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martedì 25 febbraio 2014

Convegno al Nuraghe Cuccurada di Mogoro: Fenici o Shardana?

Convegno al Nuraghe Cuccurada di Mogoro: Fenici o Shardana?



Mogoro, Nuraghe Cuccurada.


Si svolgerà sabato 1 Marzo, dalle ore 16.00, l'atteso dibattito su una questione che divide gli studiosi fra chi segue un percorso metodologico accademico e ritiene che i fenici siano un popolo che colonizzò la Sardegna a partire dal IX secolo a.C., e chi ritiene, invece, che si tratti dei discendenti degli shardana, i guerrieri che combatterono una serie di guerre nel Vicino Oriente, a volte fra le fila degli egizi del tempo dei faraoni ramessidi, altre volte fra gli eserciti degli ittiti, i potenti turchi delle montagne che fecero di Hattusa, la loro capitale.
Secondo le più recenti ricerche accademiche, nel corso dei secoli IX e VIII a.C., si hanno notizie della presenza fenicia lungo le coste della Sardegna, dove importanti villaggi costieri situati nelle rade del meridione e a occidente dell'isola, già frequentati dai commercianti levantini nel periodo nuragico, divennero veri e propri empori nei quali si scambiavano metalli con oggetti di pregio provenienti dal Vicino Oriente. Con il costante prosperare dei commerci, i villaggi si ingrandirono sempre di più, accogliendo stabilmente al loro interno l'esodo delle famiglie fenicie che si allontanarono dal Libano. In questa lontana terra esse seguitarono a praticare il loro stile di vita, i loro usi, le proprie tradizioni e i loro culti di origine, apportando in Sardegna nuove tecnologie e conoscenze. Tramite matrimoni misti e in un proficuo e continuo scambio culturale, i due popoli coabitarono e i villaggi costieri divennero importanti centri urbani, organizzati in maniera simile alle antiche città stato delle coste libanesi. I primi insediamenti sorsero a Karalis, a Nora, a Bithia (nei pressi di Pula), a Sulci nell'isola di Sant'Antioco, a Tharros nella penisola del Sinis, poi a Neapolis (Guspini) e a Bosa.
Questa visione accademica è in contrasto con studi che propongono i sardi come artefici degli scambi, e vedono la Sardegna come una potenza internazionale in grado di gestire gli approdi, e il mercato interno, grazie alle ricchezze (economiche, militari e tecnologiche) maturate nei secoli precedenti e all'organizzazione sociale evoluta che si formò nel corso della seconda metà del II Millennio a.C., l'età del Bronzo in Sardegna.
Altri studiosi propongono altre teorie, ad esempio vedono l'arrivo degli shardana al termine delle guerre del XIII a.C., quando una coalizione denominata convenzionalmente "Popoli del mare" si riversò nel Vicino Oriente distruggendo le città più importanti, impadronendosi delle amministrazioni locali e riuscendo, addirittura, a cancellare per sempre una serie di potenze dell'epoca: i micenei, gli ittiti e riducendo notevolmente l'influenza egizia nelle provincie africane e asiatiche.

La serata inizierà con la visita guidata del Nuraghe Cuccurada, a cura dell'archeologa che ha scavato il sito: Alessandra Carta.
Al termine del dibattito sarà offerto un rinfresco dalla cantina "Il Nuraghe di Mogoro" e dalla pasticceria "Shardana di Terralba".

Ingresso al convegno libero.
Visita guidata al nuraghe 4 Euro.
Il sito sarà aperto dalle ore 15.00 per consentire l'afflusso dei visitatori.
Ricordiamo che il Nuraghe Cuccurada aprirà i battenti in occasione di questo evento grazie alla collaborazione della soprintendenza archeologica e all'amministrazione comunale di Mogoro che hanno concesso il benestare allo svolgimento dell'evento.



