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venerdì 6 aprile 2012

Il "Modello Montalbano": L'antropizzazione del territorio - 2° parte


I punti strategici del territorio
di Pierluigi Montalbano

La comunità è costituita da gruppi di famiglie composti da individui che possiedono competenze, peculiarità e recitano un ruolo ben preciso in seno al gruppo. Vecchi e bambini, al momento, svolgono certamente un ruolo secondario. La prima fase della vita che si apprestano a trascorrere in questo nuovo territorio è concentrata sulla conoscenza delle risorse e sull’approvvigionamento di quei materiali che sono indispensabili per la costruzione di una serie di ripari in punti strategici: legname, pietre e fibre per realizzare corde. Lungo queste esplorazioni vengono censiti i punti di raccolta dell’acqua, i nidi degli uccelli, le tracce degli animali e la presenza di sentieri percorribili che colleghino la vallata con i territori confinanti. Per fare un esempio concreto ho pensato di inserire i nostri clan in due luoghi ben precisi: la Giara di Siddi e la Giara di Gesturi. Ambedue basaltiche presentano una caratteristica di vitale importanza per capire l’evoluzione dell’antropizzazione. Un altopiano in basalto non assorbe l’acqua piovana e nelle stagioni piovose si formano dei rivoli, a volte non di poco conto, che scaricano a valle il prezioso liquido. Si formano delle piccole cascate, conosciute come “scale”, che nel loro tracciato, sempre più profondo, trasportano tutto il materiale che incontrano. Nella stagione asciutta, queste scale assumono l’aspetto di sentieri che conducono a valle e viceversa. Col passare degli anni i sentieri, e i piccoli ruscelli che li attraversano in inverno, vengono adattati dalle comunità per essere sfruttati al meglio. Le zone ripide vengono addolcite e in alcuni punti si predispongono pozzetti per la raccolta dell’acqua, e ripari di fortuna. Nel corso dei secoli questi sentieri sono diventati le strade di accesso che si arrampicano, ancora oggi, dai paesini presenti a valle e conducono sugli altopiani. Sui bordi delle giare, in corrispondenza del costone roccioso, si trovano sempre tracce di strutture che, verosimilmente, venivano approntate dai clan neolitici per motivi che al momento preferisco non approfondire. E’ importante, comunque, segnalare che oggi in quei punti, nessuno escluso, troviamo dei proto nuraghi, evidentemente costruiti dai nuragici durante il Bronzo sui resti strutturati dai neolitici.
Ritornando ai nostri clan della fine del IV Millennio a.C., notiamo che, per i motivi che ho raccontato sopra, il territorio dell’altopiano, o della vallata occupata, presenta dei punti di accesso che comportano dei problemi dovuti alla sicurezza della comunità, perché un luogo con delle risorse è sempre meta ambita da parte di chi cerca di sopravvivere. I leader dei clan devono riunirsi per decidere come comportarsi su questi punti di accesso. Controllare un lato del territorio comporta pericolo dalla parte opposta e si deve, pertanto, presidiare tutto il coronamento. La soluzione più ovvia è quella di creare dei turni di guardia per sorvegliare i passi. Tuttavia, se il clan è composto da un gruppo numeroso, si può optare per una collaborazione diretta di famiglie che si insediano negli accessi. Queste, vengono aiutate dalla comunità ad approntare delle capanne in grado di ospitare tutto ciò che necessita per il quieto vivere di quella famiglia: utensili, animali, semi ed, eventualmente, armi (al momento in pietra perché siamo ancora nel Neolitico). In questo periodo le armi non sono differenti dagli utensili utilizzati per la vita quotidiana: coltelli, percussori, asce e piccoli strumenti in selce e ossidiana fanno parte del bagaglio di ogni capofamiglia. Dopo qualche mese dall’occupazione del territorio, il nostro clan ha già posto le basi per un sistema di vita ragionevolmente agiato. Ma i problemi iniziano presto.

A domani.

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