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giovedì 23 giugno 2011

Navigazione antica 2° e ultima parte


Annone e la beffa dello stretto
di Antonio Usai


Tutto quanto fin qui esposto, induce a pensare che se, nei libri in greco antico che riportano fatti anteriori al II° a.C., si parla di cartaginesi e colonne d'Ercole insieme, come nei casi del viaggio di Annone e del paragrafo di Erodoto suddetti, dovremo leggerli, sicuramente, in modo diverso da come si presentano scritti.
Ma c'è un'altra domanda che viene da porsi, tanto spontaneamente quanto inevitabilmente, leggendo il resoconto del viaggio di Annone, alla quale rispondere: per quale motivo Annone è andato proprio in quei posti? Perché proprio e non si è inventato, invece, i luoghi come ha fatto, per esempio, nella seconda parte? Perché lì? E la risposta è una sola: farsi beffa di coloro che gli hanno ordinato di fare quel viaggio, che lui non ha nessuna intenzione di compiere (per motivi che, purtroppo, non sapremo mai). E il “farsi beffa” fa anche capire che il navigatore si è limitato solamente a descriverli e non ad andarci di persona, in quei posti di cui parla in quella prima parte del viaggio, in quanto la probabilità di essere visto e, quindi, scoperto, era altissima.
Ma quel viaggio dovrà pur terminare; e cosa c'è di meglio che concluderlo con un colpo di genio? Infatti, cosa fa Annone nella seconda parte? Come prima cosa descrive, con intelligenza, posti fantastici e terrificanti. Ma descrive con intelligenza posti fantastici e terrificanti non in modo tale che, come ho detto nel mio scritto, a nessuno venga in mente di andarli a cercare, bensì per non azzardare più nel descrivere luoghi che i senatori potrebbero, in qualche modo, riconoscere. E poi termina quel viaggio oltre “lo stretto” come un vero re della beffa, quale si è rivelato, facendo credere ai senatori cartaginesi che le tre pelli di scimmia, che porta loro dal viaggio, sono di: «donne, pelose in tutto il corpo, che gli interpreti chiamavano Gorilla».
Per quanto riguarda, invece, le città che Annone ha fondato, compresa Timiaterio e quelle migliaia di persone che aveva al suo seguito, è andata, sicuramente, in questo modo: se il navigatore cartaginese ha fondato quelle città, lo ha potuto fare, solamente, nel tratto tra Capo Bianco e lo stretto di Gibilterra, ma dando ad esse, come ho detto nel mio scritto, un nome diverso da quello che lui dice di aver dato (affinché i cartaginesi non le potessero trovare), e, di conseguenza, sono scese anche quelle migliaia di persone. Ma se anche non avesse fondato quelle città, quelle migliaia di persone le ha fatte scendere, sicuramente, ugualmente in quel tratto d'Africa.
I cartaginesi, però, nell'aver posizionato Solòeis oltre lo stretto di Gibilterra, fanno sorgere anche un dubbio: possibile che essi, i cartaginesi, non si siano accorti che Annone non è andato oltre lo stretto di Gibilterra? Oppure c'è dell'altro? Ciò che mi ha fatto sorgere il sospetto è il fatto che, secondo il mio punto di vista, i cartaginesi posizionano Solòeis in un punto troppo ben definito, come se volessero far sapere che sanno dove si trova quel promontorio. Mentre, come abbiamo visto, è impossibile trovarlo. Se il mio sospetto è fondato, i fatti si sono svolti, quasi sicuramente, in questo modo: sono partito, anche qui, con il fatto che i casi possono essere solo due:
I cartaginesi erano degli ingenui.
Oppure, Annone è stato scoperto; ma è stato scoperto troppo tardi per porvi rimedio .
Io, anche qui, ho optato per il secondo caso e l'ho fatto perché è abbastanza plausibile. E ciò che viene alla luce, come vedremo, è una beffa ancora più grande, quasi fuori da ogni immaginazione.
Continuiamo, ma riprendendo brevemente dall'inizio:
Annone, anche se non ha nessuna intenzione di compiere quel viaggio, per non essere certamente punito e anche in modo duro, deve, in ogni caso, partire. Il navigatore parte, non va dove gli hanno ordinato e rimane tra Capo Bianco e lo stretto di Gibilterra. Ma sa che sicuramente verrà scoperto perché prima o poi i senatori cartaginesi invieranno dei controllori oltre Gibilterra per verificare il suo viaggio, e così escogita la beffa. Sa che sicuramente verrà scoperto, ma sa anche, però, che se rientra a Cartagine senza che qualcuno lo abbia scoperto, gli saranno riservati onori e gloria perché ha soddisfatto le mire espansionistiche del Senato Cartaginese. Infatti quel viaggio è stato ordinato, come dice Plinio: «nel periodo di massimo splendore della potenza cartaginese». E così avviene (il resoconto di Annone fu inciso su tavole o su colonne esposte nel santuario di Baal, e, come dice sempre Plinio, due pelli di “donne pelose in tutto il corpo” rimasero esposte nel tempio di Giunone a Cartagine fino a che la città non fu presa dai Romani). E quando i senatori cartaginesi inviano i controllori oltre lo stretto di Gibilterra e scoprono prima che non c'è corrispondenza con quanto Annone ha loro raccontato e dopo, dovuto a ciò, avendo fatto certamente delle verifiche anche sulle quelle pelli di donne pelose scoprono anche che le stesse sono, invece, pelli di scimmia (nel tempio di Giunone rimasero esposte fino a che Cartagine non fu presa dai Romani, due pelli di donne pelose anziché tre), è troppo tardi per porvi rimedio, per sbugiardarlo ufficialmente e metterlo a morte. E così, costretti loro malgrado a farlo, posizionano il promontorio Solòeis in un luogo oltre lo stretto di Gibilterra per dimostrare l'avvenuto viaggio e, a denti stretti, sopportano l'onta, perché se avessero detto di aver scoperto ciò che li ha combinato Annone, il quale è anche un loro concittadino, tutti i cartaginesi, e forse non solo, avrebbero riso di loro. E Annone questo lo sa. Per questi motivi la sua è una beffa ancora più grande, quasi fuori da ogni immaginazione. Sicuramente i senatori cartaginesi, in un modo o in un altro, hanno fatto pagare ad Annone, di certo non ufficialmente, l'affronto subito; ma il navigatore sapeva, certamente, anche questo. Ma qualsiasi cosa gli sia capitata, il navigatore l'ha affrontata con una soddisfazione che, credo, ha pochi eguali e anche con la quasi certezza che prima o poi qualcun altro avrebbe capito come sono andate le cose.
In ogni caso, sia che il mio sospetto sia fondato o meno, Annone è riuscito a portare a termine, con successo, la beffa.

Bibliografia: Erodoto Storie IV libro par. 43 Oscar Mondadori Cles (TN) maggio 2000
Antichi viaggi per mare Edizioni Studio Tesi Pordenone maggio 1992 a cura di Federica Cordano
Delle navigazioni et viaggi di Giovanni Battista Ramusio Venezia 1550
“Plinio Storia Naturale” libro 5° par. 8° e libro 6° par. 36 passo 200 ed. Einaudi Torino 2007


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