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mercoledì 23 febbraio 2011

Circe, Ulisse ed Enea in Adriatico?


Circe, Ulisse ed Enea in Adriatico?
di Giuseppe Sgubbi



SUNTO
Questo articolo si fonda su alcune considerazioni:
(I)che al seguito dei noti sconvolgimenti avvenuti nei secoli XIII° e XII° a.C., che interessarono tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, siano arrivati in Italia popoli di diversa provenienza e che questi arrivi possono essere ricordati da alcuni miti, con questo articolo saranno presi in considerazione quelli ricordati dai miti di Ulisse ed Enea;
II) che indipendentemente dalla provenienza o dai tragitti (marittimi o terrestri) (I) codesti popoli sono stati costretti a passare dall'alto golfo Adriatico, arrivati poi alla foce padana potevano proseguire lungo le coste adriatiche, oppure se intenzionati ad andare nel Tirreno, scegliere fra due tragitti transappenninici: valle del Senio per valle Arno (2) oppure valle del Savio per valle Tevere;
III) che conseguentemente le tracce di Ulisse e di Enea in Adriatico possono testimoniare presenze di popoli in questo mare;
IV) che le tracce di Enea, alcune tracce troiane e la totalità delle tracce Dardaniche possano testimoniare la presenza Micenea in Adriatico.

"Omero 3OOO anni dopo" ; questo è il suggestivo titolo del convegno svoltesi a Genova che ha visto la partecipazione di oltre 2OO studiosi provenienti da ogni parte del mondo.
Merito di questo convegno è quello di aver riaperto la "questione Omerica", un tema che nonostante i suoi 3OOO anni è sempre di grande attualità. Scopo di questo articolo è di entrare nel dibattito in corso per dare un contributo al riguardo della "questione Adriatica".
Per la tradizione e conseguente toponomastica i miti di Circe, Ulisse e di Enea sono ambientati nel Tirreno, ebbene nei limiti delle mie possibilità (3) riporterò alcuni indizi che se ulteriormente approfonditi potrebbero far ritenere valida l'ipotesi che tali miti siano ambientati anche in Adriatico, o meglio, che tale ambientazione abbia preceduto l'ambientazione tirrenica, con conseguente riconsiderazione delle vicende che hanno interessato il nostro mare.
Conseguentemente ai già accennati obbligati tragitti(4), l'alto Adriatico è stato investito da influssi mitici, religiosi e culturali .
-Miti: Fetonte, Elettridi, Iperborei, tre fatiche di Ercole (mandrie di Gerione, cerva Cerinea e pomi delle Esperidi), due Saghe Argonautiche( le Argonautiche di Apolonio Rodio e la così detta leggenda Minia), Dedalo ed Icaro, Cadmo ed Armonia, Gerione, Castore e Polluce;.
-Popoli: Pelasgi, Siculi, Sabini e Latini.
-Divinità: Artemide e Yupiter:
-Eroi troiani e greci: Antenore, Diomede, Odisseo ed Enea.(5).
Per meglio introdurci nei temi specifici vediamo anzitutto come si sono al proposito pronunciati gli studiosi moderni che si sono interessati di questi temi.
Circe: occorre tenere presente che questa maga è protagonista sia col mito di Odisseo che col mito Argonautico, perciò qualsiasi riferimento può risentire di questa doppiezza.
Considerato che la Circe è ben documentata nel Tirreno, la stragrande maggioranza degli studiosi, considera, in riferimento alle vicende Odissiache, l'ambientazione in quel mare la sede della Circe.
Non mancano come vedremo quelli che ritengono la Circe ambientata anche nell'Adriatico.
Al riguardo di Odisseo:molti concordano sulla individuazione Odisseo = Nanas cioè con un personaggio le cui gesta in Adriatico non possono essere messe in discussione, alcuni riportano ripetutamente alcune testimonianze del passaggio di Ulisse nell'Adriatico, ma forse perchè considerate di semplici passaggi, non vengono tenute in seria considerazione.
Al riguardo di Enea: un solo autore cita una testimonianza antica che ne ricorda la presenza in Adriatico, ma riporta tale testimonianza al solo scopo di segnalarla come non degna di fede.(6)
Vediamo ora le ambientazioni di questi miti nei mari italiani
CIRCE: abbiamo già detto che per la stragrande maggioranza degli scrittori moderni, la Circe è ambientata solo in Tirreno. Il primo ricordo sicuro di tale ambientazione risale al IV secolo a.C.(7) ma per moltissimi studiosi sarebbe già ricordata nel settimo secolo dal noto passo di Esiodo (Teogonia 1011 = 1016); ma, come vedremo, al riguardo della "fedeltà" di questo discusso passo sussistono non pochi dubbi.
Occorre al proposito tener presente che i tempi a cui si riferiscono tali vicende (nel 13° e nel 12° secolo a.C.) sono molto anteriori alle testimonianze appena citate, conseguentemente dovremmo cercare testimonianze più antiche, ebbene queste testimonianze esistono ma dicono cose ben diverse.
Per Omero(8) la sede della maga Circe era in "Oriente", in "terre basse", e in una "isola", caratteristiche che mal si adattano al promontorio del Circeo, per Euripide (le Troiane 437) la sede della maga era in Liguria .
La presenza della Circe in Adriatico, con riferimento alle vicende Odissiache, è riportata dal Graves (9), questo studioso, al seguito di una attenta lettura dei testi antichi, afferma che in antico si trovava nei pressi del Po, o in Istria, e che successivamente è stata "trasferita" in Campania.
Un’altra testimonianza della Circe in Adriatico, sempre con riferimento alle vicende Odissiache, potrebbe essere quella testimoniata da Partenio: questi dice che un Re della Daunia, follemente innamorato della Circe, sarebbe stato da questa trasformato in maiale e che solo l'immediato intervento dell'esercito Dauno lo ha salvato (1O); considerato che i Dauni arrivarono "in brevissimo tempo" nella sede della maga, e liberarono il loro Re, fa pensare che Dauni e Circe fossero vicinissimi e perciò vicenda e protagonisti dovrebbero essere ambientati in Adriatico.
Alla luce del fin qui detto non esistono prove di una "sicura" ambientazione della Circe in Tirreno anche nei tempi antichi.

