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mercoledì 11 febbraio 2015

Archeologia. Ruspe sulla storia: spianato a Bari un sito neolitico di 7 mila anni fa. Cittadini in rivolta

Ruspe sulla storia: spianato a Bari un sito neolitico di 7 mila anni fa. Cittadini in rivolta
di Kasia Burney Gargiulo


Alla fine è stata scelta la soluzione peggiore, quella dell’asportazione dei reperti e dell’affidamento del sito ai proprietari che hanno proceduto con i lavori di spianamento dell’area. Parliamo del sito archeologico neolitico, di 7 mila anni fa, che era emerso nel territorio della frazione barese di Paleselo scorso Autunno. L’area, nella quale erano state rinvenute tracce di strutture abitative, produttive e una zona funeraria che ha restituito almeno otto scheletri oltre a svariati altri reperti, si era subito rivelata come una vera miniera di informazioni per la conoscenza degli insediamenti neolitici fra la costa adriatica e l’entroterra.
Donato Coppola, docente di Archeologia della Preistoria al dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Ateneo di Bari, aveva affermato che i resti di questo abitato non avevano eguali nel panorama della preistoria italiana per via dello stato di conservazione del materiale rinvenuto, soprattutto dei pavimenti abitativi e di altre testimonianze legate alla vita quotidiana degli agricoltori del VI-V millennio a.C., fra cui alcune ceramiche ed una rarità costituita da una statuina in pietra della Dea Madre ritrovata accanto ad uno scheletro in deposizione rituale, collocato in una posizione prona assolutamente inconsueta. Sandro Sublimi Saponetti,  docente di Antropologia al dipartimento di Biologia dell’Ateneo barese, aveva a sua volta dichiarato trattarsi di un tipo di sepoltura di cui in Italia esistono solo tre esempi aggiungendo che questo sito costituiva una sorta di grande archivio degli eventi di vita quotidiana dell’epoca, un’occasione davvero unica di poter esaminare non solo una necropoli molto antica ma anche uno spazio abitativo e produttivo.
Ebbene, di tutto questo rimangono solo i reperti che si sono riusciti a prelevare, mentre il contesto non esiste più. A nulla sono valse
le proteste di numerosi cittadini con in prima linea l’architetto Eugenio Lombardi dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che, coerente con il suo costante impegno nella difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, lo scorso 15 ottobre aveva inviato una lettera al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, affinché promuovessero la tutela integrale del sito e rendessero nota all’opinione pubblica la destinazione futura di questo antichissimo villaggio.
Nel momento delle prime preoccupate prese di posizione di cittadini e studiosi, il Soprintendente ai Beni Archeologici della Puglia, Luigi La Rocca, aveva esposto le difficoltà legate ad un sito che dopo essere già stato vincolato in passato – prima però delle più recenti scoperte -  si era poi visti togliere i vincoli al seguito di un ricorso al Tar. Sarebbe quindi stato necessario valutare – aveva affermato il funzionario – se in base alle nuove acquisizioni archeologiche fosse o meno il caso di imporre un nuovo vincolo. La decisione presa è oggi sotto gli occhi di tutti e sarebbe interessante conoscerne le motivazioni. A meno che le autorità non siano del tutto ignare dell’avvenuto spianamento del terreno, cosa alla quale si stenta a credere. Non resta che seguire gli sviluppi della vicenda.
Dura la reazione dell’architetto Lombardi che da mesi è andato prodigandosi per la salvaguardia del sito: “L’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, che mi onoro di rappresentare – ha affermato – ha da alcuni mesi più volte portato all’attenzione istituzionale e della popolazione locale l’esigenza di tutelare e valorizzare le scoperte di epoca neolitica emerse durante le indagini archeologiche effettuate in via Vittorio Veneto a Palese: scoperte di straordinaria valenza che avevano strutturato l’importanza di un’area storica un tempo ben più vasta. Lo scorso 4 febbraio invece le ruspe dell’Impresa Tatulli di Bitonto, titolare della richiesta di concessione per l’edificazione di dieci villini ed essa stessa incaricata dalla Soprintendenza delle indagini archeologiche, hanno spianato completamente l’area interessata, cancellando ottomila anni di storia. Quella storia che inutilmente avevo richiesto di tutelare con l’apposizione di un vincolo diretto.”
