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venerdì 17 luglio 2015

Archeologia. Rame, stagno e altri metalli nel Mediterraneo

Archeologia. Rame, stagno e altri metalli nel Mediterraneo
di Pierluigi Montalbano

La storia delle civiltà umane coincide con quella delle miniere, non solo nell'area dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche di quelli che con questi commerciavano, consentendone lo sviluppo economico, politico e culturale.
Da quando iniziò l’età dei metalli, la disponibilità delle risorse minerarie è stata una delle prime motivazioni dei commerci e delle migrazioni dei popoli. I procedimenti di estrazione, trasporto, fusione, conservazione e smercio dei metalli sono stati il motore dell’incremento delle tecnologie e delle conoscenze sui materiali. Tuttavia, mineralizzazioni fonti di materie prime, anche geograficamente lontane tra di loro, possono presentarsi non solo di aspetto simile, ma esserlo anche dal punto di vista mineralogico. Inoltre, alcune delle loro caratteristiche possono cambiare durante il processo di fabbricazione, ossia nel passaggio da materie prime a manufatti, e si deve aggiungere la necessità che avevano gli artigiani di miscelare metalli non solo di diversa natura per la composizione delle leghe (come rame e stagno per produrre il bronzo), ma anche dello stesso tipo per riciclare ad altro uso gli oggetti non più utilizzabili.
Per quello che riguarda il rame, le maggiori concentrazioni economiche nell'antichità erano presenti soprattutto nelle isole di Cipro e della Sardegna.
Un problema ancora oggi dibattuto è l’eventuale presenza nelle aree prospicienti il Mediterraneo di minerali di stagno, che rappresenta l’altra componente necessaria alla fabbricazione del bronzo. Fino al 1700 a.C. lo stagno utilizzato nelle civiltà del Vicino Oriente arrivava dall'Afghanistan, lo stesso paese da cui proveniva il lapislazzuli. Ma le carovaniere subivano continui attacchi da predoni, inoltre le vie commerciali si interrompevano ciclicamente per gli interventi di sovrani che militarmente imponevano pesanti tributi ai commercianti o occupavano le capitali amministrative di controllo dei metalli, ad esempio ciò che avvenne a più riprese con gli Assiri. A cavallo fra Bronzo e Ferro, e poi anche in età romana, lo stagno proveniva dalle regioni atlantiche: Cornovaglia, Bretagna e Galizia. Approvvigionarsi di rame e stagno nel II Millennio a.C. fu l’impresa principale di tutti i più potenti imperi, e le guerre per i metalli costituirono gran parte dei problemi delle relazioni estere. Per questo motivo i governanti s’impegnarono a inviare delle ambascerie in giro per il mondo antico, per convincere i produttori ad accordarsi con vantaggi reciproci.

Il rame, invece, era diffuso e importanti giacimenti si trovavano in Irlanda, Inghilterra, nella penisola iberica, nella Slovacchia, in Transilvania e nei Balcani. Le fonti citano le miniere di calcopirite di Cabrières presso Montpellier e di Mount Gabriel in Irlanda. Importanti erano i giacimenti di rame dell’Erzgebirge in Sassonia, e quelli nelle Alpi Orientali. Lo studio dell’antica miniera del Mitterberg ha permesso di ricostruire le tecniche estrattive, i processi del trattamento del minerale per ridurre il rame e di eseguire stime sulla quantità prodotta in un anno (circa 20 tonnellate), il numero dei lavoratori impiegati (180) e le dimensioni del disboscamento operato per alimentare le fornaci (8 ettari l’anno). Nel giro di pochi secoli, la produzione del bronzo s’intensifica e si articola fino a integrarsi nella vita quotidiana e nell'economia, ampliando in modo considerevole la gamma dei manufatti. 

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