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sabato 1 novembre 2014

Testi biblici e Nuovo Testamento.

Un pensiero sui testi biblici e in particolare sul nuovo testamento
di Guerrino Filippini

Un breve cenno sui vangeli.
I vangeli, secondo gli studiosi, dovrebbero aver preso spunto da una fonte precedente denominata “Q” dal tedesco “quelle”. Alcuni sostengono che siano derivati dal vangelo di Tommaso. Mi pare interessante e abbastanza esplicativo in merito il testo di Marco Capurro che esprime il suo parere, da me condiviso, proprio sulla fonte Q.
“Qualche riflessione su Q
Q è il nome assegnato a una seconda fonte, oltre a Marco e a prescindere dal vangelo di Tommaso, che potrebbe costituire la base dei vangeli di Matteo e Luca. Sulla sua esistenza si è molto discusso e buona parte degli studiosi la ritengono non realistica, preferendole un'ipotesi che definirei intrinseca, nella quale sia Matteo sia Luca hanno utilizzato Marco, ma Luca ha utilizzato anche Matteo (ipotesi di Farrer-Goulder).
Nota su Farrer- Goulder – L’ipotesi che il più antico vangelo sia quello di Marco, poi Matteo ed infine Luca.
A essere assolutamente onesti devo confessare che l'ipotesi di Q è per me la più probabile. Troppe sono le occasioni nelle quali sia Matteo sia Luca sembrano disporre di materiale discordante nella forma e nella sequenza nei loro vangeli, materiale che non risulta disponibile in Marco, ma che in una fonte "altra" potrebbe ritrovare una sua logica temporale.
Sia pure dando per scontate le differenze conseguenti ai differenti ambienti e alle differenti confessioni che potrebbero aver interferito nella stesura, le discrepanze in alcuni punti sembrano veramente improbabili e, talora, persino inconciliabili (vedasi l'infanzia, per esempio), la casa di famiglia (per Matteo a Betlemme e per Luca a Nazareth) il viaggio dopo la nascita (per Matteo in Egitto, per Luca a Gerusalemme) e la morte di Giuda, descritta da Luca negli Atti, che non trova corretta relazione In Matteo).

