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mercoledì 1 luglio 2015

I giganti di Mont ‘e Prama: Pugilatori, arcieri e guerrieri, di Luisanna Usai

I giganti di Mont ‘e Prama: Pugilatori, arcieri e guerrieri
di Luisanna Usai


(Tratto da: La Pietra e gli Eroi: Le sculture restaurate di Mont’e Prama – 2011)

Quando nel 1981 furono pubblicati per la prima volta i dati dello scavo effettuato da Carlo Tronchetti nel sito di Mont’e Prama, fu evidenziata soprattutto la presenza di statue in arenaria che riproducevano, in grandezza superiore al vero, due figure: quella del così detto pugilatore, già nota, seppure in soli due esemplari, nella piccola plastica in bronzo di produzione nuragica, e quella del guerriero con arco sulla spalla sinistra, quest’ultima ben rappresentata nella bronzistica. Sulla base dei dati di scavo sono anche state ricostruite graficamente le due figure, poi riprese in diverse pubblicazioni. Il restauro e la verifica di tutti i frammenti restituiti dall’indagine archeologica hanno non solo aumentato il numero delle figure rappresentate, ma anche fornito numerose precisazioni sui particolari evidenziati in ciascun tipo e sulle differenze nelle diverse rappresentazioni dei singoli personaggi pur nell’omogeneità dei tipi fondamentali. Alcune statue sono sufficientemente complete, tanto da far capire facilmente come doveva essere la figura intera al momento della realizzazione. In altri casi è la ripetitività delle immagini che ci aiuta a ricostruire, almeno virtualmente, le statue; in altri casi ancora è la possibile pertinenza dei frammenti non ricomponibili a consentirci di delineare il quadro complessivo. La figura più rappresentata è quella del così detto “pugilatore”, termine già usato da Giovanni Lilliu per definire il personaggio rappresentato su un bronzetto rinvenuto nel territorio di Dorgali. Sono ben sedici le raffigurazioni di “pugilatore”, anche se non tutte in
ugual stato di conservazione. Le due meglio conservate hanno consentito di ricomporre anche la parte superiore con lo scudo poggiato sulla testa, operazione che, dal punto di vista strettamente tecnico, ha creato non pochi problemi ai moderni restauratori e ne deve aver creato ancora di più agli antichi artigiani. Ciò che caratterizza, infatti, questa figura è un grande scudo ricurvo di forma rettangolare, che viene poggiato sulla testa con la mano sinistra, mentre la mano destra lo tiene saldamente in posizione perpendicolare al corpo. Partendo dagli esemplari più completi possiamo facilmente ricostruire il prototipo dell’immagine del pugilatore, immagine che peraltro non sembra conoscere molte varianti, se non per le dimensioni. La figura del pugilatore, ma anche le altre che vedremo in seguito, poggia saldamente i piedi, paralleli tra loro ma distanziati di circa cm 20 su una base quadrangolare, alta intorno ai 12 cm. L’altezza negli esemplari più completi con lo scudo arriva ai due metri o poco più. Il corpo possente indossa un semplice gonnellino triangolare i cui lembi si sovrappongono sul davanti mentre la parte posteriore finisce a punta. Soprattutto lo spessore e la rigidità della parte posteriore fa pensare che il gonnellino sia stato realizzato in un tessuto molto pesante o in cuoio. L’unico altro elemento del vestiario è una cintura che trattiene il gonnellino e che, nella parte posteriore, decisamente più alta che sul davanti, si apre a doppia V verso il basso. I piedi sono in genere nudi, come anche le gambe, rappresentate divaricate e piuttosto tozze e corte in rapporto al busto; in alcuni casi si possono notare dei calzari che lasciano nude le dita dei piedi e che si concludono con una fascia orizzontale decorata all’altezza della caviglia o un po’ più su. La nudità del busto è evidenziata in alcuni casi dalla rappresentazione dei capezzoli o dell’ombelico. L’essenzialità rappresentativa della parte inferiore del corpo viene totalmente sovvertita in quella superiore, sia