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sabato 25 luglio 2015

Marinai fenici

Marinai fenici
di Pierluigi Montalbano

Una questione importante per capire i movimenti dei traffici commerciali è quella delle direzioni navali, e pochi archeologi hanno interpretato al meglio quali fossero le direzioni. La rotta più realistica vede un movimento circolatorio antiorario che costeggia la zona settentrionale del Mediterraneo, da Oriente verso Occidente, mentre a sud prevede un percorso sotto costa lungo il nord Africa. L’antica arte del navigare è influenzata sia dalle correnti sia dai venti, e con la navigazione d’altura di bolina o di traverso, possibile attraverso l’imbroglio della vela quadra alla base per renderla triangolare, e con la possibilità di inclinare in avanti e indietro l’albero, si può procedere con una rotta a zig zag che consente di risalire il vento, riuscendo a percorrere anche direzioni apparentemente difficili. In età fenicia, le conoscenze nautiche erano all’avanguardia e i navigatori sapevano orientarsi anche la notte con le stelle, quindi potevano affrontare lunghe navigazioni d’altura e approdare laddove sapevano di trovare popoli amici e
approdi sicuri. A volte le traversate d’altura duravano anni perché si andava per mare solo con la bella stagione, da Aprile a Ottobre, e  quando il buon tempo cessava i marinai si fermavano nei luoghi che offrivano ospitalità e un entroterra favorevole.
I traffici commerciali furono certamente appannaggio di ristrette elìte, poiché non è proponibile che i contadini o le fasce sociali meno privilegiate avessero i mezzi per armare le navi necessarie a tali imprese. Costituirono, viceversa, la manovalanza indispensabile alla creazione dei nuovi insediamenti. Si può discutere, invece, se tali imprese furono esclusivamente private o in mano al potere palaziale.
Sembrerebbe che ogni area, dopo aver ricevuto un impulso omogeneo, abbia sviluppato una cultura propria, influenzata sia della gente trovata sul posto sia in funzione dei nuovi venuti, che non necessariamente appartenevano a un’unica etnia. In effetti, se da un lato è impensabile che grandi masse si spostassero per mare, dall'altro é altrettanto difficile pensare che ristrette elìtes fossero in grado di omogeneizzare culturalmente contemporaneamente il Vicino Oriente, le isole dell’Egeo, il Nord Africa, le popolazioni iberiche e le isole maggiori del Mediterraneo occidentale. Si assiste a un nuovo modo di vivere, a una cultura diffusa, a una sorta di antica globalizzazione di idee, uomini e merci. Verso la metà del II Millennio a.C. i ciprioti formavano, insieme a cretesi e sardi, l'asse del commercio del rame, e a loro, nei secoli successivi, si unirono filistei, tiri, gibliti, sidoni, siriani, aramei e altri.
Per quanto riguarda la scarsità di strutture architettoniche monumentali lungo le coste, possiamo dare una spiegazione logica: i commercianti fruivano delle infrastrutture locali per attraccare, riposarsi, scambiare merci, collaborare, integrarsi e fondersi con gli indigeni. Le cose cambiarono verso la metà del I Millennio a.C., quando Cartagine svolse il ruolo di “capitale” del Mediterraneo sud-Occidentale. Questo popolo giunse in Nord Africa, proveniente da Tiro, verso la metà del IX a.C. e nel giro di qualche secolo cambiò radicalmente assetto sociale e politico fra i popoli che influenzò. Alcuni studiosi, e io fra questi, sostengono che a seguito degli avvenimenti del 1200 a.C., le antiche genti di Tiro, e delle altre vicine città stato, furono sterminate, o comunque sottomesse violentemente, e le città furono ricostruite e popolate da genti nuove. I nuovi amministratori fecero del mare il loro strumento di guadagno e allestirono potenti flotte, militari e commerciali, con le quali imperversarono nel Mediterraneo. La colonizzazione toccò tutto il Mediterraneo, e Cartagine divenne la potenza marittima più importante dell’epoca, contrastata solo da etruschi e greci. Dal VI a.C. i cartaginesi si scontrarono con gli altri grandi navigatori dell'epoca ma intorno al 530 a.C. la loro flotta, alleata agli etruschi contro i greci focesi di Massalia, fu distrutta completamente nella battaglia di Alaria (detta anche del Mare Sardo). Tuttavia anche le altre flotte affondarono e greci ed etruschi furono fortemente ridimensionati. Proprio in quel periodo i romani iniziavano ad avviare l'epopea che conosciamo: stipularono accordi con le altre potenze italiche, organizzarono il proprio sistema legislativo e allestirono un forte esercito che nel giro di qualche secolo riuscì a imporre l'egemonia del senato romano in molti territori. Ai cartaginesi, che mostrarono doti commerciali di altissimo livello, restò la consolazione del controllo di parte della penisola iberica, della Sicilia occidentale (l'altra parte era greca) e un accordo con i sardi che consentiva di collaborare commercialmente con benefici reciproci. 

Nell'immagine: un bronzetto "fenicio".

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