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venerdì 17 ottobre 2014

Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama, di Massimo Pittau

Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama
di Massimo Pittau


Un libro di Pittau, professore emerito dell'Università di Sassari, che già in passato si era accostato all'archeologia isolana partendo da discipline 'altre', quali la linguistica e la storia. In questo caso espone le sue scoperte in merito alle statue dei guerrieri nuragici scoperte nel Sinis, e sul grande tempio in cui erano raccolte. In appendice saggi sull'eroe sardo Ampsicora, la scrittura dei nuragici e il toponimo Tertenia.

14 commenti:

  1. scrive Rolando Berretta.
    (Siamo ai tempi di Ciro e della Battaglia del Mare Sardo).
    Paolo Orosio ci ricorda che, ai tempi di Ciro, Mazeo, dopo essere stato sconfitto in Sicilia, fu sconfitto, in maniera più pesante, in Sardegna.

    Consiglierei una riflessione sui cartaginesi –Mazeo-, ricordato da Paolo Orosio, e –Malco- ricordato da Giustino: non possono essere la stessa persona.
    Mazeo, sconfitto in Sicilia e in Sardegna, non ha nessun bottino da mandare a Tiro; nessun bottino frutto delle sue vittorie. Paolo Orosio indica Mazeo come padre di Cartalone; evidentemente ha mischiato le storie.
    Malco, Magone e i due Magonidi, secondo me, vanno inseriti dopo il 410.

    Detto questo passiamo alle –mazzate- iconòclastiche.

    Carissimo Pierluigi… me so’ fischiate le ‘recchie (per i NON burini: mi hanno fischiato gli orecchi. Ovvero: mi sono sentito tirato dentro direttamente).
    Il Professore ha la Sua opinione. Io ne ho una, completamente, diversa.
    Pierluigi non sarai andato a -Li Muri- solamente per farti fare tutte quelle foto. Avrai parlato con qualche pezzo grosso. Cosa si dice sulla questione?
    Per me, se fossero state quelle mazzate, non avremmo trovato una sola testa.

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  2. Ovviamente Rolando, non furono quelle mazzate.

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  3. Sarei curioso di sapere quali sono le prove dell'affermazione "Sardis, originaria madrepatria dei Sardi Nuragici ". Sarei più propenso a ritenere Sardis una colonia di Sherden. Sono sempre loro a scorrazzare per il mediterraneo ma da quale madrepatria originaria? Sardegna? forse si ma più probabilmente no. Sherden sardi come gli inglesi che si trasferiscono iin massa in America del Nord? Partendo da dove?
    Donato Pulacchini

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  4. Massimo Pittau scrive:
    Rispondendo alla osservazione del signor Pulacchini circa la mia tesi dell'origine dei Sardi Nuragici dall'Asia Minore e precisamente dalla Lidia, la cui capitale era Sardis, io gli segnalo che sostengo e - credo - dimostro questa tesi con circa tre quarti di una mia opera di 340 pagine, intitolata "Storia dei Sardi Nuragici" (edit. Domus de Janas, Selargius 2007). Ma ovviamente non posso citare testualmente e neppure riassumere 3/4 di un'opera sia perché me lo vietano i miei obblighi verso l'editore, sia perché evidentemente non posso pretendere né sperare che l'egregio Direttore di questo sito, il dott. Pierluigi Montalbano, mi conceda tanto spazio. Il sig. Pulacchini pertanto prima vada a leggere quanto io ho scritto su questo argomento e dopo tenti pure di farmi obiezioni.

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    1. Grazie per l'inaspettata risposta. Mi permetta di segnalarle l'origine dei miei dubbi. Erodoto dice che i Lidi che fondarono sardi erano eraclidi e regnarono lì per 505 sino al VII ac. Quindi vi arrivarono nel XII secolo, cioè in coincidenza con l'arrivo dei popoli del mare (che i greci chiamano dori o appunto eracliti). Da dove arrivarono? Sardegna? Questo è il mio dubbio.
      Grato se mi vorrà rispondere
      Donato Pulacchini

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  5. Massimo Pittau scrive:
    Io ho stima del signor Berretta per la ragione che ho sempre constatato che nei suoi interventi non discute i problemi limitandosi a quello che hanno scritto gli altri interlocutori, ma è solito trovare nuove considerazioni e nuove testimonianze in autori non conosciuti o non citati dagli altri.
    Ma talvolta sbaglia per precipitazione, come ha fatto quando ha contestato la tesi della massima parte degli studiosi che il Mazeo di Orosia sia lo stesso di Malco di Giustino ed inoltre quando ha respinto la mia tesi della distruzione del tempio del Sardus Pater e delle statue dei Guerrieri di Monti Prama da parte dei cristiani. Quando si respingono tesi di altri interlocutori prima si ha l'obbligo di dimostrarne la inesattezza e dopo si ha l'obbligo di dimostrare la validità delle proprie tesi. Cosa che invece il sig. Berretta in questa circostanza non fa.

