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martedì 21 gennaio 2014

I Troiani o Iliensi in Sardegna

I Troiani o Iliensi in Sardegna
di Massimo Pittau


Sotto la dinastia dei Mermnadi il dominio dei Lidi si estese in gran parte della penisola anatolica, compresa la Troade con la sua capitale Troia od Ilio. Pertanto è logico ritenere che l’arrivo in Sardegna anche di gruppi di Troiani o Iliensi, dopo la distruzione della loro città da parte dei Greci, di cui ci sono state tramandate notizie da alcuni autori antichi, sia avvenuto in concomitanza – che non vuol dire “in compagnia” – con le varie ondate dei Lidi emigranti in Sardegna.
L’arrivo in Sardegna di profughi da Troia dopo la sua distruzione avvenuta, secondo Eratostene, nel 1184 a. C., è esplicitamente affermata dallo scrittore greco Pausania (X, 17, 6-7):

«Dopo la distruzione di Ilio, dei Troiani anche altri fuggirono oltre quelli salvatisi con Enea. Di questi una parte sbattuta dalle tempeste in Sardegna si mischiarono coi Greci che vi si erano insediati prima. Il timore impedì che i barbari [= i Protosardi] muovessero battaglia all’elemento greco e ai Troiani; e infatti essi erano uguali per l’intera potenza militare e il fiume Torso [= Tirso] scorreva in mezzo ad essi per l’intera regione e impediva agli uni e agli altri di passare al di là. Dopo molti anni i Libi [= i Cartaginesi] passarono di nuovo nell’isola con una spedizione maggiore e mossero guerra all’elemento greco. Questo rischiò di essere distrutto del tutto o ne restò un piccolo contingente, mentre i Troiani si rifugiarono nelle zone alte dell’isola e avendo occupato le montagne inaccessibili per le cime e i dirupi, mantengono ancora fino al presente il nome di Iliei»\1\.

Questa importante notizia di Pausania relativa all’arrivo di Iliei o Troiani in Sardegna è confermata da un frammento di Sallustio: «Dopo la distruzione della città di Troia infatti molti occuparono terre diverse ..... alcuni la Sardegna». Ed è confermata da un passo di Silio Italico: «Affluirono [in Sardegna] anche i Teucri [= Troiani] dispersi nel mare dopo la distruzione di Pergamo [= Troia] e furono costretti a porvi sede»\2\.
È da precisare che il popolo che Pausania chiama Ilieĩs, gli autori latini lo chiamano Ilienses; che è un etnico che in latino indicava sia «gli abitanti di Ilio o Troia», sia il citato popolo della Sardegna; si vedano ad esempio, Livio, Plinio, Solino, Ulpiano e Vitruvio\3\.
La notizia, fornita dai tre citati autori antichi, della presenza dei Troiani o Iliei o Iliensi nella Sardegna antica è egregiamente confermata in primo luogo da alcune corrispondenze di carattere culturale, che sono state già segnalate dagli archeologi: vasellame ed armi di epoca nuragica corrispondenti ad altri trovati a Troia\4\, planimetria di due templi a mégarhon, doppiamente in antis, del villaggio nuragico di Serra ‘e Orrjos di Dorgali e di quella della Domu de Orgía di Esterzili, uguale alla planimetria di templi di Troia\5\.
In secondo luogo quella notizia è confermata da alcune corrispondenze linguistiche, dato che la radice del nome degli antichi Ilieĩs o Ilienses probabilmente trova riscontro in alcuni toponimi della Sardegna centrale e montana: Ilalà (Tonara), Iliái (Olzai, Villagrande Strisaili), Ilié (Baunei), Iliolái, Iliolè, Iliolíe (Orgosolo), Ilole (Urzulei), Ilune (Dorgali).
Secondo lo stesso Pausania, gli Iliei (e pure i Còrsi della Gallura), pressati dai Cartaginesi finirono per rifugiarsi nelle zone alte ed aspre delle montagne, dove riuscirono a salvare la loro indipendenza, ma finirono pure per inselvatichirsi, come dice pure il soprannome che in epoca successiva si videro appioppato, quello di Barbaricini o «piccoli Barbari»\6\. Ma probabilmente essi mantengono tuttora qualche tratto della loro antica nobiltà ....
Oltre a tutto ciò, c'è da precisare che secondo Silio Italico (XII, 344) Hampsicora, l’eroe della resistenza dei Sardi ai Romani, si vantava di essere di origine Iliaca o Troiana (ortum Iliaca iactans ab origine nomen) e per questo esatto motivo si spiega perché prima dello scontro coi Romani egli si fosse recato per chiedere aiuti dai consanguinei Iliensi. Inoltre c’è anche da precisare che pure il suo nome è di origine egeo-anatolica, cioè “tirrenica” o “pelasgica”, dato che esso si connette chiaramente coi nomi dei tre filosofi, Anassagora, Protagora e Pitagora e poi di Aristagora, personaggio di spicco di Mileto\7\, tre oriundi della Ionia (Anaxagóras di Clazomene, Pythagóras di Samo, Aristagóras di Mileto), il quarto Prōtagóras di Abdera, nella vicina Tracia\8\.
Infine ritengo opportuno segnalare e sottolineare che non deve essere affatto casuale che alla presenza in Sardegna in coppia dei Lidi (= Sardi-Nuragici o Sardiani) e dei Troiani, corrisponda nel Lazio la più nota ma analoga presenza in coppia dei Lidi (= Etruschi) e dei Troiani dell’Eneide di Virgilio.