Occorre ricordare che il vangelo di Luca è in due volumi (vangelo e Atti)
A ciò bisogna aggiungere l'apparente riluttanza di Luca alla semplice riproduzione delle aggiunte di Matteo al vangelo di Marco, come se, nella sostanza, avesse piena coscienza del fatto che costituiva aggiunte "spurie".
Altro elemento a favore di Q è l'uso di Luca, in alcuni punti, di materiale che parzialmente si ritrova in Matteo, ma è introvabile in Marco. Come se effettivamente Luca disponesse di una fonte diversa sia da Marco sia da Matteo.
Ancora, in alcune "dizioni", Luca sembra fare riferimento a forme espressive più antiche di quelle utilizzate da Matteo (vedasi l'uso da parte di Luca del termine "dito di Dio", dove Matteo, ripetendo Marco, utilizza invece "spirito di Dio").
Gli studi di Kloppenborg (che frantuma sia Luca sia Matteo in distinti periodi), ripresi poi da Taylor, sembrano dimostrare che Luca ha utilizzato, seguendola con coerenza, la fonte Q, mentre Matteo, pur essendo a conoscenza di Q, ha preferito utilizzarne liberamente la sostanza quando e dove gli sembrava necessario.
Hawkins, utilizzando un testo greco di Marco, ha provato a indicare a margine i diversi punti del testo nei quali sia Matteo sia Luca hanno inserito ulteriori informazioni (detti o eventi). In qualche punto i due inseriscono la medesima (o similare) informazione nello stesso punto del testo di Marco.
La mia personale opinione è, quindi, che sia Matteo sia Luca disponessero del vangelo di Marco e di un altro (o più altri, tra cui annoverei anche Tommaso) testo, che può essere identificato con Q.
Mi permetto di ricordare ancora una volta come buona parte degli studiosi europei (cattolici) trovi inconsistente o improbabile l'ipotesi di Q, che viene considerata invece molto interessante e degna di riflessione dagli studiosi di altre nazioni non europee. Le ragioni opposte a Q sembrano, nella pratica, consistere sostanzialmente nell'affermazione tautologica che i vangeli canonici sono i vangeli e tanto basta.
Insisto comunque nell'evidenziare l'importanza delle fonti "altre" rispetto ai quattro classici vangeli, tra le quali devono trovare corretto rilievo gran parte degli apocrifi. Il vangelo di Giuda Tommaso Didimo, p.e., pur considerato a indirizzo gnostico e consistente in una sequenza di sentenze paraboliche attribuite a Gesù, presenta solo per due terzi passi conosciuti e riconoscibili nei vangeli canonici (sia pure offrendone una diversa interpretazione), mentre per un terzo contiene materiale assolutamente nuovo, che anche per esso induce a ipotizzare una fonte a oggi sconosciuta che potrebbe identificarsi con Q. Ricordo ancora che il numero dei documenti "apocrifi" (alcuni materialmente più antichi dei manoscritti dei canonici) scoperti nel secolo scorso è veramente rilevante e presenta allo studioso un panorama che poco corrisponde a quello rappresentato al fedele dalla Chiesa e, viste le locazioni dei diversi ritrovamenti (normalmente decentrate e nascoste), appare chiara dimostrazione dello sforzo distruttivo posto in essere da quest'ultima nel tentativo di produrre un insieme canonicamente coerente.
Aggiungerei anche delle considerazioni estremamente personali sorte nella lettura di vari testi e opinioni, dalla storia, dalle scoperte archeologiche, dal ritrovamento di vari testi antichi (vedi quelli di Qumran e altri documenti come il papiro 52 oppure TQ5, o anche i codici di Nag-Hammadi, etc.), dall’insegnamento del catechismo della Chiesa Cattolica,  ma soprattutto e principalmente dalla logica.
Perché non abbiamo notizie del Gesù storico ma solo del “movimento cristiano”?
Sicuramente perché, nell’ambito dell’impero, si tratta di un fatto “locale” e marginale, sovrastato dalle agitazioni popolari e dai vari movimenti che miravano a liberare la Palestina dall’oppressione Romana.
Il personaggio Gesù probabilmente fu trattato alla stregua di un delinquente comune.
Rilevanza, invece, ha cominciato ad avere il movimento denominato “cristianesimo” proprio negli anni successivi la morte di Gesù, tanto che ne parla lo storico Giuseppe Flavio (93 d.c.).
Due dei testi fanno riferimento a Gesù:
« Così (il sommo sacerdote Anano) convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati. »
(Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, XX, 200)

« Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, e attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. »
(Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVIII, 63-64. )

