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venerdì 3 gennaio 2014

Menhir

Menhir
di Pierluigi Montalbano


Sono manifestazioni dell’architettura preistorica (megalitismo) caratterizzata da opere architettoniche erette con blocchi di pietra di grandi dimensioni, grossolanamente tagliati. Il termine è bretone dialettale (da men = pietra e hir = lungo), e si riferisce a un monumento costituito da una pietra parallelepipeda, infissa verticalmente sul terreno. In italiano è conosciuta anche con il nome di pietra fitta. L’altezza di questi monoliti varia da un massimo di m 2o,50 (M. Hroeck, nel Morbihan) a quelli di 3-4 m della Catalogna.
I Menhir sono disposti in vario modo: a volte isolati, ma anche ordinati in file (allineamenti: quello di Carnac, in Bretagna, è lungo 3 km); oppure a circolo (i cosiddetti cromlech, come quello di Er-Lanic, in Bretagna).
Non si conosce ancora l'uso preciso cui erano adibiti: i menhir isolati associati ai dolmen (soprattutto nel Nord della Francia) fanno pensare a una destinazione per segnalare tombe importanti, ma non si esclude che, col tempo, assunsero anche il significato di simulacri di morti o di divinità, visto che in alcuni si notano tratti antropomorfi. Gli allineamenti, spesso eretti nelle vicinanze di dolmen, potrebbero essere stati luoghi di raduno o vie sacre. I cromlech generalmente circondano una collina dolmenica, forse per rafforzare il terreno. In seguito potrebbero aver acquisito un valore simbolico anche nella forma isolata, la più frequente.

L'area di diffusione dei menhir coincide con quella degli altri monumenti megalitici. In Francia, il solo Morbihan (Bretagna) ne conserva ben 3500; nelle isole britanniche sono numerose le strutture megalitiche affini (Stonehenge, Avebury, ecc.); in Germania sono frequenti nelle zone centro-meridionali (Renania centrale, Palatinato, Sassonia e Turingia); l'Africa settentrionale, e soprattutto la Siria e la Palestina, ne hanno restituiti moltissimi, spesso in relazione con dolmen, e particolarmente nelle forme di circoli e file di pietre.
In Italia le uniche regioni a ospitarli, come per i dolmen, sono la Puglia (penisola salentina) e la Sardegna. I menhir salentini, circa un centinaio, si presentano a sezione rettangolare, con le facce maggiori rivolte a Nord e Sud, misurano dai 3 ai 4 m di altezza e sono per lo più isolati. In Sardegna, oltre i menhir tradizionali, abbiamo anche un'altra tipologia: i betili. Si tratta di pietre coniche di dimensioni ridotte sistemate generalmente in aree sacre o funerarie. I betili, a volte sono caratterizzati da elementi come coppelle e mammelloni che suggeriscono simboliche rappresentazioni antropomorfe femminili, raggruppati insieme con altri del tipo semplice.

L’epoca dei menhir inizia alla fine del Neolitico, intorno al 3000 a.C., e il loro simbolismo prosegue durante tutta l’Età del Rame e nell'Età del Bronzo. Tuttavia il menhir, spesso quando appare isolato, può essere stato una costruzione di epoca molto più tarda, avente il semplice significato di pietra di confine, come è accertato a Miltenberg (Assia), e in altre regioni. L’esigenza comune nel periodo finale sembra, quindi, quella di segnare il territorio con un elemento ben visibile, al fine di sancirne il diritto di possesso. Alcune differenze nell’aspetto di questi monumenti megalitici possono derivare dalla volontà da parte di gruppi culturali adiacenti di autoidentificarsi e distinguersi.

Nelle immagini:
sopra il menhir di Monte d'Accoddi
al centro l'allineamento di Carnac
sotto menhir in Armenia

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