Odisseo, Ulisse Nanas, (tre nomi di un identico personaggio)
Prima di passare in rassegna le vicende italiane di Odisseo, sarà bene, per favorire la comprensione, fare un utile avvertimento: nel corso delle righe che seguiranno avremo più volte l'occasione di imbatterci nella voce "Tirreni" o "Tirreno", termini di significato in apparenza identici ma che in antichità potevano a volte avere significati ben diversi, per esempio in vari passi antichi capita spesso di leggere che personaggi e popoli sono arrivati "fra i Tirreni", come logica dovrebbe significare un arrivo in Etruria fra gli Etruschi, purtroppo non è così, o almeno non è sempre così, infatti se la dicitura non contiene nessun altro riferimento, dal passo non si ricava nessun dato certo.
"Fra Tirreni" era un termine molto indeterminato; poteva trattarsi di.un approdo nell'Etruria Tirrenica al seguito di un tragitto lungo le coste Tirreniche, come poteva trattarsi di un approdo in Etruria Padana in seguito ad un tragitto lungo le coste adriatiche, oppure di un arrivo in una qualsiasi località dell'antica Etruria lungo un tragitto terrestre.
Come avremo modo di vedere queste vaghe indicazioni sono molto frequenti.
Passiamo ora alle peregrinazioni di Ulisse: tralasciando di commentare le sue peregrinazioni fuori del Mediterraneo in quanto per noi fuori tema (11 ), vediamo le sue vicende nei mari italiani.
A parere della stragrande maggioranza degli studiosi la "tirrenicità" di Odisseo sarebbe testimoniata da alcuni antichi passi, riportiamoli quasi integralmente.
Esiodo(Teogonia 1O11-1O16)
"Circe figlia del sole, stirpe di Iperione,unitasi
con Odisseo dal cuore che sopporta, generò
Agrio e Latino, irreprensibile e forte, questi
regnarono molto lontano nel mezzo delle isole
sacre, in un lontano golfo, sugli illustri Tirreni".

Licofrone (Alex 8O6)
"sopraggiunto Odisseo a Itaca e scoperte
le colpe di Penelope, ripartì diretto al paese dei
Tirreni, qui giunto risiedette a Cortona
ove morì onorato da tutti".

Licofrone (Alex 124O)
"Enea partito da Almopia sara' raccolto errabondo
dalla terra Tirrenica dove il Lingeo riversa in mare le
acque calde,Pisa e la valle di Agilla ricca di gregge ,
un nemico Nanas, dopo aver ascoltato suppliche e
giuramenti unirà amichevolmente il suo esercito".

Ellanico di Mitilene(Dion. Alic. I-72, 2)
"Enea con Ulisse trasferitesi dalla terra
dei Molossi in Italia fondano Roma".

Nella "Tabula Iliaca", bassorilievo che riporta a fumetti la caduta di Troia "secondo Stesicoro"si intravedono Ulisse ed Enea che partono in nave diretti in "Esperia" cioè Italia.
Come già detto questi sono i passi antichi che con più frequenza sono riportati dagli studiosi a conferma della "tirrenicità" di Odisseo(12),ma in particolare viene riportato il già citato passo di Esiodo, prima di passare ad una vera e propria "analisi logica" di questo passo, spendiamo qualche parola al riguardo del già ricordato Nanas, un personaggio particolarmente interessante per il nostro tema.

Ellanico di Mitilene (Dion-Alic I-28,3)
"che i Pelasgi scacciati dal loro paese
dai greci, arrivati al fiume Spinete lasciarono
le navi, proseguirono il viaggio via terra e
arrivati a Cortona, l'occuparono come pure
occuparono il territorio che noi ora chiamiamo
Tirrenia, questo accadde sotto il regno
del loro quinto Re Nanas".

Il nome Nanas compare pure in un vaso trovato nei pressi di Chiusi, ora nel museo di Baltimora.(13)
Gli studiosi che condividono la individuazione Odisseo = Nanas (14) portano a loro sostegno la fondamentale testimonianza di Tzetze in Licrofone (Alex 1244)
"Io so che Odisseo era fra i Tirreni chiamato
Nanas ,ma ora è di nuovo chiamato Odisseo"

A riprova della giusta individuazione vi sono pure alcune comuni vicende: ambedue risultano fondatori di Cortona e in quella città sarebbero ambedue sepolti.(14a)
Stranamente, nonostante tale condivisa individuazione, nessun scrittore moderno afferma esplicitamente che Odisseo "merita" anche una ambientazione Adriatica, se poi consideriamo che esistono anche altre testimonianze che la confermerebbe, come vedremo più avanti, non si può non chiederci la ragione di questa "latitanza", forse anche in questo caso c'è lo "zampino" del famoso passo di Esiodo (14 b); ebbene a questo punto sarà bene, per fare chiarezza, discuterne un po’.
Rileggiamolo di nuovo e facciamone una vera e propria analisi logica.

CIRCE figlia del sole stirpe di Iperione
unitasi in amore con ODISSEO dal cuore
che sopporta,generò AGRIO e LATINO,
irreprensibile e forte, questi regnarono
molto lontano nel mezzo delle ISOLE SACRE
in un LONTANO GOLFO sugli illustri TIRRENI.

Riportiamo prima, a riprova della sua indeterminatezza, le testuali parole del Braccesi che certamente è il più convinto sostenitore della sua "genuinità" :
"siamo di fronte ad una tradizione antichissima
come denunzia la stessa vaghezza geografica
della localizzazione dell'Etruria, connotata come
regione lontanissima situata in un golfo ignoto
che ospita ancor più ignote isole sacre"(15).

Analizziamo il testo parola per parola.
CIRCE E ODISSEO: Abbiamo già visto che vi sono forti dubbi sul fatto che in antico la sede della Circe fosse nel Tirreno, come pure abbiamo visto, che Odisseo viene identificato con Nanas cioè con un personaggio ben ambientato anche in Adriatico.
AGRIO E LATINO:
Questi sarebbero per Esiodo i figli che Odisseo avrebbe avuto con Circe ma passando in rassegna le testimonianze antiche ci renderemo conto che il numero ed i nomi non corrispondono quasi mai. Per Igino (fab 125) si chiamavano Telegono e Nausitoo; per Plutarco (Rom 2) era uno solo e si chiamava Romolo; per Apollodoro (Epit 7) Odisseo avrebbe avuto un solo figlio; Per Licofrone (Alex 8O9) un figlio di nome Telemaco ed una figlia di nome Cassifone; per Xenagora (16) i figli sarebbero tre: Romolo, Ardeas e Anteias (17),
Ma ammettiamo pure che i figli elencati da Esiodo siano quelli giusti, vediamo a chi corrispondono: AGRIO; c'è chi dice che sarebbe stato male interpretato(18) ,ma c'è anche chi ha letto Adrio, (19) ebbene in tal caso, avrebbero ragione Teoponto ed Eudosso nel considerare Adrio discendente di Odisseo, sia come fondatore di Adria che come colui che avrebbe dato il nome all'Adriatico,(2O)
LATINO; Oltre al Latino ricordato in questo passo risultano altri quattro personaggi vissuti in tale epoca con quel nome: un Latino che Odisseo avrebbe avuto con Calipso,Apollodoro (Epit 7,24), un Latino che accoglie Enea (voce Latino in EN ,Virg), un Latino figlio di Eracle con una ragazza iperborea Dion Alic (1,43) e un Latino ancora figlio di Eracle, ma avuto con la figlia di un Re Aborigeno(22).
Non è facile capire di quale Latino si intenda, in verità dovrebbe trattarsi di un Re che ha avuto a che fare molto con gli Etruschi, ebbene il Pallottino, sulla cui autorità in materia non occorre soffermarsi, afferma che il Latino ricordato da Esiodo non era il Re dei Tirreni ma semplicemente un Re dei Latini(23).
Ma ammettiamo pure che questo Re latino abbia avuto a che fare con gli Etruschi, rimane sempre il problema, oltre alla individuazione corretta, se all'epoca i Latini erano già stanziati in loco. Purtroppo in materia le opinioni degli studiosi non sempre sono convergenti, c'è chi dice che questo popolo arrivato dal nord insieme ai Siculi si sarebbero stanziati in Adriatico(24) non a caso i Protolatini sarebbero arrivati nel Lazio dopo essere stati per molto tempo nella Daunia(25),