Un ulteriore testo ebraico che parla di Gesù è il Talmud di Babilonia (IV-V secolo d.C.) che riprende tradizioni molto antiche e parla di Gesù che fu condannato per pratiche di stregoneria.
Cosa dobbiamo dedurre da ciò? Il movimento che si riferiva al Cristo era diventato così importante e diffuso già negli anni successivi alla morte e resurrezione tanto da richiamare l’attenzione di Giuseppe Flavio. Questi ritenne opportuno menzionarlo e citare, anche se per sommi capi, la storia del fondatore.  Non dimentichiamo, comunque, che Giuseppe Flavio - personaggio estremamente emblematico - era un Ebreo (fariseo) e  osteggiava il Cristianesimo in quanto in opposizione alla struttura sacerdotale ebraica e alla Torah. Non entriamo in questa fase sul personaggio storico Giuseppe Flavio, perché merita approfondimenti tutti suoi. 
Che altro possiamo dedurre? Sicuramente che il Gesù storico è effettivamente esistito e che era un personaggio dotato di carisma, qualità morali e spirituali tali da suscitare preoccupazione in quanto avrebbe potuto destabilizzare il potere sacerdotale, e quindi l’ordine precostituito, fomentando la popolazione con i suoi atti e la sua predicazione.
La diffusione nel mondo Romano.
Veicolo della dottrina fu proprio l’impero Romano che in quel momento viveva un caos dal punto di vista spirituale e che quindi trovava terreno fertile per la sua diffusione.
Le tante religioni che si fondevano tra di loro, con  vari elementi in comune furono  “la cultura” in cui maturò e crebbe la fede nel nuovo Dio. Va ricordata la presenza, presso certe élite colte pagane, di un tipo di monoteismo a sfondo filosofico-religioso. Si trattava, in realtà, di una tendenza intellettuale più antica, ma che, nel particolare clima filosofico e religioso del III secolo, assunse nuove e significative forme che si influenzavano tra loro ma erano anche in concorrenza con quelle tipiche del monoteismo giudaico-cristiano (la filosofia dell’Uno di Plotinio e il culto del Sol Invictus). Il veicolo del cristianesimo fu proprio l’élite pagana (passatemi il paragone  con l’Unità d’Italia  che fu fatta e voluta dal ceto medio).
Come fare, però, per non stravolgere in modo radicale lo status quo (credenze popolari, l’ordinamento e la struttura dell’anno solare, la “casta” sacerdotale con struttura organizzativa piramidale, etc)? Semplicemente mantenendolo il tutto e modificando soltanto la figura da adorare. Tutto ciò è avvenuto a piccoli passi e la struttura orizzontale della prima Chiesa si è modificata, a piccoli passi, in quella più complessa e piramidale che è arrivata ai giorni nostri.
Premesso tutto ciò possiamo, a questo punto, fare un’analisi più coerente con i tempi e con l’ambiente socio culturale in cui i vangeli, sinottici e apocrifi, furono redatti. Le varie chiese locali, visitate e convertite dai primi apostoli e/o nella fase successiva, dai seguaci degli stessi erano pregnate sia dalla precedente cultura religiosa pagana sia dalle correnti di pensiero  greche/romane, e quindi dai modelli filosofici più disparati. Inoltre la trasmissione del pensiero di Cristo e del suo apostolato fu trasmesso, almeno all’inizio, per via orale e solo successivamente scritto con il conseguente risultato di non essere più fedele ai fatti. Tra l’altro i racconti, sia dal punto di vista cronologico che di quello delle situazioni, veniva adattato di volta in volta ai fini catechetici.
I messaggi che i singoli apostoli volevano trasmettere furono, sicuramente, elaborati, meditati approfonditi ma anche modificati e adattati alle varie necessità e/o idee filosofiche e filologiche da parte degli intellettuali/sacerdoti. Tutto ciò per giustificare il fatto che era necessario calare il messaggio nelle realtà locali piene di tradizioni e di credenze popolari così da favorire l’evangelizzazione. In realtà, forse, per accrescere l’autorevolezza dei sacerdoti stessi che si consideravano i depositari del messaggio del fondatore e unici a poterlo trasmettere e interpretare (per il potere? O per una presunzione personale? Questo purtroppo rientra nella natura umana e la risposta non c’è. Oggi è come ieri? Ad ognuno la risposta).
Oggi, credo, che sia necessario vedere tra le righe dei vari scritti e soprattutto ricercare quelli più antichi perché soggetti a meno manipolazioni da parte degli uomini. Questo è il motivo per cui, personalmente, do valore a questi testi.
Su questa trasformazione dell’insegnamento e della vita di Cristo attraverso i testi, avvenuta nel tempo a opera degli uomini e per gli uomini, ci sarebbe molto da dire e da approfondire ma a questo punto l’excursus da me fatto, e che espone quanto penso in merito, dovrebbe diventare un libro e so di non avere  la competenza per poterlo scrivere. In realtà quanto qui espresso deriva da quanto letto nel tempo e dalle varie opinioni dei studiosi sia laici che religiosi. Una premessa importante da fare, per quest’ultimi, è che spesso i teologi (biblisti, moralisti, etc) sono una “casta” chiusa in se stessa per ordine dell’Istituzione. Solo in certi ambienti e in pochissime occasioni è possibile conoscerne il pensiero.
Termino con la mia filosofia di vita che mi ha mosso nel passato e che mi pone oggi ovvero quella di sapersi porre delle domande e cercane la risposta attraverso un’informazione il più possibile diversificata.
Di seguito due domande stimolo.
Ma Gesù (il fondatore) voleva proprio questo sistema di chiesa (senza distinzione tra quella Cattolica, Ortodossa, Anglicana, etc.)?
Un’altra domanda da fare ancor prima di quella precedente riguarda l’antico testamento e riguarda le tre grandi religioni monoteiste: è possibile che il Dio descritto nella Bibbia e nel Corano è un Dio che ha preteso e pretende il sangue e la morte di uomini e vuole la guerra per imporre se stesso?
Ovviamente no (ma per quest’ultima si potrebbe aprire un’altra riflessione).


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