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mercoledì 17 novembre 2010

Viaggio nella Storia a Cagliari


Domenica 21 Novembre, la cittadella dei musei di Cagliari ospiterà il 4° appuntamento della rassegna "Viaggio nella Storia", giunta alla terza edizione.
L'appuntamento è stato arricchito da due nuovi siti: la Villa di Tigellio alle ore 10.00 e il Museo Etnografico alle ore 18.00. Inserisco la descrizione di questi monumenti per completare la locandina.

La “Villa di Tigellio”
Fonte http://spazioinwind.libero.it/sardster/tigellio/tigellio.html
In periodo romano, la città di Cagliari si estendeva lungo l'arco del golfo ed era formata da vari centri forse staccati tra loro, con relative necropoli, nel colle di Tuvixeddu, nel colle di Bonaria e nella zona della Basilica di S. Saturno; Il poeta Claudiano la definì infatti "Tenditur in longum" (estesa in lunghezza) ed anche il nome al plurale Carales indicava quella caratteristica.

Gli edifici e gli spazi pubblici erano ubicati nella odierna Piazza del Carmine mentre la "Suburra" non doveva essere lontana dal porto, forse nell'area dell'attuale quartiere Marina.
I ricchi, che per loro natura vogliono stare lontani dalla povera gente, presero le distanze dalle zone popolari e si stanziarono sulle pendici del colle di Castello, dove potevano godere di un invidiabile panorama e della tranquillità che andavano cercando.
Lo storico canonico Spano agli inizi del secolo scorso, conoscendo l'esistenza del musico e poeta cantante sardo Tigellio, che Cicerone citò in alcune lettere e che il poeta Orazio descrisse come avvezzo ai lussi e alla vita sfarzosa e sfrenata, cercò in quella zona con grande tenacia il luogo dove quel personaggio ipotetico visse. Dopo numerosi tentativi, nel 1826, lo studioso portò alla luce dei resti di una domus, risalente forse al II sec. d.C., che non esitò ad attribuire a Tigellio senza avere nessuna prova né alcun riscontro oggettivo; anche il termine "Villa", con cui chiamò quei ruderi, è improprio ma è entrato ormai nell'uso comune per definire quel sito. La casa che il canonico scoprì, è chiamata dagli addetti ai lavori "degli stucchi" per le decorazioni superbe ritrovate ed era dotata del peristilio, classico di ogni residenza signorile romana, di cui rimangono alcune residue colonne.
Nella casa si identifica "l'Atrium" vero e proprio cortile coperto dove il tetto spiovente(impluvium) convogliava le acque piovane su una vasca chiamata "compluvium"; l'edificio mostra segni evidenti di modifiche e ristrutturazioni e colpisce il muro " a telaio", tipico dell'edilizia punica, che si è conservato discretamente e dimostra che la tecnica cartaginese persisteva ancora dopo quattro secoli di dominio romano.
Scavi posteriori, effettuati nel nostro secolo, hanno consentito di identificare altre due case adiacenti alla prima, che data la tipologia possono risalire ad un periodo compreso tra il I sec. a.C. ed il II sec. d.C.
La seconda casa, confinante e con un muro in comune con quella di Tigellio, viene chiamata del "Tablino dipinto" dalle pitture alle pareti ritrovate nella stanza (tablinium) adibita al ricevimento degli ospiti ed a studio del proprietario; la terza presenta solo alcune tracce di muri.
Quelle tre case non dovevano certo essere isolate, ma facevano parte di una zona residenziale che copriva, probabilmente, tutta la contrada di "Palabanda" che forse in antichità era coperta da una lussureggiante vegetazione. Queste residenze patrizie romane, non avevano nessuna finestra all'esterno e le camere prendevano luce e aria solo da cortili interni, permettendo un "voluto" isolamento ai residenti che trascorrevano il loro tempo tra ozi, abbondanti libagioni, spettacoli, senza vedere le miserie della plebe che viveva in vani talmente piccoli che venivano chiamati " Ergastula", vocabolo che rende l'idea della loro precarietà.


Cagliari, Museo Etnografico Regionale
Collezione Luigi Cocco

Fonte http://www.sardegnacultura.it

La collezione, acquistata nel 1954 dalla Regione Sarda, è allestita nel padiglione regionale della Cittadella dei Musei. E’ intitolata a Luigi Cocco (Villasor 1883 – Cagliari 1959), illustre magistrato appassionato di tradizioni e di arte popolare sarda, che la costituì grazie a meticolose ricerche nel paese natale e nel resto dell’isola. La raccolta, dichiarata nel 1948 dal Ministro della Pubblica Istruzione “complesso di eccezionale interesse artistico e storico”, vanta circa 2000 manufatti, tra cui 731 tessili, 1266 gioielli, nonché un modesto numero di utensili, mobili e lavori di intaglio, collocabili in prevalenza tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

I tessili provengono per la maggior parte dalla Sardegna centro meridionale, in alcuni casi dal settentrione dell’Isola, talvolta commissionati dallo stesso magistrato in paesi noti per la raffinatezza delle produzioni, come Ittiri e Ploaghe. I tessuti sono lavorati al telaio tradizionale orizzontale: coperte (fressádas, fánugas), copricassa e copritavolo (cobericàscia e coberibàngus), copricuscini (cabidalèras), ornamenti per letto (ingirialéttus) strisce ornamentali (facciàdas), tovaglie (tiàllas), asciugamani (asciuttamànus, tiallòras) presine (calapingiàdas), bisacce (bértulas), collari per animali (gutturádas,cannáccas).
Per quanto riguarda i gioielli, si hanno informazioni limitate sulla provenienza (Ogliastra, S.Vito, Bono, Ittiri, Uri, Villasor, Sulcis). Prevalentemente in argento, essi documentano le più importanti e diffuse tipologie legate all’abbigliamento, in particolare festivo e femminile, con funzione specifica di accessori del vestiario o di ornamenti della persona. Alla funzione pratico-ornamentale i gioielli aggiungono una forte valenza simbolica e di differenziazione sociale e, come nel caso degli amuleti, anche un significato magico-protettivo.
La collezione presenta soprattutto bottoni, cinture, amuleti, rosari.
Tra gli oggetti d’uso e d’arredo si annoverano casse, una lampada a olio in terracotta policroma, lampade di ottone, una zucca intagliata, utensili di legno intagliato (cucchiai, taglieri, mestoli, saliere ecc.), intagli in corno e lavori in palma; ed ancora, contenitori per polvere da sparo in corno, una statuina di ceramica smaltata e una scarpa femminile proveniente da Oliena.
Di particolare rilevanza le casse, tipici elementi d’arredo domestico (kascia o arka la cassa di maggiori dimensioni, kascitta o kascioneddu, la cassa di dimensioni ridotte). In legno di castagno, con coperchio a ribalta, sono del tipo “barbaricino”, col prospetto formato da fasce lignee ornate da intagli geometrici, fitomorfi e zoomorfi.
http://www.sardegnacultura.it

1 commento:

  1. Il link dell'evento, con la descrizione degli altri siti che visiteremo , si trova all'indirizzo:

    http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/11/cagliari.htm

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