Note
\1\ I “barbari” che abitavano a Sud del Tirso quasi certamente erano quelli che avevano il loro centro principale a Sardara, che con grande probabilità significa appunto “Sardi”, al plurale. Invece il contingente di Greci salvatosi probabilmente era quello del centro abitato di Ogrylē, che Pausania (X, 17, 5) dice essere stata fondata dagli Ateniesi in Sardegna e che a me sembra possibile, in virtù della consonanza fonetica, ricostruire e identificare con Gourhoulìs néa, «Cuglieri» (TSSO 801).
La spedizione dei Cartaginesi di cui parla Pausania è quella di Asdrubale e Amilcare, spedizione “maggiore” di quella precedente di Malco, che aveva subito una grave sconfitta da parte dei Sardi.
\2\ Sallustio, Historiarum reliquiae, II, frg. 8: Multi enim post excidium Troiae urbis diversa tenuerunt ... alii Sardiniam secundum Sallustium (in Servio, ad Aen., I 601); Silio Italico, Punica, XII, 361-362: affluxere etiam et sedes posuere coactas / dispersi pelago post eruta Pergama Teucri.
\3\ Livio, XL, 19, 6; 34, 13; XLI, 6, 5; 12, 15; Plinio Nat. Hist., III, 7, 85; Solino, Collectanea, IV, 2; Ulpiano, Dig., L, 1, 1, 2; Vitruvio, VIII, 3, 14.
Tengo a precisare che io sono contrario a connettere, dal punto di vista storico e da quello linguistico, gli Iliensi o Iliei con Iolao, di cui al § 2 e Appendice 1ª.
\4\ Cfr. Schliemann H., Atlas des antiq. Troyen., tav. XL, asce num. 1224, 1537; bipenne num. 1535.
\5\ Cfr. Pais E., Sardegna prima del dominio romano, in «Atti della R. Accademia dei Lincei», VII, 1880-1881, pg. 347; Taramelli A., in «Monumenti Antichi dei Licei», XXV (1908), pgg. 70-71; Pallottino M., L’origine degli Etruschi, Roma 1947, pg. 99, tav. VIII, fig. 13; Contu E., La Sardegna nell’età nuragica, in Popoli e Civiltà dell'Italia antica, I-VIII, a cura di Aldo Prosdocimi, Roma 1974..., III, pg. 170.
\6\ Cfr. Plinio, Nat. Hist., III, 84.
\7\ Personaggio che Erodoto (V, 124) cita come colui che nel 498 a. C. aveva consigliato agli Ioni dell’Asia Minore di andare a fondare una colonia in Sardegna (StSN §§ 44, 71).
\8\ Pittau M., Il Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama, I ediz. 2008, II ediz. 2009, Sassari, EDES (Editrice Democratica Sarda), Appendice «Ampsicora era sardo non cartaginese».***

***Estratto dall'opera di Massimo Pittau, Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni - (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi), e-book pubblicato dalla casa editrice «Ipazia Books» (wwww.ipazia books.com).

