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sabato 14 febbraio 2015

Saras, l'industria del petrolio a Sarroch. 50 anni fa la nascita e la profezia dell'allora assessore al turismo Covacivich.

Saras, 50 anni fa la profezia di Covacivich
di Pablo Sole

 “Personalmente sono convinto che la costruzione della raffineria danneggi enormemente le possibilità di sviluppo turistico del golfo degli Angeli. Un ordine del giorno del genere, prima di essere votato, avrebbe avuto bisogno di attento studio. Perdoni la mia sincerità e gradisca i più cordiali saluti”.
Il 26 gennaio 1963, quando scrive queste poche righe indirizzate al sindaco di Cagliari Giuseppe Brotzu, Giacomo Covacivich, democristiano, assessore al Turismo della Regione sarda, sta per scoprire di essere un uomo solo. Politicamente solo. Perché nessuno lo seguirà in quelle profetiche considerazioni sulla ‘Società anonima raffinerie sarde’. In cinque lettere: Saras.
Sono passati esattamente 50 anni da allora. Da quei giorni di gennaio e febbraio del 1963 quando il comune di Cagliari e la Regione diedero il via libera alla costruzione della raffineria.
Fa impressione leggere oggi quei documenti. Perché rivelano che il pericolo ambientale
fin da allora era ben chiaro a tutti. Ai rari oppositori, ma anche ai sostenitori della costruzione della raffineria nel Golfo degli Angeli. I quali avevano avvertito così forte il rischio che le perplessità di quei rari ambientalisti ante litteram potessero prevalere, da avviare una controffensiva fulminea e ben coordinata. Un’azione congiunta pro-Saras messa in atto dalla maggioranza che sosteneva la giunta cagliaritana guidata da Giuseppe Brotzu e dal “Consorzio industriale”. Con l’avallo pilatesco della soprintendenza.
Neutralizzare chi rema contro per “meri interessi privati”. Ovvero l’ambiente.
Il 17 gennaio 1963 i consiglieri comunali Angelo Lai e Piero Napoleone – entrambi avvocati, entrambi democristiani – presentano un ordine del giorno pro Saras. Se c’è un documento che di fatto dà una notevole accelerata alla costruzione della raffineria, è proprio questo.
Tra i banchi dell’opposizione siede uno che farà strada:- sarà consigliere regionale, poi deputato, poi parlamentare europeo. Si chiama Umberto Cardia e ha 42 anni. Chiede una sospensiva e invita il consiglio a rimandare la discussione perché si parla di una questione “complessa e delicata”: servono maggiori elementi. La proposta viene messa ai voti: 30 contrari, 9 favorevoli, l’aula respinge.
Ma cosa prevede l’ordine del giorno, poi approvato a maggioranza? Impegna la giunta “a svolgere ogni opportuno intervento presso le competenti autorità perché, assicurata ogni forma di tutela dell’igiene, della salubrità, della stessa bellezza panoramica della zona ed in particolare di Cagliari, siano rimossi gli ostacoli che parziali visioni di interessi privati possano voler frapporre al realizzarsi dell’impianto industriale”.
Chi sono i portatori della ‘parziali visioni di interessi privati’? Il consigliere Napoleone non li indica, ma riferisce che risultano “numerosi interventi presso l’autorità competente intesi ad impedire il sorgere dello stabilimento di raffinazione […] adducendo la protezione delle bellezze naturali del golfo e il pericolo per il nascente turismo della città”. I corsivi sono nostri. Servono a sottolineare i termini usati. Termini che svelano la tesi di fondo: la tutela dell’ambiente è solo un pretesto che serve a coprire interessi particolari. E anche una visione arretrata del mondo.
Perché tutto, dall’economia alla scienza, dice che la raffineria va realizzata. Infatti, assicura il consigliere di maggioranza, non sussistono pericoli derivanti dai gas, visto che “la scienza moderna li ha già dichiarati inesistenti”. Di contro, la raffineria porterà senza dubbio molti vantaggi, a cominciare dalla manodopera impiegata.
Si allarga il fronte del sì.
Il 23 gennaio sulla scrivania del sindaco Giuseppe Brotzu arriva una lettera. La firma Antonio Pasolini, presidente del Casic, il Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Cagliari. C’è anche un allegato: è un altro ordine del giorno, questa volta del consiglio direttivo dello stesso Consorzio, che il 19 gennaio (cioè due giorni dopo il dibattito nel consiglio comunale) ha voluto ribadire l’urgente necessità di contrapporre al ‘fronte del no’ una decisa reazione e, in definitiva, adoperarsi affinché la raffineria venga realizzata nel più breve tempo possibile.