Isole sacre in un lontano golfo:
Già abbiamo sottolineato la indeterminatezza geografica di questi due termini, c'è chi ha provato a darne una localizzazione, proponendo la Sicilia, Sardegna e Corsica(26) ma non ha trovato seguaci, se proprio volessimo ubicarle in qualche luogo cercando un eventuale ricordo nelle fonti antiche, dovremmo nominare le isole Elettridi che, come abbiamo già visto, si trovavano in Adriatico nella Foce del Po e spesso ricordate come isole sacre ad Artemide e per l'ambra, (27) in tal caso troverebbero una giusta ubicazione in un “lontano” cioè in alto Adriatico; tale area era in antico dai Greci considerato un “golfo” e non un mare (27a).
TIRRENI (28), Abbiamo già messo in evidenza l'indeterminatezza anche di questo termine, per molti scrittori antichi fra cui Tucidide), IV 1O9) Mirsilo di Lesbo apud Dion Alic (1,23), Sofocle e lo stesso Esiodo (29) i Tirreni venivano spesso identificati con i Pelasgi (3O).
Per il De Palma, in antico, almeno per un certo periodo i Greci chiamavano Tirreni quasi tutti i popoli Italiani (Latini, Umbri, Ausoni ecc) (31). Ma al riguardo è significativo il passo di Stefano Bizantino
"La Tirrenia trae il nome da Tirreno ed è posta presso l'Adriatico"(32).

Al seguito di questa "analisi logica", ammesso che non vi siano altri elementi che mi sfuggono, la "Tirrenicità" di questo passo non mi sembra poi cosi sicura, mi conforta il constatare che di questo parere lo sia stato anche un antico commentatore di Esiodo(33) questi cosi si espresse al riguardo:
"Odisseo ed i suoi figli avevano regnato sulle Isole Elettridi"
Considerato che il Mastrocinque riporta spesso il sopra accennato passo, fa pensare che anche per Lui il passo di Esiodo non trovi una sicura localizzazione in Tirreno.
Vediamo le altre tracce di Odisseo in Adriatico.
Abbiamo già fatto presente la quasi unanime identificazione di Odisseo con Nanas, perciò un "approdo" o un semplice "passaggio" di Odisseo in Adriatico deve esserci stato, non dimentichiamoci che come vide bene il Wilamowtiz(34), in una Odissea precedente alla nostra era scritto che Odisseo, Tracio di nascita, era arrivato in Italia via terra, perciò attraverso l'arco Alto Adriatico .
La presenza di Odisseo in Adriatico,di permanenza o di semplici tappe, è documentata da varie fonti antiche: lo Ps Scilace (35) descrivendo le coste Adriatiche ricorda l'isola di Calipso ove l'eroe visse alcuni anni, l'ambientazione di tale isola in Adriatico è pure confermata da Plinio (III 96) da Tucidide (I-25) e da Apollodoro (epit 7-17):
Una presenza di Odisseo in Adriatico,seppur solo come semplice passaggio, ce la documenta Strabone, dice infatti il grande geografo che Odisseo dopo un approdo in una località Adriatica passa da Felsina per andare a Cortona(36), come pure è documentato un suo sbarco in una località della Daunia.(36a)
ENEA IN ADRIATICO.
Tralasciando di commentare le testimonianze antiche al riguardo della fine di Enea (37) e limitandoci a sottolineare le riserve degli storici antichi e moderni al riguardo della sua presenza nel Lazio (38), soffermiamoci su una "sicura" ed antica testimonianza sulla sua presenza in Adriatico, dalla quale sono scaturite le azzardate ipotesi brevemente accennate nel sunto iniziale del presente articolo.
Nei manoscritti dello Ps Aristotele, ignoto autore di una raccolta di "Cose Mirabili", vissuto probabilmente in Grecia fra il terzo ed il secondo secolo A.C.,era scritto al cap 79 che Enea Re di una isola dell'arcipelago delle Tremiti, aveva ucciso Diomede l'eroe greco che al seguito di peregrinazioni era colà approdato.
Arbitrariamente alcuni studiosi guidati dal filologo tedesco Ulrich von Wilamowitz, hanno sostituito Enea con Dauno (39). Sarebbe interessante conoscere le motivazioni che hanno indotto gli studiosi a commettere tale arbitrio.
Per quanto ne so questa sarebbe l'unica testimonianza "diretta" della presenza di Enea in Adriatico, vi sarebbe pure quella tramandateci da un certo Riccobaldo da Ferrara, concernente la presenza di Enea in vari luoghi della valle Padana; (4O) ma questo cronista del XV secolo è da tutti considerato "non degno di fede".
Esistono invece tracce indirette di possibili presenze dell'eroe Troiano nel nostro mare: tutti i commentatori della Eneide (41) concordano che la struttura dell'opera di Virgilio riposa su una certezza: che Enea ha percorso a ritroso da Troia verso l'Italia il tragitto compiuto dal suo avo Dardano che dall'Italia, precisamente da Cortona, andò nella Troade.
Se veramente Enea ha effettuato a "ritroso" questo viaggio, considerato che Dardano fece il tragitto Cortona –Adriatico - Troade, (42) una sua presenza in Adriatico, seppur solo di passaggio, potrebbe esserci stata. Una profezia riportata da tutti gli scrittori che si sono interessati al tema "Enea", dice che ove l'eroe Troiano farà tappa nel corso della sua fuga , fonderà una città che darà il nome di Troia, (43) ebbene una Troia risulta in Veneto (43a), una nel Lazio ed una nella Daunia (44).
I Dioscuri (45), a parere di molti studiosi sarebbero stati portati in Italia da Enea, ebbene anche questo potrebbe essere una traccia dell'eroe Troiano in quanto tale culto è documentatissimo in Alto Adriatico. Nello stemma di Bagnacavallo c'è un cavallo bianco con la scritta Cillaro, ebbene quel cavallo potrebbe significare che in loco si curavano i cavalli, ma potrebbe invece essere un ricordo dei Dioscuri cioè dei gemelli Castore e Polluce che insieme agli Argonauti sbarcarono in una isola Elettride sacra ad Artemide. Vuole una antica tradizione che Bagnacavallo sarebbe stata fondata sopra ad una di queste isole, il cavallo Cillaro, uno dei tanti cavalli di Polluce, più volte ricordato da Stesicoro, presente nello stemma, potrebbe esserne una "prova". Interessante anche la presenza in loco del culto di Feronia , che come è noto è la corrispondente latina della greca Artemide. In loco è documentato anche il culto di Jupiter considerato, insieme ai Dioscuri, protettore dei naviganti.
Qualcuno potrebbe obiettare che in considerazione del fatto che in Adriatico è ambientato anche il troiano Antenore (46), eventuali tracce "Troiane" potrebbero essere addebitate a lui o ad altri Troiani questo non si può escludere , ma ci sono delle buone ragioni per distinguerle.
Considerato che le uniche famiglie salvatesi dalla distruzione di Troia sarebbero quelle di Antenore e di Enea(47) si deve perciò supporre che eventuali tracce "Troiane" in Adriatico, quando non possano essere attribuite ad Antenore (48), debbano essere attribuite ad Enea.
Di queste tracce ce ne sono molte, particolarmente nella Daunia, ma anche altrove.
Il già ricordato Ps Aristotele al cap 1O9 ricorda la nota vicenda del fuoco delle navi da parte delle donne troiane(49), ma diversamente dalle altre testimonianze riguardanti tale vicenda, le navi non sarebbero quelle guidate da Enea ma sarebbero guidate da Diomede e le donne che bruciano le navi sarebbero troiane ma schiave,
Al riguardo della genuinità di questo passo sussistono seri dubbi avvalorati dalla testimonianza di Licofrone (Alex 1126) il quale documenta in loco sia il culto della Cassandra (50), la nota profetessa troiana, sia il culto di Atena Iliaca cioè la dea troiana raffigurata nel Palladio(51); ebbene questi elementi fanno pensare che anche questo passo possa essere stato "arbitrariamente " manipolato per meglio adattarlo all'altro passo dello Ps Aristotele (cap 79) ove il protagonista era sicuramente Enea che, come abbiamo detto, fu sostituito con Dauno. Se queste mie supposizioni sono esatte, il passo deve essere letto diversamente:
le navi erano guidate da
Enea e conseguentemente
le donne non erano schiave.