per la necessità di raffigurare gli elementi caratterizzanti la figura, sia per la volontà di evidenziare i tratti del volto. La rappresentazione del volto segue in tutte le statue uno schema fondamentalmente comune, in cui sul viso triangolare spiccano i grandi occhi, costituiti da due cerchi concentrici, mentre la bocca è sintetizzata da una sottile linea incisa. Esalta la resa degli occhi anche la fronte alta e sporgente dalla quale si sviluppa il naso a pilastrino, con narici rappresentate da incisioni, affiancato dalle profonde arcate sopraccigliari; ugualmente in rilievo le orecchie di forma semicircolare ed incavate al centro. Sulla testa è una semplice calotta che si distingue bene soprattutto nella parte posteriore dove arriva quasi alla base del collo. Il volto appare, inoltre, incorniciato da sottili trecce che, partendo all’altezza delle orecchie scendono sul petto, una o due per lato. Ma è certamente nella rappresentazione dello scudo e delle difese delle braccia che si evidenzia la cura nella resa dei minimi particolari e soprattutto la perizia dello scultore. All’altezza del gomito sinistro è rappresentato, in tutti i suoi dettagli funzionali e decorativi, il bracciale che fissa lo scudo. Il braccio destro è invece completamente rivestito da una guaina che parte dal gomito e copre la mano chiusa a pugno; sul lato una protuberanza fa pensare che il guanto fosse rafforzato da un elemento probabilmente di metallo che serviva ad aumentare l’impatto sull’avversario in una lotta corpo a corpo. Lo scudo, a sua volta, è reso realisticamente con l’evidenziazione degli elementi che lo compongono, sia all’interno che all’esterno. Lo stato frammentario dei diversi scudi non ha consentito di ricomporre interamente nessuno di essi, ma unendo i diversi dati dei frammenti si possono individuare gli elementi costitutivi. All’esterno, a circa cm 10 dal bordo, corre una sorta di fettuccia, realizzata in leggero rilievo, mentre all’interno un’analoga rappresentazione si dispone quasi a raggiera. La definizione di “pugilatore” è ormai diventata convenzionale ma sembra, comunque, la più appropriata. Infatti persistono molte perplessità a vedere in queste figure dei soldati armati alla leggera, secondo un’ipotesi proposta a suo tempo da Giovanni Lilliu per l’analoga statuina in bronzo di Dorgali ed ora ripresa da qualche studioso. Appare più verosimile pensare ad atleti che si esibiscono in giochi sacri, in una lotta anche cruenta a giudicare della difesa rostrata del pugno. Questa ipotesi è rafforzata dalla particolare robustezza delle figure di “pugilatori” rispetto a quelle sicuramente riferibili a soldati; il busto appare sempre piuttosto massiccio, spesso quasi strabordante al di sopra della cintura. Decisamente più articolata è la figura dell’arciere, sia per la maggiore complessità dell’armamentario, sia per le possibili varianti della rappresentazione. A questa tipologia vanno certamente riferite cinque statue, mentre in un caso l’attribuzione è incerta. Anche in questo caso la figura è rappresentata su una base rettangolare con i piedi paralleli e le gambe leggermente divaricate. Come per i pugilatori, si può pensare ad un’altezza originaria intorno ai due metri. L’atteggiamento è quello del saluto alla divinità con la mano destra sollevata, ben conosciuto nella bronzistica nuragica, anche se nessuna delle statue è stata ricomposta interamente nella parte delle braccia; alcuni frammenti di mani mostrano, peraltro, chiaramente la posizione a palmo aperto con le dita accostate e ben delineate. La mano sinistra regge l’arco che, nella statua più completa, appare di tipo corto e mostrato in avanti, col gomito ad angolo retto, parallelamente al corpo. La tipologia degli archi, nonostante l’accurato lavoro di restauro, rimane ancora piuttosto dubbia. Inumerosi frammenti sono solo parzialmente ricomponibili e fanno pensare ad almeno due tipi di arco, secondo modelli rappresentati