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mercoledì 13 ottobre 2010

Le miniere di Re Salomone

Rovereto
Le ricchissime miniere di re Salomone, da cui proveniva l'oro portato in dono dalla regina di Saba, sono state localizzate in Etiopia da due archeologi italiani, Alfredo e Angelo Castiglioni, i quali le hanno documentate con un filmato presentato oggi all'ultima giornata della XXI Rassegna internazionale del Cinema Archeologico, a Rovereto.
"Abbiamo compiuto cinque missioni, tra il 2004 e il 2008, per cercare le antiche zone di estrazione" dell'oro di re Salomone, raccontano i due gemelli varesini che hanno dedicato la vita alle ricerche di archeologia, soprattutto in Africa, "Una zona aurifera fu probabilmente rivelata al sovrano ebraico dalla regina di Saba, quando si recò a Gerusalemme portando in dono 120 talenti d'oro", come si legge sulla Bibbia. Il Libro dei Re racconta che "la quantità d'oro che affluiva ogni anno nelle casse di Salomone era di 666 talenti": una ricchezza immensa, sottolineano i Castiglioni, poiché un talento corrispondeva a poco meno di 30 chilogrammi d'oro.
Pur evitando di esprimere certezze assolute, i due archeologi italiani pensano di avere individuato le mitiche miniere sulle montagne dell'Etiopia sud-occidentale, nel Paese di Beni Shangul, lungo l'itinerario forse percorso dalla regina di Saba nel suo viaggio verso Gerusalemme.
"Le nostre prime tre missioni nel Beni Shangul - raccontano i Castiglioni - fruttarono la scoperta di enormi zone aurifere, sfruttate nell'antichità; ancora oggi vi si lavora con gli stessi metodi e utensili di allora, e alcune profonde gallerie sono tutt'ora chiamate dalla gente locale 'le antiche miniere di re Salomone'". Un'altra regione aurifera, anch'essa probabile fornitrice di oro al re di Israele, si trova nell'Etiopia sud-orientale, sui monti dell'etnia Guji: i due gemelli archeologi l'hanno esplorata nel 2007-2008.
E' improbabile, commentano Alfredo e Angelo Castiglioni, che la missione a Gerusalemme della sovrana avesse la motivazione citata dalla Bibbia: "La regina, sentita la fama del re, venne a mettere alla prova la sua sapienza". Più verosimilmente si trattò di una missione commerciale, intesa a scambiare oro con rame (nelle Storie di Erodoto si legge che "il rame presso gli Etiopi e' il metallo più raro e pregiato di tutti", sicuramente più dell'oro, tanto che in Etiopia i prigionieri sono "incatenati con ceppi d'oro"). In Israele, per contro, erano sfruttate a nord di Eilat miniere di rame, che ancora oggi vengono chiamate "miniere di Salomone".
I Castiglioni, che insieme ad altri studiosi non concordano con quanti localizzano il regno di Saba in Yemen, ipotizzano che la biblica regina di Saba fosse un'antenata delle Candaci, le fortissime sovrane-guerriere del regno di Kush (corrispondente all'odierna Nubia sudanese, l'Etiopia dell'antichità), il paese della dinastia dei Faraoni neri. Oltre a combattere al fianco dei loro uomini, le Candaci pare fossero in grado di effettuare anche lunghe e importanti missioni commerciali.
La prossima missione, annunciata alla rassegna roveretana dai fratelli Castiglioni, sarà lo scavo archeologico del porto di Adulis, in Eritrea, che proseguirà il lavoro iniziato dall'archeologo italiano Paribeni, ai primi del secolo scorso.
Si tratta del porto che in antico collegava i traffici marittimi fra l'Oriente e il Mediterraneo: la missione dei due archeologi italiani, che partirà a gennaio 2011 in collaborazione con l'Università Orientale di Napoli, punta a verificare l'ipotesi che la costa eritrea fosse la Terra di Punt, dalla quale Hatshepsut (il faraone donna della storia egizia, della XVIII dinastia) portò a corte, a Tebe, merci rarissime e preziose, tra cui piante di incenso che avevano un valore sacro.
Fonte: Archeorivista
AGI – Notizia del 09 Ottobre 2010

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