Aggiungo anche un'altra traccia "troiana" che se giusta ci riguarda da vicino: il dio delle acque Tiberino, dio favorevole ai troiani, culto portato nel Lazio da Enea, oltre ad aver dato il nome al Tevere potrebbe avere dato anche il nome al nostro Senio, infatti in antico il suo nome era Tiberiacum (52).
Anche le tracce Dardaniche in Adriatico potrebbero essere collegate con una probabile presenza di Enea nel nostro mare.
Mi rendo perfettamente conto della "debolezza" di questa ipotesi, ma essendone personalmente convinto riporto, seppur con le dovute riserve e cautele, alcune di queste tracce.
Enea era detto "il Dardano" in quanto faceva parte di detta stirpe, non a caso la profezia di Poseidone (53) dice che Enea doveva salvarsi dalla distruzione di Troia in quanto in caso contrario la stirpe di Dardano si sarebbe estinta (54). Spesso in antico “Troiani” significava “Cardani” o viceversa; per esempio i Romani, desiderosi di definirsi Troiani, dicevano di sé stessi “Dardanium” (54a).
Dardano (55) è ben ambientato nel nostro mare; la Daunia era chiamata "provincia Dardensis"(56), e vi era una città chiamata Dardano (57), tracce evidenti non sono solo in basso Adriatico ma anche nel Veneto, lo scrittore romano Claudiano ricordando la Font Aponi (58) probabilmente Abano Terme, la dice "gloria della terra dei Dardani", un Longarus Re Dardanico, risulta ambientato in Veneto(59), Armonia, sorella di Dardano sarebbe sepolta a Pola(6O).:
Non è possibile ricordare Dardano senza parlare di Creta.
Il già ricordato culto dei Dioscuri verrebbe da Creta, la separazione dei gruppi di sillabe con un punto nella lingua venetica sarebbe opera dei Cretesi, (62) Dedalo artigiano cretese è ambientato nelle Isole Elettridi( Ps Aristotele cap 81)questo passo ci fa sapere che siccome Dedalo "fugge" a causa dell'arrivo dei Pelasgi, che questi ultimi ed i Cretesi sono nemici.
Non è possibile parlare di Creta senza fare qualche riferimento ai Micenei(63) ebbene vi sono in
Adriatico abbondanti tracce, specialmente archeologiche, della loro frequentazione, tracce non solo esistenti nel basso Adriatico ma anche in alto Adriatico: Frattesina Terme, Vasi di Torcello, ceramica micenea trovata in vari luoghi, come pure l'ambra "tipo Tirinto" trovata anche nella Valle del Senio(64).
Riassumendo: il mito di Odisseo, associato a quello degli Argonauti, potrebbe contenere "ricordi" di migrazioni o semplice frequentazioni di popolazioni "Pelasgiche"-Egeo Anatoliche ed Indoeuropee , e questo potrebbe spiegare la presenza dell'eroe greco in Scozia, Germania Portogallo e Bretagna. Il mito di Enea, sia in Adriatico che altrove, anche tralasciando l'ipotesi del collegamento Enea-Dardano, potrebbe contenere "ricordi" di migrazioni o frequentazione dei Micenei, altronde questo è anche il parere di molti studiosi (65).