nei bronzi figurati: un tipo corto con sezione rettangolare ed un tipo più grande, che doveva essere poggiato sulla spalla, di sezione in parte circolare ed in parte quadrangolare. La mano sinistra è rivestita da uno spesso guanto con motivi a zig-zag a rilievo che lascia libere le dita. Sull’avambraccio è riprodotta una robusta protezione con motivi a rilievo paralleli che arriva fin quasi al gomito. La raffigurazione del volto dell’arciere è del tutto simile a quella del pugilatore ed analoga è la resa della capigliatura con le lunghe trecce che scendono ad incorniciare il volto. Sulla testa, però, è rappresentato un elmo a calotta che termina all’altezza della nuca, lasciando libere le orecchie. L’elmo è del tipo crestato e cornuto; le corna erano certamente ricurve e rivolte in avanti, come dimostrano i diversi frammenti rinvenuti, ma non ne possiamo stabilire la lunghezza. In alcuni casi i frammenti di corna terminano con delle piccole sfere. Gli arcieri indossano una corta tunica che lascia scoperta parte delle cosce e sulla quale pende una placca pettorale quadrata, con i lati concavi. Negli esemplari meglio conservati si può vedere il dettaglio delle triple stringhe che reggono il pettorale e del motivo a fitte linee orizzontali che lo completa. Le gambe degli arcieri appaiono ben difese da schinieri che lasciano i piedi nudi e che possono essere decorati sul retro da fasce di motivi a spina di pesce orizzontali; in qualche caso invece sul retro sono rappresentate le stringhe che chiudono lo schiniere con profilo ad otto. Sul davanti la protezione delle gambe sale a punta ben oltre il ginocchio e termina con una sorta di bretella che tiene teso lo schiniere e va sotto la tunica. Sulla schiena pende la faretra; nessuna statua conserva la forma completa ma questa è parzialmente conservata su diversi frammenti non ricollegabili ai torsi di arcieri ben identificati. La faretra è resa con motivi diversi, a volte con costolature verticali in rilievo, a volte con sottili incisioni; in un caso a fianco della faretra si conserva parte di un elemento lungo e stretto che potrebbe essere il fodero di una spada o di una “penna direzionale”, del tipo rappresentato in alcuni bronzetti. Certamente dalla ricomposizione dei frammenti e dall’accurato lavoro di restauro, la figura che emerge nella sua complessità e raffinatezza è quella del guerriero armato di scudo. Alcuni elementi di questa figura, come ad esempio lo scudo rotondo, erano stati, all’origine, attribuiti all’arciere e solo dopo una prima analisi di tutti i frammenti si è individuata anche la figura del guerriero. La ricomposizione di alcune porzioni di statue e l’analisi di elementi simili consentono ora di riconoscere due statue di guerrieri, una delle quali ben conservata, e di evidenziarne le caratteristiche salienti; per una terza statua lo stato di conservazione non consente di capire se si tratti di un arciere o di un guerriero. Il guerriero si distingue dall’arciere fondamentalmente per l’abbigliamento e perché porge in avanti uno scudo circolare, impugnato con la mano sinistra e tenuto da dietro con la mano destra. Indossa una corazza, molto corta nella parte posteriore, ma particolarmente robusta nella parte delle spalle; sulla tunica è rappresentato con particolare cura un pannello verticale che parte dalla vita, è decorato nell’estremità inferiore con motivi incisi e termina con fitte frange. Lo scudo, a sua volta, è rappresentato in maniera molto accurata: ha un umbone centrale in rilievo e motivi a chévron variamente combinati che ricordano i motivi geometrici proposti nelle note “pintadere” di età nuragica. Non è stato possibile attribuire con certezza nessuno scudo alle figure di guerriero individuate, ma la pertinenza a questo tipo di rappresentazione è indubbia.


Fonte:  http://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_27_20140521121030.pdf

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