8 commenti:

  1. Come sempre, interessantissimo articolo del prof. Pittau, al quale, da ignorante e semplice appassionato, volevo chiedere: quando i grandi, "mitici" troiani arrivano in Sardegna, i barbari [= i Protosardi] avevano già costrutio qualche migliaio di nuraghes di notevole fattura..allora mi chiedo: erano poi così barbari? Sicuramente avevano un'organizzazione di discreta capacità, magari anche di armi, potevano dunque avere davvero così paura di qualche nave di disperati, esiliati, alla deriva? E inoltre: possibile che nessuna fonte di quelle antiche citate dal professore parli del perchè e del come fossero stati costruiti i nuraghi? Voglio dire.. stupiscono anche al giorno d'oggi, mi chiedo come mai tali monumenti in quel momento non sembrano interessare agli antichi Autori?
    Grazie, Davide

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  2. Non interessano gli autori, perchè le tholos, erano semplicemente edifici monumentali e funerari, sia in Grecia, sia in Creta. Del resto la Sardegna, crocevia delle strade del mare, da tempo , aveva adottato, queste tipologie funerarie, dall'oriente, per cui non esercitavano un fascino particolare ai visitatori e scrittori ellenici. Secondo, un contigente in viaggio dall'Egeo, non viaggiava isolato, ma in buona compagnia e con buone navi e mezzi e armi .....in grado di scontrarsi con successo , con qualsiasi compagine italica e prendere terra in sicurezza. Terzo, i Sardi avevano terre in eccesso, ed non erano affatto gelosi di un gruppo di vicini, molto evoluto come i Troiani,dai quali avranno ottenuto regali e collaborazione, come la prassi, nel mediterraneo antico. Lo stesso avverra' a Massalia-Marsiglia, ad Ampurias.... si trova un punto d'incontro, e i greci facevano molta Tendenza...avevano oggetti irresistibili...introvabili in Sardegna

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  3. Barbari è utilizzato come termine convenzionale, non indica arretratezza culturale. Per quanto riguarda i nuraghi, non bisogna dimenticare che certamente la Sardegna offriva materiale idoneo alla costruzione in pietra e maestranze esperte (compresi i maestri d'ascia, ossia falegnami) nella realizzazione di edifici e navi, pertanto chi si addentrava nell'isola doveva scendere a patti con i potentati locali e a volte veniva assorbito nella cultura locale. I nuraghi costieri garantivano la sicurezza dei litorali e, anzi, gli stranieri che navigavano sottocosta erano soggetti a incursioni piratesche, pertanto erano interessati solo a commerciare pacificamente e proficuamente. Quando una, o più navi, approdavano, il luogo era controllato militarmente (come avviene in tutto il mondo ancora oggi) e solo agli amici era consentito sbarcare. Chi pensa ad attacchi di eserciti esterni...deve correggere le sue convinzioni perché non c'è nulla di più facile che catturare una nave (con l'equipaggio) di passaggio e appropriarsi del contenuto. In sostanza, si poteva approdare solo con il consenso dei locali. Per quanto riguarda la funzione dei nuraghi, ogni edificio aveva una destinazione d'uso ben precisa secondo il tempo e le necessità del territorio che lo circondava. Oggi con i mattoni si costruiscono case, scuole, ospedali, chiese e stadi...all'epoca si usavano pietra e legno, ma si è conservata solo la pietra.

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  4. La intelligenza di un individuo si misura dalla capacità di correggere una rotta, lo stesso di cui parliamo ha richiamato il motto indigeno"in caminu s'acconzat su barriu". Il problema è che se su caminu è sbagliato, hai voglia ad aggiustare il carico da soma, quanto dici si squalifica di per sé. Quando il Pittau afferma:

    "I “barbari” che abitavano a Sud del Tirso quasi certamente erano quelli che avevano il loro centro principale a Sardara, che con grande probabilità significa appunto “Sardi”, al plurale".

    ci troviamo di fronte a un evidente errore. Credo di aver dimostrato che la radice Sard- si trovi in Sardegna SEMPRE con luoghi che richiamano l'acqua e le paludi. Chi volesse approfondire: http://digilander.libero.it/illirica/Ancora%20sul%20nome%20Sardegna.pdf). Indi come dice il proverbio: sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.

