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sabato 23 aprile 2016

Archeologia. I Fenici, gli intrepidi mercanti del'antico Mare Mediterraneo.

Archeologia. I Fenici, gli intrepidi mercanti dell'antico Mare Mediterraneo.
di Pierluigi Montalbano




In attesa della conferenza di Venerdì 29 Aprile, nella magica cornice di Villa Vivaldi Pasqua a Cagliari, ho pensato di offrire qualche spunto sul tema che sarà trattato: la navigazione commerciale. Naturalmente tutti i lettori sono invitati a partecipare. Ingresso gratuito.

Verso la fine del II millennio a.C. in tutto il Mare Mediterraneo aumentò notevolmente la richiesta di metalli, soprattutto rame e stagno per ottenere il bronzo, e la difficoltà di reperimento spinse i commercianti oltre i confini naturali segnati dallo Stretto di Gibilterra. Lo stagno era raro e
proveniva prevalentemente dalle mitiche Isole Cassiteriti, lungo le rotte marittime che attraversavano le coste atlantiche e giungevano in Cornovaglia e Bretagna. Per quanto riguarda il rame, le miniere più importanti si trovano a Cipro e in Sardegna, ed è ipotizzabile che le flotte mercantili fossero
specializzate nel trasporto, in sicurezza, di lingotti e panelle in rame. Questi traffici contribuirono al
mescolamento di uomini e idee, e favorirono il progresso, arricchendo soprattutto gli intermediari e le
popolazioni costiere. Le autostrade del mare erano sicure ma qualche atto di pirateria accadeva
certamente, pertanto è verosimile che ci fossero genti specializzate nella difesa delle navi da carico e
flotte militari assoldate dai commercianti per evitare il rischio di essere derubati. In Sardegna, il
giacimento in rame di Funtana Raminosa forniva notevoli quantità di rame di ottima qualità ma non era sufficiente per fondere tutto il bronzo necessario per il consumo interno, pertanto i Sardi, proprietari delle miniere d’argento, scambiavano questo prezioso metallo per approvvigionarsi di rame cipriota, meno pregiato di quello sardo ma altrettanto valido per la miscelazione con lo stagno. Oggi, in tutto il mondo, è l’oro il metallo di riferimento ma anticamente l’argento e il rame erano i
metalli più scambiati insieme al prezioso stagno. Nel I millennio a.C., i mercanti Fenici avevano bisogno di porti e approdi favorevoli, ossia luoghi dove sostare con le navi che offrivano anche la possibilità di relazionarsi con le genti dei villaggi interni. Qualunque porto, per quanto grande e attrezzato possa essere, se ha alte montagne alle spalle perde il suo valore strategico, quindi in età fenicia si assiste a una serie di fenomeni urbanistici che vedono le prime località interessate agli scambi, quelle che non offrivano la possibilità di penetrare le zone interne, diventare obsolete a favore di quelle baie che comunicavano con fertili zone collinari, o grandi pianure come il Campidano. Non è un caso se Karalis, l'antica Cagliari, e Tharros diventarono presto i due più importanti centri dell'isola. Le derrate alimentari provenienti dalla striscia di terra fra le due città sarde andò a sfamare tutte quelle genti che si riversarono verso i mercati più ricchi, crogiolo di genti provenienti da ogni dove: i grandi porti.

3 commenti:

  1. I nuragici tesaurizzano il rame cipriota? Non darei per scontato che l'ottenessero (solo) attraverso scambi commerciali. Può pure essere che lo rubassero o che fosse frutto di saccheggi. Sempre che si pensi che le vicende dei popoli del mare siano connesse a quelle della Sardegna nuragica.

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  2. Immagino ci sia una parentela con Raimondo Carta Raspi del quale Wikipedia scrive abbastanza da capire che fu lo stesso RCR a fare uno studio a proposito dell'ipotesi del "grande cataclisma" del 1200 a.C., con il quale si sarebbero avuti innalzamenti delle acque del Mediterraneo e la sommersione di alcune antiche città fenicie come Nora.

    Mi può dire qualcosa in proposito, confidando sul fatto che il topic non attragga gli assaltanti antiatlantidei?

    Donato Pulacchini

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  3. Nessuna parentela che io sappia, il mio è solo un nick d'invenzione. Scelto per simpatie elettive. Parziale per parziale l'ho preferito al Manno, troppo pomposo e sabaudo. Eppoi suonava male Mialinu Mannu.
    Del cataclisma poco so. Neppure se c'è stato, se sì o se no. Solo suggestioni, magari letterarie (cfr S. Atzeni - "Passavamo sulla terra leggeri"). Se una parte della città si è inabissata un motivo ci sarà pure stato, ma non è detto che la causa sia da cercarsi in un terremoto. Già il lento e graduale innalzarsi delle acque marine in questi ultimi 3000 potrebbe aver fatto molti danni. Immagino che anche l'erosione possa aver giocato un ruolo. Sui fenomeni tellurici proprio non saprei. Dovrebbe chiedere a Tozzi, ma dopo se la vede lei con gli antiatlantidei.

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