3 commenti:

  1. Michele Manher.
    La mia formazione è alquanto classica, mi sono formato, cioè, sui testi di Alan Gardiner (La civiltà egizia, Einaudi, Torino 1971), di Nicolas Grimal (op. cit. in precedenza), di Edda Bresciani (L'antico Egitto, IGDA, Novara 1998), di Maurizio Damiano (Antico Egitto, Electa, Milano 2001), di Franco Cimmino e tanti altri ancora che è impossibile citare qui tutti. Tutti gli Autori che io ho letto e che io conosco, anche quelli che non ho fin qui citato, sono TUTTI concordi circa il fatto che Ramosis III sconfisse definitivamente gli Haunebu nella madre di tutte le battaglie che fu quella condotta sulle Bocche del Nilo intorno al 1200 a. C. e che i Peleset (nome, ricordo, che fu proprio Ramosis III ad assegnare a quei guerrieri che, come i Lukki della penisola anatolica, indossavano un tipico casco di piume) si insediarono poi a sud della piana di Sharon in Palestina. Leonardo, tu dici che questo avvenne a seguito di un accordo: è assolutamente possibile che ci sia stato, ma io non ho mai trovato documenti in tal senso; se tu mi dirai quali sono i documenti che ne parlano mi aiuterai a conoscere meglio i fatti e te ne sarò veramente grato (il link della cartina che tu hai postato non funziona: mi appare una scritta che dice che il contenuto non è disponibile e che il link potrebbe essere scaduto). Circa il fatto che alcuni dei popoli degli Haunebu siano citati in documenti di epoca ramesside è certamente vero, ma questo succedeva sempre. Ad esempio, nella Stele della Vittoria di Merenptah (Impropriamente denominata anche "Stele d'Israele", ma questo è un altro ordine di questioni) quando si parla dell'invasione dei Libu sono indicate anche le tribù più importanti che li componevano, e cioè i Mashawash ed i Kehek. Queste due tribù sono indicate da Merenptah come responsabili delle sofferenze della popolazione del Delta, ma nel papiro Harris, che narra le vicende del regno di Ramosis III, questo faraone si vanta del fatto che per merito suo le donne egiziane potevano camminare per strada senza essere molestate e che gli Shardana ed i Kehek potevano dormire tranquilli nei loro villaggi senza timore! I Mashawash addirittura si integrarono talmente bene nella società egizia che arrivarono a tali vertici di potere da poter fondare nientemeno che la XXII dinastia egizia, quella degli Sheshenq (tra i quali c'era il Sisak della Bibbia). La stessa cosa era avvenuta nella Tebaide, dove il generale-sacerdote Herihor, figlio di immigrati libici, era assurto alle massime cariche di potere. Ramosis III si vanta dunque di essere un difensore della sicurezza degli Shardana nei territori del Delta! Ma di quali Shardana? Per quanto riguarda poi il termine "FENICI" è ben vero che si tratta di una parola greca, ma non possiamo dimenticare che nei documenti egizi le popolazioni e i territori della Siria erano indicati con una grande varietà di nomi. Daha e Keftu erano i più usati, ma anche il termine Fenekhu non era raro e fu quello che i Greci, come fecero con tante altre parole, presero proprio dagli Egizi.

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  2. Scrive un lettore, molto, superficiale che non prende appunti. Se la memoria non mi inganna…
    I Fenici, per gli Egiziani, erano degli abilissimi muratori, carpentieri e metallurgici. Nessun legame con il mare. A proposito del Sisak della Bibbia: andò contro Giuda con Succhei, Etiopi e Nubiani mentre il Faraone Sesonki era partito con Shardana, Etiopi e Nubiani.

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  3. leggo adesso per puro caso un commento "anonimo" sui Fenici da parte di qualcuno che, evidentemente, ha dimenticato di firmare le sue opinioni non propriamente corrette. Sentirsi dare del "superficiale" da un ignorante totale è una cosa che fa ridere e che dimostra a quale livello di caos siamo arrivati. Nel tempio di Userenra (V dinastia, III millennio a.C.) compare per la prima volta, nei documenti egizi, il termine "Fenekhu" per indicare un gruppo di prigionieri catturati nel corso di una campagna militare nella Terra di Canaan. Durante la XII dinastia i Fenekhu sono menzionati nei testi egizi a Byblos (la "Keben" dei documenti egizi) e in tutti i porti, da Ugarit fino a Gaza. Negli scavi archeologici di Ras Shamra (l'antica Ugarit) tra le tante lettere dell'archivio di stato ne è stata trovata una (testo 2008, KTU 2.42) relativa ad una trattativa commerciale tra Amenhotep III ed il re di Ugarit Ammistamru I, in cui il re egizio chiede che le manovalanze specializzate egizie siano inviate ad Ugarit con una nave fenicia e non egizia. E poi cosa c'entrano gli "abilissimi muratori, ecc ..." con l'adozione da parte dei Greci di quel nome? I Greci hanno adottato o no quel nome? Sulla questione di Shesheq non rispondo neanche, ci vorrebbe un libro intero per parlarne e due battute spiegherebbero poco o niente.
    Michele Manher.

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