dell’età del bronzo , dove questo appare una forza in stretta interazione con le fondamentali dinamiche di scambio e trasformazione dell’intero bacino, e non un’area marginale, in prospettiva di dipendenza dalle

martedì 8 marzo 2016

Archeologia. Ugarit, l'antica città portuale della Siria che svolgeva il compito di crocevia fra le rotte commerciali fra Europa, Asia, Africa e Mare Mediterraneo.

Archeologia. Ugarit, l'antica città portuale della Siria che svolgeva il compito di crocevia fra le rotte commerciali fra Europa, Asia, Africa e Mare Mediterraneo.
di Francesco Ignazio de Magistris
(Tratto dalla tesi di laurea triennale: "Il ruolo dei mercenari Shardana nella guerra del Tardo Bronzo", Università di Firenze, 1.7.2013)


Fra le città Siriane del secondo millennio, certamente quella conosciuta meglio è la città di Ugarit. Questo fiorente porto mercantile, infatti, al contrario di altre città è stato scavato quasi completamente e il numero di tavolette scritte in alfabeto cuneiforme trovate in edifici pubblici e privati è tale da soddisfare la maggior parte delle aspettative degli studiosi. Ed anche la maggior parte delle informazioni utili per lo sviluppo di questa tesi (comprese le notizie politiche riguardanti la corona) provengono da tavolette degli archivi di palazzo e da una biblioteca che stava fra i due santuari più importanti della città. Quella di Ugarit è la storia di una città sottoposta a interessi più grandi di lei e priva di una vera forza militare per decidere autonomamente del proprio destino. Dei suoi inizi sappiamo poco. Di sicuro, la città era già fiorente e in affari nel XVIII secolo a.C., ma, in mancanza di notizie adeguate, fino agli inizi del XIV secolo ignoriamo anche i nomi dei suoi re. Con le campagne della XVIII dinastia – e in primis quelle di Thutmosis III- l’esercito egiziano si spinse tanto a nord da passare l’Eufrate, costruendo poi delle fortificazioni su entrambe le rive del fiume Eleutero. Nulla però fa pensare che l’esercito del faraone si sia spinto più a nord di Ullaza. Se ne può dedurre, quindi, che Ugarit, negli anni delle conquiste territoriali di Thutmosis III (1459-1426) e di Shaushtatar di Mitanni fosse una città di frontiera stretta fra le potenze del momento. All’inizio del

lunedì 7 marzo 2016

Archeologia. I Popoli del mare

Archeologia. I Popoli del mare
di Francesco Ignazio de Magistris
(Tratto dalla tesi di laurea triennale: "Il ruolo dei mercenari Shardana nella guerra del Tardo Bronzo", Università di Firenze, 1.7.2013)


Nel corso di pochi anni, nella prima metà del XII secolo a.C., cade una coltre di nebbia che rende difficile ai nostri occhi sapere qualcosa sulla Grecia, l’Anatolia e l’intero Levante. Di quel mondo illuminato alla nostra comprensione dai documenti di Ugarit, Hattusha e Akhenaten, non vediamo più niente. Nello stesso arco di tempo, mentre l’impero Hittita abbandona la sua capitale indifendibile e L’Egitto si chiude in sé stesso, preda di una nuova, profondissima, crisi interna, tutte le floride città del levante semplicemente smettono di esistere, abbattute dall’invasione di un “nemico” esterno: i “popoli del mare”, una “coalizione” di popolazioni dedite al saccheggio. Non in uno stato solo ma in gran parte del mondo civilizzato la storia pare interrompersi, e tutto questo grosso modo allo stesso momento in un’area abbastanza grande, probabilmente a seguito di un attacco esterno. In ambiente accademico si è spesso discusso sulla possibilità che un’invasione, per quanto disastrosa, abbia potuto causare il totale annichilimento del mondo civilizzato. Pochi, infatti, sembrano tenere in considerazione come i fattori “interni” ed “esterni” del disastro del XII secolo a.C. siano profondamente interconnessi: “Invaders were more likely to succeed when their target was already economically and politically/militarily weakened by its own and regional or system wide crisis”.
Ma a prescindere dal fatto che questi “Popoli del Mare” abbiano avuto un ruolo più o meno determinante nello sviluppo della crisi, c’è da dire che nessuna di questi popolazioni, nel 1200 a.C., era una novità per il mondo levantino. Se si accetta poi l’identificazione universalmente condivisa fra

sabato 5 marzo 2016

Archeologia. Sabini, una delle tre tribù di Roma.