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    1. Scrive Rolando Berretta.
      Di solito lascio correre ma, questo periodo, merita una attenzione (e divulgazione) particolare.
      Paolo Orosio (ai tempi di Ciro):
      e così i Cartaginesi ...come Pompeo Trogo e Giustino riconoscono...avendo in Sicilia combattuto con esito infausto (diu infeliciter) trasferita la guerra in Sardegna furono di nuovo sopraffatti e in maniera ancora più pesante. E per questa ragione ordinarono di mandare in esilio il loro comandante Mazeo e i pochi soldati che erano sopravvissuti.
      Marco Giuniano Giustino (nessuna data):
      …avendo combattuto per lungo tempo e in maniera fausta ( diu feliciter ) in Sicilia trasferita la guerra in Sardegna, avendo perduta la maggior parte dell’esercito, furono sconfitti in un pesante confronto. 2 E per questa ragione essi mandarono in esilio il loro comandante Malco sotto il cui comando essi già avevano sottomesso una parte della Sicilia. (Questi i pezzi che interessano).
      I testi proseguono parallelamente. Ambedue furono esiliati e figurano come padre di Cartalone, spedito a Tiro a portare il frutto delle vittorie paterne (siciliane).
      Evidentemente il padre di Cartalone è, solo, quello che ha conquistato parte della Sicilia.
      A questo punto si vanno a seguire le vicende siciliane. E qui, di STORICI greci, se ne trovano.
      Non bastando tutto ciò si va a Tiro. Un principe egiziano (leggasi Amirteo) sta buttando fuori i Persiani e li rimanda a casa. Tiro è libera. Mentre il principe si mette in testa la Doppia Corona, tale Imilcone, che sta sottomettendo la Sicilia, spedisce a Tiro una statua di Apollo. Curiosissima coincidenza: quest’ultimo Imilcone sta facendo quanto Giustino attribuisce a Malco.
      (E poi ci sono gli avvenimenti successivi a chiarire il quadro storico riportato da Giustino).
      Sarò libero di evidenziare tutto ciò? Infischiandomene di quello che riportano i testi moderni?
      Riassumendo: se Cartagine, verso il 530, ha conquistato parte della Sicilia allora siamo di fronte a Malco. Se Cartagine ha effettuato, solo, tentativi inutili fino all’Amilcare di Imera nel 480… allora siamo in presenza di Mazeo; … per quella data.

      David Abulafia ne: IL GRANDE MARE, riguardo la storia militare di Cartagine, parte direttamente dall’Annibale del 410. Nessun Malco, Magone e Magonidi.
      (su David Abulafia, per conoscere il personaggio, c’è una intervista, su questo Blog, postata recentemente)
      Riguardo le statue… non ho visto un solo volto sfigurato dalla furia iconòclastica; è in quel punto che si colpisce. Cosa dovrei dimostrare? Resto in attesa di chiarimenti … e provoco Pierluigi.

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    2. Intanto, Rolando, continuiamo a evidenziare che i cartaginesi in Sardegna le hanno sempre buscate, a dispetto di tutto ciò che si legge e si dice, errando, in ambito accademico.

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  6. Per ciò che riguarda la distruzione delle statue di Monte Prama, vado convincendomi che avvenne durante la prima guerra punica, e ho in preparazione un lungo articolo nel quale esplicito la mia tesi. Fondamentalmente spiego le ragione per le quali il sito non fu distrutto dai cartaginesi.

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  7. Rolando Berretta scrive:
    Aggiungo una nota di Tito Livio:
    Era l’anno 174 a.C., nel tempio della Madre Mutata fu apposta questa targa: - Sotto il comando e gli auspici del console Tiberio Sempronio Gracco, la Legione e l’Esercito del popolo Romano hanno sottomesso la Sardegna. In quella zona di operazioni furono uccisi, o fatti prigionieri, ottantamila nemici. Dopo aver ottenuto un grandissimo successo durante il suo mandato, dopo aver liberato gli alleati, dopo aver ristabilito il sistema dei tributi riportò in patria l’esercito sano e salvo ricchissimo di bottino. Fece ritorno a Roma riportando il suo secondo trionfo. La targa aveva la forma della Sardegna e recava dipinte le scene delle battaglie.