APPENDICE
Arrivato alla fine mi rendo conto, considerati i miei "mezzi" - ho solo la licenza elementare, di essermi "spinto" ben oltre a quelle che sono le mie reali possibilità, ma tante sarebbero a mio parere le cose da dire al riguardo di questo troppo trascurato mare, che mi sono "lasciato andare", con tutte le conseguenze che ne sono derivate,
Chissà quante cose avrei potuto dire se avessi potuto attingere nel pozzo di notizie che è la Reale Inciclopedia Pauly-Wissowa, chissà quanti spunti avrei trovato nella sterminata bibliografia estera.Roscher, Jacoby, Briquel, Beaumont, Beloch, Bethe,Weinstock, Heugon, Rossbach, Gagè, Stoll, Perret,, Horsfall, Galinsky,West,Gruppe,ecc.
Aggiungo un altro "chissà", chissà quante notizie "storiche" si potranno apprendere studiando a fondo i numerosissimi miti ambientati in Alto Adriatico: Eridano Iperborei, Ercole, Argonauti, Dedalo, Cadmo, ecc, speriamo che qualche qualificato studioso dia un contributo per una maggior conoscenza di questo mare.


NOTE
*Si tratta di un articolo estratto da un libro che sto scrivendo, con taglio divulgativo, che ben presto darò alle stampe, dal titolo "Popoli e miti ambientati in area romagnola ed alto-adriatica dal XIII all’XI secolo a.C.”
(1) Nel periodo a cui ci riferiamo ben difficilmente la tecnica navale permetteva attraversamenti di mari, dice Pausania che prima della guerra di Troia, i lunghi viaggi erano effettuati solo per via terra oppure con navigazione di piccolo cabotaggio perciò per andare nel Tirreno venivano a volte costeggiate sia le coste Adriatiche che quelle Ioniche, dice Strabone che in antico non si affrontava l'alto mare, occorre anche tener presente che l'Adriatico è stato conosciuto dagli antichi prima del Tirreno. cifr Pareti Omero e la realtà storica 1979 pag 78, Strabone 1-3,2 . La presenza micenea in Sardegna già documentata archeologicamente nel 13^ secolo a.C. dimostra che questo popolo, diversamente da quelli Egeo-Anatolici, disponeva di una tecnica navale che gli permetteva di arrivare in Italia senza dover fare il periplo adriatico; potevano infatti effettuare il tragitto Grecia- Illiria – Puglia – Stretto di Messina – Sardegna, se non addirittura arrivare il Italia dalle coste africane.
(2) Non si può escludere che si tratti del tragitto terrestre segnalato nel periplo dello PS Scilace che, in tre giorni di viaggio, da Spina era possibile raggiungere Pisa .
Questo tragitto potrebbe essere confermato dagli abitati preistorici esistenti ai lati della via Lunga, una antichissima strada che dalla valle del Senio arrivava nelle valli Spinetiche cifr Sgubbi “Il territorio Solarolese dalla più remota antichità all'anno mille”, uscito a dispense nel Confronto periodico del PPI sezione di Solarolo (1992), e dall'ambra "Tipo Tirinto" rinvenuta nel Monte Battaglia alta valle del Senio. cifr Catarsi Storia di Bellaria 1993 pag 43. Una comoda rotta marittima consisteva in navigazione di cabotaggio lungo le coste Dalmate in quanto favorevoli correnti marine portavano verso l'Istria cifr Scuccimarra ;l'Adriatico dei greci in Storia di Ravenna 1990.
(3) Non conoscendo alcuna lingua estera,eccetto qualche riga che mi sono fatto tradurre,non mi è stato possibile usufruire della sterminata bibliografia straniera, si tratta di un vistoso handicap sulla cui consistenza non sono in grado di darne una reale valutazione.
Non ho ritenuto opportuno entrare nel merito dei problemi riguardanti le motivazioni, i periodi e da chi questi miti sono stati portati in Occidente in quanto, a mio parere, non possono portare alcun contributo alla conoscenza di eventuali migrazioni avvenute nel II millennio a.C. che è poi lo scopo primario delle mie ricerche.
(4) L'alto Adriatico si distingue dagli altri mari italiani per una particolarità, uso le parole del Braccasi "come è avarissima la documentazione letteraria di una frequentazione greca nell'età della colonizzazione , è ricchissima la memoria di tradizioni leggendarie che ci rimandano al periodo della precolonizzazione", Braccesi Indizi per una frequentazione Micenea nell'Adriatico in "Momenti precoloniali nel Mediterraneo Antico1985.
(5) La presenza di tutti questi "miti" potrebbe essere una conferma di questi antichissimi passaggi di popoli o di isolati navigatori, passaggi terminati allorquando la tecnica navale ha permesso gli attraversamenti marini.Non tutti gli avvenimenti accaduti nei secoli 13° e 12° a.C., che come detto interessarono tutte le nazioni che si affacciavano sul Mediterraneo, sono ricordati dai miti o dalle testimonianze antiche, alcuni di questi si conoscono al seguito di indirette testimonianze, ne ricordiamo alcune : quando i coloni greci arrivarono nella Magna Grecia furono sorpresi dal constatare che quelle popolazioni che già vi abitavano, conoscevano la loro lingua, divinavano i loro dei, conoscevano alcuni dei loro racconti di eroi. Quando il console romano Mario affrontò i Cimbri nel 1O1 A,C, nei pressi di Ferrara, rimase sorpreso nel constatare ,lo riferisce Plutarco , che l'urlo dei soldati Liguri e l'urlo dei Cimbri erano identici; questi due avvenimenti, ma se ne potrebbero portare altri, ci dicono, anche se questo non è riportato da nessuno storico antico, che queste popolazioni provengono da una stessa zona. Sicuramente nel corso degli sconvolgimenti sopraddetti accadde di tutto, crollo di imperi, invasioni, migrazioni che crearono altre migrazioni, , anche gli avvenimenti biblici accaddero in tale periodo: si tratta di avvenimenti confusi ma interessantissimi. In quel periodo occorre cercare le radici delle civiltà italiane, Umbri, Dauni, Etruschi,ecc, questa è una delle ragioni per cui occorre indagare nei miti, .
(6) Vanotti De Mirabilibus Auscultationibus 1997 commento al cap 79.
(7)Ampolo La ricezione dei miti greci nel Lazio: l'esempio di Elpenore e di Ulisse al Circeo PP 1994.Eratostene dice che Esiodo è il primo autore che ricorda la Circe in Italia, ma non dice se in Tirreno o in Adriatico cif Strabone I,23. Prima di essere definitivamente trasferita nel Circeo, la Circe si è trovata per un certo periodo nella isola di Pandataria, cifr Capovilla La Tradizione Greca e il Problema degli Ambrontas-Ligyes 1953 pag 26O, ma ancora prima era nella Colchide (Mar Nero) poi, come dice Apollonio Rodio ( Argonautiche III 31O ) fu trasportata in Campania, qualcuno, non convinto della sede Campana , in quanto le testimonianze dicono chiaramente che era in un luogo diverso, si è chiesto la ragione per cui tutti la dicono "Tirrenica" questi è il Terzaghi Il miraggio dell’Odissea in Atene e Roma 19O7, ebbene, lui stesso si dà la risposta,"per forza!! Odisseo viene considerato sempre e solo in Tirreno, conseguentemente viene ambientata in tale mare anche la Circe!!". Per l'anonimo autore delle Argonautiche Orfeiche (12O5), la sede della Circe era nei pressi di Gibilterra.