In una missiva congiunta al Soprintendente Luigi La Rocca, all’Assessore Regionale all’Assetto del Territorio Angela Barbanente, al Sindaco Metropolitano Antonio Decaro, all’Assessore Comunale all’Urbanistica Carla Tedesco e al Comando Carabinieri del Nucleo Regionale per i Beni Culturali, l’architetto Lombardi ha posto una serie di quesiti chiedendo di sapere se e in quale data sia stato rilasciato dalla Soprintendenza all’Impresa Tatulli il nulla osta alla distruzione di un così prezioso e strategico bene pubblico; se e in quale data sia stata rilasciata all’Impresa Tatulli la richiesta concessione edilizia; se il Comune di Bari sia stato preventivamente informato dell’eventuale rilascio da parte della Soprintendenza del nulla osta alla distruzione di quanto emerso e che avrebbe potuto essere inserito, come proposto, in un arcipelago archeologico metropolitano; cosa sia stato dei reperti ritrovati durante gli scavi e dichiarati da esperti archeologi di grande importanza e rarità.
“Auspico – ha precisato Lombardi – che intorno a questi quesiti, credo condivisi da tutti i cittadini dotati di un minimo di sensibilità culturale, possa esserci un riscontro urgente, in assenza del quale io e altri cittadini sconcertati da quanto accaduto non esiteremo a presentare denuncia alla Procura della Repubblica, documentando fotograficamente lo stato degli scavi e le condizioni in cui l’area è stata ridotta dalle ruspe”.
Intanto, a poche ore dalla diffusione della notizia,sono filtrate le prime indiscrezioni circa le posizioni delle autorità competenti intorno a questa vicenda. A diffonderle il sito internet della testata pugliese PuntoTVonline.it che – sia pure parzialmente – risponde in tal modo agli interrogativi di quanti in queste ore si sono chiesti su quali basi la ditta titolare della richiesta di concessione per l’edificazione di dieci villini abbia potuto procedere allo spianamento dell’area con le ruspe.
Si tratta di una risposta parziale perché da tali indiscrezioni si è appreso soltanto il presunto giudizio sull’area archeologica espresso dal Soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia, Luigi Larocca, che a quanto pare sarebbe stato comunicato a voce in due contatti telefonici avvenuti su iniziativa rispettivamente dell’Assessore alle Culture del Comune di Bari Silvio Maselli e del consigliere comunale Michelangelo Cavone. Nelle due conversazioni, il Soprintendente avrebbe dichiarato che i reperti raccolti durante gli scavi sarebbero al sicuro nei locali della Soprintendenza, ma che la loro rilevanza non sarebbe tale da giustificare l’apposizione di un vincolo all’area in cui sono stati rinvenuti. Una valutazione che, se confermata, sorprenderebbe non poco, considerati i pareri diametralmente opposti espressi mesi fa sulla stessa area archeologica da parte di alcuni importanti studiosi del mondo accademico.
Ad ogni modo, al momento pare che pur avendo i proprietari dei terreni provveduto a far spianare l’area, non ci sia ancora stato da parte del Comune di Bari il rilascio di alcun permesso di costruzione anche se, in presenza di un effettivo nulla osta da parte della Soprintendenza, l’iter per tale rilascio subirebbe certamente una significativa accelerazione. Va aggiunto però che – stando ancora a quanto riporta la citata testata giornalistica e al di là delle valutazioni espresse telefonicamente dal Soprintendente – mancherebbe ancora un documento ufficiale di chiusura delle indagini archeologiche corredato di relazione tecnica; questo almeno è quanto sarebbe stato riferito dal Comune di Bari, che quindi non avrebbe ricevuto ancora alcuna comunicazione formale da parte della Soprintendenza idonea a dar via libera definitivo ai lavori di edilizia residenziale programmati su quello che tutti speravano diventasse un importante parco archeologico.

Fonte: http://www.famedisud.it/


1 commento:

  1. e dove è la novità??? viviamo in un paese di ignoranti governato da ignoranti, purtroppo la realtà è questa. Poi ci sono piccoli gruppi di persone amanti della cultura che provano a salvare il salvabile...ma la vedo brutta...
    scusate lo sfogo.
    Pysahmk

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