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    1. MassimoPittau scrive:
      Egregio Amico Berretta,
      Lei sta commettendo un errore: la carta geografica della Sardegna alla quale Lei ha fatto riferimento, non è affatto quella originaria dell'opera di Tolomeo, ma è quello di una edizione italiana dell'opera, mi sembra del 1600 dopo Cristo. Il prof. Piero Meloni (dell'Università di Cagliari) aveva fatto un molto accurato studio sulle indicazioni geo-astronomiche di Tolomeo ed aveva concluso che costui metteva il tempio del Sardus Pater nei pressi di Neapolis ed Othoca, cioè suppergiù nel Sinis (P. Meloni, La Sardegna Romana, II ediz. 1990, pgg. 384-386).

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    2. Professore
      Visto che ci tiene a rendere pubblico un appunto privato…
      Claudio Tolomeo ci ha lasciato un lungo elenco di località con tanto di coordinate geografiche…
      La foce del Tirso la pone a 37.10 nord mentre il tempio del Sardopatore lo pone a 36.20 nord.
      Monti Prama si trova dove si trova.
      Questi sono i dati di Tolomeo. Tolomeo non ci lasciata nessuna carta ma ci ha spiegato come realizzarle. Le immagini che si trovano sono ricostruzioni rinascimentali. Quelli erano i dati e quelle sono le carte. Se il tempio del Sardopatore, di Tolomeo, sia quello di Antas o sia a Piscinas dove lo colloca Marcello Cabriolu (bellisimo il suo lavoro sulla Sardegna di Tolomeo) a me…..
      Cosa vuol dimostrare con quest’ultimo appunto?
      Che le statue di Monti Prama sono state sfigurate dalla furia iconoclastica?
      Berretta Rolando

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  8. Massimo Pittau scrive:
    Rispondo alla replica del sig. Pulacchini.
    Conoscevo bene il passo di Erodoto, nel quale egli parla della origine dei Lidi, ma io non parlavo affatto di questo argomento, io parlavo invece dell'origine dei Sardi o Sardiani.
    A chi sposta indietro la distruzione delle statue di Monti Prama mi permetto di segnalare e sottolineare che il geografo Tolomeo parla del tempio del Sardus Pater del Sinis circa nel 150 dopo (sottolineo "dopo") Cristo come tempio ancora funzionante e non come rudere di statue fracassate a colpi di mazza.
    In ogni modo, grazie per l'attenzione riservatami.

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  9. Ho letto con molto interesse il libro di Massimo Pittau.
    è interessante l'ipotesi che la distruzione avvenga per mano dei cristiani in epoca tarda.
    E' interessante anche l'idea dei telamoni che sorreggono il tempio anche se vorrei commenti del professore a immagini come questa che dicono il contrario

    http://scontent-a.cdninstagram.com/hphotos-xfa1/t51.2885-15/10881896_380615082117112_2134849846_a.jpg

    perché ipotizza però di fattura greca le statue ? Non riprendono forse le stesse caratteristiche dei bronzetti nuragici ? Dove sta la mano greca al di la forse della pianta da lei ipotizzata del tempio ?

    trovo interessanti poi gli argomenti alla fine: la scrittura nuragica, la nazionalità sarda di ampsicora, l'attribuzione di città nuragica a cornus , il rifiuto della tesi fenicia in generale

    un'osservazione a margine... perché quando tratta la scrittura non richiama mai in nessun punto gigi sanna ? Posso capire che la sua tesi è di una scrittura molto più recente, ed ho anche letto (http://rinabrundu.com/2012/11/11/discredito-e-derisione-nella-cosiddetta-scrittura-nuragica/) un suo punto di vista abbastanza critico e scettico nei confronti di Aba Losi e Gigi Sanna, tuttavia non pensa che l'argomento meriti un confronto anche in virtù delle sue idee marcatamente differenti dalla storiografia ufficiale e delle similitudini che ad ogni modo ci sono. Per quello che riguarda la sua posizione sulla fusaiola di palmavera ritiene ancora che la scrittura riguardi graffi involontari fatti durante il trasporto dei referti ? http://monteprama.blogspot.it/2013/03/foto-del-giorno-scrittura-e-tessitura.html

    grazie

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