(8)Manfredi Braccesi Mare Greco 1992 pag 54.
(9)Graves I miti greci 1995 pag 559
(1O) Giannelli culti e miti della Magna Grecia 1963 pag 98
(11) Delle peregrinazioni di Ulisse fuori del Mediterraneo, già ne discutevano Aristarco e Cratete cif Manfredi Braccesi Mare Greco 1992 pag 199, Portogallo per Pomponio Mela, Plinio e Marziano Capella, Germania per Tacito, Scozia per Solino, Bretagna per Procopio da Cesarea, Plutarco e Claudiano.
(12) Esperia significava "terra del tramonto" cifr Mastrocinque Ambra ed Eridano, 1991, pag 29. A volte vengono riportati anche altri passi antichi, in particolare quello di Eugammone di Cirene, ove Telegono uccide suo padre Ulisse ad Itaca, poi porta il corpo in Etruria cif Manfredi Braccesi Mare Greco 1992 pag 92.
(13)Colonna Gli Etruschi della Romagna Atti Romagna Protostorica 1987 pag 43 . Il nome Nanas è pure segnalato in Frigia, Pisidia e in Licia , questo per dire che è un nome di persona e non come qualcuno propone "un nano",
(14)Braccesi Greicità di Frontiera 1994 pag 55 ; Magnani I percorsi mitici nell'Adriatico e il problema delle origini di Ravenna in Ravenna Studi e Ricerche 1998 pag 186.
(14a)Licofrone Alex 8O5-8O6, Braccesi Cortona e la leggenda di Ulisse in Assisi e gli Umbri nell'antichità 1991, pure Aristotele sapeva di una sepoltura di Odisseo a Cortona cif Ciaceri Alex commento passo 8O6, Capovilla L'inquadramento Mediterraneo dei nomi Pisa-Teuta in RIL 195O pag 3O2.
(14b) Riconoscere l’esistenza di Odisseo in Adriatico significa di fatto “smentire” il passo di Esiodo; forse è per evitare questo che gli studiosi moderni ricorrono a tale esagerata “titubanza”.
(15)Braccesi Letteratura dei Nostoi e colonizzazione greca , in Atti Magna Grecia 1996 pag 83, se si dà uno sguardo agli scritti ove si discute questo passo troveremo spesso questi termini: "vaghezza". "indeterminatezza" "non degno di fede" anche perchè di fatto la Teogonia finiva al cap 965, perciò è chiaro che il passo è stato aggiunto, magari da una altra mano, non a caso qualcuno lo chiama passo dello Ps Esiodo. Per il commento di tale passo vedere Portulas ;Una geografia dei limiti nell'immaginario dei Greci, in Kokalos XXXIX 1993, con interventi di Mele e di Braccesi Dice il Mastrocinque ,Romolo e la fondazione di Roma 1993 pag 175, che quel passo non può essere di Esiodo in quanto ben difficilmente poteva essere a conoscenza dei progenitori delle stirpi italiche. Il soprannominato Portulas , rispondendo alla troppa " fiducia " del Braccesi, fa presente che a parere di Tucidide, Esiodo "raccontava balle",
(16) Zevi Sulla leggenda di Enea in Italia in Gli etruschi e Roma 1981 pag 155
(17)Vi sono pure i figli che Odisseo ha avuto con Calipso.
(18) Durante Note critiche e filologiche in PP VI 1951 pag 216
(19)Cinti Dizionario Mitilogico 1998 pag 73.
(2O)Briquel: Spina condita a Diomede in PP 1987 e Mastrocinque Greci ed Illiri al tempo di Dionisio di Siracusa in Aloni Dall'Indo al Thule 1996.pag 359
(22) Grimal Mitologia voce Latino. Per Igino (fab 127) il Latino capostipite dei Latini sarebbe figlio di Circe e Telemaco.
(23)Pallottino Storia primitiva di Roma 1993 pag 366.
(24)Enciclopedia universale Larousse pag 622
(25)Capovilla Colchica Adriatica Parerga RIL 1957 pag 6.Devoto Gli antichi italici, 1967, pag 35, 36, 48; Ronconi Da Omero a Dante 1981
(26) De Palma La Tirrenia Antica 1983 pg 8
(27)Apollonio Rodio le Argonautiche 4-5O4.,Per il Mastrocinque , Culti Pagani nell'Italia Settentrionale 1994 pag 116 ,queste isole "sacre" si trovavano in Adriatico.
(27a) Grilli, L’arco adriatico fra preistoria e leggenda, in AAA 1991.
(28) Mi rendo conto che parlando dei "Tirreni" non si può sottacere il complesso problema delle origini etrusche, o meglio come si dice ora "origini e provenienza degli influssi che hanno contribuito alla formazione della civiltà Etrusca." Mi limito solo a far presente che il famoso passo di Erodoto (1-94) non dice ove esattamente sono sbarcati questi Tirreni provenienti dalla Lidia, dice solo "nel paese degli Umbri", ma successivamente Erodoto (IV 49) precisa cosa intende per "Umbri", un popolo settentrionale, perciò "Padano".
(29)Biancardi I Pelasgi: nome etnografia, cronologia in SCO 1O 1961cifr Nava Appunto per il controllo con dati archeologici della tradizione mitografica Alto Adriatica inPds 1972, Anticlide apud Strabone V 2,4, (Plutarco rom 11,3.)
(3O) Niebur Storia Romana 1831 pag 52
(31) De Palma La Tirrenia Antica 1983 pag 181,
(32)Coppola Adria e la tradizione siracusana in Pds 1991, idem che erano detti Tirreni anche gli abitanti di Adria, Dice Dionisio di Alicarnasso 1-25,5 che per Tirrenia si intendeva la parte occidentale dell’Italia; per Licofrone era Tirreno anche lo stretto di Messina cifr Capovilla , Per l'inquadramento Mediterraneo dei nomi Pisa-Teuta Ril 1959 pag 291.
(33)Mastrocinque Appunti sulla storia di Spina, in Spina e il Delta Padano 1994.
(34) Pavan Studi Ungheresi 4 1989
(35)Peretti, Teoponto e Ps Scilace in SCO 1963
(36) D'Aversa L'Etruria e gli Etruschi negli autori classici 1995 pag 29
(36b)Cogrossi Atena Iliaca ed il culto degli dei in CISA 1982 pag 97
(37) Per molti Enea sarebbe rimasto nella Troade o nelle vicinanze, Bertolini Storia antica d'Italia 186O Pag 5. Vanotti l'altro Enea 1995 pag 143
(38)Per Strabone Enea non è mai andato nel Lazio cif Vanotti L'altro Enea 1995 pag 9O. Sarebbe una forzatura di Virgilio , il viaggio di Enea nel Lazio cif Della Corte la Mappa della Eneide, 1972, pag 197.
(39) Vanotti De Mirabilibus Auscultationibus 1997 commento al passo 79,
(4O) Enc Virg Leggenda di Enea. Probabilmente il Riccobaldo si riferiva alla presenza di Enea in Val Padana, alla ricerca di alleati per la guerra contro Turno, alla quale aderirono Lombardi, Veneti ed Emiliani.
(41) Si veda per tutti: Colonna , Virgilio Cortona e la leggenda Etrusca di Dardano Arc. Class. 32 198O.