Sabini, una delle tre tribù di Roma.
di Giacomo Devoto

I Sabini sono un antico popolo che viveva nell'Italia centrale, nel territorio compreso fra Tevere, Nera, Aterno e Aniene. Comprendeva le città di Reate (Rieti), Nursia (Norcia), Amiternum (presso Aquila), Trebula Mutuesca (Monteleone Sabino), Eretum (a Nordest di Roma), Cures.
La tradizione unisce i Sabini con le origini di Roma (ratto delle Sabine, guerra e conseguente accordo con Tito Tazio, Numa Pompilio re di Roma di origine sabina, sabina una delle tre tribù di Roma). Dopo un lungo intervallo in cui di Sabini non si parla più, riprendono i contatti, stretti, nel sec. I della repubblica (episodio di Appio Claudio, Liv., II, 16; di Appio Erdonio, Liv., III, 15; guerra conclusa nel 49, Liv., III, 61). La tradizione (Dionigi, II, 49) racconta che i Sabini sono degli Umbri cacciati verso mezzogiorno. Secondo Catone, il più antico luogo d'origine è Testrina, presso Amiterno, da cui si sono in un primo tempo allontanati verso occidente, occupando Cutiliae e Reate. Come i Sabini dagli Umbri, altri rami si sono staccati dai Sabini oltre a quelli immigrati in Roma. La tradizione racconta (Strabone, V, 250) che dei Sabini, in seguito a una "primavera sacra", si sono allontanati verso mezzogiorno sotto la guida di un toro, dando così origine al popolo dei Sanniti. Della lingua sabina non conosciamo direttamente nulla, non potendosi considerare sicuramente sabina un'iscrizione dialettale trovata a Scoppito (Aquila). Manca quindi un criterio fondamentale per

venerdì 4 marzo 2016

Untore blog. Guerra blogger-archeologi, 4 indagati. Commenti e vignette diffamanti, due blog chiusi in Sardegna.

Untore blog. Guerra blogger-archeologi, 4 indagati. Commenti e vignette diffamanti, due blog chiusi in Sardegna.


Utilizzavano due blog per denigrare, offendere, insultare e diffamare, arrivando anche a interferire nella vita privata, studiosi, archeologi, giornalisti, amministratori pubblici ed esponenti del mondo politico. Mettevano in rete commenti pesanti e volgari, allegando anche vignette offensive pur di danneggiare le vittime designate. Dei veri e propri "cyber offenders" quelli individuati dalla Polizia postale di Cagliari e Oristano.
Quattro persone, tra i 50 e i 60 anni, sono state denunciate per diffamazione, tra queste ci sono anche un giornalista e due appassionati di archeologia nuragica, ma l'indagine potrebbe presto arricchirsi di nuovi nomi. Venti, infatti, le querele già presentate, diciotto le vittime accertate. Le indagini degli specialisti della Polpost sono partite a seguito delle prime querele, circa due anni fa, in cui venivano segnalati il blog "Untore blog", poi diventato "Untore1blog-L'Eco dell'Untore", e le pubblicazioni offensive indirizzate in particolare ad alcuni studiosi della Fondazione Nurnet. 
I commenti e le pubblicazioni, quasi giornaliere, erano completamente anonime, permettendo così agli autori di diffamare e denigrare la professione degli studiosi e di molti degli iscritti della Fondazione. Non solo. I blogger si sarebbero spostati anche alla sfera familiare di alcune

giovedì 3 marzo 2016

Eccezionale ritrovamento archeologico a Roma: una casa del VI secolo a.C.

Eccezionale ritrovamento archeologico a Roma: una casa del VI secolo a.C.


I resti di una dimora arcaica del VI secolo a.C. sono stati rinvenuti sul colle del Quirinale, a Roma, all’interno di Palazzo Canevari, l’ottocentesco Istituto nazionale geologico, in largo di Santa Susanna. Si tratta di una scoperta definita «straordinaria» perché investe una delle case più antiche mai ritrovate nella capitale italiana, risalente all’epoca di Servio Tullio, e per il generale buono stato di conservazione della struttura che inizialmente si riteneva fosse stata una necropoli. Dopo il ritrovamento di un attiguo tempio, nel 2013, due anni dopo, ecco l’emersione, sotto il livello del piano terra, di alcuni muri perimetrali di questa arcaica dimora.
La scoperta è stata illustrata dal Soprintendente ai beni archeologici di Roma Francesco Prosperetti.
Secondo gli archeologi la scoperta indicherebbe che Roma all’inizio del VI secolo non si limitava alla zona dei fori ma era molto più grande. Probabilmente la casa era una residenza per custodi collegata al vicino tempio rinvenuto nel 2013. La casa e il tempio erano infatti sul vecchio profilo della collina del Quirinale. Ritrovare testimonianze architettoniche così conservate, risalenti alla fase arcaica di Roma, è molto raro. Va anche ricordato che in prossimità di questo luogo in passato erano state fatte altre importanti scoperte, tra cui la celebre statua dell’ermafrodito borghese.