Fuoco amico: la lettera di Covacivich e la risposta di Brotzu.
Passano altri tre giorni e il 26 gennaio, come detto, in municipio arriva anche la lettera firmata dall’assessore al turismo Giacomo Covacivich che ha reagito nel malo modo che abbiamo visto alla notizie dell’ordine del giorno pro-raffineria approvato dal consiglio comunale di Cagliari. La risposta di Giuseppe Brotzu è, in relazione al galateo democristiano, durissima. Covacivich viene accusato d’essere un estremista. Un sostenitore del ‘turismo a ogni costo’. Oggi si direbbe ‘ambientalista radicale’.
“Se è giusto che l’industria non comprometta lo sviluppo turistico, è meno giusto – domanda retoricamente il primo cittadino di Cagliari all’assessore – che il ‘turismo a ogni costo’ abbia le stesse preoccupazioni nei confronti di una industria di base (sottolineato nella lettera, ndr) che nasce con tutte le prudenze tecniche necessarie ad eliminare oggi preoccupazione di inquinamento?”.
Covacivich cerca alleati. Non ne trova.
L’assessore regionale non si dà per vinto e l’11 febbraio invia una nota alla ‘Sovrintendenza ai monumenti e gallerie’, che in seguito diverrà ‘ai Beni ambientali e culturali’. L'Ente risponde due giorni dopo. In modo celere quanto irresoluto. "Al momento il Comune di Sarroch non è soggetto a tutela panoramica”, spiega il soprintendente Renato Salinas. Che però precisa come “desidererebbe sapere quali misure saranno prese per impedire alle navi-cisterna, che dovranno pur ancorarsi davanti alla raffineria, di lavare i serbatoi (tanks) e gettare in mare le acque di lavaggio, contaminando con un velo di petrolio le acque del golfo”.
Ma la sostanza è chiara: il Sovrintendente si dice incompetente. E dunque può lavarsene le mani.
Passano ventiquattr’ore e a sconfessare le tesi di Covacivich ci pensa addirittura un collega di giunta, l’assessore regionale alla Rinascita Francesco Deriu, con una lettera indirizzata al sindaco Brotzu (che ha provveduto a inviargli la delibera pro-raffineria approvata dal consiglio comunale).
“Sono a comunicarLe – scrive al sindaco l’esponente della giunta regionale allora guidata da Efisio Corrias – che l’assessorato alla Rinascita non potrà non sostenere presso le competenti sedi la opportunità dell’attivazione di un così importante complesso industriale”.
Il finale di partita è noto: il 19 giugno 1966 il ministro dell’Industria Giulio Andreotti sbarca nell’Isola e inaugura la Saras. Al suo fianco,  oltre ai politici locali in giacca, cravatta e sorrisi smaglianti, un ‘classico': alle Hawaii cinquant’anni fa c’erano le collane di fiori,  in Sardegna le ragazze in costume tradizionale.
Oggi è come ieri. Saras compresa.


4 commenti:

  1. Come mai questo articolo Pierluigi?

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  2. Perché questa vicenda è inquadrabile nell'archeologia industriale, e vorrei conservarla per chi ha la memoria cortissima. Sono un convinto assertore delle possibilità turistiche offerte dai beni archeologici, e la questione Saras costituisce una serie di problemi nel lungo periodo, compresi quelli legati alla fruibilità della costa. Non entro nel merito delle problematiche legate alla salute, ma segnalo solo che l'inquinamento è democratico perché la stessa aria trasportata dal vento la respirano decisori e cittadini, con ovvie conseguenze (subdole perché notabili solo nel tempo) sul nostro futuro.

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  3. Capisco e condivido per la fruibilità del territorio,ma per quanto riguarda i veleni che ci propinano non dobbiamo aspettare il futuro per le conseguenze,l'olocausto è già in atto.

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  4. sarà una combinazione ... ma l'UNICO ad opporsi alla devastazione, risponde ad un cognome che ha poco di sardo ...
    Corrias l'anno 1963, porcu brotzu !

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