(42) Molti lo propongono in quanto avrebbe fatto a ritroso il viaggio fatto dai Pelasgi.cifr Braccesi Coppola I greci descrivono Pisa in Spina Storia di una città trà Greci ed Etruschi 1993 . Braccesi Greicita di Frontiera 1994 pag 53.A parere del Capovilla , Convergenze Italiche in Archivio per l'Alto Adige 196O pag 77, quando Enea arrivò in Etruria, passo di Licofrone (alex 124O), prima di arrivare a Pisa, arrivò alle acque termali che si trovavano in una collina, questo significa che può non avere usato un tragitto marittimo ma terrestre, cioè valle Senio- valle Arno.
(43)Vanotti L'altro Enea pag 164; Musti Una città simile a Troia in Strabone e la Magna Grecia 1994.
(43a) Per il Musti, Opera cit. nota 7, pag.99, cotesto toponimo in area veneta si dovrebbe riferire allo sbarco di Enea.
(44)Vannucci Storia della Italia Antica 1873 pag 356
(45)Mastrocinque L'ambra e l'Eridano 1991 pag 36; Carratelli Achei nell'Etruria e nel Lazio? Scritti sul mondo antico 1966
(46)Braccesi La leggenda di Antenore 1984
(47)Scuderi , Il tradimento di Antenore in I canali della propaganda nel mondo antico 1976 pag 43
(48) Come è noto Antenore è ambientato in Veneto, e in Iugoslavia; ma c’è anche chi mette in discussione la sua presenza in Adriatico: Gitti, Op. Cit. nota 27a.
(49) Ps Aristotele Vanotti De Mirabilibus Auscultationibus pag 51, Dice la Coppola, Aspetti della leggenda troiana in occidente, in Archeologia e Propaganda1995 pag 16, che l'incendio delle navi in Daunia potrebbe essere stato attribuito a Diomede in quanto in loco non era ambientato alcun eroe Troiano,. Occorre prendere atto che l'aver levato Enea nel passo dello Ps Aristotele ,ha creato non pochi "problemi", oltre a quello riportato dalla Coppola, si può aggiungere quello riportato dalla Pasqualini; Le tradizioni leggendarie sulla fondazione di Lanuvio in MEFRA 1998, che per giustificare il grande culto tributato ad Atena Iliaca ed a Cassandra a Lucera (Daunia), si è dovuto "pensare" a un "bottino sottratto al nemico" pag 668 nota 41: Tutte queste ipotesi “discutibili” cadrebbero da sole se si rimettesse la" voce " Enea nello Ps Aristotele passo 79. Il voler ad ogni costo addebitare a Diomede i vari culti troiani ambientati in Daunia, significa non voler tenere conto che Diomede è collegato a Era Argiva e non a Atena Iliaca. Che effettivamente in antico nei manoscritti dello Ps Aristotele vi fosse Enea lo si sa da una circostanza: quando il Ciaceri traduceva l'Alessandra di Licofrone (19O1) , fra le fonti antiche che ha riportato, al riguardo della presenza di Enea in Daunia , riporta pure lo Ps Aristotele cap 79. Pure il Gruppe in un suo lavoro del 1906 (Griechische Mythologie und Religionsgeschiche) pag. 364 riporta una leggenda pugliese ove Diomede sarebbe stato ucciso alle spalle da Enea. Il Riconoscere l’effettiva presenza di Enea in quelle zone darebbe credibilità alla testimonianza del Ditti secondo il quale l’Eroe avrebbe fondato la cittadini di Corcira Melaina nell’omonima isola (Scuderi, op. cit. nota 47, pag.46).
(5O) Berard La Magna Grecia 1963 pag 353; Giaceri, l'Alessandra di Licofrone, commento al passo126
(51)Il Palladio era un emblema con l’effige di Atena Iliaca; la città che lo deteneva diventava imprendibile ed immortale. Ove Enea sbarcava veniva sempre eretto un tempio ad Atena Iliaca cifr Ciaceri com passo 1254.
(52)Il toponimo Tiberiaco ,Tiberino, è documentato lungo la vallata del Senio: Bagnacavallo si chiamava Castrum Tiberiacum, nei suoi pressi vi era il fondo Tiberino, nell'Alta valle del Senio vi era la Pieve di Santa Maria in Tiberiaco, e nella media valle ,la grotta del re Tiberi. Molto probabilmente questi nomi derivano dal re troiano Tiberino e non come molti propongono, da Tiberio imperatore romano o dal suo omonimo imperatore Bizantino. Occorre pure tener presente che il primitivo nome del Tevere era Spino, ebbene Spino come abbiamo detto era il fiume in cui sbarcarono i Pelasgi. Dice il Veggiani che lo Spinete era formato da un fiume che arrivava dagli Appennini, forse il Vatreno, che poi diede il nome alla foce Vatrenica. Se diamo uno sguardo alla idrografia padana ci renderemo conto che questo Spino può corrispondere benissimo ad un corso di acqua formato dal Senio, dal Santerno e forse dal Lamone, Perciò il "problema" Tevere, Senio, Spino, Spinete, Tiberiaco, meriterebbe di essere approfondito. Come pure occorre approfondire il collegamento Tiberino Yupiter esistente anche questo a Bagnacavallo.
(53) Graves Miti Greci 1983 pag 612
(54) Braccesi Letteratura dei nostoi e colonizzazione greca in Magna Grecia 1996 pag 87.
(55) I Dardani, di cui Dardano sarebbe il progenitore, sono ricordati per la prima volta nelle iscrizioni egiziane di Medinet Habu (Pallottino, Etruscologia, 1990, pag. 95). Per la genealogia di Dardano, vedere Enciclopedia Reale Pauly-Wissowa, voce Dardani, pag.2160.
(56) Berard La Magna Grecia pag 375 .
(57) Berard Magna La Magna Grecia pag 353, In antico per Daunia si intendeva una area fra il Gargano e gli Umbri, perciò un buon tratto dell'Italia centrale gravitante sull'Adriatico cif En. Virg pag 1OO3..
(58) Braccesi La leggenda di Antenore 1984 pag 27.
(59) Capovilla Colchica Adriatica Parerga in RIL 1957 pag 783,
(6O) Capovilla La tradizione greca ed il problema degli Ambrontas-Ligyes in MAL 1953 pag 246.Dice Arctino che il Palladio lo aveva portato Dardano cifr Vanotti l'Altro Enea pag 234.
61) Castagnoli La leggenda di Enea nel Lazio Studi Romani XXX, Il culto del cavallo era usanza Micenea, cifr Braccesi Indizi di freguentazione ecc pag 144 .
(62) Kerenki Dei ed eroi greci 1972
(63) Che i micenei occupavano Creta non occorre riportare fonti.
(64) Nella alta valle del Senio in località Monte Battaglia è stata trovata tale tipo di Ambra cif Catarsi Dell'Aglio in Storia di Bellaria, 1993, pag 44.
(65) Fra le indagini da fare al riguardo dei Micenei: il matriarcato romagnolo deriva forse da loro? L'affermazione dello Ps Aristotele che Dedalo aveva "il potere" nelle isole Elettridi, significa forse che i Micenei o addirittura i Minoici "comandavano" in quelle zone? In tal caso occorre pensare a qualcosa di più di un semplice commercio? Forse gli Illiri sono dei Micenei? In tal caso Illirio figlio di Cadmo fondatore di Adria, può essere anche lui considerato un miceneo? Quanti altri collegamenti si possono fare?, Senza alcun dubbio la preistoria dell'Alto Adriatico è ancora da scrivere!! magari, dopo una attenta indagine, ci renderemo conto che la sua "storia" era già stata scritta dagli autori greci, ma non se ne è tenuto conto in quanto si è pensato che fossero tutte " favole".