Fonte: http://www.newhistorian.com/ancient-6th-century-home-found-under-roman-palazzo/4800/


mercoledì 2 marzo 2016

Mostre: “Campidoglio. Mito, memoria, archeologia”, da domani al 19 Giugno esposizione ai Capitolini

Mostre: “Campidoglio. Mito, memoria, archeologia”, da domani al 19 Giugno esposizione ai Capitolini


Dalla veduta di Campo Vaccino di Turner, visionaria e sublime, esposta per la prima volta a Roma grazie al prestigioso prestito del Getty Museum, alle incisioni di Juvarra o Piranesi fino alla documentazione delle trasformazioni urbanistiche compiute dalla seconda metà dell'Ottocento, nonché le più recenti scoperte archeologiche, il mito e la memoria del Campidoglio, cuore civile e religioso della città eterna, rivivono in una mostra allestita da domani al 19 giugno ai Musei Capitolini. Di particolare interesse anche tre plastici dell'area, da poco recuperati, e i reperti riemersi negli scavi del 2008-'14, che aprono a nuove congetture sul Tempio di Giove. Intitolata 'Campidoglio. Mito, memoria, archeologia', l'importante esposizione è stata promossa da Roma Capitale-Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l'organizzazione di Zetema, mentre la curatela è di Alberto Danti e Claudio Parisi Presicce. Lo scopo è quello di raccontare le trasformazioni del tessuto urbano del colle, partendo però dallo sguardo irrazionale ed emotivo che per secoli ne ha accompagnato la percezione da parte soprattutto di artisti e letterati europei, che avevano fatto di Roma la capitale ideale del loro Grand Tour.
    Ecco quindi che il percorso espositivo prende le mosse proprio dal capolavoro di Turner, 'Modern Rome - Campo Vaccino', eseguito nel 1839, a dieci anni dal suo

martedì 1 marzo 2016

Archeologia. Porti e approdi nel Mediterraneo antico, quando i fenici solcavano i mari.

Archeologia. Porti e approdi nel Mediterraneo antico, quando i fenici solcavano i mari.



In questi giorni andrà in distribuzione il nuovo lavoro di Pierluigi Montalbano, a cura di Capone Editore Lecce, dedicato alla sistematica analisi delle tracce lasciate dalle genti che 3000 anni fa si muovevano nel Mare Mediterraneo. L'approfondimento si concentra sui rapporti fra le popolazioni locali, con i loro villaggi e attività, e i gruppi di mercanti che intraprendono lunghe traversate marittime per approvvigionarsi di metalli e altre merci. Alle decine di porti raggiunti dai Fenici in tutti gli angoli del Mediterraneo, l’autore riserva ampio spazio e ne narra la storia, informando il lettore su quanto è venuto alla luce nelle corso delle campagne di scavo. Di molti siti, purtroppo, si conserva solo il ricordo, i loro segreti sono sotto le tante costruzioni edificate in epoche successive.

Dal 1200 a.C. circa, le città costiere della Siria e della Palestina, sottoposte in precedenza al regno degli ittiti, stanziati in Turchia, e al regno d’Egitto, ebbero l’opportunità di sviluppare lunghi periodi d’indipendenza e incrementarono in totale autonomia sia il commercio sia la produzione artigianale.
In mancanza di miniere, la principale risorsa naturale del Libano era costituita dalle enormi foreste di cedri che ricoprivano le catene montuose e che fornivano legname pregiato. Anche lo sfruttamento delle risorse del mare fu intenso, soprattutto la conservazione del pescato sotto sale e la pesca dei molluschi (murici) utilizzati per la tintura color porpora dei tessuti. A ciò si aggiunge lo sfruttamento delle sabbie silicee per la produzione del vetro. Il rame di Cipro e della Sardegna, il ferro di Cilicia, il bisso e la porpora delle città siriane, l’avorio, l’incenso e le spezie africane, e gli animali esotici dell’India, contribuirono ad arricchire le