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martedì 21 ottobre 2014

Una festa a Cagliari per brindare al nostro "Quotidiano di storia e archeologia": un milione di visite, superato il primo traguardo.

Una festa a Cagliari per brindare al milione di visite: sabato 25 Ottobre, alle ore 18.

Oggi sono felice, e ogni piccolo traguardo superato aumenta la consapevolezza di aver fatto le scelte giuste. A tre anni dall’inizio, il nostro quotidiano di storia e archeologia ha superato un milione di ingressi. Mi ritrovo ad assistere a delle cifre esponenziali che fanno crescere la soddisfazione per aver riservato qualche momento libero della giornata per dedicarlo a una passione: l’indagine sul nostro passato. Inizialmente non mi aspettavo tali cifre, ma la convinzione che l’archeologia fosse un argomento elitario, ossia una disciplina per pochi, è scomparsa strada facendo. Tanti lettori sono presenze abitudinarie nelle varie pagine, altri ci finiscono per caso perché in cerca di argomenti specifici e altri tramite passaparola. Sta di fatto che la maggior parte di essi ritornano e coinvolgono altre persone. Ci sono argomenti a cui tengo tanto, come quelli sui traffici commerciali nel Mediterraneo antico e quelli sulla civiltà nuragica, di cui parlo spesso, e so che almeno in piccola parte sto dando il mio contributo per farli conoscere sempre più al grande pubblico. Fra le tante mail che ricevo quotidianamente dai lettori, una buona parte riguardano la scarsa visibilità che ha la storia della Sardegna nei libri di scuola. Molti di voi auspicano l’inserimento delle vicende sarde all’interno del programma istituzionale di storia, o comunque un approfondimento mirato a cura degli insegnanti. A scuola apprendiamo tutto ciò che fece Carlo Magno ma pochi sanno che la Sardegna era parte integrante dell’impero romano d’Oriente, ed era governata da Bisanzio. Si studia a fondo l’epoca dei comuni e delle signorie ma si ignorano le vicende dei Giudicati. Le ricche testimonianze archeologiche costituiscono una traccia da seguire per la ricostruzione storica del nostro passato, e ringrazio quanti, con scritti e suggerimenti, hanno dato un contributo, e continuano a farlo, alla ricostruzione di quel mosaico di frammentari tasselli che oggi formano la storia dell’isola. Non ho mai pensato alla durata di vita di questo blog e ho sempre cercato di farlo coincidere con gli impegni lavorativi che crescono sempre e rubano il tempo ad esso, ma la volontà di mandarlo avanti c’è ancora e il numero di ospiti che ogni giorno mi tengono compagnia mi spinge a portare avanti questo progetto. Ringraziandovi ancora per la compagnia, vi invito a partecipare attivamente e a mantenere vivo questo spazio culturale. Sabato pomeriggio, a partire dalle 18.00, sarò lieto di brindare con voi nei locali di Cagliari (Pirri) in Via Fratelli Bandiera 100. Per l’occasione sarà esposta, in anteprima, una mostra di fotografie intitolata “Indonesia, vite parallele”, presente l’autore che racconterà la sua esperienza. Sarà allestita anche una suggestiva mostra di pietre a forma di uccelli che, secondo la proposta dell’autore, erano dei veri e propri messaggeri verso le divinità.

Nell'immagine: il Re Pastore di Sorso



2 commenti:

  1. Sono un grande ed affezionatissimo lettore di questo bellissimo ed interessante quotidiano e colgo l'occasione oltre che per ringraziarLa, Dott. Montalbano , anche per porre alla Sua attenzione una questione alquanto grave.
    E' da un po di tempo che su internet, alla voce Monti Prama , campeggia la parola Falsi con una sfilza di articoli postati da chi sa quanti studiosi ( o sarebbe meglio definirli detrattori ! ) che continuano ad asserire spudoratamente che le statue siano dei giganteschi falsi d'autore come le famigerate Carte d' Arborea.
    Io mi chiedo cosa spinga certi ad asserire una simile baggianata...soprattutto dopo che gli studiosi sono stati incolpati di averli tenuti nascosti alla vista di tutti noi sardi, cosa che poi si è rivelata essere un' autentica cattiveria nonchè leggenda metropolitana( dal momento che le statue erano già state protagoniste di articoli su riviste specializzate e non che potevano essere consultate da chiunque vedi articolo di qualche giorno fa ) inscenata da alcune persone che approfittarono dell' ignoranza popolare per mettere in cattiva luce tutti coloro che si prodigarono per restituirci un pezzo di storia millenario e fondamentale.
    La domanda che Le pongo è questa: è possibile che le statue siano dei falsi ?
    Perchè un falsario avrebbe dovute faticare tanto per poi distruggere il tutto?
    Il falsario , in paese, non avrebbe fatto parlare di se ?
    E' possibile che gli studiosi ( compreso il compianto Sardus Pater Lilliu) non si siano resi conto di stare a studiare un falso di grande qualità ?
    I falsari in teoria avrebbero dovuto prelevare la pietra dalla vicina cava, usare camions enormi, che avrebbero almeno insospettito chiunque dal frastuono e dal movimento che si sarebbe dovuto e potuto creare attorno ad essi e richiamato come minimo l' attenzione di giornalisti e curiosi, invece pare che tutto sia avvenuto con la complicità dei contadini del posto ( gli scopritori stessi) e di tutti gli abitanti del paese ,avrebbero dovuto scolpire 38 statue e passa per poi distruggere tutto volontariamente e mettere fuoco alle stesse.
    Lei cosa ne pensa di tutta questa vicenda ? pensa che siano falsi d'autore o che siano originali come la stragrande maggioranza dei sardi del resto ?
    Speriamo che tutto ciò sia solo lo scherzo di un burlone e che non diventi ben presto verità assoluta.

    Con questo chiudo, chiedo scusa per il tempo che le avrò fatto perdere fin da ora , ringraziandola per la risposta che avrà voluto darmi.
    Saluti.
    Complimenti ancora per il quotidiano.

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  2. Le statue sono autentiche. Risalgono a 2800 anni fa, sono archeologicamente attestate come nuragiche, nessuno specialista nutre dubbi sul fatto che artigiani locali le abbiano scolpite secondo l'ideologia dell'epoca.

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