Altra bibliografia
AAVV Enea nel Lazio, Archeologia e Mito, 1981
Ampolo Enea e Ulisse nel Lazio da Ellanico a Festo in PP 1992
Arrighetti Cosmologia mitica di Omero e Esiodo in SCO 1966
Arrighetti Esiodo 1998
Antonelli Sulle navi degli Eubei: Immaginario mitico e traffici di età arcaica in Esperia 5 1995
Bosi I Greci dal Ponto all’Adriatico, Studi Storici, 1973
Braccesi Greicità Adriatica 1977 ,con moltissima bibliografia
Braccesi Coppola I Greci e l'Adriatico in Prontera la Magna Grecia ed il Mare 1996
Carandini La nascita di Roma 1997 , con moltissima bibliografia
Castagnoli Lazio arcaico e mondo greco PP 1977
idem La leggenda di Enea nel Lazio Studi Romani XXX
Capovilla Saggio di Geografia linguistica e mitica protostorica in Atti Istituto Veneto di scienze1963
idem Praehomerica et Praeitalica 1964
idem L'Odissea e problemi sull'estremo occidente in RIL 1958
idem Studi di Geolinguistica e Protostoria Italica in Aevum 1957
idem Introduzione Miceneo-Italica RIL 196O
Cerrato ,Sofocle,Cimone,,Antenore e i Veneti in Athenaeum 1985
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idem Pelagosa ,Diomede, e le rotte dell'Adriatico in Arc Class 1999
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Ferri Il problema di Ravenna Preromana in Opuscola SCO 1962
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Funaroli La figura di Enea in Virgilio Atene e Roma 1941
Gabba Mirsilo di Mitimma ,Dionigi e i Tirreni in RAL 1975
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Gitti, Sulla colonizzazione greca nell’alto e medio Adriatico, PP, 1952
Guglielmi Sulla navigazione in età micenea PP 1971
Lazzaro, Fons Aponi: Abano e Montegrotto nell’antichità, 1981
Luppino i Pelasgi e la propaganda politica del V secolo A.C. in CISA 1972
Mazzarino Il pensiero storico classico 1966
Mastrocinque Romolo e la fondazione di Roma 1993
idem Da Cnido a Corcira Melaina 1988
idem Santuari e divinità dei Paleoveneti 1987
idem La fondazione di Adria in Antichità delle Venezie 199O
Medas, La navigazione adriatica nella prima età del ferro, in Genti e Civiltà, 1996
Nava Appunto per un controllo con dati archeologici della tradizione mitografica alto Adriatica in Pds1972
Ostenberg Luni nel Mignone e problemi di preistoria d'Italia 1967
Pais Storia della Sicilia e della Magna Grecia 1894
Pallottino Storia della prima Italia 1994
Palmer, Minoici e Micenei, 1969
Paratore La leggenda Apula di Diomede in Archivio Storico Pugliese 1953
Pasquali l'Idea di Roma in Terze pagine stravaganti 1942
Patroni Studi di mitologia Mediterranea ed Omerica 195O
Peretti Eforo e Ps Scilace SCO 1961
idem Il Periplo di Scilace 1979
Ronconi Per l'Onomastica antica dei mari in Studi italiani di filologia classica 1931
Scuderi Il mito eneico in età Augusta in Aevun 1978
Sordi, Il mito troiano e l’eredità etrusca di Roma, 1989
Stella Miti Greci dall'Ionio all'Alto Adriatico in AAA 1977
Susini Yupiter Serenus ed altri dei in Epigrafica 33 1971
Susini, Il santuario di Ferocia e delle divinità salutari a Bagnacavallo, in Studi Romagnoli, 1960
Terrosi Zanco Gli Argonauti e la Protostoria in SCO 1957
idem Diomede Greco e Diomede Italico in RAL 1965
Vagnetti, I Micenei in Italia, PP 1970
Vinci Omero nel Baltico 1998 .

ABBREVIAZIONI
PP = La Parola del Passato; RAL = Rendiconti dell’Accademia dei Lincei; RIL = Rendiconti Istituti Lombardi; Dion. Alic. = Dionigi di Alicarnasso, Storia Romana Arcaica; Licofrone, Alex. = Licofrone, Alessandra (traduzione del Ciaceri); ENc Vir = Enciclopedia Virgiliana, CISA = Contributi dell'Istituto di Storia Antica, Università Cattolica di Milano; RFIC = Rivista di Filologia e Istruzione Classica; SCO = Studi Classici e Orientali; AAA = Antichità Alto Adriatiche; MEFRA = Melanges d'Archeologie de Ecole Francaise de Rome; Pds = Padusa.



JOSELFSGUBBUS @ LIBERO. IT


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