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sabato 4 luglio 2015

Archeologia in Sardegna. I betili di Mont’e Prama

I betili di Mont’e Prama
di Emerenziana Usai

(Tratto da: La Pietra e gli Eroi: Le sculture restaurate di Mont’e Prama – 2011)

Nel sito di Mont’e Prama sono stati rinvenuti alcuni elementi troncoconici in pietra, tradizionalmente definiti bétili. Il termine deriva dall’ebraico bet-el, che significa “casa del dio” ed è documentato nei testi biblici; esso indica appunto pietre lavorate di semplice forma geometrica, totalmente o quasi del tutto prive di elementi figurativi antropomorfi, a cui viene generalmente attribuito un valore simbolico-religioso. I betili di Mont’e Prama, di forma troncoconica con incavi rettangolari nella parte superiore, sono realizzati in arenaria chiara e sono di grandi dimensioni, raggiungendo un’altezza di circa un metro e mezzo. Dei tre betili più significativi, uno integro (alt. m 1,45, diam. base cm 63, diam. sommità cm 42) presenta quattro incavi rettangolari. Gli altri due sono frammentari e hanno un’altezza residua di circa cm 50, ma dovevano raggiungere un’altezza simile a quello integro; anche in questi sono presenti gli incavi rettangolari, in un caso disposti su due linee parallele. I betili di Mont’e Prama, associati alla necropoli con tombe individuali a pozzetto, trovano confronto con numerosi betili conici o troncoconici in pietra basaltica, collegati con tombe di giganti a struttura isodoma presenti soprattutto nella Sardegna centro-occidentale (Montiferru, Marghine, Parte Guilcier). Alcuni di essi hanno due mammelle in rilievo, mentre quindici presentano incavi circolari o rettangolari nella parte superiore. Si aggiungono inoltre i betili in basalto fallici e mammellati di pertinenza incerta, segnalati nel 1876 nel Sinis da Giovanni Spano, ed un nuovo frammento di betilo in arenaria con incavi rettangolari riutilizzato nella struttura di una tomba fenicia della necropoli di Othoca a Santa Giusta. La costante associazione dei betili con strutture funerarie nuragiche avvalora l’interpretazione degli incavi come simboli oculari del culto funebre; pertanto si ritiene che i betili siano riferibili ad una divinità onniveggente, che guarda da ogni parte, che vigila e protegge i defunti. La doppia fila di incavi presente su uno dei frammenti di Mont’e Prama non trova nessun confronto tra i betili nuragici finora rinvenuti. Questo particolare, unitamente all’ottimo stato di conservazione delle superfici, suggerisce che i betili di Mont’e Prama fossero stati realizzati appositamente per l’arredo rituale del complesso, piuttosto che prelevati da tombe di giganti più antiche di circa cinque secoli. I betili di Mont’e Prama, testimoni della religiosità del mondo nuragico, legata al culto dei morti e al sacro, attestano il radicamento profondo e la continuità dell’antico e tenace culto, di radice prenuragica, delle pietre senza volto. Espressione di valori ideologici legati alla potenza salutifera, nella civiltà nuragica sono correlati al mondo funerario, alla forma animistica della religione dei morti. A Mont’e Prama i betili, unitamente alle statue e ai modelli di nuraghe, ripropongono nella celebrazione degli eroi sepolti nelle vicine tombe, i modelli del passato nuragico, e si svelano quali simboli di una civiltà che vuole esprimere i suoi valori tradizionali: il potere, la forza e il sentimento religioso.

Fonte: http://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_27_20140521121030.pdf

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