    a.areddu

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  5. Da Massimo Pittau:
    Risposta a Davide
    1) Come ha detto bene Pierluigi Montalbano, per gli antichi Greci “barbaro” non significava esattamente quello che si pensa adesso. “Barbaro” era lo straniero che non parlava la lingua greca. E dunque inizialmente “barbari” erano per i Greci anche i Romani. Probabilmente all'inizio “barbaro” significava “balbuziente”, quello cioè la cui lingua sembrava un “balbutire”.
    2) Non è affatto vero che i Greci non abbiano mai citato i nuraghi. Ne parla Diodoro Siculo (V, 15, 2) e dice che erano “templi degli dèi” (cfr. M.Pittau, La Sardegna nuragica, Cagliari 2013, pg. 110). Questa importante testimonianza è completamente ignorata dagli archeologi, come d'altronde sono completamente ignorate da loro numerose testimonianze greche relative alla Sardegna antica. Sabatino Moscati, personaggio di spicco nella storiografia del mondo antico, ebbe modo di scrivere: «L'ultimo strumento che gli archeologi debbono adoperare è il piccone». E invece gli archeologi sardi da una settantina d'anni adoperano solamente il piccone per tentare di tracciare la storia degli antichi Nuragici. L'ultimo autore che conoscesse, sia pure in maniera parziale e con un atteggiamento ipercritico, le antiche fonti greche relative alla Sardegna è lo storico Ettore Pais, il quale però ne parlò, niente di meno, nel 1881 nel suo ampio saggio «Sardegna prima del dominio romano». Dopo di lui sono stato io a riprendere il contatto con le fonti greche, scoprendone anche nuove, ma ho fatto ciò con un ritardo di più di un secolo! (cfr. M. Pittau, Storia dei Sardi Nuragici, Selargius 2007).
    Grazie per l'attenzione e per il giudizio. Massimo Pittau

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  6. Ringrazio il prof. Pittau per la precisa risposta alle mie domande, che volevano essere solo una richiesta di chiarimento ad un "ignorante" dell'argomento ed egli ha mi ha riposto in maniera molto puntuale in particolare soll'origine della parola barbaro.
    Quella sull'assenza di fonti antiche era anche una provocazione a cui, anche in questo caso, il prof. Pittau ha risposto nella maniera che mi attendevo, citando tali fonti che sembrano dimenticate..
    Anzi a tal proposito, mi permetto di sollecitare all'ottimo professore un eventuale articolo su tali fonti, o se già l'avesse scritto nel passato, di segnalarmelo poiché lo leggerei con grande piacere.
    Grazie, Davide

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  7. Massimo Pittau
    @ Davide. Le fonti greche che citano la Sardegna antica sono da me ricordate nella mia opera "Storia dei Sardi Nuragici" (ormai esaurita, ma forse se ne trova qualche copia nella libreria Koinè di Sassari) ed inoltre in quella mia recente "Il dominio sui mari de Popoli Tirreni (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi", Ipazia Books, Amazon.

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  8. Considero quella del Prof. Pittau da sempre un`ottima e rigorosa analisi delle fonti, ma mi chiedo ogni volta se la metodologia di comparazione di fonti post-V sec. a.C. con un dato archeologico e stratigrafico del BF-PF si riveli, all`atto pratico, metodologicamente esaustiva. Tutta la parentesi "Lidia" di influenza Greca e Ionica e` un`opera di ricostruzione storica viziata da una parentesi "nazionalistica" e dalla volonta` di "ricapitolare le vicende storiche passate" che molto spesso risulta forzata e ambigua, e non coincide sempre con la realta` storica, anche perche` si dovrebbe dare alle fonti greche un`assoluta veridicita` che non sempre, a giudicare dalla contradditorieta` tra gli stessi autori, si puo` ammettere.
    Se risaliamo alle fonti coeve al fatidico XII sec. non troviamo alcuna menzione della "Sardis" Lidia e i "Tirseni" Greci ad esempio, mentre ipoteticamente il termine "Srdn" e "Trsh" sono gia` presenti e apparentemente estranei alla regione Anatolica e Hittita, oltre che Egizia e Levantina, ma compaiono dal nulla a partire dal termine del XIV sec. a.C. senza che, apparentemente, le corti imperiali del Bronzo possano conoscerne l`origine, dunque si ipotizza totalmente estranee al settore mediterraneo orientale.
    Mi domando da sempre se questo tentativo di dare una fiducia eccessiva alle fonti classiche non soffra dell`annoso problema dell`anacronismo.
    Con massima stima Prof. Pittau
    S.Lecca
    Stefano Lecca

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