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mercoledì 20 febbraio 2013

Fenici: tradizione mediterranea

Fenici: Tradizione Mediterranea
di Pierluigi Montalbano




Le ultime scoperte hanno messo in crisi la costruzione della storia fenicio-punica sviluppata da Moscati e Barreca e pubblicata alla fine del secolo scorso. Per interpretare i contesti, bisogna partire dalla zona geografica del vicino oriente. Il Mediterraneo è lo scenario nel quale operano i fenici, e la loro storia va dal 1200 a.C., l’inizio del Ferro per l’area orientale, fino alla conquista della la terra di Canan da parte dei Macedoni di Alessandro Magno nel 333 a.C. Sono studiati come gruppo ma sentivano se stessi come facenti parte non di una nazione ma di città-stato con un territorio intorno. I termini “fenicio” e “punico”, si usano in maniera differenziata, il primo per intendere il quadro culturale e il secondo per qualificare la fase cronologica occidentale a partire dalla fine del VI a.C. caratterizzata dalla egemonia di Cartagine. Il primo termine fu coniato dai Greci intorno al VII a.C., con il significato di “rossi", forse per via del loro abbigliamento tinto con la porpora. Si tratta di popoli che viaggiando, lavorando e integrandosi con le altre popolazioni costiere diedero vita al “rinascimento” avvenuto dopo il crollo dei grandi imperi dell’età del Bronzo, avvenuta intorno al 1200 a.C. Nacque una koinè mediterranea, caratterizzata da territorio costiero, cultura, religione, lingua e scrittura omogenei e che va dal Libano sino all’Atlantico, dalla Lixus marocchina sino agli insediamenti portoghesi, passando dall’Andalusia e Cadice, e che cronologicamente va dal Tardo Bronzo sino alla piena età romana imperiale. In Occidente l’ambito cronologico inizia intorno al 1000 a.C. per arrivare al 238 a.C. il periodo della conquista romana. I fenici portano la loro cultura e la loro religione nei territori occidentali, ma dal VI a.C. Cartagine, l’importante città nord-africana fondata dai Tiri, diventa egemone per cultura, tradizione politica e militare. Con le armi s’impone in Sicilia e nell’area spagnola, mentre con i sardi stabilisce un compromesso commerciale e controlla i porti. A Cartagine questa civiltà mediterranea finisce con la distruzione della città, per opera dei romani, nella terza guerra punica del 146 a.C. La Fenicia geografica si trova nel Vicino Oriente, nell’attuale Libano, una fascia costiera molto stretta chiusa da due catene montuose (del Libano e dell’Anti-Libano) separate dalla valle della Beka’a. Questa regione è ben protetta a est dalle montagne, con una naturale predisposizione verso il mare. La zona coltivabile è limitata, a sud c’è Israele e a nord troviamo una serie di stati Siriani che, col passare dei secoli, modificavano la loro struttura sociale e politica. Il termine fenici o cananei si usa per l’area costiera Siro-Palestinese e per una serie di città di quel periodo, da Arado (oggi Ruad) ad Hazor, a partire da Monte Carmelo fino ad arrivare ai confini con la Siria. I fenici, fin dall’età del Bronzo, non furono mai uniti in una nazione con una capitale, con un capo, mai ebbero un’unità etnica o culturale. Si nota una supremazia temporale di alcune città su altre, una situazione disomogenea, che nasce proprio dalla mancanza di un’unità territoriale.
Prendevano il nome della città di provenienza: Tiri, Gibliti di Biblos, Sidoni…a differenza di ciò che avveniva in Israele, in Egitto e in altre zone. Prima dell’invasione dei popoli del mare, avvenuta a più riprese intorno al 1200 a.C., l’assetto dell’area vicino-orientale presentava delle omogeneità culturali e politiche ben definite. L’organizzazione si basava su un sistema di città Stato indipendenti tra loro, governate da re e perennemente in guerra fra loro. I territori fra le città stato erano occupati da popolazioni nomadi o semi-nomadi, senza confini definiti. Con l’arrivo dei popoli del mare quest’organizzazione si sfalda e crolla tutto il sistema palaziale. Alcune di queste etnie, durante il Ferro, raggiungono le coste del Mediterraneo occidentale per commerciare. Si integrano con le popolazioni indigene, introducono nuove tecnologie, un nuovo sistema urbano e lo sfruttamento intensivo delle risorse.

Fonti
Nello studio della storia dei popoli, gli archeologi ricostruiscono gli avvenimenti grazie alla scrittura, agli archivi e alle fonti, ma il patrimonio scritto delle città fenicie è andato perduto, quindi si può tentare una ricostruzione verosimile solo attraverso i documenti greci e romani, anche se solo per l’occidente e per tempi più recenti. Tuttavia, grazie al ritrovamento di tavolette d’argilla in alcune città orientali e agli annali assiri, possiamo inquadrare la loro civiltà, risalire agli avvenimenti, alle guerre, ai trattati e ai matrimoni. Gli Assiri dominavano le vallate a est, oltre le montagne libanesi, e nelle loro fonti citano le città cananee con le quali entrano in conflitto dal 950 al 650 a.C. Purtroppo, come quelle egizie, sono fonti celebrative, forzatamente di parte: mostrano la grandezza dei re assiri e documentano i tributi riscossi dai nemici sottomessi.
Altre fonti sono quelle bibliche. Tiro ebbe rapporti con Gerusalemme nel X a.C., con i re Davide e Salomone. Tuttavia i testi biblici sono religiosi e hanno base storica solo nel nucleo. Inoltre, i profeti temevano la potenza dei fenici e anche questi scritti non sono affidabili.
Identità culturale non significa un blocco di cloni tutti uguali nel territorio e nel tempo ma, come tutte le culture, quella mediterranea presenta una profonda evoluzione nel tempo e nello spazio. All’interno di questo quadro si possono delineare “sub-identità” regionali, tra le quali quelle occidentali assumono un ruolo importante e identificabile soprattutto a partire dalla crisi delle città orientali. Fenici di Sardegna, di Spagna, di Sicilia e di Nordafrica, i cui centri sono identificabili a partire dalla fine del X a.C. In questo quadro cresce il ruolo di Cartagine che diventa la capitale dell’occidente mediterraneo a partire dal VI a.C. e che, pur riconoscendo il ruolo (ormai virtuale) di madrepatria a Tiro, costruisce il proprio ambito politico-territoriale, incidendo in modo culturale e politico, sulle altre comunità mediterranee dell’occidente. Questo è il periodo che viene da molti studiosi definito “punico”.

1 commento:

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